domenica 7 giugno 2020

Domande frequenti sugli angeli



10. Ci sono angeli maschi e femmine?

Gli angeli, come Dio stesso, sono persone puramente spirituali, e quindi non hanno un genere in quanto tale. A rigor di termini, non ci sono angeli maschi né femmine. Tuttavia, se studiamo ciò che le Scritture devono dirci degli angeli, scopriremo che sono sempre raffigurati e discussi in termini maschili. Non troveremo mai in tutta la Bibbia, non importa quanto potremmo sembrare difficili, un singolo riferimento agli angeli che è fatto in termini femminili. Piuttosto, gli angeli appaiono sempre come uomini.

Per offrire un esempio tra i tanti, riguardo all'angelo che le apparve, la madre di Sansone disse: "Un uomo di Dio venne da me, e il suo volto era come il volto dell'angelo di Dio, molto terribile" (Giudici 13 : 6). Anche quando non sono esplicitamente chiamati uomini, appaiono come persone magnifiche, intimidatorie e potenti, qualità che associamo normalmente alla mascolinità. Ad esempio, i primi angeli apparsi la mattina di Natale avevano spaventato così tanto i pastori che bisognava dire loro di non avere paura. Inoltre, non solo le guardie della tomba di Gesù sono diventate "uomini morti", come dice San Matteo (Mt 28, 4) quando un angelo apparve per rotolare via la pietra dalla tomba, ma anche il profeta Daniele "svenne" (cfr. Dan 10, 9) alla sola vista di San Gabriele quando gli apparve. Poiché Daniele descrisse San Gabriele come un uomo "con un corpo simile alla crisolite. I suoi occhi erano come torce infuocate, le sue braccia e i suoi piedi sembravano bronzo brunito e la sua voce suonava come il ruggito di una moltitudine" (Dan 10: 6 ). Dobbiamo vedere questi fatti come una rivelazione di Dio e una manifestazione della sua volontà. È un'indicazione, e molto forte, che il Signore vuole che comprendiamo che le qualità maschili si adattano meglio alla rappresentazione degli spiriti angelici.

11. È possibile per me consacrarmi al mio Angelo 

Custode, se ho già consacrato la Vergine a Maria?
Prima di tutto, dobbiamo renderci conto che, alla fine, possiamo consacrarci solo a Dio solo, che è la nostra origine e il nostro fine finale. Una consacrazione a un'altra persona, quindi, è un legame sacro che serve come mezzo per un fine, il fine è Dio stesso. Per questo motivo, una consacrazione ad un'altra persona, persino la Consacrazione totale a Maria, non può essere esclusiva, cioè non può escludere la possibilità di fare consacrazioni aggiuntive. Quando ci consacriamo a un'altra persona, allora, in effetti, stringiamo un'alleanza con loro. Cioè, un contratto sacro con il quale ci impegniamo a onorarli e amarli in cambio del loro aiuto e protezione speciali, in modo che possiamo conoscere e amare Dio più efficacemente.

La consacrazione ai santi angeli, quindi, è soprattutto un'alleanza. Ciò che è implicito nella promessa battesimale, vale a dire la comunione con i santi angeli, è formalmente espresso e rispettato nella consacrazione. L'anima si impegna fiduciosamente nell'amore fraterno per i santi angeli come per quei fratelli e compagni di servizio davanti a Dio (cfr Ap 19, 20; 22: 9), che sono completamente santi e irrevocabilmente uniti a Dio. In questo modo, l'anima si apre coscientemente all'efficacia del loro aiuto spirituale. Allo stesso tempo, l'anima si obbliga ad ascoltare e ad ascoltare le loro ammonizioni (cfr. Ex 23:21), che hanno sempre la glorificazione di Dio e il compimento della sua volontà come obiettivo.

Una consacrazione ai santi angeli asseconda con tutto il cuore la loro missione salvifica che, come ministro di Cristo, esercitano per conto dell'uomo (cfr CCC 331). Significa un legame volontario con gli angeli in modo che, con il loro aiuto e imitando le loro virtù, ci si sforzi non solo per la perfezione cristiana secondo il proprio stato nella vita, ma anche per collaborare con loro nella missione apostolica della Chiesa per la salvezza di anime.

Per riassumere: attraverso la consacrazione a Maria , l'anima compie tutte le sue opere attraverso, con e in Maria, in modo da eseguirle più perfettamente con e in Cristo. Allo stesso modo si può dire, attraverso la consacrazione ai santi angeli, l'anima si sforza di fare tutto come gli angeli e con loro, in modo da essere più perfettamente uniti a Cristo e trasformarsi a sua somiglianza.

12. Dovremmo chiedere al nostro Angelo Custode di rivelarci il suo nome?

Questa domanda è strettamente correlata alla prima domanda dell'ultimo numero della nostra Lettera circolare, vale a dire "Possiamo dare un nome al nostro Angelo custode?" La risposta a questa riformulazione della domanda precedente è di nuovo negativa. La ragione di ciò è che, come abbiamo accennato nell'ultimo numero della nostra Lettera circolare, la Chiesa vuole scoraggiarci dall'assegnare o dall'accertare i nomi dei santi angeli, con l'eccezione dei tre santi Arcangeli, San Michele, San Gabriele e San Raffaele, i cui nomi ci sono stati rivelati nelle Scritture. (cfr. Congregazione per il culto divino e i sacramenti, The Directory of Popular Piety, n. 217, 2001).

Inoltre, occorre prestare particolare attenzione e precauzione nel caso di un nome che ci viene dato o in un sogno o in una locuzione, o da un'ispirazione che è una risposta a una richiesta di preghiera. Perché non solo il diavolo potrebbe facilmente insinuarsi in questo tipo di comunicazioni, ma anche la nostra immaginazione e desideri nascosti potrebbero creare confusione. San Paolo ci avverte che lo stesso Satana può apparire come un "angelo di luce" (2 Cor 11:14). La possibilità di comunicazioni fornite nei sogni o nelle locuzioni non può essere del tutto esclusa. Tuttavia, prudenzialmente, non possono essere accettati quando si occupano di rivelare il nome personale di un angelo. Qualsiasi nome angelico che viene ricevuto in risposta a una specifica richiesta di preghiera dovrebbe essere ignorato. Questo è il caso poiché sembra improbabile che un angelo, o lo Spirito Santo, ci rivelerebbe il nome del nostro Angelo custode, o i nomi di altri angeli per quella materia, quando la Chiesa ci ha esplicitamente indicato in un documento ufficiale di non indagare sui nomi degli angeli, né di assegnare loro nomi. Gli angeli sono i modelli perfetti di obbedienza, in particolare per quanto riguarda le decisioni della Chiesa.

Opus Angelorum

6 giugno 2020 – Il più grande dono che posso concedervi è la grazia salvifica



"Ecco perché è così importante che le vostre scelte di libero arbitrio siano guidate e formate nel Santo Amore (Holy Love). Posso presentarvi la vostra scelta salvifica, ma siete voi che dovete scegliere in base al vostro libero arbitrio"


Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
Dio Padre
“Figli, il più grande dono che posso concedervi è la grazia salvifica. Questa è la grazia che vi aiuta a scoprire il bene dal male e a seguire la via del bene. Tutto ciò che vi do per mezzo della grazia è inutile a meno che non scegliete il bene con il vostro libero arbitrio. Ecco perché è così importante che le vostre scelte di libero arbitrio siano guidate e formate nel Santo Amore (Holy Love). Posso presentarvi la vostra scelta salvifica, ma siete voi che dovete scegliere in base al vostro libero arbitrio.”
“Le grazie che accettate o che  rifiutate, o sono conformi alla Mia Divina Volontà o la rifiutano. Vi invito tutti ad essere strumenti della Mia Grazia. Non lo potete essere se non prestate attenzione a dove vi sta conducendo il vostro libero arbitrio. Se scegliete di obbedire ai Miei Comandamenti, le vostre scelte saranno piene della grazia.”
Leggi Efisini 5:15-17+
Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio

Il creato è il libro di Dio che canta il suo inno al Creatore!



Siamo chiamati a scoprire e a riconoscere sempre daccapo ciò che di bello, buono e vitale Dio ha seminato in noi, nei nostri fratelli… Non dimentichiamo anche gli infiniti doni di Dio alla nostra amata terra, indispensabili per la nostra sopravvivenza! Quanta presenza di Dio nelle Sue creature; tutto esprime sapienza, amore, bellezza… Il creato è il libro di Dio che canta il suo inno al Creatore! Siamo circondati da gioielli, ma spesso non ce ne rendiamo conto! Dovunque, attraverso il creato, incontriamo la carezza di Dio… la Sua immensa bontà, la Sua Provvidenza nella benefica terra resa generosa, sacra, fruttuosa, benevole, amica… Quanti doni, quanti frutti… quanto benessere dalla nostra madre terra!

I Doni di Dio ci sorpassano, ci superano e noi vogliamo impegnarci a rendercene sempre conto, a ringraziare, ad accorgerci della illimitata Provvidenza di cui il Creatore ci ricopre nella nostra quotidianità! Sì, siamo ricoperti dai Suoi Doni, senza pensare che in questa valanga di bontà possiamo trovare i nostri carismi, i talenti, le nostre capacità a volte straordinarie, vero tesoro, che più di ogni altra cosa dobbiamo amare e custodire per far sì che possano dare frutti abbondanti! Questa bella disposizione ci apre allo Spirito che compie in noi meraviglie! Egli è Colui che trasforma, che crea in noi armonia perché Lui stesso è l’Eterna Armonia con il Padre e con il Figlio!

Impariamo a ringraziare perché i doni non sono altro che mezzi con cui veniamo invitati a cantare e a lodare sempre l’Amore del Padre, ad amarLo ancor di più perché dobbiamo guardare non al dono in sé, ma a Colui che ce lo da, il buon Dio! Occorre praticare i talenti che abbiamo con passione, tenerezza, umiltà, con la dovuta gratitudine verso nostro Signore, per diventare strumenti docili nelle Sue mani che sanno avvicinare i figli di Dio facendo sentir loro la Sua Bontà e il Suo Amore di Padre che in quei Doni brilla della Sua Luce senza fine!



Vieni a noi, Signore e cambiaci il cuore! Vieni a noi e accendi la
nostra fede perché anche altri fratelli possano essere attratti, contagiati, trasformati! Crediamo che la fede è un grande tesoro da offrire e Tu rendici fecondi nel Credo che proclamiamo e professiamo!
Restaci accanto Gesù, portaci a cercarTi e a trasmettere fede nei
cuori che incontriamo! Attiraci a Te, Signore e fa’ che possa
sorgere una nuova Pentecoste nella Chiesa e nel mondo!


Suor Lina

Del diritto e giustizia, che ha Dio, perché gli uomini facciano non la propria, ma la volontà divina.



LA VOLONTÀ DI DIO 
 O 
STRADA REALE E BREVE 
PER ACQUISTAR LA PERFEZIONE 

Non v'ha dubbio che uno schiavo deve fare la volontà del suo padrone, e un vassallo quella del  suo principe, un figliuolo quella di suo padre, una sposa quella di suo marito, senza preferir punto il  proprio gusto. Ora Dio é Signor nostro, Re nostro, Padre nostro, Sposo nostro, e noi siamo suoi per  mille obbligazioni: perché ci ha comprati col suo sangue, perché noi ci siamo dati in suo potere e  perché ci ha creati. Che se un vignaiolo ha dominio nell'albero, ch'egli pianta, un pastore in un  agnello, che nasce nella sua greggia, e un artefice nella statua, che ha fatto, qual diritto avrà Iddio  nelle sue creature, avendole fatte di niente? Poiché, siccome dicono i filosofi, che dal fare una cosa  di qualche altra cosa e farla di niente, v'è una infinita distanza nella potenza e causa di tali effetti,  cosi il diritto e dominio, che Dio acquista nelle sue creature, per averle fatte di niente, eccede  infinitamente ogni altro diritto. Or se un uomo ha giusta azione e dominio sopra un altro uomo, per  far di lui quello che vuole e per far che il suo schiavo non possa neppure muoversi a suo gusto,  solamente perché lo vinse in guerra, o perché nacque in casa sua di una schiava, o perché lo comprò  con prezzo vile e transitorio; che diritto avrà Iddio sopra la nostra volontà, acciocché ci soggettiamo  al suo gusto, avendogli noi questa tanto grande obbligazione di averci creati di niente e aver ci oltre  di ciò ricomprati e redenti? Chiaro à che per molti capi è grande l'obbligazione, che abbiamo, di fare  la volontà di Dio: e tale è anche il diritto ch'egli ha sopra la volontà nostra. E se uno schiavo, per  tanto picciola obbligazione che ha al suo padrone, non è signore delle sue azioni e voglie; noi, con  tanto immense obbligazioni e tanto grande e supremo dominio, che Dio ha in noi, come vogliamo  essere padroni di noi medesimi e della nostra volontà, e non soggettarla al nostro Dio e Signore?  Consideriamo dunque come per questa causa noi non abbiamo titolo giustificato di seguire in cosa  veruna, per minima che sia, il nostro gusto, né pur di serrare e aprir gli occhi, né di muovere un dito,  né di respirare; perché conforme alla giustizia e secondo ogni legge, tanto si deve, quanto si riceve;  e avendo noi ricevuto da Dio tutto quello che siamo, tutto anche quello che siamo, abbiamo a  impiegare in suo servizio e a dipendere dal suo comando. Oltre che l'obbligo che abbiamo a Dio, è  infinito, e l'infinito non ha termine, né eccettua cosa veruna, e non ci lascia luogo di essere nostri in  cosa alcuna, ma tutti di Dio: il cui diritto sarà subito ingiustamente violato da chi vorrà far qualche  cosa secondo il suo gusto, e non tutto, senza eccezione alcuna, secondo il gusto divino, sia azione  esteriore, sia movimento interiore dell'anima, fino ad un minimo pensieruccio. Per il che disse S.  Anselmo questa notabile e verissima sentenza: Solo Dio deve volere con propria volontà quello che  vuole, né ha sopra di sé altra volontà, la quale debba seguire; e però quando un uomo vuole qualche  cosa di sua propria volontà, toglie a Dio la sua corona; poiché, in quella maniera che solamente un  re ha diritto di mettersi la corona, così Dio solo ha diritto di fare la propria volontà; e sì come  disonorerebbe il suo re colui, che gli strappasse di capo la sua corona, nella medesima maniera usa  un bruttissimo termine con Dio e lo disonora chi gli toglie il privilegio della propria volontà,  volendo avere quello che solo a Dio conviene: e siccome la propria volontà di Dio è l'origine e la  fontana di ogni bene, così la propria volontà dell'uomo è il principio d'ogni male. Tutto questo è di  S. Anselmo. Ma acciocché ponderiamo questo un poco meglio, è bene che torniamo a considerare a  uno a uno questi titoli, pei quali Dio ha diritto sopra di noi, poiché se a questa obbligazione infinita  di non cercar noi in cosa veruna il nostro gusto, e a tutto questo diritto di Dio di fare noi in tutto il  suo volere, sotto pena di essere ingiusti, ladri e sleali, è sufficiente il titolo della creazione, per esser  noi stati fatti dal niente, con amore immenso e potenza infinita, e per essere Iddio nostro padre e  signore, che sarà, oltre di questo, per gli altri titoli, per i quali ancora è signor nostro?  Primieramente perché ci comprò, come ho detto, non in qualsivoglia maniera, ma sborsando per noi un prezzo infinito. Poiché se un uomo, per i denari dati per uno schiavo, ha titolo di giustizia e  azione in lui, perché faccia in tutto la sua volontà, al medesimo modo, per l'infinito prezzo che Dio  ha dato per noi, ha somigliante diritto: e questo diritto é infinito, e per causa di esso dobbiamo stare  infinitamente soggetti a Dio e fare la Sua volontà: con il che si esclude totalmente l'aver noi diritto  di fare la nostra, eziandio nella minima operazione non solo del corpo, ma anche dell'anima; poiché  avendo Iddio, con questo prezzo infinito, comprate le nostre anime più che i nostri corpi, noi non  abbiamo azione né diritto di usurparci per nostro gusto neppure un movimento interiore del cuore. 
   Oltre di ciò noi siamo di Dio per esserci dati in sua podestà per accordo e contratto, che abbiamo  fatto, ancorché per altro rispetto noi fossimo suoi, in quella guisa che S. Paolino, essendo libero, si  diede per ischiavo a un uomo barbaro, obbligandosi a servirlo e a far la sua volontà in ciò che  comandasse. E però, giacché noi di propria volontà ci siamo dati a Dio, e adesso io ratifico mille  volte questa consegna e la faccio di nuovo, Iddio acquista per questo un nuovo diritto sopra di noi,  acciocché facciamo il suo e non il nostro gusto: il qual diritto parimenti é infinito, e per causa di  esso noi siamo infinitamente obbligati a fuggire di fare la nostra volontà e a far solamente quella di  Dio. La ragione, per la quale é infinito questo diritto, é perché noi ci siamo dati nelle mani di Dio,  per gli infiniti debiti che abbiamo con lui, per i suoi infiniti beneficii. E siccome appresso alcune  genti, se i debiti arrivavano ad essere tanto grandi, che il debitore non li potesse soddisfare, egli  restava schiavo del creditore, il quale aveva nel suo debitore tanto diritto, quanto era il debito, così  ci siamo noi stessi soggettati a Dio, per non poter pagare i beneficii e i debiti con lui contratti, che  sono infiniti. L'obbligazione, che di qua ne nasce, e il diritto, che perciò gli abbiamo dato sopra di  noi, è infinito, obbligandoci in tutto il possibile a servirlo, e soggettandoci ad esso per infinite  ragioni, per le quali noi non siamo nostri in cosa alcuna, né abbiamo alcun diritto di fare la volontà  nostra, ma solo quella di Dio. 
   Per questo ancora, se un uomo ha diritto sopra il suo servo per il salario che gli promette, di  servirsene a sua volontà, nella medesima maniera acquista Dio diritto che noi facciamo la volontà  sua per la mercede eccessiva, che ci ha promesso e ci vuol dare; e siccome un servitore deve tanto  più servire al padrone, quanto meglio lo paga; e il premio che Iddio ci ha a dare e che ha giurato di  darci, cosa in sé, come dicono i teologi, oggettivamente infinita, poiché è il medesimo Iddio e il  possesso di lui e la chiara visione della sua natura infinita; ed essendo questo possesso eterno, con  una durazione infinita, l'obbligo, che di qui nasce, si ha a giudicare parimenti infinito. Ma ancorché  Iddio né ci avesse creati, né ricomprati con la sua vita e sangue, né noi ci fossimo a lui obbligati di  propria volontà, né gli fossimo obbligati per alcun bene, e ancorché non ci avesse a pagare tanto  liberalmente la nostra servitù, solo per l'autorità ed eccellenza del suo essere, re e signore nostro, gli  dobbiamo stare infinitamente soggetti senza aspettare altra ragione. né titolo maggior di questo.  Poiché, secondo Aristotele, il dominio naturale si fonda nell' eccellenza della natura, per la quale  l'uomo è signore degli animali, e il marito comanda alla moglie, e al più savio devono stare soggetti  gli ignoranti. E però eccedendo l'eccellenza e sapienza di Dio infinitamente tutte le altre cose, la  signoria che ha per questo, è infinita, e noi anche per questo rispetto dobbiamo mostrarci  infinitamente soggetti alla sua volontà. 
***

P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J. 

FUGGITA DA SATANA



MICHELA


La mia lotta per scappare dall'Inferno


Quelle lettere senza risposte

Per alcuni mesi mi trasferii in Emilia, in un istituto di suore dove continuai a studiare per prendere la licenza magistrale. Intanto i miei genitori erano venuti a conoscenza della mia uscita dalla congregazione e avevano cercato di riannodare i contatti. Ci vedemmo e venni a sapere che ormai da un mese mio nonno era ricoverato in ospedale. Lui era stato l'unico parente acquisito con il quale ero riuscita a instaurare un bellissimo rapporto. Somigliava tanto al nonno del cartone animato di Heidi: in apparenza sembrava burbero, ma aveva un cuore grande. Lo chiamavano «l'uomo dagli occhi di ghiaccio», perché aveva l'azzurro talmente limpido da fare impressione.
Si professava ateo, ma i valori che ho imparato da lui non me li aveva mai insegnati nessuno. Un giorno andammo a fare una passeggiata e giungemmo a una piccola sorgente che si allargava a formare un laghetto. Mio nonno prese una manciata di terra e la buttò nell'acqua, che ovviamente divenne torbida. Io, che all'epoca avevo una dozzina d'anni, gli chiesi perché facesse così. Mi rispose:
«Vedi, la tua anima è così. C'è una sorgente dove è sempre pulito, però può arrivare qualcosa dall'esterno che la sporca. Tu dovrai sempre preservare intatta quella sorgente, in modo che l'acqua sia perennemente pulita».
Quando seppi del suo ricovero era fine ottobre. Corsi da lui in ospedale e mio nonno disse a tutti i presenti di uscire dalla stanza. Credo che fosse consapevole che la sua vita stava ormai giungendo al termine. Mi fece sedere sul bordo del letto, mi prese le mani e mi sussurrò alcune frasi essenziali, ma dette col cuore:
«So tutto ciò che è successo. Tu non girarti mai indietro. Qualsiasi decisione prenderai, avrai la mia benedizione. Va' fino in fondo alle tue scelte, come ho fatto io. Non ti aspettare mai l'approvazione degli altri». Le sue parole mi diedero un'estrema sicurezza. In tante circostanze drammatiche le ho risentite nelle orecchie e ne ho ricavato la forza per andare avanti, come se lo sentissi realmente al mio fianco.
Andando via dall'ospedale, chiesi ai miei di avvisarmi nel caso fosse morto. Il 27 novembre mia madre e mio padre vennero a trovarmi e io subito chiesi come stesse il nonno. La loro risposta mi ghiacciò: «È morto il 7 novembre». Si sono presi per l'ennesima volta un «vaffanculo». Poi, l'8 dicembre, sono rientrata in famiglia e in quel medesimo giorno ho trascorso diverse ore davanti alla tomba di mio nonno. ho avuto la certezza che lui sarebbe stato sempre presente nella mia vita. Ancora oggi, quando sento di essere in crisi, mi metto a guardare il cielo stellato e mi dico che mio nonno si trova sulla stella più luminosa.
In comunità avevo lavorato anche in cucina e mi ero resa conto che avevo una certa abilità a cucinare, anche se ovviamente ero soltanto una dilettante. Tornata in famiglia, venni a sapere che il titolare di una delle più rinomate osterie della zona stava cercando un aiuto. Mi accolse a braccia aperte e cominciò a insegnarmi i fondamenti della professione di chef. All'inizio facevo la banconiera, cioè preparavo nei piatti gli antipasti e i dolci. Ma intanto lo osservavo cucinare i primi e i secondi. Lui riconobbe il mio talento per la cucina e mi disse che avrei fatto carriera.
Intanto a casa continuavano i soliti problemi con i miei genitori adottivi che mi avevano imposto di andare da uno psichiatra, il quale aveva già cominciato a prescrivermi alcuni psicofarmaci. Dopo un paio di sedute, al terzo incontro appoggiò sulla scrivania una pila di lettere e mi disse: «Tua madre me le ha consegnate affinchè io potessi comprendere meglio la tua personalità. Ora vorrei parlarne con te».
Guardai meglio il pacco e mi resi conto che si trattava di decine di lettere che avevo scritto ad amiche e amici negli anni della mia adolescenza. In effetti, uno degli interrogativi che mi ero sempre posta era come mai io scrivevo a ragazzi che avevo conosciuto per esempio al mare e non mi arrivava mai una risposta. D'improvviso avevo davanti a me la spiegazione dell'enigma: io consegnavo le buste a mia madre affinchè ci mettesse il francobollo e le spedisse, mentre lei le leggeva e se le conservava! Sotto a quelle lettere spuntava poi il mio diario personale che, dopo il rientro dalla comunità religiosa, non ero più riuscita a trovare.
Per me si trattò di una violenza terribile, il mio mondo era stato invaso senza che io ne sapessi niente. Mi sono alzata come una furia e gli ho distrutto tutto lo studio. Quando sono andata via, ho sbattuto la porta e gli ho detto: «Vediamo se hai il coraggio di denunciarmi, perché non credo proprio che questo sia lecito per la tua etica professionale». Sono tornata a casa e anche ho preso una sedia ho sfasciato tutte le piante e le suppellettili che mia madre collezionava. Poi sono andata al lavoro e ho raccontato tutto al principale.
A tarda sera, rientrando a casa, ho trovato i miei genitori in compagnia di un medico che voleva convincermi a ricoverarmi nell'ospedale psichiatrico. In caso contrario minacciava che avrebbe provveduto al ricovero coatto. Io ovviamente mi opposi e lui chiamò i carabinieri. Il caso volle che la pattuglia che arrivò fosse composta da due carabinieri che un paio d'ore prima avevano mangiato nell'osteria e con i quali avevo scambiato un saluto. Il maresciallo fu come un padre: ascoltò il medico, gli disse che a me ci avrebbero pensato loro, mi suggerì di prendere qualche abito e poi mi accompagnò in un albergo nelle vicinanze.
In macchina, mi consigliò di andare a vivere per conto mio. Il giorno dopo ne parlai con il titolare del ristorante e lui riuscì a trovarmi subito un appartamento in affitto. Il maresciallo mi disse anche che - se ne avessi sentita utilità - lui aveva un'amica psicologa, che era anche una cooperatrice salesiana: «Se vuoi, ti ci porto io». Prese perfino un giorno di ferie per accompagnarmi ed effettivamente i colloqui con quella dottoressa, che andarono avanti per circa un anno, mi servirono come conferma che il mio comportamento non era da matta.

Monsignor Viganò scrive a Trump: “Siamo nella battaglia tra figli della luce e figli delle tenebre”



Cari amici di Duc in altum, monsignor Carlo Maria Viganò, già nunzio della Santa Sede negli Stati Uniti, ha scritto una lettera aperta al presidente Usa Donald Trump, che è stata recapitata a lui personalmente. La trovate qui in italiano e in inglese.
***
7 giugno 2020
Domenica della SS.ma Trinità
Signor Presidente,
stiamo assistendo in questi mesi al formarsi di due schieramenti che definirei biblici: i figli della luce e i figli delle tenebre. I figli della luce costituiscono la parte più cospicua dell’umanità, mentre i figli delle tenebre rappresentano una minoranza assoluta; eppure i primi sono oggetto di una sorta di discriminazione che li pone in una situazione di inferiorità morale rispetto ai loro avversari, che ricoprono spesso posti strategici nello Stato, nella politica, nell’economia e anche nei media. Per un fenomeno apparentemente inspiegabile, i buoni sono ostaggio dei malvagi e di quanti prestano loro aiuto per interesse o per pavidità.
Questi due schieramenti, in quanto biblici, ripropongono la separazione netta tra la stirpe della Donna e quella del Serpente. Da una parte vi sono quanti, pur con mille difetti e debolezze, sono animati dal desiderio di compiere il bene, essere onesti, costituire una famiglia, impegnarsi nel lavoro, dare prosperità alla Patria, soccorrere i bisognosi e meritare, nell’obbedienza alla Legge di Dio, il Regno dei Cieli. Dall’altra si trovano coloro che servono se stessi, non hanno principi morali, vogliono demolire la famiglia e la Nazione, sfruttare i lavoratori per arricchirsi indebitamente, fomentare le divisioni intestine e le guerre, accumulare il potere e il denaro: per costoro l’illusione fallace di un benessere temporale rivelerà – se non si ravvedono – la tremenda sorte che li aspetta, lontano da Dio, nella dannazione eterna.
Nella società, Signor Presidente, convivono queste due realtà contrapposte, eterne nemiche come eternamente nemici sono Dio e Satana. E pare che i figli delle tenebre – che identifichiamo facilmente con quel deep state al quale Ella saggiamente si oppone e che ferocemente le muove guerra anche in questi giorni – abbiano voluto scoprire le proprie carte, per così dire, mostrando ormai i propri piani. Erano così certi di aver già tutto sotto controllo, da aver messo da parte quella circospezione che fino ad oggi aveva almeno in parte celato i loro veri intenti. Le indagini già in corso sveleranno le vere responsabilità di chi ha gestito l’emergenza Covid non solo in ambito sanitario, ma anche politico, economico e mediatico. Scopriremo probabilmente che anche in questa colossale operazione di ingegneria sociale vi sono persone che hanno deciso le sorti dell’umanità, arrogandosi il diritto di agire contro la volontà dei cittadini e dei loro rappresentanti nei governi delle Nazioni.
Scopriremo anche che i moti di questi giorni sono stati provocati da quanti, vedendo sfumare inesorabilmente il virus e diminuire l’allarme sociale della pandemia, hanno dovuto necessariamente provocare disordini perché ad essi seguisse quella repressione che, pur legittima, sarà condannata come un’ingiustificata aggressione della popolazione. La stessa cosa sta avvenendo anche in Europa, in perfetta sincronia. È di tutta evidenza che il ricorso alle proteste di piazza è strumentale agli scopi di chi vorrebbe veder eletto, alle prossime presidenziali, una persona che incarni gli scopi del deep state e che di esso sia espressione fedele e convinta. Non stupirà apprendere, tra qualche mese, che dietro gli atti vandalici e le violenze si nascondono ancora una volta coloro che, nella dissoluzione dell’ordine sociale, sperano di costruire un mondo senza libertà: Solve et coagula, insegna l’adagio massonico.
Anche se può apparire sconcertante, gli schieramenti cui ho accennato si trovano anche in ambito religioso. Vi sono Pastori fedeli che pascono il gregge di Cristo, ma anche mercenari infedeli che cercano di disperdere il gregge e dare le pecore in pasto a lupi rapaci. E non stupisce che questi mercenari siano alleati dei figli delle tenebre e odino i figli della luce: come vi è un deep state, così vi è anche una deep Church che tradisce i propri doveri e rinnega i propri impegni dinanzi a Dio. Così, il Nemico invisibile, che i buoni governanti combattono nella cosa pubblica, viene combattuto dai buoni pastori nell’ambito ecclesiastico. Una battaglia spirituale della quale ho parlato anche in un mio recente Appello lanciato lo scorso 8 maggio.
Per la prima volta gli Stati Uniti hanno in Lei un Presidente che difende coraggiosamente il diritto alla vita, che non si vergogna di denunciare le persecuzioni dei Cristiani nel mondo, che parla di Gesù Cristo e del diritto dei cittadini alla libertà di culto. La Sua partecipazione alla Marcia per la Vita, e più recentemente la proclamazione del mese di aprile quale National Child Abuse Prevention Month sono gesti che confermano in quale schieramento Ella voglia combattere. E mi permetto di credere che entrambi ci troviamo compagni di battaglia, pur con armi differenti.
Per questo motivo ritengo che l’attacco di cui Ella è stato oggetto dopo la visita al Santuario nazionale San Giovanni Paolo II faccia parte della narrazione mediatica orchestrata non per combattere il razzismo e per portare ordine sociale, ma per esasperare gli animi; non per dare giustizia, ma per legittimare la violenza e il crimine; non per servire la verità, ma per favorire una fazione politica. Ed è sconcertante che vi siano vescovi – come quelli che ho recentemente denunciato – che, con le loro parole, danno prova di essere schierati sul fronte opposto. Essi sono asserviti al deep state, al mondialismo, al pensiero unico, al Nuovo Ordine Mondiale che sempre più spesso invocano in nome di una fratellanza universale che non ha nulla di cristiano, ma che evoca altresì gli ideali massonici di chi vorrebbe dominare il mondo scacciando Dio dai tribunali, dalle scuole, dalle famiglie e forse anche dalle chiese.
Il popolo americano è maturo e ha ormai compreso quanto i media mainstream non vogliano diffondere la verità, ma tacerla e distorcerla, diffondendo la menzogna utile agli scopi dei loro padroni. È però importante che i buoni – che sono in maggioranza – si sveglino dal torpore e non accettino di esser ingannati da una minoranza di disonesti con fini inconfessabili. È necessario che i buoni, i figli della luce, si riuniscano e levino la voce. Quale modo più efficace di farlo, pregando il Signore di proteggere Lei, Signor Presidente, gli Stati Uniti e l’umanità intera da questo immane attacco del Nemico? Dinanzi alla forza della preghiera cadranno gli inganni dei figli delle tenebre, saranno svelate le loro trame, si mostrerà il loro tradimento, finirà nel nulla quel potere che spaventa fintanto che non lo si porta alla luce e si dimostra per quello che è: un inganno infernale.
Signor Presidente, la mia preghiera è costantemente rivolta all’amata Nazione americana presso la quale ho avuto il privilegio e l’onore di essere stato inviato da Papa Benedetto XVI come Nunzio apostolico. In quest’ora drammatica e decisiva per l’intera umanità, Ella è nella mia preghiera, e con Lei anche quanti La affiancano nel governo degli Stati Uniti. Confido che il popolo americano si unisca a me e a Lei nella preghiera a Dio onnipotente.
Uniti contro il Nemico invisibile dell’intera umanità, benedico Lei e la First Lady, l’amata Nazione americana e tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo Titolare di Ulpiana
già Nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America

by 

LA CITTÀ DI DIO



Confronto fra Cristo e Giunone. 

Come ho detto, la stessa Troia, madre del popolo romano, non  poté difendere nei templi degli dèi i propri cittadini dal fuoco e ferro  dei Greci che onoravano gli stessi dèi. Anzi Fenice e il fiero Ulisse,  guardie scelte, sorvegliavano il bottino nel tempio di Giunone. In  esso vengono raccolti gli oggetti preziosi di Troia sottratti alle case  bruciate, gli altari, i vasi d'oro massiccio e le vesti sacre. Stanno  attorno in lunga fila fanciulli e madri tremanti 16. Fu scelto dunque il  tempio sacro a una dea sì grande non perché si ritenne illecito  sottrarre di lì i prigionieri ma perché si era deciso di chiuderveli. Ed  ora confronta con i luoghi eretti in memoria dei nostri Apostoli quel  tempio non di un qualsiasi dio subalterno o della turba degli dèi  inferiori ma della stessa sorella e moglie di Giove e regina di tutti gli  dèi. In esso veniva trasportato il bottino trafugato ai templi  incendiati e agli dèi non per esser donato ai vinti ma diviso fra i  vincitori. Nei nostri templi invece veniva ricondotto con onore e  rispetto religioso ciò che pur trovato altrove si scoprì appartenesse  ad essi. Lì fu perduta la libertà, qui conservata; lì fu ribadita la  schiavitù, qui proibita; là venivano stipati per divenire proprietà dei  nemici che divenivano padroni, qua perché rimanessero liberi  venivano condotti da nemici pietosi. Infine il tempio di Giunone era  stato scelto dall'avarizia e superbia dei frivoli Greci, le basiliche di  Cristo dalla liberalità e anche umiltà dei fieri barbari. Ma forse i  Greci nella loro vittoria risparmiarono i templi degli dèi che avevano  in comune e non osarono uccidere o far prigionieri i miseri Troiani  vinti che ci si rifugiavano. Virgilio, secondo l'usanza dei poeti,  avrebbe mistificato quei fatti. Al contrario egli ha narrato l'usanza  dei nemici che saccheggiavano le città. 

Sant'Agostino

Se vogliamo mantenerci sempre puri amiamo molto la SS. Madre e chiediamole di liberarci da ogni peccato,



Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

"Gesù mio, che la conoscenza di me stessa insieme con la conoscenza di te favorisca sempre più l'unione intima e affettuosa dell'anima mia col mio Dio".


"Amiamo Dio sopra ogni cosa se non vogliamo sentire il bisogno d'amare le creature. Però bisogna che questo amore verso nostro Signore sia ardente, disinteressato, che ci assorba totalmente in modo da colmare il nostro spirito e il nostro cuore per non pensare più ad affetti umani".

"Per riuscire ad amare con disinteresse il buon Gesù dobbiamo meditare con frequenza la sua passione e la sua morte. Se vogliamo mantenerci sempre puri amiamo molto la SS. Madre e chiediamole di liberarci da ogni peccato, di aiutarci a respingere le tentazioni e di difenderci dagli allettamenti delle creature".

don Domenico Labellarte

AMMONIZIONE AI FRATI



REGOLE ED ESORTAZIONI

10 Guardiamoci bene dall’essere la terra lungo la strada, o la terra sassosa, o quella invasa dalle spine 11 secondo quanto dice il Signore nel Vangelo: «Il seme e la parola di Dio 12 Quello che cadde lungo la strada e fu calpestato sono coloro che ascoltano la parola di Dio e non la comprendono; 13 e subito viene il diavolo e porta via quello che è stato seminato nei loro cuori, perché non credano e siano salvati. 14 Quello poi che cadde nei luoghi sassosi, sono coloro che appena ascoltano la parola, subito la ricevono con gioia; 15 ma quando sopraggiunge una tribolazione o una persecuzione a causa della parola, ne restano immediatamente scandalizzati; anche questi non hanno radice in sé, sono incostanti, perché credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. 16 Quello che cadde tra le spine, sono coloro che ascoltano la parola, ma le cure di questo mondo e la seduzione delle ricchezze e gli altri affetti disordinati entrano nel loro animo e soffocano la parola, sicché rimangono infruttuosi. 17 Infine il seme affidato alla terra buona, sono coloro che, ascoltando la parola con buone, anzi ottime disposizioni, la intendono e la custodiscono e portano frutti con la perseveranza».

S. Francesco d’Assisi