mercoledì 15 ottobre 2025

Questa è una delle più grandi trappole del diavolo.



Gesù

Molti si abbandonano nella morsa delle droghe, e così il diavolo ha gioco facile con loro. Molti vanno miseramente in rovina:tristi, malati completamente corrotti. I loro corpi vanno in rovina a causa delle azioni malvagie che si SONO INFERTI DA SOLI. Una cosa porta all’altra, il circolo vizioso si stringe sempre di più. L’anima muore piano piano, senza mai morire del tutto. È uno stato di grande sofferenza, causato dal desiderio di piacere personale. State attenti, Miei amati figli.
Questa è una delle trappole più grandi del diavolo. Subito dite: ”questo non accade a me“ così come tanti lo hanno detto prima di voi e adesso soffrono Le peggiori pene. Rinunciate al vostro piacere personale figli miei e trovate la pace nei vostri cuori, perché soltanto la pace vi porta a Me, grazie alla pace potete amare infinitamente.
Angelo custode: “Che cosa sarebbe la terra senza l’amore, se non un luogo freddo in cui morireste congelati?
28 gennaio 2013 

CROCIFISSO - I

 


CAPITOLO I


Dopo aver lanciato un ultimo sguardo morente, il dottore uscì dalla stanza, lasciando dietro di sé quella nota funebre che si ode al capezzale degli agonizzanti, come un lugubre rintocco di disperazione: "Non passerà questa notte"

Il Signor Riscai giaceva lì, in un grande letto, gli arti inerti, fulminato da un malore al cuore. La paralisi guadagnava terreno, si impadroniva degli organi essenziali della vita, stendeva sul corpo di quell'uomo robusto un sudario di inerzia e immobilità.

Nella stanza regnava il silenzio angoscioso che precede la morte. Silenzio di tomba, ritmato dalla cadenza del pendolo, il cui monotono tic-tac somigliava al respiro affrettato di un petto che moriva, esausto...

Fuori, a casa! Una calda serata estiva aleggiava sulla piccola città; una sera di luglio, gloriosa, con gli alberi esultanti di canti, con le pianure infinite, e le mille voci armoniose e nascoste con cui la natura eleva il suo inno quotidiano al Creatore. Una vita exuberante si estendeva ovunque, saliva come un canto, con ogni sussurro infinito, come una grande preghiera, una canzone misteriosa - l'inno del crepuscolo...

Attraverso una finestra socchiusa apparivano i tigli, con i loro stendardi fioriti, inviando ondate di profumo nella stanza dove giaceva il moribondo.

Si direbbe che l'anima delle pianure, vigorosa ed exuberante, con tutte le sue vitalità di resurrezione, volesse scacciare la morte, impedirle di entrare in quella dimora, stendere una barriera invalicabile davanti all'essere che soffriva, per proteggerlo.

Era l'ora in cui non possiamo credere a una visita terrena, anche se il suo fantasma gigantesco già si stagliava, in ombra, ai piedi del letto d'agonia.

Un sussurro sfuggì dalle labbra irrigidite e secche del malato, un soffio che sembrava venire dall'altro mondo

-- Cecilia!

- Eccomi, papà! - rispose una voce dolce con l'armonia di un canto.

Una figura affettuosa emerse dall’ombra che cominciava già ad allungarsi sulla terra, si diresse verso il letto e si chinò.

Con la mano pallida, smunta e tremante, quell’uomo che camminava verso la tomba accarezzò la chioma castana della figlia che si chinava sul letto, sollevando il peso di quel dolore immenso.

- Carissima Cecilia, non hai paura, così, da sola, al mio fianco?

Come unica risposta la ragazza si alzò, posò le labbra sulla fronte rovente del padre, senza dire una parola, trovando più eloquente di qualsiasi parola quella tenerezza tradotta dal silenzio di un bacio.

— Povera figlioletta, povera cara!

Lei pensò che lui avrebbe parlato, pronunciato quella parola immensamente desiderata dalle anime che stanno per andarsene, chiedere l’aiuto di Dio in quell’ultima angoscia, come l’uomo che, guidato dall’istinto, cerca, ancora con le mani incrostate, i relitti del naufragio che forse fluttuano intorno, per aggrapparsi a essi, salvandosi dall’abisso tremendo dell’immensità delle onde.

Ma nulla! Era il padre che parlava, era il cuore; l’anima restava silenziosa.

Due volte il sacerdote era venuto, chiamato dalla pietosa bambina; due volte il moribondo lo aveva allontanato con un gesto lieve, senza collera: Sono in pace con la mia coscienza; non ho mai fatto del male a nessuno!

Povera Cecilia! Amava follemente il padre, quel padre che aveva reso così belli i suoi vent'anni, che aveva chiarito la sua vita, che aveva circondato di incanti, con un affetto geloso, e fatto di tutto affinché il cammino della sua giovinezza fosse fiorito di tenerezza e stimato di gioia.

Incredulo, lontano da Dio, custodendo nell'anima un'unica religione - quella della donna amata, che la morte così presto le aveva portato via - lui desiderava che sua figlia diventasse un angelo, pietosa, buona, santa per sé e per lui.

"Cecilia, non hai paura, da sola, al buio?"

Questa frase le ronzava nella testa, martellandole il cervello come le ali nere di un uccello lugubre.

Sì! e lei aveva paura della carne che tremava solo all'idea che quel corpo invecchiato potesse diventare da un momento all'altro, un cadavere; aveva paura che quella bocca si chiudesse per sempre con il no che aveva pronunciato davanti all'offerta della salvezza eterna.

Tremava davanti al terribile dubbio che quell'anima si perdesse nel fondo dell'abisso dove la trascinava il peso enorme degli anni vissuti lontano da Dio!

Ah! quante lacrime aveva versato, e quante preghiere balbettava davanti al crocifisso che stendeva le braccia su quel quadro di sofferenza!

Quante suppliche ardenti e grida di consolazione!

Tutte le sere, da sola, con lui, respingendo gli ufficiali silenziosi che diverse persone le facevano per dividere le notti di insonnia, ai piedi del moribondo, ella aspettava ansiosamente da una settimana la parola suprema, la parola salvatrice.

Diceva che una potenza dell’inferno conservava chiuse le sue labbra, gli oscurava l’anima, riempiva di ombra e nebbia quello spirito, per impedirgli di vedere l’eternità che si apriva.

Sembrava un sonno pesante, una letargia senza risveglio, un preludio terribile delle tenebre senza speranza dell’aldilà.

Cecilia sopportava il martirio, martirio d’amore! Martirio che si prova nel vedere gli amati correre via da soli verso una separazione violenta, senza rimpianti, senza voltare la testa per un ultimo sguardo d’addio.

Che cos’è la morte per coloro che credono? È la separazione nella speranza del ritorno; è il cammino oscuro, nel buio, ma alla fine del quale si trova la chiarezza del eterno incontro. Quando partono coloro che amiamo, i nostri occhi cercano, attraverso le lacrime, l’orizzonte luminoso in cui vivono i scomparsi, il tempo verso cui corriamo, guidati dalla vita, e dal quale ogni giorno passato ci avvicina.

Ma vedere scomparire bruscamente le anime care; perderle di vista e dover raddoppiare il cammino; sentire, dopo l’allontanamento, quell’ansia che si impadronisce del cuore di fronte alle partenze senza promessa di ritorno, è morire ugualmente con gli altri.

Ecco perché, in quel pomeriggio, il cuore di Cecilia Riscai era immerso nella più tremenda amarezza.

Una donna entrò, portando un campanello, lo posò sul tavolo, si avvicinò alla ragazza e, molto dolcemente:

- Come sta?

Lei non rispose, ma il suo sguardo turbato esprimeva la terribile certezza dell'esito fatale, dell'orfanità a soli vent'anni.

- Dio mio! mormorò la creatura con quel dolore falso che sanno fingere i domestici; come deve soffrire il padrone!...

Il signor Riscai sembrava dormire. La respirazione oppressa gli sollevava il petto e si fermava in gola; rimaneva immobile. Cecilia si alzò, unì le mani, lanciò, in un rapido impulso supremo, l'anima ai piedi di Dio, ripetendogli, per l'ennesima volta, la sua afflizione e le sue speranze.

No! lui non poteva andarsene così, lei lo amava tanto. La sua bontà d'uomo, il suo tenero amore, le generosità della sua vita gli avevano meritato più di una morte senza luce. A quel cuore di pietra doveva andare vicino a Dio, restituirgli ciò che Lui gli aveva dato in questa terra: la luce divina che illumina, sostiene e rende buone le anime.

Un colpetto discreto distolse la ragazza dalla sua meditazione. Si voltò, vide una porta che si apriva lentamente, in una precauzione di silenzio, poi un volto nero che entrò dalla porta socchiusa.

- Signor Padre! mormorò lei, quasi terrorizzata, temendo che quella apparizione improvvisa inquietasse il moribondo.

Il padre la chiamò fuori. Ella lo seguì nella stanza accanto, leggera come un'ombra, dopo aver lanciato uno sguardo intenso al malato per assicurarsi che non avesse sentito nulla.

Una volta fuori, liberata dall'imbarazzo che si imponeva davanti al padre per evitare inquietudini, singhiozzò, gettando, per così dire, il più crudele dei suoi dolori ai piedi di colui che sapeva essere capace di comprenderne la portata.

- Come sta il malato? chiese il padre, visibilmente turbato dall'angosciosa preoccupazione.

- Più debole, mormorò Cecilia, con una voce che sembrava più un soffio; il dottore ha detto... Non ce l'ha fatta; un singhiozzo le interruppe la parola e la scosse nervosamente.

Il visitatore intuì. Calmo, contemplava quel dolore e quella fiducia, come chi contempla quella lontana vista che si estende alle regioni soprannaturali, molto al di sopra delle miserie di questo mondo.

- Mia figlia, disse, implora ancora una volta Dio per la salvezza di tuo padre.

- In questo passano i miei giorni e le mie notti, disse piano la ragazza.

- Prega di più, ripeté il ministro di Dio. Ora nel tuo dolore con maggiore insistenza e perseveranza. La supplica di un cuore spezzato sale più direttamente al Cielo. Chissà? Forse il Maestro ascolterà quell'ultimo grido della tua anima abbandonata, quell'impulso di suprema speranza rivolto a Lui.

È preciso che la tua fiducia diventi esigente con tutta l’indiscrezione di una fede che vuole ottenere la salvezza di quella anima amata.

Ricordati dell’irresistibile preghiera dei malati del Vangelo e parla come loro:

“Signore, se vuoi, puoi…”

Cecilia contemplava il sacerdote. Le sembrava che fosse proprio Dio a parlare. Le sue parole penetravano nel suo cuore con una fiducia onnipotente, e l’autorità di quella voce fissava una speranza incerta, come la mano che sostiene l’equilibrio di un vaso bello e fragile, scosso da un violento tremito e sul punto di cadere.

– Preghiamo! disse lei.

Poi, inginocchiata davanti a Cristo che la sua previdenza cristiana aveva collocato nel salone, come rapita dall’ostinazione della sua speranza, Cecilia inviò al Consolatore una di quelle preghiere che devono spaventare gli angeli e commuovere il Cuore di Dio.

Il padre Dubour, commosso fino alle lacrime, aprì dolcemente la porta e uscì, inviando alla madre dei disperati la supplica della luce Maria: “Pregate per noi… nell’ora della nostra morte…”

R.Gaell


Preghiera di Fiducia nel Signore

 


DIO mi ha chiamato perché adempia un Suo servizio ben preciso. Egli mi ha affidato un compito che non ha dato ad altri. Io ho la mia missione, potrò anche non conoscerla mai in questa vita, ma essa mi sarà svelata nell’altra. Sono come un anello di una catena, un legame di collegamento tra persone. Il Signore non mi ha creato per nulla. Io farò del bene, svolgerò il Suo lavoro; sarò un predicatore della verità là dove io sono, anche senza rendermene conto, purché io osservi i Suoi comandamenti e Lo serva nella mia vocazione.

Perciò, mio Dio, mi rimetto nelle Tue mani senza riserve. Che cosa avrò in cielo e che cosa posso desiderare su questa terra all’infuori di Te? La mia carne e il mio cuore sono deboli, ma Dio è il Signore del mio cuore, e il mio sostentamento per l’eternità.

John Henry Newman

Amate, amate!

 


Sono l’Arcangelo Gabriele.

Siete mandate dal Signore: annunciate al mondo la pace, annunciate che Dio esiste, che Egli è il nostro Dio, che Egli è Maestro d’amore infinito, grazia e bontà verranno da Lui, Egli è il nostro Creatore. Marianna ama Gesù, Noemi ama Gesù, Myriam ama Gesù e Lilly ama Gesù.

Abbiate molta fede, i tempi sono vicini: andate a predicare che Maria è con Gesù e con tutti i suoi figli prediletti, che Gesù verrà di nuovo sulla Terra e sarà vittorioso. Alla sua comparsa Angeli e Arcangeli mostreranno le trombe e suoneranno la gloria di Dio Padre Onnipotente, Re del Cielo e della Terra, Egli sarà vittorioso sul male e Satana verrà sconfitto per sempre.

Un fiore da tutti quelli che vi hanno preceduto nel Cielo, amore da tutti e grandi benedizioni da tutti dal Cielo.

Amore. Lilly ha un dono grande, aiuterà coloro che sono nella sofferenza, amore infinito, è questo il dono che Dio dà alle persone che amano: amore, amore, amore. Myriam la tua scrittura è un dono di Dio, è amore infinito; è una scelta di Dio e Myriam deve andare avanti con la scrittura per annunciare quello che Egli stesso vorrà comunicare alla sua gente: amore. Amore, amore darai Myriam, e con Lilly seguirai i consigli di Dio, i tempi sono vicini.

Maria, Madre di Gesù ama, e voi dovete amare come Maria. Gesù è con voi: andate con la pace nei vostri cuori e date annuncio della Sua prossima venuta. Amore infinito sarà e tutto cambierà. Il Cielo e la Terra si uniranno e uno squillo di trombe aprirà le tombe anche di coloro che non sono saliti perché non sicuri dell’amore di Dio; alla vista di Dio si apriranno i loro occhi e accetteranno l’amore e capiranno che amore e pace sono solo di Dio Padre. Il Cielo e la Terra saranno per sempre uniti all’amore infinito di Dio.

Abbiate fede in Dio! Gesù sta per tornare tra voi. Anche Noi lo seguiremo come Suoi soldati e saremo tutti nella gloria di Dio Padre.

Andate alla S. Messa, confessatevi e comunicatevi. Abbiate fede, Dio ama! È solo amore infinito. La confessione può essere fatta con un atto di dolore a Gesù Cristo e Lui attraverso la tua mortificazione ti assolverà, ti perdonerà e ti concederà di partecipare alla SS. Eucaristia. Pane e vino sono nella S. Messa, amore di Gesù per gli uomini, il Suo amore, la Sua passione, la Sua vita per noi tutti. (*Nota)

Maria Santissima dice: Maria è qui con voi, Lei ama, ama le rose, le rose sono i fiori di Maria. L‘Arcangelo Gabriele accoglierà le rose, le rose sono le figlie predilette di Maria, le rose sono le spine della sofferenza che sbocciano in amore.

Amore, tu sei pura, sei una rosa con tanti petali profumati, le spine le hai attraversate e ti hanno forgiata, amore, amore, amore, tu sei amore, “dono di Dio.” Sulla Terra si è solo di passaggio, “solitudine” dell’amore di Dio. L’Amore è amore! In Cielo sarete molto felici, in Terra c’è solo sofferenza che serve a riavvicinare i cuori all’Amore, a Dio. Chi si offre è per soffrire: l’hai chiesto tu, sì! è così, e Dio accettò questa tua sfida Myriam; non più di tanto avresti sopportato di quanto Dio ti ha dato. Ora sei anche felice nel profondo del tuo cuore, perché tu sai che la felicità non è di questa Terra. Myriam sei uno spirito buono; anche Lilly è uno spirito buono, e Dio ha scelto voi per aiutarlo in questa battaglia contro Satana; state tranquille, Dio è con voi, non mostrate lati negativi, ma mostratevi amorevoli con le genti.

Sarete luce tra le genti, sarete amore tra la folla, sarete notate per il vostro sacrificio: amate, amate.

Chi ha cercato Dio, sempre e solo Dio “Amore”, è per Dio, e sarà una stella, sarà tra le più belle anime del Cielo.

Tua Madre celeste, Maria SS.

(*Nota) Questa nota è relativa al messaggio di quattro anni dopo ricevuto e datato 16 ottobre 2006. È la risposta di Gesù ad una esplicita domanda riguardo la Confessione sacramentale.

Gesù dice: Gesù vuol significare in quel suo dire che la Confessione può essere fatta con un “atto di dolore e di contrizione del cuore” nel momento che ci si trovi lontano dai luoghi dove non è possibile una confessione ma ci sia, nell’umiltà, il desiderio di volersi unire al Santissimo Sacramento Eucaristico, perché pieni d’amore per Cristo Gesù e “realmente” pentiti del male fatto.

Il Padre che vede, perdona quel Suo figlio e lo accetta al Suo Altare Santo per offrirsi a Lui. Gesù vi accompagna all’altare, ma ciò non deve annullare il vostro porgervi al ministro di Dio nella vostra totale umiliazione per aver peccato contro Dio e contro il Padre.

Il pentimento vero è già assoluzione dei peccati. Nella mia misericordia infinita Io assolvo perché sono il Padre e vedo nei cuori e leggo il loro pentimento.

La Confessione è la via per tornare al Padre, è l’atto di pentimento e umiliazione al cospetto del ministro, ma chi assolve è sempre il Padre.

Gesù vi dice: Quale uomo sulla Terra può assolvere se non il Padre vostro che vi ha creati? Nella Mia Chiesa Io ho messo i Miei figli consacrati quali ministri per l’assoluzione dei peccati “certamente”, ma se uno è impossibilitato alla confessione e nel momento sente in sé il pentimento dei peccati e vuole ardentemente riconciliarsi con il Padre nell’unione Eucaristica, il Padre lo perdona e apre le sue braccia al suo accoglimento e ne fa parte in Sé.

Come Creatore e come Dio unico d’amore infinito, Io unisco tutti a Me nell’amore infinito.

Io Sono l’Amore infinito e nell’amore infinito vengo a “rimediare” il male fatto. “Chi vuol capire, capisca”.

Le cose del mondo non Mi appartengono, Io sono l’Amore e chiamo tutti alla conversione del cuore. Chiamo i peccatori e chiamo i malati di cuore, quelli che non vogliono l’Amore. Io vengo a curarli e vengo a donarmi a loro perché loro possano ricevere il “seme” dell’Amore e così “guarire” nell’Amore.

Orsù, o figli, è tempo di semina abbondante, lasciate che tutti vengano a Me e Io possa curarli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e possa rinnovarli nell’Amore. Chi non ha bisogno del medico, non va dal medico.

Il tempo che resta è breve, fate sì che essi arrivino al Padre perché il Padre possa riabbracciarli nell’Amore e concedergli il “perdono”.

Gesù Eucaristico “guarisce” nell’Amore infinito.

Carbonia 22 settembre 2002

Angeli e Draghi XXV: San Michele Arcangelo a Colossae





San Michele Arcangelo era presente nella vita degli apostoli e della chiesa primitiva fin dall'inizio. San Giovanni Evangelista scrisse di San Michele nel Libro dell'Apocalisse, e altri furono testimoni della sua profezia a Colossa sull'arrivo di San Michele.

Quando San Giovanni Evangelista andò a predicare il Vangelo di Gesù Cristo al popolo di Efeso, notò che molti di loro erano caduti nell'idolatria soprattutto nei confronti del dio Artemide. San Giovanni alzò le mani al cielo con sospiri adorando il vero Dio, e l'idolo fu rovesciato all'interno del tempio. Continuò a pregare e l'intero tempio si sbriciolò causando molti a convertirsi alla vera fede.
San Giovanni partì quindi per Lidia, dove incontrò l'apostolo Filippo, e partirono per Colossae di Frigia, dove il popolo adorava un serpente gigante. Questa è anche l'area in cui San Paolo scriverà la Lettera ai Colossesi. Con molta preghiera e lancia, San Giovanni e San Filippo uccisero l'idolo del popolo. Per rappresaglia, crocifissero l'apostolo Filippo. Quando stavano per impadronirsi di San Giovanni, seguì un gigantesco terremoto che provocò molti che chiedevano il battesimo.
Più tardi, San Giovanni Evangelista ricevette una visione profetica secondo cui San Michele Arcangelo sarebbe apparso e avrebbe lasciato una fonte miracolosa per la guarigione della gente. Ciò è accaduto pochi giorni dopo che St. John ha lasciato l'area.
Nella città di Laodicea (detta anche Laodikeia) viveva un nobile pagano greco con una figlia che non era in grado di parlare dalla nascita e che gli causava molta tristezza. San Michele gli apparve in sogno e disse:
"Se vuoi che tua figlia sia in grado di parlare portala alla mia sorgente d'acqua e darle acqua da lì ..."
Il nobile si svegliò spaventato e tremante e fece come comandava San Michele. Quando arrivò, una folla era già in primavera, dove molti venivano guariti (ricordando la storia evangelica della Piscina di Bethesda, dove una folla attendeva l'angelo guaritore - Giovanni 5: 4.)
Il nobile chiese alle molte persone riunite alla fonte di guarigione quali parole pronunciavano per ricevere la guarigione, e dissero:
"Esprimiamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, uno in sostanza, e il comandante in capo Michele, lo schiavo della Trinità."
Il nobile con profonda fede e preghiera pronunciò le parole e diede da bere a sua figlia muta dalla primavera, e lei parlò immediatamente per la prima volta dicendo:
“Dio dei cristiani, abbi pietà di me; Il Santo Arcangelo San Michele mi aiuti, O l'Arcangelo San Michele mi aiuti ... "
Il nobile e sua figlia si convertirono alla fede. Ha quindi costruito una bella chiesa sulla primavera in onore di San Michele Arcangelo e dei numerosi miracoli.
Circa novanta anni dopo, un ragazzo di nome Archippo da Hierapolis si recò nella chiesa dell'Arcangelo Michele a Colossa, dove ho vissuto per settant'anni come custode del santuario. Archippo era un asceta che pregava incessantemente e si prendeva cura delle persone che venivano alla primavera miracolosa.
Quindi, invidiosi pagani circa 5.000 in numero, vedendo così tante guarigioni e conversioni decisero di deviare il flusso di due fiumi vicini (fiumi Lykokaperos e Kufos) al fine di uccidere Archippo e distruggere la chiesa con la sorgente di guarigione. Per dieci giorni i pagani lavorarono apertamente di fronte ad Archippo, e la sua unica arma era la preghiera e chiedeva l'intercessione di San Michele dicendo:
“Benedetto sia Dio, non lascerò l'oratorio e non fuggirò. Ma anche io morirò dall'acqua, perché credo in Dio che mi salverà dalla pusillanimità e dalla tempesta attraverso l'intercessione di Michele per non poter abbandonare questa casa della sua o questa terra fino alla fine dei tempi. "
Dopo i dieci giorni, i pagani ruppero le dighe riuscendo a far allagare i due fiumi verso la chiesa e la fonte curativa. Archippo ascoltando il rombo dei fiumi che venivano pregando Salmo 92: 4-7 esclamando: “I fiumi si sono alzati, o Signore, i fiumi hanno alzato la voce. I fiumi solleveranno le loro onde, alle voci di molte acque. Meravigliose sono le impennate del mare, meravigliosa in alto è il Signore. Santità per la tua casa, o Signore, per lunghi giorni. ”Quindi gridò a San Michele per protezione dicendo:
“Santo Arcangelo di Dio, Michele proteggi il tuo tempio; non permettere che questo luogo sacro venga distrutto ”.
San Michele apparve come un guerriero in grande splendore. Archippo, incapace di resistere a una vista così santa, lasciò la chiesa nella paura e si prostrò a terra. San Michele allora disse:
“Sono l'Arcangelo del Signore, che sta davanti a Dio. Non sono in grado di guardare alla gloria spaventosa del Signore non rilevabile e alla luce insopportabile dell'incommensurabile potere che viene dalla sua vista. Ma se non riesci a sopportare la mia vista e rabbrividisci per la forma e il potere del suo servitore, allora come guarderai Colui al cui fianco sto tremando? ”“ Alzati e alzati in piedi e vieni qui fuori in ordine per vedere l'invincibile potenza di Dio ".
Archippo si alzò e San Michele fece il segno della croce con la mano destra sulla roccia e sulla chiesa dicendo: "Fino a questo punto è il tuo flusso". Anche San Michele fece il segno della croce sui due fiumi e rimasero fermi formando un muro, come ai tempi di Mosè sul Mar Rosso. San Michele quindi colpì la roccia con il suo bastone e, di nuovo, fece il segno della croce e disse ai fiumi: "Imbuta le acque qui. "
Con un forte suono in forte espansione, la terra si divise in due e le acque in corsa dai due fiumi che formavano un muro furono incanalate nell'apertura fatta da San Michele. L'apertura o l'abisso in cui i fiumi sono entrati è stato ribattezzato "Chonae", che significa "tuffarsi / incanalare" che è spesso raffigurato nelle icone che celebrano questo grande miracolo.
I due fiumi divennero un unico ruscello a "Chonae" e poi si divisero in due corsi d'acqua sottostanti, ciascuno dei quali passava intorno alla sorgente sacra di San Michele, fungendo da fossati protettivi attorno a un castello. I leader pagani fuggirono nella paura mentre migliaia si convertivano; Archippo (anche scritto Archippo) divenne un santo. In questo giorno riguardante le acque curative che San Michele dichiarò,
“In questo luogo ogni malattia e debolezza saranno scacciate, tutto il veleno, l'incanto e l'energia del malvagio. Coloro che sono legati saranno allentati insieme a quelli molestati da spiriti impuri. Coloro che sono malati saranno guariti e tutti coloro che si rifugiano in questo luogo con fede e paura, invocando il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e Michele Arcangelo, con il nome di Dio e mio, non lasceranno questo posto in dolore. La grazia di Dio e il mio potere ombreggeranno questo posto nel nome della Trinità. I nostri nemici che ci guardano e ci guardano pietrificati mentre le acque circondano il mio santuario. "
Il corso diviso dei fiumi rimane invariato fino ad oggi per tutto il mondo a testimoniare. Colossae fu tra le grandi cattedrali dell'impero per molti secoli; tuttavia, fu distrutto nel 12 ° secolo dagli invasori turchi e arabi. Il giorno di festa per celebrare questo miracolo e la fonte di guarigione di San Michele a Colossa è il 6 settembre.
San Michele Arcangelo Ora Pro Nobis!

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martedì 14 ottobre 2025

Lo splendore della divina Luce d’Amore

 


Parole di Padre – “Percorrete la via dell’amore”


Quanto sia importante per voi che vi venga accesa una Luce sulla Terra, che vi venga guidata la pura Verità, non lo potete misurare come uomo; una volta però riconoscere il Mio infinito Amore per voi, Mie creature e non ricadete mai più nell’oscurità, dalla quale vi ho guidato fuori nella Luce. Sono Raggi chiaramente splendenti che cadono là, dove un uomo si apre liberamente per la Mia Luce d’Amore. E questi Raggi fanno riconoscere tutto chiaramente, l’uomo comprende lo scopo della sua vita terrena, il suo rapporto con Me, suo Dio e Creatore, comprende tutti i collegamenti spirituali e tende di nuovo al collegamento con Me, che lui stesso aveva interrotto, ma che non ha mai potuto essere del tutto sciolto. Uno vi aveva battuto con cecità, vi aveva indotto a seguirlo nell’oscurità e l’oscurità era stata la vostra sorte attraverso tempi eterni. Ma ora, dato che camminate come uomo sulla Terra, siete di nuovo toccati da raggi di Luce, se non vi opponete a questi. Vi viene portata tanta Luce, che in voi possa risvegliarsi il desiderio di entrare di nuovo in uno stato di Luce. Ed allora il vostro desiderio verrà anche esaudito. Come uomo possedete l’intelletto e la libera volontà e dovete solo usarli ambedue in modo giusto. Dovete solo riflettere su voi stessi e la vostra esistenza terrena e volere ricevere su ciò un chiarimento, Allora entrate già liberamente nella Cerchia della Mia Corrente d’Amore e potete catturare Raggi di Luce che vi toccano davvero in modo benefico e rendere più forte il desiderio per la Luce. Ma questo desiderio deve sorgere in voi nella libera volontà, perché attraverso il desiderio per la Luce dovete comunicare che volete sfuggire a quello stato di oscurità e con ciò dimostrate anche che volete fuggire al Mio avversario e rivolgervi di nuovo a Me. E questo è lo scopo della vostra esistenza terrena, che vi dichiarate per Me nella libera volontà. Perciò vi deve anche quindi giungere un Raggio della Mia Luce d’Amore, dovete giungere ad un bagliore di conoscenza che viene offerto a tutti, ma che dev’essere accettato liberamente da voi. Perciò verrete istruiti dall’esteriore e vi potete occupare con tutto il sapere guidato a voi, e poi decidete voi stessi ciò che volete accettare o rifiutare, decidete, se desiderate il chiarimento oppure se rimanete del tutto nonimpressionati dal sapere spirituale. E siete anche spinti al giusto pensare attraverso la voce interiore, attraverso la voce della coscienza, ma mai costretti. Ma il Mio Amore insegue ogni uomo fino alla fine della sua morte corporea e cerca di guidare a lui la Luce della conoscenza, affinché trovi la retta via e di prenderla, che conduce a Me, di ritorno nella Casa del Padre suo. Il Mio Tendere sarà sempre di dare una Luce all’anima nel cui bagliore riconosce ora sé stessa e presta un cosciente lavoro sull’anima, per diventare una volta di nuovo l’essere primordiale che era in principio e che si è cambiato nella libera volontà nel contrario. L’uomo deve riconoscere solo questo, gli dev’essere indicata la sua caduta da Me, il suo grande peccato primordiale, affinché sappia per quale scopo cammina sulla Terra e conduca rispettivamente la sua vita terrena. Questo soltanto è importante di sapere e perciò vi viene guidato questo sapere attraverso la Mia Parola, che vi viene offerta direttamente da Me, affinché camminiate nella purissima Verità. La vostra vita terrena è breve, perciò non dovete sprecare il tempo con tendenze e ricerche di ogni genere che non hanno nulla a che fare con la salvezza della vostra anima. Una volta vi verrà fulmineamente trasmesso il sapere sul Mio Creare ed Agire in tutto l’Infinito, quando la vostra anima entrerà nel Regno spirituale in un alto grado di maturità, quando è vicina al suo perfezionamento. Finché dimorate sulla Terra, dovete tendere e promuovere solo la maturazione spirituale e l’intelletto non si deve aggravare con un sapere che è indifferente per la salvezza dell’anima così a lungo, finché l’anima non ha ancora raggiunto il perfezionamento. Ma anche questo è un trucco del Mio avversario, di sottoporre agli uomini un sapere che occupa il loro intelletto e li trattiene dal cosciente lavoro su sé stessi. Ed Io Stesso non sosterrò mai un tale agire del Mio avversario, mentre Io Stesso vi dò conoscenza di ciò che non è di Benedizione per voi di sapere. Perché finché non siete informati sulla cosa più importante, sull’Opera di Redenzione di Gesù Cristo, sulla Mia Divenuta Uomo, sul “divenire Uno di Dio e Gesù”, quel sapere a cui tendete, rimane solo un puro sapere d’intelletto e non vi porta nessun vantaggio per le vostre anime. Perché l’Opera di Redenzione di Gesù Cristo soltanto ha reso possibile una “Effusione dello Spirito” e perciò il Mio spirito in un uomo può agire e trasmettergli la pienissima Verità solamente, quando è preceduta quella Redenzione attraverso Gesù Cristo, che però garantisce poi anche il suo agire, affinché l’uomo riconosca chiaramente e limpidamente quale scopo hanno le divine Rivelazioni e che cosa può essere valutato come Rivelazioni divine. Perché, non dimenticate voi uomini, che vivete nel tempo della fine e che Io vi ho avvertito da falsi cristi e falsi profeti. Ed Io ripeto anche oggi questi Avvertimenti ed Ammonimenti, che non dovete credere ad ogni spirito. Perché anche il Mio avversario si serve del Nome Gesù, perché allora parla solo dell’Uomo Gesù, ma non di Dio Stesso e con ciò cerca di guidare gli uomini nell’errore, perché Dio e Gesù E’ Uno. E quando Gesù Si rivela, allora Si rivela Dio Stesso. Ed in Verità, Mi determina sempre solo il Mio ultragrande Amore per voi, perché è una lunga via che avete già percorsa e che avete dovuto percorrere nell’oscurità, perché la Mia Luce non ha trovato nessun accesso a voi. Ma ora lasciatevi irradiare ed accendere da Me una chiara Luce. E camminerete nella Verità, come ve l’ho promesso che vi invio il Consolatore, lo Spirito della Verità. Accettate ciò che vi annuncia ora il Mio Spirito, perché dovete esaminare, ma conservare il meglio. E ciò che procede da Me, è un patrimonio spirituale delizioso, che vi garantisce una eterna Vita, perché è la Forza d’Amore da Me, che non può mai rimanere senza effetto. 

Amen

17. gennaio 1963


LA VERGINE MARIA E GLI EVANGELI

 


“Ecco l'Ancella del Signore”. - Questa volta possediamo la vera spiegazione. 

Gesù ha trattato Maria da Figlio divino che onora e ama sommamente Sua Madre. Ella si è abbassata volontariamente e non ha voluto essere che “Ancella ”. Era il nome che essa s'era preso fin dal principio. Il messaggio dell'Arcangelo Gabriele pur riempiendola d'una gioia che nessun linguaggio saprebbe esprimere non le aveva minimamente tolta la sicurezza delle sue viste spirituali. “Ecco l'Ancella del Signore ” aveva detto. Ed un poco più tardi, nel sublime Suo Magnificat, Ella ripeteva: “Egli ha riguardato la bassezza della sua serva”. Quest'ultimo sostantivo per Maria SS. è una definizione; contiene il programma della Sua vita dal quale non ha mai deviato. Su questo punto, durante tutta la sua esistenza, c'è una perfetta unità. 

L'umiltà sarà il Suo distintivo attraverso tutte le età. Essa è lontana da quell'orgoglio farisaico di cui Gesù non cesserà di bollare la pretensione e ne è tanto lontana quando lo si può essere. 

Fra Gesù e Maria l'umiltà è il primo e principale punto di rassomiglianza. “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”: questa espressione di Gesù mostra tutta la ricchezza delle virtù dominanti nella Vergine: l'umiltà e la dolcezza. Ne riparleremo più avanti. 

Stabilito ben chiaro questo punto di partenza, cerchiamo di scoprire perché l'umile Maria fu affidata a S. Giovanni anziché ai suoi più prossimi parenti e ai figli di sua cugina. 

Se non è per umiliare la Sua santa Madre che Gesù le ha dato un altro figlio, allora è senza dubbio per affidare a S. Giovanni un compito eletto verso Maria e a Maria verso il discepolo prediletto. Il dono di Giovanni a Maria fu un dono di amore da parte di Gesù in Croce. E il dono di Maria a Giovanni fu pure una testimonianza tutta speciale di tenerezza verso il migliore degli amici di Gesù. 

Maria e Giovanni ricevettero ciascuno una missione reciproca. Ecco quanto si può dire di più verosimile e naturale circa la decisione di Gesù sulla croce. 

Qual'era questa missione? 

Per scoprirla basta far attenzione alla santità dei personaggi di cui si parla. E' Gesù che li affida l’una all'altro. Chi potrebbe pensare che in quest'ora suprema Gesù pensi soltanto alle cure temporali richieste dalla vecchiaia di sua Madre? 

Egli sa, l'ha annunciato, ed il fatto sta per provarlo, che la sua morte non consisterà che in un breve passaggio nella tomba. E non possiamo dubitare che la sua prima visita sia stata per Sua Madre. Il motivo principale di questa certezza nasce dal considerare l'estensione completa della Madonna durante le cure della sepoltura all'indomani del sabato che aveva seguito la morte di Gesù. Mentre le pie donne si affaccendavano, Maria sola rimaneva inattiva. Essa aveva un proprio motivo. Essa aveva compreso il mistero della crocifissione, il mistero delle umiliazioni del suo Gesù più d'ogni altro e così, prima d'altri Maria intuiva la caratteristica inattesa della resurrezione che non mirava “al ristabilimento del regno d'Israele” come gli Apostoli desideravano e speravano. Perciò Ella taceva sull'apparizione di cui era stata favorita. Gli Apostoli dovevano credere lentamente e penosamente e non era conveniente che la parola di Maria in questa circostanza fosse messa in dubbio da loro, come non conveniva che si dicesse che gli Apostoli avevano creduto sulla parola della Madre anziché su argomenti tanto personali quanto irresistibili (3). 

Tuttavia, fin dalla prima ora, Maria sembra abbia compiuto la missione affidatale da Gesù. Pure, nel suo silenzio, la serenità del viso parlava, e Giovanni sentiva sciogliersi a contatto con la Madre i suoi timori e i suoi dubbi. Per questa ragione, quand'egli trovò la tomba vuota, credette alla risurrezione prima di ogni spiegazione e prima d'ogni altro Apostolo (Gv 20, 8). 

Particolare questo che passò probabilmente inosservato. Trascorsi i quaranta giorni, Gesù salì al Cielo e dieci giorni più tardi lo Spirito di Verità si posava sulla fronte degli Apostoli. Non ci si dice espressamente che Maria si sia trovata in mezzo ad essi; ma il testo pare l'accenni, poiché dopo l'enumerazione di tutti coloro che erano riuniti nel Cenacolo, in numero di circa centoventi, l'Autore degli Atti inizia il racconto della discesa dello Spirito Santo con queste parole: “Il giorno della Pentecoste spuntato, essi stavano insieme in un medesimo luogo ”. 

E subito incomincia la storia della Chiesa di Gesù Cristo. Maria non ritorna a Nazareth, rimane nella casa del suo secondo figlio, Giovanni, a Gerusalemme. S'indovina che la missione di Giovanni è di parlare alla Madre del suo Gesù, di soddisfare i segreti desideri ch'Ella aveva rintuzzato durante tutta la vita pubblica del Figlio. Maria non aveva mai assistito ai discorsi di Gesù, e non conosceva le frequenti e burrascose discussioni coi farisei, specialmente nel Tempio, che l'avevano condotto al dramma del Calvario. 

La missione di Giovanni era precisamente quella di raccontarle tutti questi fatti ed inaugurare il suo magnifico compito di evangelista offrendo alla santa curiosità di Maria, punto per punto, gli episodi più significativi della divina tragedia che si era compiuta sul Golgota. 

Riparleremo di questa collaborazione intima fra Maria e Giovanni circa la nascita del quarto Vangelo, così concreto, nello stesso tempo cosi mistico, e ci domanderemo fino a qual punto merita il nome particolare di Vangelo Mariano. 

Questo studio ci preparerà a discernere meglio gli elementi d'un problema assai delicato quale la ricerca d'una possibile influenza di Maria sul Vangelo orale che prese allora da Gerusalemme il suo volo verso la conquista del mondo redento da Gesù.

Can. Leon Cristiani