lunedì 7 gennaio 2019

DIAVOLO ANTI - DIO DEVE ESSERE STUDIATO NELLA RIVELAZIONE DIVINA



Il diavolo, la sua esistenza, la sua natura, i suoi poteri, i suoi limiti, la sua azione nel mondo e tra gli
uomini devono essere studiati e compresi nell’unico ambito in cui essi hanno avuto origine e trovato
il loro fondamento critico e scientifico, la Sacra Scrittura e la rivelazione divina.
Oggi, e non soltanto oggi, ma in tutti i tempi nel passato, e con tutta certezza anche nel futuro, si fa 
e si farà un gran parlare del diavolo e del suo influsso nelle vicende umane, politiche, economiche, 
morali e sociali, ma il più delle volte seguendo un cliché ormai scontato, forgiato su credenze 
popolari, su folklore, su mitologie, su tradizioni, su leggende e — quando si avesse la pretesa di 
camminare su un terreno più sicuro — sulla psicologia, sulla psicanalisi, sulla parapsicologia, sulla 
falsa nozione di mistica. Con quale risultato? Col risultato che la figura di questo personaggio ne 
esce confusa, scialba, sfocata, il più delle volte irriconoscibile, contraddittoria, quindi 
incomprensibile o addirittura falsa.
Nonostante il molto parlare che oggi si fa di questo potere occulto e misterioso, quello che di lui si 
conosce è molto poco, molto meno di quanto si pretende sapere. Perché? Perché appunto si rifiuta il
ricorso all’unica autentica fonte di informazione che sono le pagine della rivelazione divina.
Il diavolo — o satana — è per essenza l’anti-Dio. Ora per conoscere l’anti-Dio è necessario 
conoscere prima Dio, come per conoscere l’errore bisogna prima avere la nozione esatta della 
verità, e per conoscere le tenebre prima sapere che cos’è la luce. L’antitesi non ha né scopo né 
configurazione razionale senza la tesi.
L’idea inesatta di Dio, la sua negazione o il rifiuto sistematico delle verità rivelate, privano lo 
studioso dell’elemento primario, indispensabile e insostituibile per arrivare a trovare una risposta 
convincente ai molti interrogativi che si presentano in questa intricata e misteriosa successione di 
fatti.
A questa voluta ignorazione del soprannaturale si aggiunge quello che Romano Guardini chiama lo 
strano «complesso di superiorità» che porta l’uomo d’oggi a ritenersi «adulto», «maturo», 
autodeterminato, indipendente, centro a cui tutto deve convergere e in cui tutto deve trovare una 
spiegazione. Scrive il Guardini:
«L’uomo d’oggi, consapevole o inconsapevole e in quest’ultimo caso con risonanze ancora più 
profonde, ha una volontà spirituale a modo suo... L’essere persona, l’uomo lo rivendica per sé solo. 
Di fronte a lui si devono dare solo realtà impersonali e norme impersonali. Ammettere alla base 
della natura alcunché di personale, varrà per lui come forma pratica: non appena si fa sui serio, egli 
lo spiega come superstizione e mitologia. Il cristianesimo invece dice: l’essere, in ultima analisi, 
deve essere determinato dalla persona. Questa è la sua aspettazione».1
Collocare la demonologia fuori del suo habitat razionale è — per portare qualche esempio — come 
voler conoscere l’astronomia senza il telescopio, o la chimica senza la conoscenza dei corpi 
semplici, o la storia rinunciando di proposito alla ricerca d’archivio.
L’esistenza di esseri extraumani o extraterreni, che fanno sentire il loro peso sugli avvenimenti 
umani, è stata conosciuta e creduta da tutti i popoli primitivi, sia quelli rimasti allo stato di natura, 
sia quelli arrivati a un grado rilevante di civiltà e di progresso, come gli antichi persiani, egiziani, 
greci e romani. Anzi la religione di quei popoli è tutta fondata sulla credenza nell’esistenza di quegli
esseri. Le loro stesse divinità — stando a sant’Agostino che sviluppa questo pensiero nella sua 
celebre opera De Civitate Dei — non sono altro che demoni, e il culto reso alla variegata 
proliferazione di dèi e di dee che rendeva così diverso e così pittoresco il loro politeismo, non era 
altro che un culto tributato ai demoni.
L’idea di Agostino non era, del resto, neppure originale. Egli l’aveva mutuata pari pari da san Paolo,
il quale a sua volta l’aveva derivata dall’Antico Testamento e dai Salmi. L’idolatria, secondo la 
Bibbia, sotto qualunque forma si presenti, non è che culto diabolico. L’apostolo è della stessa 
opinione. Egli condanna qualunque rapporto che sia, anche indirettamente, un segno di adesione 
all’idolatria, perfino di prendere parte ai conviti rituali in onore degli dèi, perché ciò che i gentili 
sacrificano, è sacrificato ai demoni e non a Dio: «Ora io non voglio che voi siate in comunione coi 
demoni — scrive ai fedeli di Corinto — non potete bere il calice del Signore (nella comunione 
eucaristica) e il calice dei demoni, né potete partecipare alle mense del Signore e a quelle del 
diavolo» (1 Cor 10,20-21).
L’idea del diavolo separata e distinta dalle divinità del paganesimo antico, quale oggi si riscontra 
abitualmente nell’uomo moderno, specialmente nell’uomo del mondo occidentale, nasce tutta dalla 
Bibbia. Tutta la Bibbia è permeata dalla presenza di Dio e dell’anti-Dio, dell’autore del bene e 
dell’autore del male. Il demonio appare nella prima pagina del Genesi, primo libro dell’Antico 
Testamento, in forma di serpente che tenta Eva e la induce alla disobbedienza, e appare nelle ultime 
pagine dell’Apocalisse, ultimo libro del Nuovo Testamento, in forma di drago rosso che tenta di 
impedire, ma questa volta invano, la maternità di un’altra Donna destinata a riportare su di lui una 
vittoria completa. E l’antico serpente che si presenta ancora, ma questa volta in posizione di 
inferiorità e con l’aggiunta di un solo particolare di poca importanza, ma di grande significato per il 
mondo d’oggi: il colore rosso.
Pertanto chi vuole seriamente avere una risposta ai molti interrogativi che la tematica demonologica
ha presentato in passato e continua a presentare nel presente, deve andare a cercarla solo là dove la 
demonologia ha avuto la sua origine, nella parola rivelata e trasmessa a noi dalla Sacra Scrittura. 
Fuori da quelle pagine la demonologia diventa pura fiaba, fantasia illogica, irrazionalità, romanzo, 
assolutamente insufficiente a soddisfare una ricerca seria di verità e di oggettività.
Pensiamo che il nostro lettore sia animato da questo desiderio e noi, dietro la guida della Bibbia, 
cercheremo di approfondire insieme questa complessa tematica e di arrivare insieme a conclusioni 
soddisfacenti.

Paolo Calliari

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