Gabriele Amorth racconta...
É questo un periodo in cui sembra però che il giovane frate recalcitri contro il pungolo.
Ci sembra interessante, e di grande ricchezza, per intuire qualche barlume dei complessi
rapporti esistenti fra gli attori di questa scena tragica: «... Per la locuzione del Signore al
vostro riguardo non volli riferirvi il resto, perché so del male che vi avrebbe arrecato nello
spirito. Ma giacché voi mi ordinaste che l'avessi compiuta, volli fare la prova a riferirvi il resto,
ma il Signore, che si serve anche di quei cosacci per impedire il male, volle questa volta
appunto servirsi di costoro per ciò fare. Ne feci la prova varie altre volte e quegli apostati
impuri sempre mi hanno violentato. Ne ho mosso lamento a Gesù e questi mi ha severamente
aggredito e fortemente mi ha fatto intendere che lui ha dovuto servirsi appunto dei suoi
nemici per impedire che i suoi ordini non venissero trasgrediti da questo meschinello. E poiché
io alquanto stizzito gli ho detto che dovevo ubbidire, perché era un superiore che mi
comandava, lui senza offendersi punto di questa risposta un po' risentita, mostrandomi un
dolce sorriso: “Lo vuoi, mi hai detto, figliuol mio? Provatici. Te ne do licenza. Non avrai più
violenza dai demoni". Lieto di avergli strappato questo permesso, mi metto a tavolino per
iscrivere. Ma che! La chiara locuzione, che sì viva la tenevo scolpita nella mente, mi si è
allontanata del tutto da essa da non ricordarmi più nulla. Sospettai allora, sebbene l'animo
che si manteneva tranquillo mi avesse detto il contrario, che fosse anche questo un giochetto
di quei brutti demoni. Abbandonai il proposito per allora di scrivere. Mi alzo e mi metto a
passeggiare per la stanza. Cosa strana! La locuzione è lì scolpita chiaramente nella mente. Mi
seggo nuovamente, prendo la penna per iscrivere e il fenomeno mi si ripete. Esasperato per
questo, cado in ginocchio dinnanzi a un'immagine del sacratissimo Cuore di Gesù,
struggendomi tutto in lagrime e in lamenti col dolce Signore, perché aveva permesso a quei
cosacci non solo di violentarmi nuovamente, ma ancora d'ingannarmi».
Sono queste le nubi che cominciano a raccogliersi nel cielo spirituale del monaco santo,
e che nei mesi e negli anni seguenti copriranno tutto il suo orizzonte, chiudendolo nella
«notte dell’anima»? E un’ipotesi che non ci sembra irreale. E anche in questa difficile
traversata di luoghi oscuri si avverte la presenza di un temibile compagno. «... Non vi
nascondo però le strettezze che prova il mio cuore nel vedere tante anime che vanno
apostatando da Gesù e quello che più mi fa agghiacciare il sangue intorno al cuore si è che
molte di tali anime si allontanano da Dio, fonte di acqua viva, pel solo motivo che si trovano
esse digiune della parola divina. Le messi sono molte, gli operai sono pochi. Chi dunque
raccoglierà le messi nel campo della chiesa, che sono ormai tutte imminenti alla maturità?
Andranno esse disperse nel suolo per la paucità degli operai? Saranno esse raccolte dagli
emissari di Satana, che purtroppo sono moltissimi e assai attivi?... Vi sono certi momenti in
cui sul cielo dell'anima mia si addensano nubi sì oscure e sì tenebrose, da non lasciare
intravedere neanche debolmente raggio di luce. E l'alta notte per la povera anima. Tutto
l'inferno su di lei si riversa con i suoi ruggiti cavernosi, tutta la mala vita passata e quel che
più è spaventoso è che 1'anima istessa con la sua fantasia e la sua immaginazione sembra
votata a congiurare contro di essa. I belli giorni passati all'ombra del suo Signore spariscono
del tutto dalla mente, ho strazio che prova la povera anima è tale, che non saprei
differenziarlo dalle pene atrocissime che soffrono i dannati dell’inferno» (20 aprile 1914).
Nessun commento:
Posta un commento