LA «PRESENZA» NELLA STORIA
L'evento
L'Eucaristia non è un'invenzione della Chiesa, e se di invenzione si vuole proprio parlare, l'unico e insuperabile 'inventore' è Gesù Cristo; la Chiesa non fa altro che riceverla da Lui in eredità e trasmetterla. Di questa azione creatrice, il Nuovo Testamento ne illustra i tre momenti: la PROMESSA fatta da Gesù, la sua ISTITUZIONE nell'Ultima Cena, la CELEBRAZIONE nella vita stessa della Chiesa nascente.
La PROMESSA è contenuta negli insegnamenti impartiti nella sinagoga di Cafarnao.
"Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri (= la manna) e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»" (Gv 6,53-58).
È il suo primo annuncio eucaristico. Ma coloro che stanno ad ascoltarlo non capiscono: pensano di dover mangiare la sua carne come se si trattasse di carne macellata; e Gesù chiarisce: "È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita" (Gv 6,63).
Lo Spirito che dà la vita è lo Spirito Santo. Ed è senza lo Spirito che la carne non giova a nulla. Gesù non dà la carne separata dallo Spirito, ma la carne unita allo Spirito. Chi riceve la carne, ne riceve pure lo Spirito, quindi la vita che dallo Spirito sempre procede. La carne di Cristo, vivificata dallo Spirito, è l'Eucaristia.
L'ISTITUZIONE dell'Eucaristia avviene a distanza di appena un anno da questi insegnamenti. La promessa di Gesù si attua nell'Ultima Cena, in occasione della Pasqua ebraica.
Leggiamo la testimonianza di Matteo, la stessa che ritroviamo negli scritti degli altri apostoli (Mc 14,22-24; Lc 22,19-20; 1 Cor 11,23-25): "Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio» " (Mt 26,26-29).
Gesù proclama l'identità del suo corpo e del suo sangue con il pane e il vino consacrati, così come pure annuncia il suo sacrificio sulla croce, la salvezza del mondo con la nuova alleanza, l'attesa della sua Pasqua gloriosa nel convito celeste.
Gli apostoli, sùbito dopo la Pentecoste, obbediscono al comandamento di Gesù: "fate questo in memoria di me" (Lc 22,19; 1 Cor 11,23), con cui le parole e i gesti del Signore, originati nell'Ultima Cena, diventano 'permanenti nella memoria della Chiesa. Essi iniziano la CELEBRAZIONE del mistero eucaristico nelle città dove si recano ad evangelizzare: a Gerusalemme (At 2,42), a Troade (At 20,7-11), a Corinto (1 Cor 11,17-34).
È in quest'ultima città che San Paolo, rivolgendosi alla nascente comunità, scrive: "... il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (1 Cor 10,16-17).
Ora, se l'Eucaristia fosse del semplice pane e del semplice vino, come potrebbe avere una forza di attrazione tale da unire in un unico Corpo tutti coloro che vi partecipano? come potrebbe essere l'anello di congiunzione tra la terra e il Cielo?
È l'avvio di una dottrina, che sarà sempre più ricca di contenuti, attorno a un evento nuovo ed unico nella storia di tutti i tempi: Dio fattosi cibo e bevanda.
«Cosa meravigliosa - esclama l'ascetico autore de "L'Imitazione di Cristo" -, degna della nostra fede; cosa che oltrepassa l'umana comprensione che tu, o Signore Dio mio, vero Dio e uomo, stia tutto sotto quella piccola apparenza del pane e del vino, e che tu sia mangiato senza essere consumato» (Lib. IV; cap. 2).
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