EGO TE ABSOLVO
Non rubare
Il settimo comandamento proibisce i furti, i guasti, le usure, le frodi nei contratti e nei
servizi, e il prestar mano a questi danni: ci ordina di restituire la roba degli altri.
IL FURTO propriamente detto sta nel togliere la roba ad altri contro la legittima volontà
del padrone. Il furto reca ingiuria a Dio e al prossimo. E' peccato veniale se non supera il
danno recato al salario di un giorno di un operaio. Se oltrepassa questo limite è peccato
grave. Il furto leggero diventa grave se reca danni gravi; come il rubare a un operaio un
arnese necessario per il suo quotidiano lavoro.
Tanti piccoli furti insieme costituiscono peccato grave, come per esempio il bottegaio
che ogni volta fa il peso scarso, alla fine ruba quintali. La domestica che ogni volta
ritiene qualche centesimo, alla fine ruba una somma considerevole. L'artigiano che non
restituisce i ritagli della stoffa o altra roba li ruba.
Suor Josefa Menendèz vede nell'inferno le anime che si accusano specialmente di
peccati di impurità, di furti, di commerci ingiusti: « Dove è ora ciò che hai preso? ...
maledette mani! ... Perché quella ambizione di avere ciò che non mi apparteneva, e che
non potevo possedere se non per qualche giorno?.. » Sembra la maggior parte siano
dannate per questo.
Peccano di furto quelle spose che senza un ragionevole motivo rubano in casa denaro e
roba del marito, e vendono di nascosto vino, grano ecc, Lo stesso furto commettono i
figli asportando soldi o appropriandosi di roba dei genitori. Si pecca chi coglie frutta o il
raccolto dei campi degli altri, agli amministratori, i fattori, che approfitta dei loro uffici e
della loro autorità a danno del padrone.
«Sulla casa del ladro piomberà la Mia maledizione e vi dimorerà e lo consumerà». dice
Iddio nella Sacra Scrittura.
LA FRODE consiste nel danneggiare il prossimo per mezzo dell'inganno, ossia nel
privarlo di una cosa o di un diritto che gli appartiene.
La frode si trova in ogni classe. Coloro che si fingono poveri sollecitando la carità degli
altri e in tal modo ingannandoli. Gli operai che lavorano solo sotto gli occhi del padrone,
trascurando tutto in sua assenza. Questi si appropriano un salario non del tutto meritato,
perciò sono rei di frode. Peccano gli artigiani che non eseguiscono il lavoro secondo i
patti convenuti, oppure oltre la mercede ritengono parte della roba, o la sostituiscono con
altra di diversa qualità. Si pecca alterando la qualità, il peso e la misura delle merci. « La
bilancia ingannatrice è una cosa abominevole agli occhi di Dio. » (Prov. XI. 1.)
Pecca di frode chi esagera il giusto prezzo, chi sfrutta la gente in miseria comprando a
prezzo basso. Chi esige dal prestito un interesse superiore al giusto. Chi potendo non
restituisce il prestito, non paga i debiti, non ripara, non otterrà il perdono di Dio, anche
se con le parole si dichiara pentito. Peccato che grida vendetta al cospetto di Dio la frode
nella mercede agli operai chi nega, dimezza, differisce o trattiene la giusta mercede. « Il
frodatore della mercede è simile all'omicida, perché il pane guadagnato è la vita dei
poveri »). (Eccl. XXXIV 2526)
INGIUSTO DANNO è quello che proviene da un'azione per sè illecita, come guastare,
distruggete, consumare la roba altrui. Si pecca d'ingiusto danno chi ha ignoranza
colpevole, per esempio un avvocato non studia fino a fondo la causa e fa perdere il
cliente. Si incorre in omissione peccaminosa chi manca di custodia, di attenzione, di
buon governo, chi vi è obbligato, p. es. una serva che lascia andar male la roba del
padrone, oppure la consuma senza alcuna necessità. Pecca chi ritiene roba casualmente
trovata. Chi ha trovato una cosa è obbligato a cercar il padrone e consegnarla. In via
ordinaria si deve far funzionare il ritrovamento o in chiesa o per mezzo dei giornali. Se il
padrone non si trova, la legge dispone che la cosa trovata venga depositata nei pubblici
uffici ed ivi rimanga per lo spazio di due anni, trascorsi i quali senza che comparisca il
padrone, chi l'ha trovato può appropriarsela.
Pecca di ingiusto danno ancora chi fa perdere agli altri quello che hanno o potrebbero
avere,. chi calunnia servi ed operai per far perdere loro il lavoro o la mercede, chi con
raggiri ed inganni impedisce ad alcuno di fare giusto guadagno, o di aver un posto o un
impegno. Pecca chi cagiona la morte o grave pregiudizio alla salute del prossimo, per cui
esso si troverà nell'impotenza di provvedere a sè e alla famiglia.
Peccano gli eredi ed esecutori testamentari che non adempiono fedelmente e
prontamente le disposizioni ordinate ai testatori, specialmente se si tratta di legati pii; sia
che questi siano disposti per iscritto, o anche solo a voce, perché in ogni caso davanti a
Dio l'obbligo di adempire la volontà conosciuta dal testatore è sacra e inviolabile.
Si pecca e danneggia il prossimo quando si coopera, o si concorre in qualsiasi forma al
danno altrui con comandi pericolosi, con consigli, suggerimenti, astuzie per riuscire o
stornare una restituzione, per via di protezione accettando depositi di oggetti, o tenendo
mano ai ladri, ai servi, alle mogli, figli, col ricevere, nascondere la roba.
Pecca con partecipazione chi presta a un ladro la sua opera o i suoi strumenti, e chi
compra, profitta, gode di cose rubate. I genitori che vedendo venire i figli a casa con
roba che non si sa da dove venga invece di indagare tacciono, dissimulano, pensano a
godere la roba di cui sono venuti in possesso.
Si pecca, cooperando negativamente, chi potendolo senza grave incomodo impedire non
lo fa.
Il dovere della restituzione
Per cancellare gli altri peccati basta una buona confessione. Per i peccati di ingiustizia la
confessione non vale niente se non è accompagnata da una seria ed efficace volontà di
fare la restituzione. Questo dovere non cessa mai, per quanto siano le difficoltà. La
restituzione non è un consiglio, neppure una penitenza imposta dal confessore, cosicché
si possa diminuire o commutare con altra opera buona, come credono taluni, ma essa è
un atto di rigorosa giustizia, un precetto della legge naturale e divina, immutabile come è
immutabile Dio.
Dio è la giustizia per essenza. Come potrebbe dispensare dal rendere a ciascuno il suo!
Né indulgenze plenarie, digiuni rigorosi, lacrime cocenti, opere di beneficenze sarebbero
sufficienti senza la restituzione. Non si rimette il peccato se prima non si restituisce. « O
restituzione, o dannazione ». L'obbligo di restituzione passa anche agli eredi del ladro.
Se il danneggiato è morto, agli eredi suoi spetta il risarcimento e la restituzione. Per
salvaguardare l'onore, la più semplice via di restituire per mezzo di un confessore o il
parroco. La restituzione dev'essere fatta più presto che si può, perchè l'obbligo incalza
ogni giorno, ed anche per un solo giorno è proibito ritenere cose che non ci
appartengono.
Procrastinare la restituzione senza giusto motivo è continuo e successivo peccato, per il
danno successivo che ne riceve il prossimo e per la continua trasgressione della legge di
Dio. La morte è più vicina di quanto si creda. Fate subito quello che vorreste aver fatto
in punto di morte. La più preziosa eredità è l'onestà, la virtù e il timor di Dio.
G. Crux
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