Apparizioni a Ghiaie
Il prof. Cazzamalli e le apparizioni di Ghiaie
Il Cazzamalli neuropsichiatra, nel 1951, pubblicò il libro: La Madonna di Bonate, apparizioni o visioni?, nel quale tenta di spiegare che le apparizioni di Ghiaie non sono autentiche. Il suddetto professore era anche presidente della Società Italiana di metapsichica.
A proposito, padre Gemelli, tra l'altro dice:
"Ho scritto parole chiare sulla fondazione in Italia di una società di metapsichica, sulle esperienze del prof. Ferdinando Cazzamalli, sulla registrazione dei fenomeni elettromagnetici radianti dal cervello, con i quali il Cazzamalli spiega o ritiene di spiegare la metapsichica, la rabdomanzia, ecc., ecc. Il Cazzamalli ha risposto con un violento articolo pubblicato nel volume: Studi e ricerche di metapsichica, Società italiana di metapsichica, tip. Colombo, Roma 1942, pagg. 91 e ss.
Consiglio a coloro che sono abituati al metodico lavoro scientifico di leggere quelle pagine; esse sono istruttive non tanto sui procedimenti polemici del Cazzamalli, quanto sui suoi metodi scientifici e sul suo modo d'impostare le questioni...
Padre Gemelli riporta questa affermazione del Cazzamalli:
"Lo spiritismo è da me respinto irrevocabilmente dal terreno della indagine sperimentale... impedendo che sotto bandiera metapsichica venga contrabbandato materiale spiritistico...".
Padre Gemelli risponde: "Per accettare questa affermazione bisogna dimostrare che metapsichica e ricerca psichica non sono il vestito nuovo e pseudoscientifico dell'antico spiritismo. Io questa dimostrazione non ho trovato negli scritti del Cazzamalli e nemmeno in quelli del Richet o degli altri autori dai quali il Cazzamalli ha mutuato l'equivoca espressione di metapsichica".
Quindi padre Gemelli dice che la metapsichica equivale
allo spiritismo.
Padre Gemelli passa poi a trattare la questione se esistono radiazioni del cervello, questi fenomeni elettromagnetici radianti dal cervello, come afferma il Cazzamalli.
Egli dice: "Fino ad ora nessun laboratorio di fisiologia o di psicologia ha dato la conferma delle registrazioni fatte dal Cazzamalli. Nessun fisiologo o psicologo o neurologo si è occupato dei fatti da lui descritti, all'infuori di coloro che si occupano di metapsichica".
Padre Gemelli aggiunge che non solo i fisiologi e gli psicologi, ma anche coloro che si occupano del complesso mondo delle onde elettromagnetiche, hanno dimostrato di non dare peso alcuno alle pretese scoperte del Cazzamalli.
Padre Gemelli dice: "Non chiedo che vengano registrati i fenomeni radianti negli stati di trance dei medium, domando che sia dato il modo di controllare che il cervello umano è, come afferma il Cazzamalli, un oscillatore emettente-ricevente, irradiante nell'etere, con possibilità esplorative delle vibrazioni che costituiscono un oceano nel quale siamo immersi. Domando che sia data la dimostrazione che si può realmente registrare, impiegando soggetti normali, in condizioni normali, ciò che il Cazzamalli afferma di avere registrato... Sino a che questo non sarà stato fatto, io avrò il diritto di ripetere che queste sono fantasticherie di un materialista".
In un secondo articolo, sempre sullo stesso argomento, padre Gemelli scrive: "Il Cazzamalli, escluso che i fenomeni da lui registrati si riscontrano in soggetti normali, in condizioni normali, afferma che, affinché le esperienze riescano, ossia affinché si abbia la captazione di fenomeni elettromagnetici radianti dal soggetto, occorre usare soggetti dotati di intensa psicosensorialità particolarmente visiva, nei quali si abbiamo stati onirici, allucinazioni spontanee o indotte, allucinazioni morbose, visioni allucinatrici frequenti negli stati di piccoli trance, ossia soggetti oniroidi, o allucinati veri e propri, o infine paranormali sensitivi... Se non mi inganno, mi parrebbe quindi di avere messo ordine nelle affermazioni del Cazzamalli: i fenomeni da lui descritti sono cioè da lui stati osservati in condizioni eccezionali e in stati patologici. Ma ciò che interessa soprattutto dimostrare si è verificare se si possono dimostrare i fenomeni descritti dal Cazzamalli in stati eccezionali, o nelle condizioni eccezionali, che egli afferma di avere studiate. Ora qui sta la difficoltà; come possiamo fare per realizzare queste condizioni eccezionali, questi stati eccezionali? Il Cazzamalli dice che bisogna, a questo scopo, usare soggetti di intensa vivacità psicosensoriale, ossia soggetti paranormali sensitivi. Confesso di non capire questa nomenclatura inconsueta agli psicologi e agli psichiatri; essa è bensì usata dai cultori della cosiddetta parapsicologia e dalla metapsichica, le ipotetiche discipline che studiano quei fenomeni che gli americani chiamano extrasensoriali; ma siamo fuori dal campo della fisiologia, della psicologia, oltre che della patologia mentale. Per la educazione scientifica su basi positive avuta io nutro diffidenza a riguardo dell'esistenza di questi soggetti paranormali, di questi stati parapsicologici e di questi fatti extrasensoriali...
Questa rinascita fra noi della metapsichica è dovuta, come si sa, al Cazzamalli, che si agita a suo favore da vent'anni; ma è necessario ricordare che le società di analogo nome costituite in altri paesi hanno chiuso i battenti da alcuni anni? Esse hanno chiuso i battenti perché le discussioni agitatesi nel mondo scientifico non furono a loro favorevoli... Al Cazzamalli riesce amaro che io lo abbia accusato di materialismo: mi rimprovera di avere con questa affermazione messo in dubbio la sua fede religiosa di cattolico. Mi inchino dinnanzi alla dichiarazione che il Cazzamalli fa di essere un buon cattolico; poiché, se non sbaglio, fu un tempo acceso socialista; godo di saperlo oggi fratello di fede religiosa; ma questo non toglie che egli si deve purgare dall'accusa di materialismo.
Poiché questa non è la sede opportuna per discutere questioni filosofiche, prego il prof. Cazzamalli di rispondere, in sede opportuna, all'articolo: La dottrina materialistica del prof. Cazzamalli, apparso nella Rivista medica per il Clero, luglio 1942, p. 146; in esso il P. Giuseppe Albarelli, a proposito del risentimento del Cazzamalli per l'accusa che io gli ho mosso, scrive: "Di qui il risentimento del Cazzamalli, il quale non vede come lo studio dei misteri del cervello umano possa dare appiglio alla taccia di materialista. E non lo vediamo nemmeno noi se non che, caso più unico che raro e che può attestare l'innocenza del Presidente della Società Italiana di Metapsichica, è che il prof. Cazzamalli volendo gettare sul P. Gemelli l'accusa di materialista, fornisce la prova indiscussa del suo materialismo, che egli in perfetta buona fede ritiene spiritualismo della miglior lega.
Il Cazzamalli, continua il P. Albarelli, aggiunge di proprio queste strabilianti affermazioni: "L'anima (si intende l'anima dell'uomo) è il principio immateriale, estraneo alle leggi ed alle forze della materia, dell'energia, della vita...; non può essere sottoposta alla osservazione e all'esperienza, cioè ai mezzi precipui dei metodi sperimentali; l'anima resta oggetto della teologia". Questa definizione dell'anima umana del Presidente della Società Italiana di Metapsichica, è ribadita dal medesimo a pag. 8 (Esordio promettente) degli Studi e Ricerche della Metapsichica". Il P. Abbarelli commenta: "Non so come sia possibile far passare questa dottrina del Cazzamalli come spiritualistica e conforme all'insegnamento della Chiesa cattolica. A parole si concede all'anima umana l'immaterialità, la si fa come una "res divina", oggetto esclusivo della teologia. In pratica la si riduce a zero".
Ossia, e farò punto, afferma il P. Albarelli, il prof. Cazzamalli, mentre diniega di seguire dottrine materialistiche, d'altra parte ammette che la psiche umana, alla quale fan capo i fenomeni intellettivi compresi i coscienti che sono i più elevati, è materiale e perciò oggetto di osservazione e di esperienza. Egli poi a salvaguardare la immaterialità dell'anima umana la distingue dalla psiche umana, senza dirci di che cosa essa sia principio in ogni modo escludendo che sia principio dei fenomeni intellettivi. Se la teoria del Cazzamalli, come da lui espressa, lo salva dal materialismo, lo mette però in opposizione con la dottrina della Chiesa definita dal Concilio di Vienna, che dichiara come verità di fede che l'anima umana è forma sostanziale del corpo umano. Risponda dunque il Cazzamalli, se lo ritiene opportuno, al P. Abbarelli; comunque resta evidente che io non gli ho recato ingiuria quando l'ho accusato di essere un materialista" (v. Vita e Pensiero, novembre 1941 e Archivio di Psicologia Neurologia Psichiatria, estratto dal fascicolo di giugno 1942, biblioteca della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, pp. 248-251).
Ho riportato il confronto, o meglio lo scontro, tra padre Gemelli ed il Cazzamalli per fare notare quali erano le idee e i metodi di Cazzamalli che lo hanno guidato nell'esame di Adelaide e delle apparizioni di Ghiaie e non c'è da meravigliarsi se con queste premesse è arrivato alla conclusione che conosciamo.
Ci si domanda: perché il Cazzamalli ha scritto questo libro?
La risposta la dà il Cortesi, il quale scrive:
"Sollecitai la relazione del Prof. Ferdinando Cazzamalli di Como; mi attendevo grandi cose dall'esimio neuropsichiatra... il quale aveva assistito all'ultima visione di Adelaide e con profonda competenza e finissima sensibilità critica continuava a interessarsi vivamente della piccola, visitandola di quando in quando a Bergamo e tenendosi in stretta relazione epistolare con me" (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, o.c. p. 116).
Il Cazzamalli consegnò la sua relazione il 21 giugno 1945 e poi venne il libro, con una grande differenza nei confronti della tesi del Cortesi, perché il Cazzamalli afferma che Adelaide Roncalli non ha ingannato, ma si è ingannata, è una sognatrice ad occhi aperti.
Riporto solo alcune pagine del libro, quelle che in sintesi
esprimono la sua tesi.
Il Cazzamalli scrive:
"Una contadinella di età fra i sei e i sette anni, di sveglia intelligenza, di vivace psicosensorialità, di complessivamente discrete doti di carattere... allevata in ambiente famigliare di accentuata se pur grossolana pietà religiosa, dapprima attraverso illustrazioni apologetiche, poi attraverso rappresentazione scenica, rielaborata in successive ripetizioni spontanee fanciullesche, viene ad assorbire tutta la storia di Fatima nei suoi più toccanti e minuti particolari. Non possiamo dimenticare l'onirismo abituale dell'Adelaide, che sfocia abitualmente nel sonniloquio, accompagnato da moti fisionomici e da gesticolazione, che lo portano ai confini del sonnambulismo, poiché è su questo terreno di vivissima eccitabilità psicosensoriale che la storia offerta all'Adelaide nella rappresentazione scenica, ripetuta poi nei giochi colle amichette e di certo illustrata ampiamente con vivacità descrittiva attraverso le parole suadenti delle suore dell'Asilo, farà germinare nella psiche dell'Adelaide il conato oniroide.
Nella psiche dell'Adelaide viene infatti ad accumularsi un deposito mnemonico ordinato e munito del potenziale di carica di sovraccarica dei correlativi elementi sentimentali e passionali. Nel subconscio della bambina viene così via via elaborandosi, colla spinta del confessato ardente desiderio di veder la Madonna, un conglomerato psichico, contrassegnato da elementi psicosensoriali e fissativi mnemonici ad alto potere rievocativo, il cui nocciolo è in "Fatima", mentre alcuni particolari potranno derivare senza difficoltà dalle similari impressioni di tipo religioso e chiesastico, sgorgate dall'ambiente in cui è immersa l'Adelaide sia nei mesi precedenti il 13 maggio 1944, sia nei giorni passionali delle "apparizioni", non che dalle mnemotraccie di quadri e statue della chiesa parrocchiale. L'Adelaide è una bambina sana di fisico e dal lato psichico complessivamente equilibrata per la sua età, pur non dimenticando le possibili e probabili influenze degenerogene dell' alcolismo paterno... Quanto a certe reazioni psichiche della bambina non va dimenticato che siamo in campo di psicologia infantile e che nel 'caso specifico dell'Adelaide, si tratta di un soggetto complessivamente dotato di discrete qualità morali, intelligente, non propensa al sistematico mendacio (salvo le facili bugie dell'età), con tendenza alla imitazione di cose viste e udite, e dotata di una vivida psicosensorialità... Indagini ed osservazioni accurate dal lato fisiopsichico, riguardanti la bambina al di fuori delle "apparizioni", hanno accertato per la stessa il dato predominante di una particolare vivacità psicosensoriale, rivelatosi caratteristico della mentalità del soggetto e insieme una intelligenza sveglia, un carattere forte con tendenze sopraffattorie, un certo egocentrismo, una maturità di giudizio e una estraneità ai giochi propriamente infantili, che la rendono, per il suo complesso mentale, superiore alla media delle contadinelle della sua età. E ancora tendenze allo scherzo fino alle soglie dello scherno, alla monelleria fino a una certa ardita presuntuosità, e una propensione alla imitazione veramente spiccata. Di carattere buono e affettuoso, spontaneo e libero da quelle artificiosità, così frequenti a riscontrarsi in tale età evolutiva specie nei soggetti di sesso femminile.
Alle Ghiaie quel 13 maggio scoppiò il piccolo uragano nel cielo psichico di Adelaide Roncalli, di cui la preparazione nuvolosa era stata di mesi e quella temporalesca di giorni. Ed ecco la bambina darsi in balia della réverie, della fantasticheria, favorita dal suo volontario abbandono - avendo per modello i particolari scenici della rappresentazione di Fatima - nello stato oniroide di attenzione aspettante, proprio nel momento in cui le condizioni esteriori ambientali (luogo quieto e sereno, due amichette accoste, la messe di fiori campestri da raccogliersi per la Madonna) venivano a coincidere coll'orgasmo psicosensoriale, di cui il desiderio sempre più ardente di vedere anche lei la Madonna fungeva da elevatore del potenziale di carica. Desiderio confessato con infantile candore...
Il piccolo uragano psichico scoppia e la scarica psicosensoriale, che dà corpo scenico alla fantasticheria con alcuni elementi di riproduzione evocativa e altri di interpolazione sul cosciente, abbacina colla visione agognata la bambina. L'Adelaide vede la Madonna, vede la Sacra Famiglia, come tutti i sognanti vedono l'obbietto del loro sogno colle caratteristiche di evidenza più vera della stessa realtà. Ma la Madonna non è apparsa alla bambina Adelaide Roncalli, se pur la bambina l'ha vista in varie fogge e in varie scene con S. Giuseppe, col Bambino, cogli angeli, persuasa profondamente perché la sorpresa allucinatoria oniroide l'ha colpita in pieno. Poi la bambina vorrà riprovare tale emozione psicosensoriale e vi riuscirà più o meno per altri dodici volte, fino a che entreranno in gioco elementi inibitori, via via fattisi sempre più imperiosi alla coscienza di veglia.
Il gioco subcosciente di mettersi in stato sognante, favorirà, per l'intensa attività psicosensoriale di cui la bambina è dotata, il ripetersi, dopo la prima "visione", preparatasi nell'ombra del subconscio ed esplosa con sorpresa della coscienza vigile, che ne venne soprafatta, le successive "visioni". Le quali sono sollecitate non tanto da una condizione mistico-religiosa, assente in Adelaide, quanto dalle pressanti richieste di tutto il mondo passionale, di cui la guerra immane costituiva l'incubo quotidiano. Vi fu un giorno nel quale l'Adelaide avrebbe certo preferito di recarsi a prendere una bella bambola promessale, invece che al luogo della "apparizioni" e lo affermò candidamente con bella e sana ingenuità. Ma dalla espressione scandalizzata dei visi, comprendendo che la sua preferenza apertamente manifestata era un po' troppo forte, ripiegò dicendo che anteponeva il desiderio di vedere la Madonna a quello di avere la bambola! E in ciò rifulse il rapido intuito della bambina e la capacità di adeguarsi alle circostanze. Del resto nessuna reazione mai di aderenza soprannaturale si ebbe a rilevare nell'Adelaide. E neanche, a malgrado del soggiorno in ambiente mistico-religioso, un aumento della pietà, che è amore di Dio. Nello stesso esercizio delle devozioni e nei momenti trepidi della Santa Comunione la bambina mai ebbe a dimostrare una ardente elevazione al Cielo. L'ultima "visione" si chiude con una aridità sentimentale da parte di Adelaide veramente impressionante. La bambina, secondo suggerimenti avuti, chiede alla Madonna se non sarebbe più venuta, e la Madonna risponde che era questa l'ultima volta e non sarebbe più venuta.
Null'altro dalla... Madonna alla bambina in quell'ultimo giorno di quel maggio. Neanche un saluto di congedo. Tutto ciò s'intende va attribuito alla immaginaria Madonna dell'Adelaide e si spiega col desiderio cosciente della bambina di troncare una situazione fattasi sempre più pesante, senza dimenticare il naturale illanguidimento di quel potenziale affettivo della bimba (soddisfatto ormai il desiderio di "vedere" la Madonna), che era stato il fattore massimo di carica subcosciente della psicosensorialita cerebrale" (v. La Madonna di Bonate, apparizioni o visioni?, Fratelli Bocca Editori, Milano 1951, pp. 85-91).
Continuando la lettura del libro trovo: i tre casi di malattia con esiti felici. Mi sono detto: vediamo come spiega questi fatti lo psichiatra Cazzamalli, se sono anche questi sogni o realtà e se queste persone sono guarite a causa di una bambina sognante, dato che le tre guarigioni sono intimamente connesse con le apparizioni di Ghiaie.
Il Cazzamalli scrive:
"Complete sono le storie cliniche di alcuni pazienti da me tenute in prolungata osservazione. Qui per inderogabile economia di spazio debbo limitarmi a poche righe riassuntive.
Tre sono state in modo particolare le pazienti da me compiutamente osservate e seguite in questi anni, le quali in diretta relazione con i fatti svoltisi alle Ghiaie di Bonate, hanno sortito un esito positivo colla scomparsa delle loro sofferenze, mentre a tutt'oggi lo stato di benessere è invariato.
- Roncari Anna, quarantaquattrenne al momento dei fatti di Bonate, era una suora al secolo... Si tratta di una distonica del sistema neurovegetativo con crisi gastriche di probabile natura ipercloridrica d'origine neurotica (nevrosi gastrica, ptosi e colite).
Ha presentato anteriormente crisi di schietta natura isteroide. Alle Ghiaie di Bonate il contegno e le reazioni sono tipicamente isteroidi e colà in stato di coscienza onirica di tipo autoipnotico ha visione allucinatoria della Madonna, che le cammina sull'addome e le annuncia la guarigione.
Guarigione improvvisa e insolita non vuol dire miracolosa...
L'interesse del caso clinico Roncari Anna è nella istantaneità della guarigione da sofferenze indubbiamente dolorose e penose... Miracolo adunque no. Singolarità della guarigione sì. Meccanismo della stessa autoipnotico, favorito e potenziato dal temperamento mistico-religioso della paziente. La fede che guarisce.
- Sala Anna trentaseienne, affetta da grave nevrosi traumatica del tipo "trauma cranico chiuso", è guarita alle Ghiaie di Bonate. Anche qui si tratta di una suora al secolo... dopo tre ore di preghiere alle Ghiaie di Bonate, proprio in quel 31 maggio, che segnò la fine delle "apparizioni, e prima ancora che la bambina Adelaide Roncalli venisse portata nel recinto, e cioè tra le 17 e le 18,- noi sappiamo come in quel giorno solo verso le ore venti la bambina cadde nello stato oniroide di visione — la Sala Anna sentì dentro di sé "qualcosa di soprannaturale" e con ciò di essere guarita.
Ancor qui guarigione prodigiosa. Non miracolo. Ed ancora qui, dove assai difficilmente avrebbe potuto avere successo un intervento etero-suggestivo, il fattore autosuggestivo, munito di un potenziale emo-affettivo intenso, quale è quello della fede ardente, e dalla sua pietà religiosa profonda, ha posto in gioco linee di forza e sviluppato interventi energetici endoorganici tali da determinare il fatto inusitato, in simili casi clinici, della immediata e stabile guarigione.
- E veniamo alla Villa Anna, oggi trentunenne, che dopo la guarigione clinica pure istantanea avvenuta alle Ghiaie di Bonate ebbe una felice gravidanza, con parto e puerperio normali. Qui niente tendenze monastiche. Però ancor qui una pietà religiosa spiccata e elementi della personalità non comuni. La Villa Anna era da sei anni affetta da morbo di Pott a carico della XII vertebra dorsale e della I lombare. Venne curata opportunamente e ne risultò tale sensibile miglioramento, da consentirle il ritorno in famiglia. Dopo tre anni si verificò una ricaduta, alla quale non debbono ritenersi estranee condizioni psicotraumatiche. Allora si indusse a partire per Pietrelcina, ove risiede un tal Padre Pio venuto in fama di guaritore di anime e di corpi. E qui si innesta un fatto "metapsichico". La Villa tenta di mettersi psichicamente in comunicazione con Padre Pio innanzi di recarsi da lui. E si rivolge al proprio "Angelo Custode" come al medium adatto. E chiede ad esso la prova della avvenuta intercomunicazione spirituale psichica. Aveva letto infatti un libro su Padre Pio e appreso come taluno avesse avvertito a distanza un "odore" (il famoso "odore di santità"). Un giorno un forte odore di acido fenico venne avvertito dalla Villa, che la madre con assai minore intensità, ma sufficiente alla sua individuazione, ebbe pure a percepire intorno alla testa della figlia malata. Venne deciso, come ho detto, il viaggio.
Ciò che avvenne poi a Pietrelcina si può facilmente identificare con taluni fenomeni della metapsichica subbiettiva (criptestesia del "frate") e obbiettiva (odore di acido fenico percepito anche dalla cognata). Tornò di là assai migliorata.
Qui si pongono evidentemente due questioni. L'una delle possibilità guaritive cliniche dell'autosuggestione con benefica ripercussione sul soma attraverso influenze tonico-trofiche del sistema nervoso centrale sul vegetativo e sugli organi; e dall'altra parte le possibilità non più refutabili guaritive che taluni soggetti umani (guaritori) esercitano su malati, e per cui non si può escludere oggi un rapporto energetico fra guaritore e paziente.
Seguirono nuove successive ricadute e infine il viaggio alle Ghiaie col noto benefico risultato, che, preannunciato da sensazioni di benessere spirituale e materiale, ad un dato momento, dopo le manovre compiute sul "sasso" della bambina, risentì in modo fulmineo... Il seguito è noto, e debbo aggiungere che la Villa ebbe in seguito una gravidanza normale e parto e puerperio normali. Guarigione dunque improvvisa e straordinaria.
Queste tre guarigioni cliniche, che per certi lati sconcertano dal punto di vista medico-terapeutico, specie per la fulmineità del benessere soggettivo, mantenutosi fino ad oggi, devono essere saggiamente vagliate.
Va escluso assolutamente il fattore "miracolo", in quanto in tutte e tre fa difetto come dissi il "suggellum Dei" (sigillo di Dio, n.d.r.), il cui contrassegno immancabile è il ripristino immediato di tessuti alterati con tessuti sani, obbiettivamente constatabile, mentre resta aperta l'interpretazione relativa alla prodigiosità del benessere immediatamente seguito al pellegrinaggio alle Ghiaie e conservatosi fino ad oggi. Passando dal semplice al più complicato dirò che una prima ipotesi esplicativa
si può basare sulle possibilità guaritive autosuggestive. Una seconda ipotesi va riferita a possibilità energetiche assunte dall'ambiente psicobiofisico. Una terza ipotesi infine, che mi piace pure di formulare a consolazione meritata delle tre pazienti e di tutti i fedeli, è che la Madonna, non di Bonate, ma la Vergine Madre di Gesù il Cristo, abbia voluto premiare la fede sincera di tutta una vita in tre sofferenti; due delle quali vere suore al secolo, e l'ultima pure imbevuta di profondo spirito religioso".
Il prof. Ferdinando Cazzamalli, nell'appendice del suo libro, riporta la relazione sul caso della Roncari Anna che egli ha consegnato a don Luigi Cortesi 1'11 dicembre 1944. La medesima fu poi pubblicata dal Cortesi nell'appendice del suo libro: Il problema delle apparizioni di Ghiaie, edito nel 1945. Tra
le due, cioè tra la relazione stampata nel libro del Cortesi e quella riportata dal Cazzamalli nel suo libro edito nel 1951, vi è una certa differenza. Il testo del Cortesi è più completo e mostra di più la possibilità dell'intervento soprannaturale. Tuttavia il Cazzamalli, a conclusione delle sue osservazioni cliniche, non può non scrivere: "Se passeranno mesi e anni e la Roncari continuerà a mantenersi in perfetta condizione di salute esplicando attività lavorativa normale, allora la clinica medica dovrà porsi la domanda: "Che è occorso nell'organismo della Roncari 1'11 giugno alle Ghiaie di Bonate, di cui le nostre conoscenze sanitarie non riescono a darci una soddisfacente spiegazione?." Il caso clinico della Roncari, concludendo, merita di essere preso in seria considerazione dal punto di vista delle guarigioni improvvise e insolite". (v. p. 120).
Il Cazzamalli quando scriveva queste parole non si è accorto che erano già passati sette anni dalla guarigione perfetta e duratura della Roncari e quindi doveva concludere: il caso cli- nico della Roncari merita di essere preso in seria considerazione dal punto di vista delle guarigioni prodigiose.
A riguardo del caso Sala Anna, il Cazzamalli nell'appendice scrive: "Ora nelle ben precisate condizioni di evidente grave stabilizzazione morbosa il 31 maggio 1944 la Sala, nei modi che si disse sopra, riacquista immediata piena e perfetta salute. La guarigione è improvvisa e oggi che scrivo persiste perfetta, come in ripetuti esami ho potuto controllare durante questi due anni. Su tale dato di fatto non vi è posto per discussione di sorta. A questo punto possiamo dal lato clinico porci alcune domande:
1) Una guarigione assoluta, completa, perfetta come questa della Sala è possibile o probabile in casi clinici similari?
2) Con quali mezzi terapeutici?
3) In quanto tempo presumibile?
Devesi coscienziosamente rispondere che non si è dato in tali casi di assistere ad una guarigione assoluta, completa, perfetta, come è quella della Sala: che è possibile in taluni casi di ottenere qualche miglioramento per alcuni disturbi con cure lunghe e protratte, ma i residui e le sequele di tale sindrome clinica sono sempre immancabili e individuabili obbiettivamente. Aggiungerò che i fattori suggestivi, sia autosuggestivi (indennizzo da riscuotere prima e indennizzo ottenuto poi, come ogni altro fatto che può germinare e svolgersi nella psiche di malati di tale sindrome morbosa), sia eterosuggestivi (fatti imprevisti emotivi, interventi di psicoterapia, di ipnotizzazione, ecc.) hanno sulla sindrome atopica da trauma cranico chiuso e sulle sue sequele morbose nessuna possibilità di serio successo.
È perciò che il caso clinico della Sala Anna va preso, a mio avviso, in seria considerazione dal punto di vista delle guarigioni improvvise e singolari" (v. pp. 129-130).
Anche in questo caso, il Cazzamalli, nella relazione inviata al Cortesi l'11 dicembre 1944, non parla di guarigioni improvvise e singolari, ma di guarigioni prodigiose. Tuttavia chi legge queste pagine e le mette a confronto con la pagina 93 dello stesso libro, non può non notare una assoluta disparità di giudizio, tanto da poter dire che al Cazzamalli non manca solo il rigore scientifico, ma anche la logica, la coerenza.
E veniamo al caso di Anna Villa. Il Cazzamalli scrive: "Siamo di fronte con certezza ad un processo pottico della colonna vertebrale, iniziatosi probabilmente durante la gravidanza del 1937, a carico inizialmente della XIIa vertebra dorsale e della prima lombare... Alla fine del 1943 e all'inizio del 1944 vi è altra ricaduta per cui si riduce a stare alzata dal letto solo per circa un'ora e mezza al giorno, sostenuta dal busto in alluminio e celluloide. Appena levava il busto doveva per camminare appoggiare le mani sulle ginocchia, camminando così curva per l'incapacità di reggersi. Alle Ghiaie di Bonate si recò il 28 maggio (1944, n.d.r.) e, come sopra è riferito, colà toltosi il busto si sentì dritta, sciolta nei movimenti della colonna e liberata dal dolore. Tornata a casa portò il busto ancora prudenzialmente nel giorno successivo e al terzo giorno dovette abbandonarlo per sempre e venne poi sostituito da corsetto di tela. Da allora riprese vita normale e nel luglio e nell'agosto costatai che continuava tale stato normalissimo di vita da persona assolutamente sana, che accudisce (come è il caso della paziente che è donna sposa e madre) alle faccende tutte domestiche dalla mattina di buon'ora alla sera, uscendo di casa, recandosi alla chiesa di buon mattino, insomma considerandosi precisamente come prima del 1937 e cioè quand'era in perfetto stato di salute.
È evidente che le condizioni di salute della Villa nell'estate 1944 sono ottime e in manifesta contraddizione col reperto radiografico precisamente di tale epoca. Il radiologo avanti di procedere alla radiografia di controllo, e dopo aver presa visione delle lastre precedenti che seguono il grave decorso della malattia, ebbe a fare questa dichiarazione: "Se io troverò una colonna vertebrale ripristinata normalmente, crederò al miracolo e mi farò frate". Un intelligente sacerdote mi aveva già dichiarato che se radiologicamente si fosse trovato la colonna vertebrale normale il miracolo sarebbe stato evidente. Mi sembra che la questione sia mal posta, poiché se il reperto obbiettivo radiologico mi dà un responso sempre più grave e la paziente sta benissimo e vive normalmente penso che si deva essere tratti a riflettere seriamente su quanto improvvisamente è avvenuto e poi si è mantenuto e stabilizzato nelle condizioni di salute della Villa. Se ad esempio ci trovassimo di fronte ad un cieco per atrofia dei nervi ottici colla sintomatologia oftalmoscopica corrispondente, che improvvisamente ricuperasse completamente la vista restando invariato lo stato del "fundus oculi" dal lato medico-biologico che dovremmo pensare? Dovremmo pensare che poiché a tali condizioni dei nervi ottici e della retina corrisponde totale o parziale cecità, saremmo di fronte ad un fatto dal lato medico-scientifico inspiegabile...
Se non ci fosse di mezzo il fatto "Bonate" clinici e radiologi, io penso, non potrebbero trattenersi dal fare alte meraviglie sia sul benessere improvviso con ritorno della Villa ad una vita normale, quale era quella ante malattia, sia sul contrasto fra tale "status" improvvisamente delineatosi e il quadro radiografico della colonna vertebrale. Se fra un anno il quadro radiografico fosse stazionario o peggiorato e la Villa continuasse a stare benissimo ed a vivere normalmente non vedo come potremmo in coscienza medica sottrarci dal ritenere che un intervento prodigioso si è verificato a capovolgere i rapporti fra condizione morbosa bene individuabile della colonna vertebrale e scomparsa totale dei disturbi, che clinicamente dovrebbero di necessità e immancabilmente corrispondere... Nel caso poi, che più qui ci interessa, della Villa in relazione alle "apparizioni" di Bonate, i dati di esame e di osservazione, offerti dalla clinica medica, dalla radiologia, dalla neurologia, ammessa la necessità di protrarre ulteriormente l'osservazione del caso, mi inducono però in coscienza a segnalare il caso della Villa come degno della massima considerazione in rapporto a seria possibilità di guarigione improvvisa e straordinaria, in quanto la Villa non solo è stata sempre bene, ma ha partorito poi altro figlio normalmente e senza alcuna conseguenza cattiva per la sua salute" (v. pp. 135138).
Anche qui va notata la contraddizione tra quello che il Cazzamalli afferma nell'appendice e quello che scrive nelle pagine 94-95 del suo libro. Assistiamo ad un caso più unico che raro, in cui l'autore confuta se stesso.
Il Cazzamalli per spiegare le apparizioni di Ghiaie usa le motivazioni del Locatelli e del Cortesi già dimostrate false e adopera espressioni che padre Gemelli diceva di non capire perché non appartenevano al linguaggio dei cultori della scienza, ma proprie dello spiritismo o metapsichica. Ed è proprio questa la chiave d'interpretazione del Cazzamalli nel caso Ghiaie. Per averne una dimostrazione basta vedere come tratta l'incontro di Villa Anna con Padre Pio.
Il Cazzamalli confonde il luogo di nascita di Padre Pio: Pietrelcina (Benevento) con San Giovanni Rotondo (Foggia) dove esercitava il suo ministero sacerdotale e là Villa Anna lo incontrò.
Il fenomeno dei profumi di Padre Pio, che molti percepivano anche a distanza, come nel caso della Villa, non era l'odore della santità del santo religioso, perché la santità non ha alcun odore, essendo una realtà puramente spirituale. Un tempo si usava l'espressione "in odore di santità" per indicare la fama di santità che una persona godeva presso i fedeli.
La preghiera rivolta dalla Villa all'angelo custode non ha nulla a che fare con la metapsichica di Cazzamalli e l'angelo custode non si può nemmeno lontanamente paragonare al "medium" delle sedute spiritiche. Villa Anna era una cattolica che credeva nell'aiuto degli angeli custodi e nell'intercessione dei santi.
Il Cazzamalli, ad ogni guarigione che riporta nel suo libro, ripete come un ritornello: non si tratta di un miracolo. È facile rispondergli che questo giudizio non spetta a lui, ma alla competente autorità ecclesiastica, in primo luogo al vescovo della diocesi.
In conclusione, ci troviamo di fronte a tre tesi, a tre tentativi di spiegare le apparizioni di Ghiaie; il trucco inventato dal parroco di Ghiaie don Cesare Vitali; l'inganno di Adelaide; il sogno ad occhi aperti della piccola Roncalli.
Locatelli, Cortesi, Cazzamalli usano gli stessi argomenti e arrivano a conclusioni che si escludono a vicenda e ognuno critica l'altro, certo di avere trovato la soluzione giusta del problema. Ma qual è quella vera? Nessuna, perché hanno lavorato di fantasia, hanno parlato di un'altra Adelaide, non di quella vera. Hanno voluto trovare ragioni per negare la soprannaturalità delle apparizioni di Ghiaie, nei difetti, nei limiti della bambina Adelaide. E i contrari, i negatori delle apparizioni non hanno manifestato i loro limiti e anche gravi? Chi di noi può dire di non averne, soprattutto nel campo spirituale? E se poi guardiamo ai frutti? Da una bambina bugiarda o allucinata o plagiata sono derivate conversioni, guarigioni straordinarie, preghiere, sacrifici, un bene immenso e dall'azione dei perfetti che cosa ne è venuto? Lascio la risposta a chi vuole vedere.
Severino Bortolan
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