1. Nell'Antico Testamento
Dio dice ad Abramo: «Non temere. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».
Isaia consola gli oppressi, assicurando che il Signore «ha con sé la sua mercede, la sua ricompensa è davanti a lui».
I Salmi uniscono gioia e ricompensa: «tua, Signore, è la grazia; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo».
1 Proverbi: «Colui che veglia sulla tua vita lo sa, egli renderà a ciascuno secondo le sue opere».
La Sapienza: «I giusti vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e l'Altissimo ha cura di loro».
2. Nel Nuovo Testamento
Gesù parla sovente del premio riservato a coloro che si comportano in un modo retto, e soprattutto a coloro che lo seguiranno, anche col sacrificio della vita.
Le sue promesse riguardano la vita futura: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio», «grande è la vostra ricompensa nei cieli»; «Va', vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi»; a coloro che digiunano e pregano sarà riservata una grande ricompensa.
E quando promette un bene terreno, questo bene non lo considera definitivo, ma come caparra e presupposto per l'eternità: «non accumulatevi tesori sulla terra... accumulatevi invece tesori nel cielo», perché la ricompensa adeguata è solo quella del Paradiso.
Gesù invita a lavorare, a servire e ad amare Dio non per la ricompensa, ma perché Egli è il Sommo Bene al quale tutto è dovuto; ma assicura che questa condotta sarà accompagnata da una ricompensa sicura, perché Dio è fedele con coloro che gli obbediscono. Il prometterla e il darla è però solo un suo dono, così che, alla fine, ciascuno dovrà dire: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
Paolo è fermamente convinto che ciascuno, alla fine, avrà ciò che si è meritato, perché il Signore darà a ciascuno secondo le sue opere: tribolazione e angosce per chi fa il male; gloria, onore e pace per chiunque fa il bene.
Ed è pure convinto che la conseguenza del premio verrà solo dopo un grande impegno, come quello che mettono coloro che corrono nello stadio.
S. Giovanni ha diversi passi significativi nei quali:
• riporta le parole con le quali Gesù esige dal Padre la ricompensa: «Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te»;»
• scrive al Vescovo di Efeso: «al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel Paradiso di Dio»;
• trasmette il grande annuncio del Signore: «Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere».
Vieni, servo buono e fedele. Venite, benedetti dal Padre mio
Dice S. Agostino che quando Dio ci premierà, non premierà noi, ma premierà i suoi doni, perché è Lui che ci aiuta a compiere il bene con la sua grazia.
Ed è vero, perché tutto proviene da Lui: il volere e la capacità di fare il bene.
Ha voluto fare di noi delle creature libere, e quindi lasciarci quello spazio personale che ci rende responsabili e protagonisti delle scelte che facciamo. Questa verità è chiaramente dimostrata in due passi particolarmente significativi: la parabola dei talenti e il Giudizio che Egli emetterà alla fine:
• il padrone, che al momento di partire ha distribuito somme diverse ai suoi dipendenti, è molto soddisfatto quando, al ritorno, verifica l'impegno di ciascuno ed esclama felice a chi si è seriamente adoperato: bravo! Vieni! Entra nel gaudio del tuo Signore!;
• il divino Giudice, che alla fine dei tempi siederà sul trono di gloria per giudicare tutta l'umanità, pronuncerà un'irrevocabile sentenza di condanna o di vita.
Dirà a coloro che saranno trovati giusti: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo». Quale invito più consolante di questo?
Quale gioia più completa che ricevere da Lui il "biglietto d'invito" per la felicità più completa?
Questa felicità del Paradiso si chiama beatitudine e racchiude in sé tutte le gioie di cui siamo capaci e che in queste pagine abbiamo cercato di illustrare.
La piena ed eterna alleanza
S. Agostino, nella conclusione della sua opera De civitate Dei, dice tra l'altro: «quanto sarà grande quella felicità in cui non vi sarà nessun male, non mancherà nessun bene, e si benedirà Dio, che sarà tutto in tutti!
Il Salmo afferma: beati coloro che abitano nella tua casa, Signore: essi ti loderanno nei secoli dei secoli. Lassù vi sarà la vera gloria, il vero onore, la vera pace, il giusto premio.
L'oggetto del nostro desiderio sarà Colui che si vedrà per sempre, si amerà senza fastidio, si loderà senza stanchezza... e sarà il gaudio perfetto».
Il motivo principale del gaudio sarà il possesso di Dio e la partecipazione al suo amore.
La comunione con Lui porterà alla più alta consolazione, perché raggiungerà il massimo di perfezione e la più completa realizzazione del nostro essere umano.
Dio è l'Amore, e perciò quando l'io umano si incontra saldamente con il Tu divino, si incontra con l'Amore stesso.
La felicità della persona umana consisterà quindi nell'essere abbracciata dall'Amore.
Se Dio è l'Amore in Persona, è anche la Felicità in Persona, perché Amore significa Felicità.
Il Paradiso è l'incontro con la Felicità personificata. La vera beatitudine per l'uomo sarà quindi quella di potersi immergere nella felicità di Dio.
Nel Paradiso avverrà l'alleanza piena fra l'io umano e il Tu divino.
Dio avvolgerà il Beato e lo immergerà nel suo amore, ed egli sarà pienamente appagato e felice, perché vivrà dell'eterna Vita e dell'eterno Amore.
Tutto questo si verificherà in quel futuro prossimo o lontano che solo Dio conosce.
Ora viviamo nella "beata speranza" di poter raggiungere questo traguardo glorioso che il Padre ha preparato per ciascuno noi.
Don Novello Pederzini
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