sabato 6 giugno 2020

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )


VISIONE DI FRATE PACIFICO

Un’altra volta, Francesco andava per la valle di Spoleto ed era con lui frate Pacifico,  oriundo della Marca di Ancona e che nel secolo era chiamato “ il re dei versi”, uomo  nobile e cortese, maestro di canto. Furono ospitati in un lebbrosario di Trevi.

E disse Francesco al compagno: «Andiamo alla chiesa di San Pietro di Bovara, perché  questa notte voglio rimanere là». La chiesa, non molto lontana dal lebbrosario, non era  officiata, giacché in quegli anni il paese di Trevi era distrutto e non ci abitava più  nessuno.

Mentre camminavano, Francesco disse a Pacifico: «Ritorna al lazzaretto, poiché voglio  restare solo, qui, stanotte. Verrai da me domani, all’alba». Rimasto solo in chiesa, il  Santo recitò la compieta e altre orazioni, poi volle riposare e dormire. Ma non poté,  poiché il suo spirito fu assalito da paura e sconvolto da suggestioni diaboliche. Subito si  alzò, uscì all’aperto e si fece il segno della croce, dicendo «Da parte di Dio onnipotente,  vi ingiungo, o demoni, di scatenare contro il mio corpo la violenza concessa a voi dal  Signore Gesù Cristo. Sono pronto a sopportare ogni travaglio. Il peggior nemico che io  abbia è il mio corpo, e voi quindi farete vendetta del mio avversario». Le suggestioni  disparvero immediatamente. E il Santo, facendo ritorno al luogo dove prima si era  messo a giacere, riposò e dormì in pace.

Allo spuntare del giorno, ritornò da lui Pacifico. Il Santo era in orazione davanti  all’altare, entro il coro. Pacifico stava ad aspettarlo fuori del coro, dinanzi al crocifisso,  pregando anche lui il Signore. Appena cominciata la preghiera, fu elevato in estasi (se  nel corpo o fuori del corpo, Dio lo sa), e vide molti troni in cielo, tra i quali uno più alto, glorioso e raggiante, adorno d’ogni sorta di pietre preziose. Mentre ammirava  quel]o splendore, prese a riflettere fra sé cosa fosse quel trono e a chi appartenesse. E  subito udì una voce: «Questo trono fu di Lucifero, e al suo posto vi si assiderà  Francesco».

Tornato in sé, ecco Francesco venirgli incontro. Pacifico si prostrò ai suoi piedi con le  braccia in croce, considerandolo, in seguito alla visione, come già fosse in cielo. E gli  disse: «Padre, perdonami i miei peccati, e prega il Signore che mi perdoni e abbia  misericordia di me». Francesco stese la mano e lo rialzò, e comprese che il compagno  aveva avuto una visione durante la preghiera. Appariva tutto trasfigurato e parlava a  Francesco non come a una persona in carne e ossa, ma come a un santo già regnante in  cielo.

Poi, come facendo lo gnorri, perché non voleva rivelare la visione a Francesco, Pacifico  lo interrogò: «Cosa pensi di te stesso, fratello?». Rispose Francesco: «Sono convinto di  essere l’uomo più peccatore che esista al mondo». F. subito una voce parlò in cuore a  Pacifico: «Da questo puoi conoscere che la visione che hai avuto è vera. Come Lucifero  per la sua superbia fu precipitato da quel trono, così Francesco per la sua umiltà  meriterà di esservi esaltato e di assidervisi».

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

GESU' EUCARISTIA l’amico che ti aspetta sempre



ADORAZIONE A GESU' EUCARISTIA

Gesù è nostro Dio e dobbiamo adorarlo. È il Re dei re e il Signore dei signori. Tuttavia, non vuole che lo trattiamo da re, ma da amico intimo, con semplicità e naturalezza. Gli angeli che lo adorano in ogni Ostia consacrata, potrebbero dirci con Isaia: «Non temete, qui è il nostro Dio» (Is. 35, 4). Egli sarà felice della nostra visita e, come diceva il curato D’Ars, prenderà la nostra testa tra le sue mani e ci colmerà di affetto e tenerezza.
Ricordiamoci che ogni adorazione è anche riparazione: bisogna offrire il nostro amore a Gesù in riparazione delle tante offese che riceve, in particolare in questo sacramento dell’Amore. Come avrebbe detto nostra Madre a Lucia di Fatima: «Almeno tu cerca di consolarmi».
Ora, non concentriamo la nostra attenzione sull’adorazione tanto da dimenticare il rapporto con la Messa e la Comunione. Assistere alla celebrazione della Messa è la cosa più grande che si possa fare, offrendoci con Gesù e poi unendoci a lui nell’Eucaristia. E, come effetto di questo, continuare la nostra messa personale e comunione nell’adorazione del Santissimo. Nel rituale della sacra Comunione e del culto eucaristico la Chiesa ci dice: «Quando i fedeli venerano Cristo nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e la si ordina contemporaneamente alla comunione sacramentale e spirituale» (N° 80). Dobbiamo prolungare nell’adorazione l’unione raggiunta nella Comunione e rinnovare l’alleanza che abbiamo stabilito con Cristo nella celebrazione eucaristica (cf. N° 81). In questo stesso paragrafo, parlando della esposizione del Santissimo si afferma che ci porta all’adorazione e che ci «invita all’unione dei cuori con lui che giungerà al suo culmine nella comunione sacramentale. Perciò bisogna cercare di evidenziare nell’esposizione del Santissimo, anche nei segni esteriori, la sua profonda relazione con la Messa».
Quanta gioia diamo a Gesù quando lo adoriamo e gli facciamo compagnia come a un caro amico! San Basilio (+ 397) ci racconta che alcuni monaci d’Egitto, non avendo un sacerdote tra loro, portavano con sé il Santissimo. Questa consuetudine era molto diffusa anche tra i laici a quei tempi a motivo delle persecuzioni. Nel sec. XIII come conseguenza dell’istituzione della festa del Corpus Domini, iniziarono le processioni eucaristiche che inizialmente portavano l’Ostia Santa coperta da un velo, per rispetto e pudore. Già a metà del XIV secolo si facevano processioni per le vie e per i campi in rendimento di grazie e anche come rogazioni in caso di pericolo. In questo stesso secolo, si praticava già la esposizione solenne del Santissimo, anche se all’inizio la si faceva solo durante l’ottava del Corpus Domini e l’esposizione avveniva con adorazione completamente silenziosa, senza preghiera né canto.
Verso il 1500 ormai in moltissime chiese si faceva l’esposizione Eucaristica nelle domeniche dopo i Vespri, usanza tramandata fino al giorno d’oggi. Inoltre nel XIV secolo si cominciarono a costruire altari e cappelle speciali per il Santissimo Sacramento. A partire dal XVI secolo inizia la pratica delle Quarantore, che ebbe come suo principale promotore sant’ Antonio Maria Zaccaria. In questo stesso secolo hanno inizio anche le adorazioni notturne e nascono molte confraternite od organizzazioni eucaristiche. A partire dal XVII secolo sorgono diverse congregazioni religiose maschili e femminili per l’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.
Nel XIX secolo nascono i Congressi eucaristici diocesani, nazionali e internazionali. Il primo Congresso eucaristico internazionale fu celebrato a Lilla (Francia) nel 1881. Nel 1997 si celebrò il XLVI Congresso eucaristico internazionale a Wroclaw (Polonia). E con il movimento liturgico nato dal Concilio Vaticano II si dà nuovo impulso a queste pratiche di pietà. Tuttavia, si invitano i fedeli a non chiudersi in una pietà meramente individualistica, a scapito della dimensione ecclesiale e sociale della fede. Bisogna amare Gesù Eucaristia per vivere meglio la nostra vita e amare di più il prossimo!
In alcune parrocchie si celebrano le Quarantore a turno, in due giorni di seguito senza interruzione o in tre giorni durante le ore diurne. In alcune chiese ci sono gruppi di adorazione notturna tutte le notti una volta alla settimana o al mese. Sempre più frequenti sono le Esposizioni del Santissimo, anche brevi, per motivi speciali. Si possono fare per benedire gli ammalati (durante le Messe di guarigione), per benedire gli sposi, i bambini, gli anziani e famiglie intere o persone con speciali necessità. Questo, ovviamente, raccomandando loro la Messa e la Comunione frequente.
Nella misura in cui le norme della Chiesa lo permettono, potrebbe essere utile in alcuni luoghi, in particolare nella Messa domenicale, accompagnare Gesù Eucaristia (nella pisside o teca) fino alla porta del tempio, per benedire da lì tutta la popolazione, i campi, i lavori... Papa Pio XII diceva nell’enciclica Mediator Dei che «È lodevole l’abitudine introdotta nel popolo cristiano di concludere molti esercizi di pietà con la benedizione eucaristica».
E tutti noi dobbiamo adorare il nostro Dio in pubblico e in privato, riconoscendo Gesù Signore e padrone delle nostre vite. Riserviamo parte del nostro tempo, esclusivamente, per stare soli con lui. Chiediamo a san Giuliano Eymard «il campione di Cristo presente nel tabernacolo», secondo Pio XII, che fu«un grande adoratore del Santissimo Sacramento» secondo Giovanni XXIII, che ci aiuti in questa missione.

 Angel Peña

Geremia



Messaggio per gli Ebrei rifugiati in Egitto

1Il Signore affidò a Geremia un messaggio rivolto a tutti gli Ebrei che si erano stabiliti in Egitto nelle città di Migdol, Tafni, Menfi e nella regione di Patros: 2'Il Signore dell'universo, Dio d'Israele, dice: Voi stessi
avete visto tutte le disgrazie che io ho mandato su Gerusalemme e sulle altre città di Giuda: sono ancora completamente in rovina e disabitate. 3Ciò è accaduto perché i loro abitanti mi hanno esasperato con le azioni malvagie che hanno commesso: hanno offerto sacrifici e si sono messi al servizio di divinità straniere, con le quali non avete mai avuto niente a che fare, né voi, né loro, né i vostri antenati. 4Io ho continuato a mandarvi tutti i miei servi, i profeti, che vi esortavano a non commettere quelle azioni disgustose che io non posso sopportare. 5Ma voi non avete ascoltato, non avete dato retta ai miei avvertimenti quando vi dicevo di abbandonare le vostre azioni malvagie e l'offerta di sacrifici a divinità straniere. 6Allora ho dato sfogo alla mia collera e alla mia indignazione nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme. Le ho distrutte col fuoco e ancora adesso non sono che mucchi di rovine spaventose'.
7Geremia continuò: 'Fate attenzione alle domande che vi fa il Signore, Dio dell'universo, Dio d'Israele: Perché volete rovinarvi con le vostre stesse mani? Perché volete far sterminare uomini e donne, bambini e lattanti così che non rimanga nessun superstite del popolo di Giuda? 8Volete proprio provocarmi con le vostre azioni, con i sacrifici offerti agli dèi stranieri qui in Egitto dove siete venuti a vivere? Volete proprio farvi sterminare e diventare un esempio terribile di maledizione per tutti i popoli della terra? 9Avete dimenticato tutte le azioni malvagie compiute dai vostri antenati, dai re di Giuda e dalle loro mogli, da voi stessi e dalle vostre mogli nel paese di Giuda e per le strade di Gerusalemme? 10Fino ad oggi, nessuno ha sentito rimorso, nessuno ha avuto timore, nessuno ha seguito l'insegnamento e i comandamenti che ho dato a voi, come li avevo già dati anche ai vostri antenati'. 11Geremia concluse: 'Per tutti questi motivi, il Signore dell'universo, Dio d'Israele, vi dice: Mi metterò contro di voi e vi manderò una sciagura: distruggerò tutto il popolo di Giuda. 12Distruggerò gli ultimi superstiti di Giuda, quelli che hanno deciso di venire a stabilirsi in Egitto: e proprio qui moriranno tutti. Cadranno sotto i colpi delle spade o saranno consumati dalla fame, tutti senza eccezione. Moriranno in guerra o di stenti e diventeranno un esempio terribile: saranno maledetti, insultati e disprezzati. 13Interverrò contro quelli che si sono stabiliti in Egitto come sono intervenuto contro gli abitanti di Gerusalemme: con la guerra, la fame e la peste. 14Tra gli ultimi superstiti di Giuda che sono venuti a stabilirsi in Egitto, nessuno potrà né scampare né fuggire. Essi sognano ancora di ritornare a vivere nella terra di Giuda. Però nessuno vi ritornerà, eccetto pochi fuggiaschi'.


La reazione alle parole di Geremia

15Era presente un gruppo numeroso di uomini e di donne che si erano stabiliti in Egitto, nella regione di Patros. Gli uomini sapevano bene che le loro mogli offrivano sacrifici agli dèi stranieri. Tutti risposero a Geremia: 16'Tu ci hai dato un ordine da parte del Signore, ma noi non vogliamo ascoltarti. 17Anzi, faremo proprio quel che avevamo già deciso: bruceremo ancora sacrifici e offriremo vino ad Istar, regina del cielo. Lo abbiamo già fatto nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme come avevano fatto i nostri antenati, i nostri re e i capi del popolo. A quei tempi avevamo pane in abbondanza, tutto ci andava bene e non ci capitava nessuna disgrazia. 18Invece, da quando abbiamo smesso di bruciare sacrifici e di offrire vino alla regina del cielo, ci è mancato ogni aiuto e siamo stati sterminati dalla guerra e dalla fame'. 19Anche le donne dichiararono: 'Certamente, anche noi bruceremo sacrifici e offriremo vino alla regina del cielo! Prepareremo dolci con la sua immagine e le offriremo il vino, poiché i nostri mariti sono d'accordo con noi'. 20A tutta quella gente, uomini e donne che gli avevano risposto in quel modo, Geremia disse: 21'Lo so che voi, i vostri antenati, i vostri re, i vostri capi e i vostri concittadini avete bruciato sacrifici nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme. Anche il Signore se n'è accorto e non l'ha affatto dimenticato. 22Egli non ha più potuto sopportare le vostre azioni malvagie e disgustose. Perciò ha ridotto la vostra terra in una distesa di rovine, oggetto di orrore e di maledizione, senza più nessun abitante. Questa è la situazione attuale! 23Il disastro vi ha colpiti perché avete offerto sacrifici a divinità straniere e avete peccato contro il Signore: non avete ubbidito a quel che vi diceva, non avete seguito il suo insegnamento, i suoi comandamenti e le sue esortazioni. Ecco perché siete ridotti così'.

Intervento conclusivo del profeta

24Geremia, rivolto a tutto il popolo di Giuda che si trovava in Egitto, comprese le donne, disse ancora: 'Ascoltate 25il messaggio del Signore dell'universo, Dio d'Israele: Voi e le vostre mogli avete deciso di mantenere le vostre promesse di presentare sacrifici e di offrire vino alla regina del cielo. Non avevate ancora finito di dirlo che l'avete già fatto! È così? Bene! Mantenete pure i vostri impegni, rispettate le vostre promesse! 26'Ora però ascoltate la promessa solenne che io faccio a tutti voi di Giuda che vi siete stabiliti in Egitto. Io, il Signore, lo giuro sul mio grande nome: nessun uomo di Giuda in tutto l'Egitto potrà più invocare il mio nome, il nome del Signore, Dio vivente, come testimone per i suoi giuramenti. 27Starò ben attento perché non vi capiti niente di buono, ma solo disgrazie. Voi, gente di Giuda che vivete in Egitto, morirete in guerra o di fame e sarete sterminati. 28Soltanto pochissimi riusciranno ad evitare la morte e ritorneranno dall'Egitto nella terra di Giuda. Allora i pochi superstiti tra tutti quelli che sono venuti ad abitare in Egitto, si renderanno conto se è veramente accaduto quel che dico io oppure quel che dite voi. 29Vi ripeto ancora che vi punirò, proprio in questo luogo. Ma per dimostrarvi che le mie minacce contro di voi si realizzeranno certamente, voglio darvi una prova: 30consegnerò Cofra re d'Egitto in potere dei suoi nemici che vogliono ucciderlo. Ho già fatto così con Sedecia re di Giuda: l'ho consegnato in potere di Nabucodonosor re di Babilonia, suo nemico, che voleva ucciderlo. Lo dico io, il Signore'.

SCENDE DAL CIELO LA BELLA SIGNORA.



Scende dal Cielo la Bella Signora, Regina del Cielo e della Terra!
Eccomi a voi, discendo dal Cielo per unirmi a voi in questa battaglia infernale contro Satana. Succederà presto, il cielo si oscurerà e il temporale sarà feroce.
Guardate con occhi benigni, benedite il Cielo e la Terra. Siate apostoli in questo tempo, annunciatori della venuta del Signore Gesù Cristo.
Le luci di questo mondo stanno per spegnersi per dare spazio alla vera Luce, quella del Cielo.
Ecco, il Padre manda nuovamente il Figlio ad annunciare la fine di questa era, è l’inizio dei tempi dell’amore, nella felicità eterna.
Susciterò figli santi e dichiarerò la nuova vita nella santità e nell’amore.
Credete fermamente a queste mie parole ed esercitate i doni dell’Amore, uniti in preghiera state vicino a Maria, Colei che determinerà la sconfitta di Satana.

La voce che presto avvertirete nei vostri cuori sarà la voce di Gesù, Egli vi scuoterà e vi annuncerà il suo ritorno.
Belli più del sole sarete e risplenderete dell’Amore. Con veemenza vengo a chiedervi amore e donare amore. Sono il Padre vostro, sono vostra Madre e sono il vostro Fratello maggiore, l’Amico sincero.
Abbandonatevi a Me, chiedetemi perdono per i peccati di questa Umanità e chiamate a conversione coloro che ancora vagano nel buio.

Non tarderò a manifestare il segno, quello che scuoterà gli animi degli uomini.

Non appena vedrò più conversioni, tuonerò con potenza la mia voce e dichiarerò la fine di questo mondo perverso.
Satana trionfa nel suo piano, ma sa che il suo fallimento è già avvenuto perché Io sono il Figlio dell’Uomo, il Dio Creatore, il Dio dell’Eterno Amore.
Non potranno i figli di Lucifero sopraffare i figli di Dio, del Dio Vivente. Tutto procede secondo i piani di Dio che sta nell’attesa di abbracciare a Sé i suoi eletti.
Governàti da Me, essi saranno forti in battaglia e vittoriosi nel Vittorioso.

Sono deciso di intervenire ora, non ci sarà altro tempo!

Il mondo ha giurato fedeltà a Satana, non posso attendere oltre, non permetterò che i miei figli vengono torturati da Lucifero.
Le potenze dei cieli scuotono già gli animi degli increduli, tutto si scatenerà all’improvviso. Mentre l’uomo viaggia per il suo progetto terreno ecco che Io lo fermerò.
La vita su questa Terra finisce qui con questo mio intervento. Tutto trasformerò e tutto tornerà a Me, della mia stessa luce brillerà il mio nuovo popolo e la Terra riprodurrà cose buone.
Non agitate i vostri animi, state ben saldi a Me, fiduciosi che Io, quale Padre e Madre, sarò in vostro aiuto, nulla vi accadrà di male, … sta scritto!
Non perdete l’orientamento, figli miei, state uniti e sempre più vicini a Me, ecco a voi il momento propizio per iniziare la battaglia quale veri apostoli di Gesù, gli apostoli degli ultimi tempi.
Carbonia 03-06-2020

1962 Rivoluzione nella Chiesa



cronaca dell’occupazione neomodernista della Chiesa Cattolica

’INIZIO DELLA CRISI


La reazione dei modernisti

Di fronte alle condanne della Santa Sede i modernisti, com’era ampiamente prevedibile, si atteggiarono a vittime innocenti e incomprese del solito presunto “oscurantismo papale”; ma San Pio X aveva visto giusto.
Prendiamo, ad esempio, l’abbé Loisy, l’esponente forse più emblematico del modernismo. Ebbene, dopo la sua aperta apostasia egli rivelava cinicamente nelle sue “Memorie”14 le sue reali intenzioni, a lungo e abilmente dissimulate:
“Ho coscienza” - confessava il Loisy - d’aver usato le più grandi accortezze per far penetrare un po’ di verità nel cattolicesimo... Infatti, mi sono sempre astenuto dal dimostrare “ex professo” la non verità del cattolicesimo”. (v. II, p. 455).
“Logomachia metafisica a parte, io credo alla divinità di Gesù meno di Harnack (...) e considero l’incarnazione personale di Dio come un mito filosofico. (...) Se io sono qualcosa in religione, sono piuttosto panteo-positivo-umanitario che cristiano” (v . II, p. 397).
“Storicamente parlando - rivelava ancora il Loisy - io non ammettevo che il Cristo avesse fondato la Chiesa e i Sacramenti; professavo che i dogmi sono sorti gradualmente e che perciò non sono immutabili; lo stesso ammettevo per l’autorità ecclesiastica, di cui facevo un ministero di educazione umana”. (v. II, p. 168)
Quanto ai modernisti nostrani, essi reagirono subito alle condanne della “Pascendi” ammettendo, non pubblicamente, è ovvio, che essa aveva colpito nel segno.

Don Enrico Buonaiuti, forse il più noto e anche il più estremista dei modernisti italiani, riconosceva, ad esempio, in una lettera ad un amico: “Questa sera esce l’enciclica (la “Pascendi”) ed è terribile. Non ne ho potuto vedere tutto il testo, ma quanto ne ho sapu
to basta per capire che è la condanna definitiva di quel che noi riteniamo con maggior fermezza nel campo filosofico e critico”.15

Anche il Gallarati-Scotti, sentendosi evidentemente colpito nelle sue idee più intime, lanciava il suo grido di guerra contro l’Enciclica: “Per me, questa è un’ora di tempesta (...). lo mi sento disposto a tutto sof frire per la verità (la “verità” modernista, ovviamente: n d.r.), e in fondo non mi dispiace se l’Enciclica ci obbligherà a dimostrare come siamo pronti a confessare con l’azione le nostre convinzioni”.16
Pubblicamente, però, nessuno dei modernisti volle riconoscersi assertore delle dottrine condannate dalla Pascendi, e molti affermarono che il Papa aveva, in sostanza, esagerato le accuse inventandosi una “dottrina modernista” che nessuno dei novatori avrebbe mai professato come tale nel suo complesso.
In realtà, tralasciando quei modernisti che, ipocritamente e per motivi tattici, con “artificio astutissimo” esponevano “le loro dottrine non già coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l’una dall’altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di fatto” erano “fermi e determinati”,17 ve n’erano ef fettivamente anche altri più “moderati”.
Questi però, a differenza dei più logici “estremisti”, non riuscivano a vedere e a trarre tutte le conseguenze necessariamente implicate nei loro errori di principio, cosicché la loro pretesa di fermarsi a metà strada, proprio perché illogica, non sarebbe bastata ad arrestare il processo di disintegrazione della Chiesa e della dottrina cattolica che il modernismo aveva ormai innescato.
I principali esponenti del modernismo, sordi ad ogni richiamo, furono colpiti dalle censure canoniche uno dopo l’altro.
Il p. Tyrrel, ad esempio, fu scomunicato nell’ottobre 1907, dopo essere stato espulso dalla Compagnia di Gesù; il 7 3 1908 fu il turno dell’ abbé Loisy, che apostatò apertamente; don Salvatore Minocchi fu sospeso a divinis nel gennaio 1908 e lasciò in seguito l’abito ecclesiastico; nel marzo 1909 fu scomunicato don Romolo Murri; le opere del p. Laberthonnière, compreso il periodico modernista da lui diretto (Annales de philosophie chrétienne), furono messe all’Indice nel maggio 1913 (lui sfuggì alla scomunica con una ritrattazione evidentemente falsa, dato che altre sue opere moderniste furono pubblicate postume); don Enrico Buonaiuti fu scomunicato più tardi, nel 1921, e poi, dopo un’apparente sottomissione, definitivamente nel 1924.
Il movimento modernista accusò il colpo e subì un momentaneo arresto, ma le energiche condanne di San Pio X non ebbero tutti gli effetti sperati: un certo malcontento e una sorda resistenza si erano diffusi nei confronti delle direttive del Papa un po’ ovunque, anche in alcuni membri dell’episcopato che non volevano comprendere la gravità della situazione e, come al solito, cercavano di uscire dall’isolamento culturale, sociale e politico, scendendo a compromessi con lo spirito del mondo.
Questa sorta di muro di gomma opposto all’azione del Papa, permise ai modernisti di sopravvivere e di continuare la loro attività, anche se in modo più cauto e clandestino, fino al trionfo dei loro discepoli nel Concilio Vaticano II!

sac. Andrea Mancinella

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 


L'annuncio della pace 

La notizia della pace imminente si propagò in Italia e all'estero. 
Non si riportò il testo completo della profezia, come era  stato detto da Adelaide. Si lasciò da parte, come elemento  secondario, la condizione che avrebbe permesso la conquista  della pace, in così breve tempo. Semplicemente si aspettava la  fine della guerra tra due mesi. 

La gente poi, commentava che la guerra si sarebbe conclusa con la sconfitta dei tedeschi e la vittoria degli Alleati: Perciò i nazisti e i fascisti videro nelle apparizioni una minaccia per il morale delle loro truppe e presentarono i fatti di Ghiaie come  una farsa, inventata dai servizi segreti degli Alleati, con la complicità di una bambina e dei suoi parenti che da quella montatura  traevano profitto. 
La fine della guerra a così breve scadenza pareva impossibile a tutti. 

Il Papa Pio XII nella lettera inviata, il 24 aprile 1944, al  cardinale Maglione Segretario di Stato, scriveva: "Non è lecito umanamente presagire quando sia per sorgere felicemente da  questa turbinosa tempesta l'auspicatissima ora della pace". 

Tuttavia le parole della piccola veggente avevano creato in  molti un clima di grande attesa. Ne è prova, tra le tante, la  testimonianza del sac. Giovanni Bonanomi, parroco di Monte-rosso  nella città di Bergamo, che in una lettera inviata ad alcuni amici, il  15 gennaio 1984, tra l'altro, scrive: 

"Il 20 luglio 1944, "ghibellin fuggiasco" partigiano ricercato,  rifugiato presso un ospitale amico sacerdote, sono stato attaccato  alla radio tutto il giorno perché sapevo delle voci giunte dalle  Ghiaie, che nel terzo giovedì di luglio sarebbe avvenuto un fatto  determinante per la fine della guerra. Alle ore 20.00 ho appreso la  notizia dell'attentato a Hitler". 
Se l'attentato fosse riuscito, nei piani dei cospiratori, vi era  la formazione immediata di un nuovo governo, che doveva trattare  la resa con gli Alleati. Tuttavia non si può negare che l'attentato con  tutte le conseguenze negative provocate negli alti comandi militari e  sul morale delle truppe, per citarne alcune, non abbia notevolmente accelerato la fine della guerra. 

Se si fosse dato ascolto alla Vergine e gli uomini si fossero convertiti, la pace sarebbe venuta in breve tempo. 

Nessuno può supporre che le parole "se gli uomini  faranno penitenza" siano state aggiunte più tardi, dopo che si è  visto fallire la profezia dei due mesi. 
La profezia riferita da Adelaide è nella linea delle profezie  bibliche: Dio promette sempre i suoi beni a coloro che osservano  la sua legge o ritornano a lui. È il pensiero contenuto nelle risposte  date dalla bambina alle domande di don A. Spada, direttore dell'Eco di Bergamo, quando uscì dalla chiesetta delle Suore  Orsoline a Gandino (Bergamo), presso le quali era ospite. 

Don A. Spada le chiede: 
"Ti piacciono, Adelaide, le suore che pregano così? 
Ed essa (dice don Spada, n.d.r.) dà una risposta più grande della sua età: 
 Se eh! I duress pregà tòcc isè! (Sì, dovrebbero pregare  tutti così). la guera la saress zamò finida (la guerra sarebbe già  finita). 
 Ma certo, Adelaide; pregano tutti. Piuttosto, basta solo la preghiera? 
 La Madonna ha detto che bisogna anche far penitenza -, aggiunge la bambina. 
 Beh, noi pregheremo e faremo penitenza -, l'assicuriamo e  ci accorgiamo che la promessa le procura un visibile piacere..." 
(v. L'Eco di Bergamo, Un paio d'ore in convento con la bimba delle  Ghiaie, 27, 28-29 giugno 1944). 

La dipendenza della pace dalla preghiera e dalla penitenza era  presente nella mente di Adelaide, una bambina di sette anni, che ha  dato una risposta superiore alla sua età, secondo don Andrea  Spada, e che manifesta una maturità spirituale che trova nel fatto  soprannaturale dell'apparizione, la sua prima causa. 

Inoltre, che la condizione non sia un'aggiunta tardiva  appare da vari documenti, da quello di don Spada, alle citazioni del  testo riportato dal Cortesi, sia nel libro Il problema delle  apparizioni di Ghiaie, sia nel libro Storia dei fatti di Ghiaie, edito il 7 ottobre 1944. 
Il cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, il 6  agosto 1944, riferendosi alla pace promessa dalla Vergine a  Ghiaie e non ancora realizzata, scriveva: "Evidentemente, Dio  vuole ancora provare la fede delle nostre buone popolazioni,  protraendo a tempo opportuno il suo intervento provvidenziale. 
Perché Dio ritarda? 

Questa è stata la maniera di fare del Signore, non solo nell'Antico Testamento, ma anche nel santo Vangelo... se il miracolo  venne differito, fu perché fosse più strepitoso ed ancora più mirabile.  Così accadrà pure a noi. Dio vuole provare la nostra fede, perché  la penitenza e la preghiera delle nostre buone popo- lazioni raggiungano quella misura che egli ha prefisso come  condizione della sospirata grazia. 
Attendiamo l'ora di Dio. 

Le nostre buone popolazioni non vengano quindi meno nella fiducia e nel ricorrere che fanno alla Madonna... 
Le apparizioni o rivelazioni private, specialmente prima  del giudizio della competente Autorità ecclesiastica, sono  spesso suscettibili di interpretazioni personali; la fiducia invece  che il popolo cristiano ripone nel perpetuo soccorso della Beatissima Vergine mediatrice di ogni grazia fa parte dell'insegnamento della Cattolica Chiesa, che non può andare soggetta ad  errore, essendo essa la colonna ed il fondamento della verità" v. 
Rivista Diocesana Milanese, settembre-ottobre 1944, pp. 177- 179). 

Il cardinale, lungi dal ritenere falsa la profezia perché la  pace non è giunta entro i due mesi, invita i fedeli a perseverare  nella preghiera e nella penitenza, per ottenere la sospirata grazia. 

Don Felice Murachelli, il 14 agosto 1944, a Ghiaie, nel  suo diario scrive: "Alle 18 in automobile giunge in luogo il  Segretario di Sua eminenza il Card. Schuster a chiedere informazioni al Sig. Prevosto. Fra le notizie ch'egli ci porta ce n'è  una singolare: Sua Eminenza ancora in gennaio aveva detto ai  suoi familiari che la Madonna doveva apparire in quest'anno e  doveva facilmente terminare anche la guerra con l' avvento della  pace" (v. Felix = Felice Murachelli, Sotto il manto di Maria  Liberatrice, Breno (Brescia) 1987, p. 131). 

La testimonianza del segretario del card. Schuster ci presenta due profezie: l'apparizione della Vergine nel 1944, e la  fine prossima della guerra. 
Il cardinale vedeva nell'apparizione di Ghiaie l'avverarsi  della prima profezia, e attendeva nella prossima fine della  guerra il compimento della seconda. 

La profezia di Adelaide si è compiuta sotto qualsiasi profilo la si voglia considerare. 

Severino Bortolan 

Angeli nella scrittura dei santi



Padre Pio - Part II

Padre Pio to his spiritual daughter, Raffaelina

Invoca spesso questo Angelo custode, questo Angelo benevolo e ripeti la bella preghiera:

Angelo di Dio, mio ​​caro guardiano, a cui l'amore di Dio mi impegna qui. Sempre in questo giorno sii al mio fianco, per illuminare e custodire, per governare e guidare. AMEN.

Quale sarà, o mia cara Raffaelina, la consolazione quando, al momento della morte, la tua anima vedrà questo Angelo, così buono, che ti ha accompagnato per tutta la vita ed è stato così liberale nelle cure materne. Oh possa questo dolce pensiero farti crescere sempre più affezionato alla Croce di Gesù, essendo questo anche ciò che il tuo buon Angelo vuole. Possa il desiderio di vedere questo inseparabile compagno risvegliare in te quella carità che ti incita a lasciare rapidamente questo corpo.

Oh, che santo e salutare pensava che volesse vedere il nostro buon Angelo. È questo pensiero che dovrebbe farci desiderare di lasciare questa oscura prigione in cui siamo legati. O Raffaelina, dove volano i miei pensieri adesso ...? Tratto questo caro piccolo angelo, non lo dico come amico, ma come uno di famiglia. E, a dire la verità, questo piccolo Angelo non sembra essere minimamente offeso dal mio trattamento con lui. Quanto è caro e quanto è bravo. (Lettere vol. II, n. 64)

Invoca il tuo Angelo custode che ti illumina e ti guiderà. Dio te lo ha dato a te per questo motivo. Quindi usalo! ~ Mandami il tuo Angelo Custode: non deve pagare un biglietto per il treno e non si consuma le scarpe.

Opus Angelorum

Guardiamo al Cuore amante di Gesù, così poco amato da noi e da tutta un’umanità stordita dall’egoismo e dai piaceri mondani!



Amiamo il Figlio dell’Uomo, andiamo a Lui, unica àncora di salvezza! Aderiamo al Suo Amore, ai Suoi inviti, alla Sua Grazia che ci sollecitano al bene e ci conducono su strade a volte ancora sconosciute; ma è lì che ci attende il Signore per spingerci sempre più avanti… Disponiamoci a compiere la Sua volontà, perché solo così possiamo trovare la vera salvezza! Ricordiamo che la nostra adesione al Signore è essenziale perché, pur amandoci senza condizioni, senza questo atteggiamento interiore non può aiutarci!


In questo tempo in cui ci ritroviamo stanchi e smarriti cerchiamo la Luce vera che è il Signore, perché orienti il nostro cammino! Guardiamo al Cuore amante di Gesù, così poco amato da noi e da tutta un’umanità stordita dall’egoismo e dai piaceri mondani!


 A Te veniamo, o Luce del mondo e da Te impariamo che, dopo l'angoscia del venerdì Santo del dolore e della morte, sempre sopraggiunge l'aurora, quella Pasqua che fa risorgere a nuova vita! Aiutaci, Gesù Redentore nostro, a percorrere le strade a volte fatte
di passione sin dal nostro primo mattino! Sentiamo che sei con noi, Signore, sei risorto e le Tue parole fanno eco nei nostri cuori: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Facciamo fatica a capirlo, ma confidiamo in Te perché sei la Verità, la Via, la Vita (Gv 14,6), Tu la nostra Parola di salvezza e di vita eterna!

Suor Lina

Non permettete che le tenebre delle false dottrine vi allontanino dal cammino della salvezza.




Cari figli, piegate le vostre ginocchia in preghiera. Dense tenebre cadranno sulla Chiesa e molti dei miei poveri figli cammineranno come ciechi che guidano altri ciechi. I traditori della fede abbandoneranno la verità e confonderanno uomini e donne di fede. Soffro per quello che viene per voi. Cercate la Luce del Signore. Non permettete che le tenebre delle false dottrine vi allontanino dal cammino della salvezza. Rimanete con Gesù. In Lui è la vostra vera liberazione e salvezza. Amate e difendete la verità e mai sarete ingannati. DateMi le vostre mani e Io vi condurrò a Mio Figlio Gesù. Avanti nella difesa della verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

DIO E IL CREATO



TRINITÀ E CREAZIONE  

Non si sarà ancora compreso del tutto lo schema circolare della Somma fintantoché non si sarà capito che si tratta di uno schema trinitario che Tommaso vede già all‘opera nei rapporti del mondo col suo Creatore. Questa visione del mondo teologalmente unificata — che egli condivide largamente con i suoi grandi contemporanei Alberto e Bonaventura — era già presente fin dagli inizi della sua riflessione teologica 123 . Meno conosciuti, questi testi della giovinezza di Tommaso sono a volte preziosi per spiegare quelli della maturità. All‘inizio della sua carriera, su alcuni temi egli è stato sovente più esplicito di quanto non lo sarà in seguito. Il fenomeno è noto: la prima volta che un autore percepisce un‘idea importante, egli cerca di esplorarla a fondo e di mostrarne tutti gli aspetti. In seguito, si accontenta di ricordarla succintamente e di supporre conosciuta dal suo lettore la prima spiegazione che ne ha dato. Così accade per le relazioni della creazione con la Trinità: nelle Sentenze pur esprimendosi in maniera molto condensata, troviamo tuttavia una dottrina più ampiamente sviluppata rispetto alla Somma:  

«Nell‘uscita delle creature dal primo Principio si osserva una specie di movimento circolare (quaedam circulatio vel regiratio) per il fatto che tutte le cose ritornano, come al loro fine, verso ciò da cui sono uscite come dal loro Principio. Ed è per questo che è necessario che il loro ritorno verso il fine si compia mediante le stesse cause per cui si ha la loro uscita dal Principio. Ora, come si è già detto, poiché la processione delle persone è la ragione esplicativa [ratio; questo termine molto ricco ha simultaneamente vari significati: causa, modello, ragione, motivo, ecc.] della produzione delle creature operata dal primo Principio, questa stessa processione è dunque anche la ratio del loro ritorno al loro fine» 124 .

  Un po‘ enigmatico nella sua concisione, questo testo si spiega facilmente se ci si riferisce al passaggio al quale rinvia l‘autore 125 . Alcune pagine prima egli ha spiegato che la processione delle creature, altrimenti detta creazione, non si spiega bene da parte del suo autore se non tenendo conto di due punti di vista: da una parte, quello della natura divina, la cui pienezza e perfezione spiegano la perfezione delle creature — dato che essa ne è contemporaneamente la causa realizzatrice e il modello —; e dall‘altra parte, quello della volontà, che fa sì che tutto ciò sia donato liberamente, per amore, e non per una specie di necessità naturale. Ora, siccome noi riteniamo mediante la nostra fede che in Dio vi è una processione delle persone all‘interno dell‘unità dell‘essenza divina, ne concludiamo che questa processione intratrinitana, che è perfetta, deve anche essere la causa e la ragione esplicativa della processione delle stesse creature.  Dal punto di vista della natura, è chiaro che la perfezione delle creature non rappresenta se non molto imperfettamente la perfezione  della natura divina; ma noi la riferiamo tuttavia, come a suo principio esplicativo, al Figlio, che contiene tutta la perfezione della natura divina poiché è la perfetta immagine del Padre. È così che la processione del Figlio è il modello, l‘esemplare e la ragione della processione delle creature nell‘ordine naturale, dove esse imitano e riproducono qualcosa della natura divina.  In base al secondo punto di vista, secondo cui la processione delle creature risulta dalla volontà divina, occorre riferirsi a un principio che sia esplicativo di tutti i doni elargiti da tale volontà. Il principio primo in quest‘ordine non può essere che l‘amore, poiché non è che in sua virtù che tutte le cose sono liberamente accordate dalla volontà divina, dunque esso ne è anche la ragione esplicativa. E per questo che, in quanto risulta dalla liberalità divina, la processione delle creature è ricondotta alla persona dello Spirito Santo, che procede per modo di amore.  Tale dottrina, già presente in molti altri testi di questo stesso libro delle Sentenze 126 , è anche quella della Somma che la riprende con molta più chiarezza:  

«A Dio appartiene l‘atto creativo in forza del suo essere: e questo non è che la di lui essenza, comune alle tre Persone. E così il creare non è proprietà di una sola Persona, ma opera comune di tutta la Trinità. Tuttavia le Persone divine hanno un influsso causale sulla creazione in base alla natura delle rispettive processioni... Dio è causa delle cose per mezzo del suo intelletto e della sua volontà, come l‘artigiano nei confronti dei suoi manufatti. Ora, l‘artigiano si pone all‘opera servendosi di un verbo [parola intima o idea] concepito dall‘intelligenza, e spinto da un amore [o inclinazione] della sua volontà verso qualche oggetto: Allo stesso modo anche Dio Padre ha prodotto le creature per mezzo del suo Verbo, che è il Figliuolo; e per mezzo del suo Amore, che è lo Spirito Santo. E sotto questo aspetto le processioni delle Persone sono causa della produzione delle creature, in quanto esse includono attributi essenziali, quali la scienza e la volontà» 127 .  

Dopo aver chiarito ciò che riguarda direttamente la produzione delle creature, possiamo ritornare al brano delle Sentenze che stiamo commentando e che continua trattando del ritorno delle creature verso Dio, parimenti messo da Tommaso in relazione con la processione del Figlio e dello Spirito:  

«Infatti come siamo stati creati per mezzo del Figlio e dello Spirito Santo, così mediante essi siamo uniti al nostro fine ultimo. Questo già pensava sant‘Agostino quando evocava il Principio al quale ritorniamo, cioè il Padre, il Modello che seguiamo, cioè il Figlio, e la Grazia che ci riconcilia, cioè lo Spirito Santo. Come pure sant‘Ilario, che parla dell‘unico senza-principio e principio di tutto, al quale riferiamo tutte le cose mediante il Figlio» 128 . 

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di P.Tito S. Centi  e P. Angelo Z.

l'Umiltà è quella virtù che ci fa sentire questo piacere e questa soddisfazione di comparire quali siamo in realtà, di essere considerati agli occhi di tutti come gente da nulla e come peccatori maledetti, poichè non siamo null'altro che questo.



NATURA DELL'UMILTÀ


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Donde avviene che, in tutta verità, tutto in noi medesimi ë peccato e, non siamo che peccato: questo fondo di malizia; di cui siamo impastati, è oggetto di orrore per il Signore; tantochè da questa parte siamo figli, di maledizione e non possiamo nascondere che siamo tali agli occhi del cielo e della terna: dobbiamo dunque compiaceri di essere, nella mente di tutti, riconoscinti come tali.
Orbene, l'umiltà è quella virtù che ci fa sentire questo piacere e questa soddisfazione di comparire quali siamo in realtà, di essere considerati agli occhi di tutti come gente da nulla e come peccatori maledetti, poichè non siamo null'altro che questo. Chè se in noi vi sono grazie, virtù e doni, tutto questo è cosa di Dio e non cosa nostra; quindi se vogliamo essere considerati e stimati per queste grazie e virtù, noi ingiustamente derubiamo Dio di ciò che è suo ed a Lui unicamente appartiene.
Bisogna che l'umiltà ci faccia ben considerare ciò che siamo noi e ciò che appartiene a noi, onde lasciare a Dio e rinviare fedelmente a Lui tutto quanto è suo e viene da Lui. Il demonio concentra qui tutti i suoi sforzi e lavora in modo particolare a confondere queste due viste distinte che ci rivelano con tanta. chiarezza ciò che è nostro e ciò che è di Dio. Lavora, a farci, credere che ciò che vi è in noi è nostro, e ne possiamo usare per concepire stima di noi stessi e farci stimare dagli altri.
Ma l'anima veramente umile e attenta a premunirsi contro le astuzie dello spirito maligno, mette tutto i1 suo impegno nel riconoscere sempre ciò che è in se stessa e ciò che da se medesima proviene; tutta la sua aura è di considerarsi come niente e peccato, e di essere soddisfatta che anche altri la considerino come tale; se le capita dii ricevere onori. e lodi, nel suo cuore ne ride e si burla A coloro che le dimostrano stima, considerandoli come ciechi e come gente che parla senza ragione; essa prova talora disgusto ed orrore di simili cose, a segno che preferirebbe mille affronti piuttosto che una lode, perchè le umiliazioni sarebbero fondate su la verità, mentre le lodi sono fondate su la menzogna; essa insomma si meraviglia con stupore nel vedersi stimata ben altra di quanto continuamente riconosce, di essere in se medesinna.
Secondo S. Bernardo, il secondo grado dell'umiltà non consiste solamente nel riconoscere che noi non siamo niente, ma ancora che ciò che compare negli altri è pure un niente. Ogni essere, ogni bontà, ogni verità è in Dio; e ciò che se ne trova nella creatura viene per effusione da Dio, mentre il fondo della creatura è il nulla. E oltre che siamo niente come creature, abbiamo una tendenza naturale al niente: e proprio. del niente tendere sempre verso il niente. Ecco ciò che è l'uomo, e il suo desiderio deve essere di comparire tale; diversamente è un ladro verso l'Essere sovrano, perchè vorrebbe appropriarsi ciò che appartiene a Dio e mettersi al posto di Dio.

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Tratto da: “Vita e virtù Cristiane” Giovanni Olieri

Quando vi deciderete ad ascoltare e credere alle Mie Parole, come a una Madre che si preoccupa molto della vostra felicità e della vostra salvezza eterna?



Messaggio della Regina del Rosario e della Pace di Itapiranga 


Martedì 2 Giugno 2020

Figlio mio, molti saranno perseguitati, ma non hanno nulla da temere. Rimettetevi ogni giorno nella protezione del Signore, perché Egli è contento di salvare coloro che credono, attraverso la follia della predicazione.
Molti vi chiameranno pazzi e deboli, ma ricordate, figli miei, che la follia di Dio è più saggia della saggezza umana, e la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini.
Dio sceglie sempre le cose pazze nel mondo per svergognare i sapienti e sceglie le cose deboli nel mondo per svergognare i forti.
Il più insignificante in questo mondo, il più disprezzato e coloro che non sono nulla, ridurranno a nulla quelli che sanno, in modo che nessuno possa vantarsi davanti a Lui.
Questo è il momento per voi di usare le armi più preziose, in questa grande battaglia spirituale, tra il bene e il male: l’Eucaristia, la Parola di Dio, il Rosario e il digiuno fatto con amore, come atto di riparazione e penitenza per il i vostri peccati e i peccati del mondo.
Satana agisce ferocemente per ridurre a nulla la Santa Chiesa, perché voi glielo avete permesso, non ascoltandomi e non mettendo in pratica i Miei Appelli.
Quando vi deciderete ad ascoltare e credere alle Mie Parole, come a una Madre che si preoccupa molto della vostra felicità e della vostra salvezza eterna?
Il Mio Cuore Immacolato è ferito e sanguina a causa della vostra incredulità, disobbedienza e durezza di cuore.
Ascoltate la voce di Mio Figlio Gesù, figlioli miei, obbedite alla Sua Santa Chiamata e fate qualunque cosa Egli vi sta dicendo, tramite Me, la vostra Madre Immacolata. È Lui che vi chiama attraverso di Me.
Convertitevi, perché questo è il momento, prima che i giorni diventino più difficili, con prove molto più severe e più dolorose, che renderanno per molti la conversione più difficile.
La Beata Madre mi ha parlato alcune altre cose, personali e poi mi ha detto:
Molti non comprendono l’importanza della presenza del Mio sposo Giuseppe e del potere della Sua intercessione, in questi tempi attuali, per la Santa Chiesa e per il mondo, ma quando i segreti avranno inizio con i grandi eventi che si susseguiranno, gli occhi di molti si apriranno e capiranno perché il Signore ha chiesto a tutti di amare e onorare San Giuseppe, ponendosi sotto il Sacro Manto della Sua protezione paterna.
ECCO, I TEMPI SONO MATURI. CONVERTITEVI, CONVERTITEVI, CONVERTITEVI!

Io ti Benedico