Quando fu vicino, alla vista della Città, pianse su di essa, dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace!
Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui
i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;
abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra,
perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata»
(Luca 19,41-44)
Da noi dipende che adesso così non avvenga.
Queste parole di Gesù nel Vangelo e queste lacrime di sangue della nostra Madre, la Regina
della Pace, sono per i figli un chiaro segno d’amore ed un accorato appello.
di Maria. L’immagine, la provenienza, la data, il luogo ed altre circostanze risultano somma-
mente significative.
Dio ci tende una mano: letteralmente lo fa nell’atteggiamento che esprime la piccola
statuetta della Vergine... E Dio attende ancora una risposta.
È accaduto a Civitavecchia, che si trova praticamente nel centro dell’Italia. È interessante
notare che il rivolo di lacrima e sangue che si formò sulla guancia sinistra sin dal primo giorno
evoca con notevole somiglianza la figura dell’Italia. Sicuramente è un segno per l’Italia. Ma
essere avvenuto a Civitavecchia è, come dire, “sotto la finestra del Papa”. Questo segno
eloquente non è più riservato a qualche anima prescelta, come S. Caterina Labouré o Melania
Calvet o i ragazzi di Medjugorje, ma pubblicamente offerto alla constatazione e al senso di Fede
di tutti, oltre che al loro senso comune. Penso pure che sia stato dato, forse, in modo speciale,
per il Santo Padre.
Non si tratta di un segno grandioso, ma assai modesto, nel segno della piccolezza e
dell’umiltà. È venuto a tastarci il polso, innanzi tutto per ciò che riguarda la nostra sincerità ed
umiltà. Una piccola statua della Madonna, di scarso valore artistico e commerciale, nel seno di
una piccola famiglia, nella parrocchia più piccola di una delle diocesi più piccole d’Italia; con un
segno di lacrime di sangue, che era una perfetta miniatura, ancora più esiguo dopo le varie
analisi compiute.
Quattordici volte lacrimò allora, secondo i testimoni, come quattordici erano in quel
momento gli anni che duravano le apparizioni a Medjugorje e quattordici sono le stazioni della
Via Crucis. Dalla prima all’ultima lacrimazione passarono quaranta giorni (calcolati al modo
biblico, come “sere e mattine”), evocando quei quaranta giorni che Gesù passò in preghiera e
digiuno nel deserto: dalla sua presentazione pubblica come Redentore, come “Agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo” e il suo battesimo, alla seconda testimonianza di Giovanni e
l’inizio della vita pubblica di N. Signore.
Appare molto significativa la data della prima lacrimazione: il 2 Febbraio 1995, festa della
Presentazione di Gesù nel Tempio e Purifi-cazione di Maria. Quel giorno Gesù si presentava
ufficialmente al Padre, con le parole che (secondo la lettera agli Ebrei 10, 5-10) Egli disse
entrando nel mondo: “Eccomi, o Padre, che vengo per fare la tua Volontà”. Ritengo che Maria,
scegliendo questa data per darci il suo Segno, abbia voluto attirare la nostra attenzione verso
suo Figlio, verso il Volere del Padre.
Gesù ci ha dato nel Vangelo una certa “chiave di lettura”: il segno di Giona, quando ci
avverte che nessun altro segno sarebbe stato dato agli uomini. Perciò, quel segno dei tre giorni
morto e sepolto, prima della Risurrezione, deve essere la vera lettura di ogni vero segno.
L’unico segno, il segno supremo dell’Amore e del dolore salvifico.
Significative, inoltre, sono le parole del vecchio Simeone, che si leggevano quel giorno
nella Messa e che dopo, rileggendole, hanno un suono particolare: “Questo Bambino –e noi
possiamo dire: questo segno– è stato dato per la salvezza, ma anche per la rovina di molti in
Israele, segno di contraddizione, affinché si scoprano i pensieri di molti cuori; e anche a te
una spada di dolore trafiggerà l’anima” (Lc. 2,33-35). In verità quelle parole segnarono per
Maria l’inizio di un continuo morire senza morire. E già nella prima lacrimazione il sottile rivolo
di sangue arrivò fino al Cuore di Maria, come un invito a mettere noi quelle lacrime nel nostro
cuore.
E come mai la SS. Vergine ci mostra le sue lacrime adesso, quando Lei è Assunta in corpo
e anima in Cielo e glorificata come Madre di Dio e nostra e come Regna del Cielo e della terra?
È contraddizione questo? Niente affatto. Il mistero sta nel tempo, al quale la nostra
coscienza è rigidamente legata in questa vita, cosa che non avviene di sicuro nella Beatitudine.
Maria ci mostra adesso il suo dolore e le sue lacrime versate allora per i motivi nostri di
adesso.
Ma come si spiega che le sue lacrime –abbiamo detto già che le statue non piangono, a
meno che non siano segno di una sua presenza– sono, a quanto pare, inizialmente acquose,
per diventare poco dopo di sangue?
E che senso può avere che sia sangue ufficialmente “maschile”, di uomo? La mia opinione
è che “nulla è impossibile a Dio” (Lc. 1,37). Che Dio “confonda i superbi nei pensieri del loro
cuore” (cfr. Lc. 1,51). Ma soprattutto che ci voglia far capire che Gesù e Maria hanno lo stesso
sangue, come hanno un solo Cuore (pur essendo due persone fisicamente distinte), un solo
Amore, uno stesso soffrire, una sola Vita. “Non separi l’uomo quello che Dio ha unito!” (Mt
19,8). In effetti, Gesù è l’unico figlio il cui sangue lo ha ricevuto soltanto da Maria. Solo dalla
Madre Egli ha avuto tutti i suoi cromosomi, perché è stato concepito per opera unica del Volere
Divino, per opera dello Spirito Santo.
Ma forse Maria ha pianto sangue nella Passione? Non sarebbe da stupirsi, dato che il Figlio
sudò sangue nell’Orto degli Ulivi e dato che nessuno ha mai partecipato come Maria, in corpo
e anima, alla Passione e alla Redenzione operata da suo Figlio.
E come mai piange? Lo ha detto a Medjugorje: il suo Cuore piange lacrime di sangue per
quelli che si perdono nel peccato, poiché noi non abbiamo fatto niente per evitarlo o almeno
per riparare e aiutare. Suor Lucia lo aveva già detto: “Questa è la causa della tristezza della
Madonna”: il castigo materiale imminente (oh, la parola che non ci piace sentire!) e le tante
anime, e non solo corpi, che si perderebbero. Per sempre.
Ci mostra quanto Lei ci ha amato e valutato: ha pagato per noi la vita di suo Figlio, come
ha fatto il Padre.
Da quel 2 Febbraio 1995, in modo misterioso, Maria, Segno di contraddizione, è diventata
Segno di Giudizio divino e di separazione, punto di non ritorno. Quelle lacrime sono uno
spartiacque.
Dall’accoglienza reale che ognuno di noi riserva a MARIA ADDOLORATA, a MARIA
CORREDENTRICE, scopre da che parte si trova: con Lei sotto la Croce o contro di Lei e contro la
Croce. Già in figura era avvenuto così agli israeliti schiavi in Egitto: la notte della liberazione
l’angelo sterminatore passò su tutto il paese di Egitto, sterminando i figli primogeniti del popolo
oppressore, ma risparmiando le case segnate con il sangue dell’agnello. Per questa ragione,
ogni primogenito degli israeliti veniva presentato nel Tempio, come proprietà di Dio, e
riscattato mediante il sacrificio di due piccole colombe..., segno dei due Innocenti che
dovevano riscattarci mediante il loro Sacrificio.
Il 2 Febbraio 1995 Maria ci ha offerto il segno del Sangue dell’Agnello, affinché lo
prendiamo nelle nostre case e nella nostra vita, “perché si avvicina la nostra liberazione” (Lc.
21,28). D’allora, forse, gli angeli del Signore vanno “segnando sulla fronte” coloro che
accolgono il Sangue dell’Agnello, perché dietro di loro si avvicina l’angelo sterminatore...
Qualcuno si è chiesto la provenienza di quel Sangue: da dove lo avrebbe preso Dio per
farlo scorrere dagli occhi di una statuetta? Grande difficoltà! E da dove lo prese per riformarlo
nelle vene ricostruite istantaneamente nel Corpo di Gesù, al momento della sua Risurrezione?
Ripeto che il tempo è il problema per noi, ma non per Dio, che ha tutto in un eterno presente.
Queste lacrime di Maria sono un segno di culminazione, nel senso che tutte le sue
assistenze materne alla Chiesa culminano a Medjugorje, dove Lei si è manifestata come “la
Regina della Pace”, ultima delle invocazioni delle litanie del Rosario, e questa dovrebbe essere
l’ultima mariofania a carattere universale (come fu comunicato al Papa in una lettera nel 1983),
preparazione al vero rinnovamento e trionfo della Chiesa. A sua volta, questa manifestazione di
Medjugorje ha avuto, in modo arcano, come un ulteriore e silenzioso sviluppo in queste
lacrime a Civitavecchia.
Rifiutata dopo tanti anni nella sua “patria adottiva”, è venuta come esule in Italia, alle porte
di Roma, a Civitavecchia. Anche qui sarà pure rifiutata? Per Giuseppe e Maria, che stava
ormai per dare alla luce il Figlio, non ci fu posto nell’albergo a Betlemme (Lc. 2, 7).
La sua presenza in lacrime di sangue (e questo fa ricordare il messaggio del 24.05.1984 a
Medjugorje, già citato) vuol dire che le anime continuano “a perdersi nel peccato”, che i suoi
materni messaggi restano ancora per noi belle parole e che purtroppo “abbiamo permesso che
il suo Cuore pianga appunto lacrime di sangue”, e tutto questo malgrado aver superato
Medjugorje la stessa Fatima in quanto a numero di pellegrini ogni anno. È necessario che di
questo prendiamo coscienza. Non riduciamo il segno delle lacrime di Maria ad “un pio e
commovente fatterello”, del quale possiamo tranquillamente discutere sul più e sul meno!
A chi ha detto in modo sconsiderato che “in tutte queste apparizioni la Madonna parla
troppo”, Lei risponde in silenzio con il discorso più eloquente, culmine di quanto Lei viene
dicendo dal 1830 in poi. La Conferenza Episcopale Jugoslava riconobbe legittimo il culto e i
pellegrinaggi nel 1990, anche se posteriormente si ritornò ad una certa ambiguità.
A chi chiedeva: “Che cosa vuol dire la Madonna con queste lacrime?”, rispondevo:
guardiamo dentro nella nostra coscienza e capi-remo. Quando una Mamma piange, vuol dire
che non le resta altro da dire, che ci ha detto tutto, che le parole ormai stanno lasciando il
posto ai fatti... Certo, ai miei parrocchiani dissi: se una mamma fa vedere ad un figlio il suo
pianto, senz’altro è perché ancora confida in questo figlio, che possa comprenderla e
consolarla. È un segno di predilezione, di fiducia. Se io debbo chiedere un favore, mi rivolgo
ad un amico, non ad un estraneo.
Il culmine della vita di Gesù è stata la sua Passione e la sua Croce, mediante la quale ci ha
redenti. Successivamente, la Risurrezione ha segnato l’inizio del trionfo del suo Regno. Così la
Chiesa, suo Corpo Mistico, sta per arrivare al culmine della manifestazione della Divina
Misericordia, del trionfo della Redenzione: la Chiesa sta entrando nel periodo conclusivo della
sua Passione, della sua “grande tribolazione”, necessaria “per entrare nella sua gloria” (Lc.
24,26), cioè nella manifestazione del Regno di Dio e la sua Giustizia, quel trionfo del Regno che
domandiamo nel Padre Nostro, il compimento della sua Volontà “sulla terra come in Cielo”...
Sono come due versanti: l’epoca che volge al termine, nella quale si è manifestata la
Redenzione, e quell’altra annunziata in tanti modi e da tanti mistici, nella quale avrà
compimento pieno il Regno di Dio. Entrambe riflettono i due aspetti del mistero del Verbo
Incarnato: Cristo Redentore e Cristo Re, la sua Incarnazione e la sua Parusìa (Lc.19,12-15), la
sua Misericordia e la sua Giustizia.
Ebbene, credo legittimo pensare che quelle lacrime di Maria a Civitavecchia manifestino il
culmine del mistero della Redenzione nella Chiesa e che, al tempo stesso, contengano un
riferimento al tempo del Regno della Divina Volontà tanto sospirato. Anche le due fasi che si
avvertono negli eventi di Civitavecchia, rappresentate dalle due statuette uguali della Regina
della Pace (di cui ho già parlato), ma oggetto di segni diversi, sembrano fare riferimento ai due
tempi del Mistero: la Redenzione e il Regno.
Le lacrime di Maria sono segno del suo amore materno e quindi del suo dolore; noi siamo
la causa di ciò. Questo Sangue dell’Agnello, che è anche suo, è segno della Passione: la
Passione di Gesù e di Maria, venti secoli fa, e della Passione della Chiesa, adesso e nel-
l’ora che arriva.
Quel Sangue sul volto di Maria sta dicendo a noi: “Figli miei, ho preso Io le vostre lacrime
ed il vostro sangue per risparmiarlo a voi, ma se non fate il possibile per asciugarmelo con la
conversione e con l’amore c’è il pericolo che un giorno possa vederlo Io sul vostro volto”.
Se non sappiamo piangere davanti alla Misericordia che piange, forse un giorno dovremo
piangere davanti alla Giustizia.
Il segno posteriore –che anch’io ho visto in filmati e di cui si parla in vari libri–, una sorta di
“olio profumato”, fa certo riferimento all’unzione dello Spirito Santo, a consacrazione, alla
Carità, alla Pace… Sapremo di più quando un giorno saranno eventualmente resi pubblici dei
“segreti” o “messaggi”. Nel frattempo possiamo osservare e riflettere.
La statua della Madonna a Medjugorje ha un nome: “Regina della Pace”. Il suo
atteggiamento pare che dica: “Vi sto chiedendo il cuore per darvi il Mio”...
Nelle sue manifestazioni alla famiglia Gregori, posteriori al tempo in cui ero parroco, si è
data anche altri nomi: “Madonna delle rose”, in evidente riferimento ai misteri del Rosario (è
lo stesso con il quale era apparsa a San Damiano di Piacenza quarant’anni fa), “Regina delle
famiglie” e “Madre della Chiesa”…
Dico la verità, a rischio di essere frainteso: sono stato sempre restio a chiamarla “la
Madonnina”, come di fatto è conosciuta. Lei è “la gran Madre di Dio, Maria Santissima”. È vero
che “la Madonnina” è un modo vezzeggiativo e familiare di chiamarla, affettuoso anche, ma di
per sé indica un oggetto, una statua (come quella del duomo di Milano), e le statue non
piangono. Piangono le persone, e Lei è una persona che ci ha mostrato attraverso una sua
immagine, nelle sue lacrime, il suo dolore ed il suo amore. Quindi, parlando di Lei e del segno
che qui ci ha dato, penso che sarebbe stato più corretto nominarla diversamente: “la Madonna”
per esempio. Per conto mio non la chiamo mai neppure col suo nome anagrafico, Maria, ma
mi è molto più naturale chiamarla “Mamma”… Penso che a Lei piace di più.
Il nome dell’immagine che ha pianto sangue a Civitavecchia, la Madonna stessa lo sta
dicendo con le sue lacrime: Lei è L’ADDOLORATA, la CORREDENTRICE, perché ha collaborato
con suo Figlio nella nostra Redenzione, perché venti secoli fa Lei stava sotto la Croce al
momento di diventare la nostra Madre e così Lei starà di nuovo presso la Croce per raccogliere
la nostra vita e darci la Vita di suo Figlio.
Il titolo di “Corredentrice”, usato ampiamente da mistici, santi e pontefici (Giovanni Paolo II
lo ha usato molte volte) 13, non piace ad alcuni teologi del nostro tempo in ossequio al dialogo
con i protestanti, per cui in questo momento non gode ancora il favore di alcuni membri della
Gerarchia.
“Presso la Croce di Gesù stava Maria, sua Madre” (Gv. 19,25).
Quando morì Gesù, la sua Vita non poteva morire: continuò a vivere in Maria. Lei accolse
la pienezza della Redenzione e ne divenne il deposito, la sorgente e il canale per darla agli
uomini. Quando morì Gesù, la Redenzione fu interamente depositata, affidata e appoggiata in
Lei, al punto che, così come Dio non si incarnò senza di Lei, così avviene di tutto il resto, che
va compreso nell’Incarnazione.
Pertanto, anche la Risurrezione fu opera di Dio e di Maria: Dio aveva messo come
condizione indispensabile la Fede assoluta di Maria, la sua Speranza ed il suo Amore, cioè,
l’esercizio della sua Maternità divina nel Volere onnipotente di Dio. Tutto dipendeva da Maria
Corredentrice.
Adesso sta arrivando il tempo in cui la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, deve completare
nella sua carne quello che manca alla Passione di Cristo (Col. 1,24). Adesso sta vivendo la
Chiesa in quanto tale, un suo misterioso Getsemani. E quando un giorno si sentirà abban-
donata da molti dei suoi discepoli e figli sperimenterà persino le tenebre dell’abbandono da
parte di Dio, mentre il mondo si rallegrerà, credendo che sia morta, il Signore allora dirà: “La
bambina non è morta, ma dorme” (Mt. 9,24). La Chiesa non morirà perché, come Gesù,
continuerà vivendo in Maria, fino alla sua Risurrezione. Di nuovo la Risurrezione ed il trionfo
della Chiesa avverranno per mezzo di Maria. Senza di Lei tutto si ferma, nulla si ottiene,
nemmeno il trionfo del Regno di Dio, che è il frutto supremo della Redenzione. Tutto dipende
da Maria in quanto Corredentrice.
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