lunedì 14 gennaio 2019

“FIGLIO, NON DIMENTICARE LE LACRIME DI TUA MADRE!”



Quando fu vicino, alla vista della Città, pianse su di essa, dicendo: 
«Se avessi compreso anche tu,  in questo giorno,  la via della pace! 
Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui  
i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 
abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra,  
perché  non  hai  riconosciuto  il  tempo  in  cui  sei  stata  visitata» 
(Luca 19,41-44) 

Da noi dipende che adesso così non avvenga. 
Queste parole di Gesù nel Vangelo e queste lacrime di sangue della nostra Madre, la Regina 
della Pace, sono per i figli un chiaro segno d’amore ed un accorato appello. 

Sono passati ormai circa tredici anni, da quando abbiamo visto quel Segno delle Lacrime 
di Maria. L’immagine, la provenienza, la data, il luogo ed altre circostanze risultano somma-
mente significative. 
Dio ci tende una mano: letteralmente lo fa nell’atteggiamento che esprime la piccola 
statuetta della Vergine... E Dio attende ancora una risposta. 
È accaduto a Civitavecchia, che si trova praticamente nel centro dell’Italia. È interessante 
notare che il rivolo di lacrima e sangue che si formò sulla guancia sinistra sin dal primo giorno 
evoca con notevole somiglianza la figura dell’Italia. Sicuramente è un segno per l’Italia. Ma 
essere avvenuto a Civitavecchia è, come dire, “sotto la finestra del Papa”. Questo segno 
eloquente non è più riservato a qualche anima prescelta, come S. Caterina Labouré o Melania 
Calvet o i ragazzi di Medjugorje, ma pubblicamente offerto alla constatazione e al senso di Fede 
di tutti, oltre che al loro senso comune. Penso pure che sia stato dato, forse, in modo speciale, 
per il Santo Padre. 
Non si tratta di un segno grandioso, ma assai modesto, nel segno della piccolezza e 
dell’umiltà. È venuto a tastarci il polso, innanzi tutto per ciò che riguarda la nostra sincerità ed 
umiltà. Una piccola statua della Madonna, di scarso valore artistico e commerciale, nel seno di 
una piccola famiglia, nella parrocchia più piccola di una delle diocesi più piccole d’Italia; con un 
segno di lacrime di sangue, che era una perfetta miniatura, ancora più esiguo dopo le varie 
analisi compiute. 

Quattordici volte lacrimò allora, secondo i testimoni, come quattordici erano in quel 
momento gli anni che duravano le apparizioni a Medjugorje e quattordici sono le stazioni della 
Via Crucis. Dalla prima all’ultima lacrimazione passarono quaranta giorni (calcolati al modo 
biblico, come “sere e mattine”), evocando quei quaranta giorni che Gesù passò in preghiera e 
digiuno nel deserto: dalla sua presentazione pubblica come Redentore, come “Agnello di Dio 
che toglie il peccato del mondo” e il suo battesimo, alla seconda testimonianza di Giovanni e 
l’inizio della vita pubblica di N. Signore. 
Appare molto significativa la data della prima lacrimazione: il 2 Febbraio 1995, festa della 
Presentazione di Gesù nel Tempio e Purifi-cazione di Maria. Quel giorno Gesù si presentava 
ufficialmente al Padre, con le parole che (secondo la lettera agli Ebrei 10, 5-10) Egli disse 
entrando nel mondo: “Eccomi, o Padre, che vengo per fare la tua Volontà”. Ritengo che Maria, 
scegliendo questa data per darci il suo Segno, abbia voluto attirare la nostra attenzione verso 
suo Figlio, verso il Volere del Padre. 
Gesù ci ha dato nel Vangelo una certa “chiave di lettura”: il segno di Giona, quando ci 
avverte che nessun altro segno sarebbe stato dato agli uomini. Perciò, quel segno dei tre giorni 
morto e sepolto, prima della Risurrezione, deve essere la vera lettura di ogni vero segno. 
L’unico segno, il segno supremo dell’Amore e del dolore salvifico. 
Significative, inoltre, sono le parole del vecchio Simeone, che si leggevano quel giorno 
nella Messa e che dopo, rileggendole, hanno un suono particolare: “Questo Bambino –e noi 
possiamo dire: questo segno– è stato dato per la salvezza, ma anche per la rovina di molti in 
Israele, segno di contraddizione, affinché si scoprano i pensieri di molti cuori; e anche a te 
una spada di dolore trafiggerà l’anima” (Lc. 2,33-35). In verità quelle parole segnarono per 
Maria l’inizio di un continuo morire senza morire. E già nella prima lacrimazione il sottile rivolo 
di sangue arrivò fino al Cuore di Maria, come un invito a mettere noi quelle lacrime nel nostro 
cuore. 
E come mai la SS. Vergine ci mostra le sue lacrime adesso, quando Lei è Assunta in corpo 
e anima in Cielo e glorificata come Madre di Dio e nostra e come Regna del Cielo e della terra? 
È contraddizione questo? Niente affatto. Il mistero sta nel tempo, al quale la nostra 
coscienza è rigidamente legata in questa vita, cosa che non avviene di sicuro nella Beatitudine. 
Maria ci mostra adesso il suo dolore e le sue lacrime versate allora per i motivi nostri di 
adesso. 
Ma come si spiega che le sue lacrime –abbiamo detto già che le statue non piangono, a 
meno che non siano segno di una sua presenza– sono, a quanto pare, inizialmente acquose, 
per diventare poco dopo di sangue?  
E che senso può avere che sia sangue ufficialmente “maschile”, di uomo? La mia opinione 
è che “nulla è impossibile a Dio” (Lc. 1,37). Che Dio “confonda i superbi nei pensieri del loro 
cuore” (cfr. Lc. 1,51). Ma soprattutto che ci voglia far capire che Gesù e Maria hanno lo stesso 
sangue, come hanno un solo Cuore (pur essendo due persone fisicamente distinte), un solo 
Amore, uno stesso soffrire, una sola Vita. “Non separi l’uomo quello che Dio ha unito!” (Mt 
19,8). In effetti, Gesù è l’unico figlio il cui sangue lo ha ricevuto soltanto da Maria. Solo dalla 
Madre Egli ha avuto tutti i suoi cromosomi, perché è stato concepito per opera unica del Volere 
Divino, per opera dello Spirito Santo. 
Ma forse Maria ha pianto sangue nella Passione? Non sarebbe da stupirsi, dato che il Figlio 
sudò sangue nell’Orto degli Ulivi e dato che nessuno ha mai partecipato come Maria, in corpo  
e anima, alla Passione e alla Redenzione operata da suo Figlio. 
E come mai piange?  Lo ha detto a Medjugorje: il suo Cuore piange lacrime di sangue per 
quelli che si perdono nel peccato, poiché noi non abbiamo fatto niente per evitarlo o almeno 
per riparare e aiutare. Suor Lucia lo aveva già detto: “Questa è la causa della tristezza della 
Madonna”: il castigo materiale imminente (oh, la parola che non ci piace sentire!) e le tante 
anime, e non solo corpi, che si perderebbero. Per sempre. 
Ci mostra quanto Lei ci ha amato e valutato: ha pagato per noi la vita di suo Figlio, come 
ha fatto il Padre. 
Da quel 2 Febbraio 1995, in modo misterioso, Maria, Segno di contraddizione, è diventata 
Segno di Giudizio divino e di separazione, punto di non ritorno. Quelle lacrime sono uno  
spartiacque.  
Dall’accoglienza reale che ognuno di noi riserva a MARIA ADDOLORATA, a MARIA 
CORREDENTRICE, scopre da che parte si trova: con Lei sotto la Croce o contro di Lei e contro la 
Croce. Già in figura era avvenuto così agli israeliti schiavi in Egitto: la notte della liberazione 
l’angelo sterminatore passò su tutto il paese di Egitto, sterminando i figli primogeniti del popolo 
oppressore, ma risparmiando le case  segnate con il sangue dell’agnello. Per questa ragione, 
ogni  primogenito degli israeliti veniva presentato nel Tempio, come proprietà di Dio, e 
riscattato mediante il sacrificio di due piccole colombe..., segno dei due Innocenti che 
dovevano riscattarci mediante il loro Sacrificio.  
Il 2 Febbraio 1995 Maria ci ha offerto il segno del Sangue dell’Agnello, affinché lo 
prendiamo nelle nostre case e nella nostra vita, “perché si avvicina la nostra liberazione” (Lc. 
21,28). D’allora, forse, gli angeli del Signore vanno “segnando sulla fronte” coloro che 
accolgono il Sangue dell’Agnello, perché dietro di loro si avvicina l’angelo sterminatore...  
Qualcuno si è chiesto la provenienza di quel Sangue: da dove lo avrebbe preso Dio per 
farlo scorrere dagli occhi di una statuetta? Grande difficoltà! E da dove lo prese per riformarlo 
nelle vene ricostruite istantaneamente nel Corpo di Gesù, al momento della sua Risurrezione? 
Ripeto che il tempo è il problema per noi, ma non per Dio, che ha tutto in un eterno presente.  
Queste lacrime di Maria sono un segno di culminazione, nel senso che tutte le sue 
assistenze materne alla Chiesa culminano a Medjugorje, dove Lei si è manifestata come “la 
Regina della Pace”, ultima delle invocazioni delle litanie del Rosario, e questa dovrebbe essere 
l’ultima mariofania a carattere universale (come fu comunicato al Papa in una lettera nel 1983), 
preparazione al vero rinnovamento e trionfo della Chiesa. A sua volta, questa manifestazione di 
Medjugorje ha avuto, in modo arcano, come un ulteriore e silenzioso sviluppo in  queste 
lacrime a Civitavecchia.  
Rifiutata dopo tanti anni nella sua “patria adottiva”, è venuta come esule in Italia, alle porte 
di Roma, a Civitavecchia. Anche qui sarà pure rifiutata? Per Giuseppe e Maria, che stava    
ormai per dare alla luce il Figlio, non ci fu posto nell’albergo a Betlemme (Lc. 2, 7).  
La sua presenza in lacrime di sangue (e questo fa ricordare il messaggio del 24.05.1984 a 
Medjugorje, già citato) vuol dire che le anime continuano “a perdersi nel peccato”, che i suoi 
materni messaggi restano ancora per noi belle parole e che purtroppo “abbiamo permesso che 
il suo Cuore pianga appunto lacrime di sangue”, e tutto questo malgrado aver superato 
Medjugorje la stessa Fatima in quanto a numero di pellegrini ogni anno.  È necessario che di 
questo prendiamo coscienza. Non riduciamo il segno delle lacrime di Maria ad “un pio e 
commovente fatterello”, del quale possiamo tranquillamente discutere sul più e sul meno!   
A chi ha detto in modo sconsiderato che “in tutte queste apparizioni la Madonna parla 
troppo”, Lei risponde in silenzio con il discorso più eloquente, culmine di quanto Lei viene 
dicendo dal 1830 in poi. La Conferenza Episcopale Jugoslava riconobbe legittimo il culto e i 
pellegrinaggi nel 1990, anche se posteriormente si ritornò ad una certa ambiguità.  
A chi chiedeva: “Che cosa vuol dire la Madonna con queste  lacrime?”, rispondevo: 
guardiamo dentro nella nostra coscienza e capi-remo. Quando una Mamma piange, vuol dire 
che non le resta altro da dire, che ci ha detto tutto, che le parole ormai stanno lasciando il 
posto ai fatti... Certo, ai miei parrocchiani dissi: se una mamma fa vedere ad un figlio il suo 
pianto, senz’altro è perché ancora confida in questo figlio, che possa comprenderla e 
consolarla. È un segno di predilezione, di fiducia. Se io debbo chiedere un favore, mi rivolgo   
ad un amico, non ad un estraneo.   
Il culmine della vita di Gesù è stata la sua Passione e la sua Croce, mediante la quale ci ha 
redenti. Successivamente, la Risurrezione ha segnato l’inizio del trionfo del suo Regno. Così la 
Chiesa, suo Corpo Mistico, sta per arrivare al culmine della manifestazione della Divina 
Misericordia, del trionfo della Redenzione: la Chiesa sta entrando nel periodo conclusivo della 
sua Passione, della sua “grande tribolazione”, necessaria “per entrare nella sua gloria” (Lc. 
24,26), cioè nella manifestazione del Regno di Dio e la sua Giustizia, quel trionfo del Regno che 
domandiamo nel Padre Nostro, il compimento della sua Volontà “sulla terra come in Cielo”...  
Sono come due versanti: l’epoca che volge al termine, nella quale si è manifestata la 
Redenzione, e quell’altra annunziata in tanti modi e da tanti mistici, nella quale avrà 
compimento pieno il Regno di Dio. Entrambe riflettono i due aspetti del mistero del Verbo 
Incarnato: Cristo Redentore e Cristo Re, la sua Incarnazione e la sua Parusìa (Lc.19,12-15), la 
sua Misericordia e la sua Giustizia.    
Ebbene, credo legittimo pensare che quelle lacrime di Maria a Civitavecchia manifestino il 
culmine del mistero della Redenzione nella Chiesa e che, al tempo stesso, contengano un 
riferimento al tempo del Regno della Divina Volontà tanto sospirato. Anche le due fasi che si 
avvertono negli eventi di Civitavecchia, rappresentate dalle due statuette uguali della Regina 
della Pace (di cui ho già parlato), ma oggetto di segni diversi, sembrano fare riferimento ai due 
tempi del Mistero: la Redenzione e il Regno. 
Le lacrime di Maria sono segno del suo amore materno e quindi del suo dolore; noi siamo 
la causa di ciò. Questo Sangue dell’Agnello, che è anche suo, è segno della Passione: la 
Passione di Gesù e di Maria, venti secoli fa, e della Passione della Chiesa, adesso e nel-
l’ora che arriva. 
Quel Sangue sul volto di Maria sta dicendo a noi: “Figli miei, ho preso Io le vostre lacrime 
ed il vostro sangue per risparmiarlo a voi, ma se non fate il possibile per asciugarmelo con la 
conversione e con l’amore c’è il pericolo che un giorno possa vederlo Io sul vostro volto”.  
Se non sappiamo piangere davanti alla Misericordia che piange, forse un giorno dovremo 
piangere davanti alla Giustizia.  
Il segno posteriore –che anch’io ho visto in filmati e di cui si parla in vari libri–, una sorta di 
“olio profumato”, fa certo riferimento all’unzione dello Spirito Santo, a consacrazione, alla 
Carità, alla Pace… Sapremo di più quando un giorno saranno eventualmente resi pubblici dei 
“segreti” o “messaggi”. Nel frattempo possiamo osservare e riflettere. 
La statua della Madonna a Medjugorje ha un nome: “Regina della Pace”. Il suo 
atteggiamento pare che dica: “Vi sto chiedendo il cuore per darvi il Mio”...  
Nelle sue manifestazioni alla famiglia Gregori, posteriori al tempo in cui ero parroco, si è 
data anche altri nomi: “Madonna delle rose”, in evidente riferimento ai misteri del Rosario (è  
lo stesso con il quale era apparsa a San Damiano di Piacenza quarant’anni fa), “Regina delle 
famiglie” e “Madre della Chiesa”…  
Dico la verità, a rischio di essere frainteso: sono stato sempre restio a chiamarla “la 
Madonnina”, come di fatto è conosciuta. Lei è “la gran Madre di Dio, Maria Santissima”. È vero 
che “la Madonnina” è un modo vezzeggiativo e familiare di chiamarla, affettuoso anche, ma di 
per sé indica un oggetto, una statua (come quella del duomo di Milano), e le statue non 
piangono. Piangono le persone, e Lei è una persona che ci ha mostrato attraverso una sua 
immagine, nelle sue lacrime, il suo dolore ed il suo amore. Quindi, parlando di Lei e del segno 
che qui ci ha dato, penso che sarebbe stato più corretto nominarla diversamente: “la Madonna” 
per esempio. Per conto mio non la chiamo mai neppure col suo nome anagrafico, Maria, ma 
mi è molto più naturale chiamarla “Mamma”… Penso che a Lei piace di più. 
Il nome dell’immagine che ha pianto sangue a Civitavecchia, la Madonna stessa lo sta 
dicendo con le sue lacrime: Lei è L’ADDOLORATA, la CORREDENTRICE, perché ha collaborato 
con suo Figlio nella nostra Redenzione, perché venti secoli fa Lei stava sotto la Croce al 
momento di diventare la nostra Madre e così Lei starà di nuovo presso la Croce per raccogliere 
la nostra vita e darci la Vita di suo Figlio.  
Il titolo di “Corredentrice”, usato ampiamente da mistici, santi e pontefici (Giovanni Paolo II 
lo ha usato molte volte) 13, non piace ad alcuni teologi del nostro tempo in ossequio al dialogo 
con i protestanti, per cui in questo momento non gode ancora il favore di alcuni membri della 
Gerarchia. 
“Presso la Croce di Gesù stava Maria, sua Madre” (Gv. 19,25).  
Quando morì Gesù, la sua Vita non poteva morire: continuò a vivere in Maria. Lei accolse 
la pienezza della Redenzione e ne divenne il deposito, la sorgente e il canale per darla agli 
uomini. Quando morì Gesù, la Redenzione fu interamente depositata, affidata e appoggiata in 
Lei, al  punto che, così come Dio non si incarnò senza di Lei, così avviene di tutto il resto, che 
va compreso nell’Incarnazione.  
Pertanto, anche la Risurrezione fu opera di Dio e di Maria: Dio aveva messo come 
condizione indispensabile la Fede assoluta di Maria, la sua Speranza ed il suo Amore, cioè, 
l’esercizio della sua Maternità divina nel Volere onnipotente di Dio. Tutto dipendeva da Maria 
Corredentrice.    
Adesso sta arrivando il tempo in cui la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, deve completare 
nella sua carne quello che manca alla Passione di Cristo (Col. 1,24). Adesso sta vivendo la 
Chiesa in quanto tale, un suo misterioso Getsemani. E quando un giorno si sentirà abban-
donata da molti dei suoi discepoli e figli sperimenterà persino le tenebre dell’abbandono da 
parte di Dio, mentre il mondo si rallegrerà, credendo che sia morta, il Signore allora dirà: “La 
bambina non è morta, ma dorme”  (Mt. 9,24). La Chiesa non morirà perché, come Gesù, 
continuerà vivendo in Maria, fino alla sua Risurrezione. Di nuovo la  Risurrezione ed il trionfo 
della Chiesa avverranno per mezzo di Maria. Senza di Lei tutto si ferma, nulla si ottiene, 
nemmeno il trionfo del Regno di Dio, che è il frutto supremo della Redenzione. Tutto dipende 
da Maria in quanto Corredentrice. 

Pablo  Martín  Sanguiao


Nessun commento:

Posta un commento