giovedì 4 luglio 2019

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta...

La masseria di Piana Roma, il convento di Sant'Anna, San Giovanni Rotondo; anche a Sant’Elia a Pianisi, un’altra tappa del viaggio verso quella che sarà la sua sede definitiva per cinquant’anni, il demonio segue il suo nemico. Così il giovane fra' Pio ci racconta quest’episodio: «Mi trovavo a Sant'Elia a Pianisi nel periodo di studio della filosofia. La mia cella era la penultima del corridoio che gira dietro la chiesa, all'altezza della nicchia dell'Immacolata che domina il prospetto dell'altar maggiore. Una notte d'estate, dopo la recita del mattutino, avevo la finestra e la porta aperte per il gran caldo, quando sentii dei rumori che mi sembravano provenire dalla cella vicina. "Che cosa farà a quest'ora fra' Anastasio?" mi domandai. Pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il Santo Rosario. C'era infatti fra noi due una sfida a chi pregasse di più e io non volevo rimanere indietro. Continuando però questi rumori, anzi diventando più insistenti, volli chiamare il confratello. Si sentiva intanto un forte odore di zolfo. Mi spinsi dalla finestra per chiamare: le due finestre; la mia e quella di fra' Anastasio, erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare i libri o altro allungando la mano. "Era' Anastasio, fra' Anastasio..." cercai di chiamare senza alzare troppo la voce. Non ottenendo nessuna risposta mi ritirai, ma con terrore dalla porta vidi entrare un grosso cane dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: “E isso, è isso!". Mentre ero in quella positura vidi l'animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire». Padre Pio cadde svenuto sul letto, dopo aver emesso un grande urlo. Accorsero fra’ Clemente e fra’ Anastasio, e subito dopo anche il direttore dello studentato; a tutti il monacello raccontò l’apparizione diabolica. Il mostruoso cane nero, con una testa enorme, accoccolato sulle zampe posteriori lo guardava fissamente. 

MARCO TOSATTI 

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