lunedì 2 settembre 2019

LA PRESENZA REALE



IL MISTERO DI FEDE

Questa è l'opera di Dio, che crediate in Colui che Egli ha mandato. Giovanni, VI, 29.

I. - Nostro Signore vuole che ricordiamo tutto quello ch'egli per noi ha fatto sulla terra e con la meditazione di tutti i misteri della sua vita onoriamo la sua presenza nel Santissimo Sacramento. Per richiamarci più vivamente il mistero della Cena non ci diede soltanto il racconto degli Evangelisti, ma un ricordo vivo, personale: Se stesso, la sua adorabile persona.

Ma, benché Egli sia in mezzo a noi, non possiamo vederlo né rappresentarci come si trovi nell'Eucaristia. Eppure Nostro Signore è apparso tante volte; perché non ha permesso che si conservassero ritratti di queste auguste apparizioni?

Ah! sa bene Nostro Signore che tutti i ritratti non servirebbero alfine che a farci dimenticare la realtà della sua attuale presenza sotto i sacri veli eucaristici.

Ma come; se io lo vedessi non avrei una fede più viva? Forse che non si ama meglio quel che si vede? Sì, i sensi possono rafforzare la mia fede vacillante; ma Nostro Signore risorto non vuole che lo percepiscano i nostri sensi corrotti: vuole una fede pura.

Egli non è soltanto corpo, ma anche anima. Non vuole essere amato come i corpi; vuole che penetriamo sino alla sua anima con la nostra mente e col nostro cuore, senza scoprirlo coi sensi.

Del resto, Nostro Signore, pur veramente presente in corpo e anima nel Santissimo Sacramento, vi sta al modo degli spiriti; gli spiriti non si analizzano, né si sezionano; i sensi non li raggiungono.

II. - D'altronde perché lamentarci? Nostro Signore ha saputo conciliare ogni cosa. Le sacre specie non lo toccano, non sono parte di Lui; inseparabilmente unite a Gesù Eucaristico sono la condizione della sua presenza sacramentale, ci dicono ove egli è: lo localizzano. Se Nostro Signore avesse preso fra noi un modo di essere puramente spirituale, come trovarlo? ove cercarlo?

Ringraziamo l'amabilissimo Salvatore! Non è nascosto, ma solo velato: una cosa nascosta non si sa ove sia, è come se non esistesse; una cosa velata invece si possiede con sicurezza, benché non si veda. Sapere che abbiamo l'amico vicino, che è là, non vi par molto? Orbene, voi vedete ove è Gesù: mirate l'Ostia santa, siete certi ch'egli è là.


III. - Nostro Signore si vela per il nostro bene, a nostro vantaggio, per obbligarci a studiare l'anima sua, le sue intenzioni, le sue virtù in lui stesso; se lo vedessimo, ci tratterremmo ad ammirarlo esteriormente, nutriremmo per lui un amore di sentimento: Gesù vuole che l'amiamo con un amore di sacrificio. Certo, a Nostro Signore, costa velarsi così. Preferirebbe mostrare le sue divine fattezze, che gli attirerebbero molti cuori; ma lo fa per nostro bene. Così la mente si applica all'Eucaristia, la fede viene acuita: noi penetriamo in Nostro Signore.

Non si fa vedere ai nostri occhi, si mostra invece all'anima; con la sua propria luce si palesa in noi, ci illumina ed è l'oggetto che dobbiamo contemplare: oggetto insieme e mezzo della nostra fede.

Qui vede più chiaro quegli che più ama, che è più puro. Egli stesso l'ha detto: Mi manifesterò a chi mi ama.

Il Signore da’ alle anime di preghiera grandi e non ingannevoli lumi riguardanti Lui stesso, e li varia, dirigendoli ora su questo ora su quel punto della sua vita. Siccome l'Eucaristia è la glorificazione di tutti i misteri, così Gesù Cristo si fa Egli stesso nostra meditazione, qualunque né sia l'argomento.


IV. - Perciò quanto è più facile meditare dinanzi al Santissimo Sacramento che in casa propria! Nella nostra dimora siamo in presenza dell'immensità di Dio; qui siamo presenti a Gesù, vicinissimo a noi. E come il cuore va dietro alla mente, l'affetto alla conoscenza, diviene più facile amare in presenza del Santissimo Sacramento: l'amore è allora attuale, poiché va a Gesù che vive dinanzi a noi, che rinnova nell'Eucaristia tutti i suoi misteri.

Chi medita i misteri in se stessi, senza animarli con l'Eucaristia, trova sempre un vuoto, né riporta, senza volerlo, una pena, e dice: Perché non vi fui presente?

Ma innanzi al Santissimo Sacramento che cosa rimpiangere, che desiderare? Tutti i misteri vivono nel Salvatore presente. Il nostro amore è nel godimento attuale. Sia che pensiate alla vita mortale o a quella gloriosa di Gesù, voi sapete che Egli è là col suo corpo, con la sua anima e con la sua divinità.

Entriamo quindi in questi pensieri. Rappresentiamoci nell'immaginazione i misteri che vogliamo, ma rafforziamone il ricordo ed animiamolo con la presenza di Gesù Cristo.

Ricordiamoci pertanto che Nostro Signore è là, in quell'Ostia sacrosanta con tutti i vari suoi stati, con tutto se stesso; chi ignora questo è nelle tenebre, e la sua fede è sempre languida, né lo rende felice.

Abbiamo dunque l'attività, la delicatezza della fede, se vogliamo essere felici. Nostro Signore vuol farci beati mediante Se stesso. Nessun uomo è capace di renderci felici, e nemmeno la pietà, da sola. Ci vuole la pietà nutrita dell'Eucaristia; perché la felicità viene dal possesso di Dio, e l'Eucaristia è Dio tutto nostro. 

di San Pietro Giuliano Eymard

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