Il mito del "Papa liberale"
«Ci serviremo delle lagrime reali della famiglia e dei presunti dolori dell'esilio - aveva scritto Nubius il capo dell'Alta Vendita - per formarci dell'amnistia
un'arma popolare. Noi la chiederemo sempre, felici di ottenerla il più tardi che sia possibile, ma la chiederemo ad alte grida» 29.
Il primo atto del pontificato di Pio IX, nel trigesimo della elevazione alla tiara, il 16 luglio 1846, fu la concessione dell'amnistia ad oltre 400 detenuti ed esuli politici,
subordinando il perdono alla semplice firma di una dichiarazione di fedeltà 30. Il gesto di clemenza era privo, nelle intenzioni del pontefice, di reale significato politico. E tuttavia, come sottolinea padre Martina, «raramente la storia presenta un caso analogo di un provvedimento
che, malgrado le sue modeste proporzioni, abbia provocato reazioni così vaste, profonde, durature.
L'amnistia fu la scintilla che, caduta sulle polveri che si erano accumulate da tempo, fece divampare l'incendio in tutta Italia e in larga parte dell'Europa. O, se
vogliamo, fu l'inizio di un delirio collettivo dell'opinione pubblica, parte spontaneo e parte artificiosamente montato, che ebbe la sua conclusione nelle rivoluzioni europee del '48. Si trattò quindi di
un fenomeno non solo religioso ma essenzialmente politico, di un evento non solo italiano, ma europeo» 31.
In quell'«artificiosamente montato» non è difficile trovare le vere cause del «delirio collettivo dell'opinione pubblica» che, dal luglio
del 1846 all'aprile del 1848, creerà, attorno al nome di Pio IX, il mito del Papa "liberale", frutto in realtà - come osservò Salvatorelli - di un «sistematico sfruttamento» 32 delle iniziative del pontefice, per realizzare lo storico "abbraccio" tra la Chiesa e i principi della Rivoluzione francese.
Nicola Roncalli, nella sua Cronaca di Roma, ricorda come il giorno stesso della pubblicazione dell'amnistia, un'enorme turba, con bandiere e torce a vento, percorse il Corso e le strade principali di Roma acclamando Pio IX 33. Le manifestazioni si ripeterono nei giorni successivi in maniera talmente vibrante da sorprendere e turbare il Papa, che invitò il popolo alla moderazione. A questo primo
provvedimento, che fu presentato come una sconfessione dei metodi usati dal precedente pontefice, ne seguiranno altri che avevano tutta l'aria di annunciare un nuovo spirito, come la scelta a suo principale collaboratore
di mons. Giovanni Corboli-Bussi 34 conosciuto per la sua "apertura" alle idee moderne, e la creazione fatta già alla fine di luglio di una commissione
destinata a prendere in esame un programma di riforme amministrative. Malgrado il primo documento dottrinale del nuovo Papa, l'enciclica Qui pluribus del 9 novembre 1846 35, costituisca una chiara condanna dei principi del liberalismo e possa essere considerata, come osserva Martina, «la prima e migliore confutazione del mito di Pio IX» 36, il clima di eccitazione aumentò rapidamente in tutto lo Stato pontificio e poi negli Stati italiani 37 e Pio IX venne acclamato come un principe riformatore e "liberale" che simboleggiava il Risorgimento italiano 38.
Il conte Solaro della Margarita si fermò a Roma fino al 12 settembre, per poter essere presente alla festa della Natività della Santissima Vergine, celebrata dal Papa
nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Pio IX «vi andò in gran pompa, fra migliaia di bandiere bianche e gialle, fra una moltitudine di popolo che echeggiar faceva l'aria di evviva; balconi e finestre erano
pomposamente addobbate, le fregiavano iscrizioni allusive all'epoca che si inaugurava. Non mi piacque l'insieme, e vidi che i tempi si facevano grossi» 39.
A metà novembre arrivò a Roma Marco Minghetti che incontrò a sua volta Pio IX e i suoi collaboratori e ci lascia un significativo ritratto del suo principale
consigliere: «Monsignor Corboli Bussi, dopo il Cardinale (Gizzi), era primo nella Segreteria di Stato. Gracile della persona, pallido del malore che presto lo condusse alla tomba. La natura sua era candida e gentile,
e sapendosi che il proclama dell' amnistia era stato da lui redatto, godeva il favore popolare. Egli era figlio di un antico liberale, e cospiratore per la patria; ma aveva seguito tutt'altro ordine di idee. Devoto
sino al misticismo, coltissimo nelle scienze sacre, e digiuno delle civili, egli precorreva col pensiero alle riforme che dovevano farsi per migliorare le condizioni materiali e morali delle plebi. Aveva delle idee che oggi
si direbbero socialiste, mentre poi affermava risolutamente che tutti erano già disingannati sulle riforme politiche e che a queste non doveva pensarci. Difendeva, o scusava gli atti di coloro che parevano più
avversi al pensiero di Pio IX, e non si lasciava punto commuovere dalle voci che attribuivano ai gendarmi e alla polizia provocazioni e violenze. Ondeggiava quant'altri mai sul da farsi, e sperava più nell'azione
personale, benefica degli uomini, che nelle istituzioni, o nelle riforme» 40.
L'8 novembre si tenne la solennità del Possesso cioè la presa di possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano, «madre e capo di tutte le chiese di
Roma e del mondo». Gli immediati predecessori di Pio IX avevano eseguito questa cerimonia senza pompa esterna. Pio IX volle rinnovare invece l'antica tradizione, allo scopo di risollevare lo splendore della Chiesa
e delle sue istituzioni. Al segno dato con lo sparo del cannone, mosse dal Quirinale un magnifico corteo; in testa i dragoni, dagli alti berretti di pelle d'orso con le piume bianco-gialle, gli svizzeri con le corazze
di acciaio, i ciambellani laici con le uniformi del Cinquecento, i prelati e i vescovi nei loro indumenti violacei, tutti su cavalli riccamente bardati. Seguiva la carrozza di gala del Papa, tirata da sei cavalli neri e circondata
dagli svizzeri a cavallo e a piedi.
Il corteo passò accanto al Campidoglio, all'Arco di Tito e al Colosseo, dove migliaia di persone accolsero con acclamazioni il Papa, che continuamente benediceva. Tutto
il tratto di via dall' Arco di Tito al Colosseo era stato addobbato dagli ebrei, riconoscenti al Papa per i benefici che egli aveva elargito loro.
Arrivato in piazza San Giovanni in Laterano, il Papa fu accolto dal senatore di Roma principe Orsini e dai canonici di San Giovanni che lo introdussero fino al trono, eretto davanti
alla porta del Giubileo, dove Pio IX ricevette le chiavi della Basilica, una d'argento, l'altra d'oro. Il Pontefice fu portato quindi in trono sotto al baldacchino dove, per la prima volta dopo l'incoronazione,
assunse nuovamente in capo la Tiara.
Dalla gran loggia della facciata impartì quindi la benedizione apostolica a una moltitudine di circa centomila persone prostrate sulla piazza. «Quando il Papa pronunziò
l'amen, cominciò il suono di tutte le campane, e tuonarono i cannoni collocati accanto alla chiesa di Santa Croce, ma sopra questo frastuono echeggiavano
le interminabili grida di Evviva» 41. «La divisa dello stendardo pontificio bianca e gialla che per lo innanzi era colore di vituperio - ricorda il padre
Bresciani - divenne a un punto lo splendore del sole e della luna che sprazzano i cieli d'oro e d'argento» 42.
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