venerdì 19 settembre 2025

Dove regna il Divin Volere l’anima chiama Iddio insieme nel suo operare. L’offerta a Dio delle proprie azioni la purifica e la disinfetta.

 


Dal Vol. 21 - 3 Marzo 1927

Dove regna il Divin Volere l’anima chiama Iddio insieme nel suo operare.
L’offerta a Dio delle proprie azioni la purifica e la disinfetta.

Stavo offrendo i miei piccoli atti come omaggio d’adorazione e di amore al Supremo Volere, e pensavo tra me: “Ma è proprio vero che [ciò che] fa l’anima che fa la Divina Volontà fa lo stesso Dio?” Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:

“Figlia mia, non Mi senti in te che sto seguendo gli atti tuoi? Dove regna la mia Volontà, tutte le cose, anche le più piccole e naturali si convertono in diletto per Me e per la creatura, perché sono effetto di una Volontà Divina regnante in lei che non sa uscire da sé neppure l’ombra d’infelicità alcuna. Anzi tu devi sapere che nella Creazione il nostro Fiat Supremo stabilì tutti gli atti umani investendoli di diletto, di gioie e di felicità. Sicché lo stesso lavoro non dovea dare nessun peso all’uomo né dargli ombra di stanchezza, perché possedendo il mio Volere possedeva la forza che mai stanca e viene meno. Vedi, anche le cose create sono simbolo di ciò: si stanca forse il sole di dare sempre la sua luce? Certo che no. Si stanca il mare a mormorare continuamente, a formare le sue onde, a nutrire e moltiplicare i suoi pesci? Certo che no. Si stanca il cielo a stare sempre disteso, la terra a fiorire? Certo che no. Ma perché non si stancano? Perché c’è dentro di loro la potenza del Fiat Divino che tiene la forza che non esaurisce mai. Quindi tutti gli atti umani entrano nell’ordine di tutte le cose create e tutti ricevono l’impronta della felicità: il lavoro, il cibo, il sonno, la parola, lo sguardo, il passo, tutto. Ora finché l’uomo si mantenne nel nostro Volere si mantenne santo e sano, pieno di vigore e di energia instancabile, capace di gustare la felicità dei suoi atti e di felicitare Colui che gli dava tanta felicità. Come si sottrasse, cadde malato e perdette la felicità, la forza instancabile, la forza ed il gusto di gustare la felicità degli atti suoi che il Divin Volere con tanto amore avea investito. Questo succede anche tra chi è sano e tra chi è malato: il primo gusta il cibo, lavora con più energia, prende piacere nel divertirsi, nel passeggiare, nel chiacchierare; il malato si disgusta del cibo, non sente forza di lavorare, s’annoia dei divertimenti, l’infastidiscono le chiacchiere. Tutto gli fa male, la malattia ha cambiato la sua natura, gli atti suoi, in dolori.

Ora supponi che il malato ritornasse nel vigore della sua salute, si ripristinerebbe nelle forze, nel gusto di tutto. Sicché la causa della sua malattia è stata l’uscire dalla mia Volontà; il ritornare e farla regnare sarà causa che ritorni l’ordine della felicità negli atti umani e farle prendere la sua attitudine negli atti della creatura. E come offre il suo lavoro, il cibo che prende e tutto ciò che fa, da dentro quegli atti umani si sprigiona la felicità messa in essi dal mio Volere in quei atti e (per) salire al suo Creatore per dargli la gloria della sua felicità. Ecco perciò dove regna la mia Volontà non solo Mi chiama insieme con lei ad operare, ma Mi dà l’onore, la gloria di quella felicità con cui investimmo gli atti umani. Ancorché la creatura non possedesse tutta la pienezza dell’Unità della Luce della mia Volontà, purché offra tutti gli atti suoi al suo Creatore come omaggio ed adorazione, siccome il malato è lui, non Dio, Iddio riceve la gloria della felicità dei suoi atti umani. Supponi un’ammalata che facesse un lavoro oppure un cibo suo lo prendesse ad uno che è sano, questo che gode la pienezza della salute non avverte nulla, né della stanchezza di quel lavoro né lo stento che l’ammalato ha sentito nel farlo né il disgusto di quel cibo che avrebbe sentito se l’avesse preso l’infermo, anzi gode della pienezza della sua sanità, del bene, della gloria e della felicità che gli porterà quel lavoro, e gusta il cibo che le è stato offerto. Così l’offerta delle proprie azioni purifica, disinfetta le azioni umane e Dio riceve la gloria a Lui dovuta, e per contraccambio fa scendere la gloria su colei che offre a Lui le sue azioni”.


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