mercoledì 10 giugno 2020

Un torrente di dolorose lacrime inondarono il mio povero e afflitto cuore;



Viva presenza di Dio

Il giorno 13 gennaio 1815, giorno di venerdì, così racconta Giovanna Felice: Molto grande fu l’interno raccoglimento che mi donò il mio Signore, fin dalla prima orazione, che sono solita fare la mattina subito levata. Questo raccoglimento era unito a una viva presenza di Dio, per mezzo della quale la povera anima mia si umiliava profondamente, e il Signore mi donava una fiducia veramente filiale.
Oh, come per mezzo di queste due virtù, la povera anima mia si avvicinava al suo Dio! Oh, come leggiadramente andava appresso al suo amoroso Signore, che dolcemente la tirava per parte di interna compiacenza! Con sommo silenzio andava appresso a lui, non altro cercando che compiacerlo.
Nella santa Comunione molto si aumentò il suddetto raccoglimento. Dopo essermi trattenuta qualche tempo dopo la santa Comunione, mi partii dalla chiesa e mi portai alla mia casa, procurando di scuotermi alla meglio, per dare di mano alle faccende domestiche; ma invano fu ogni mio studio per riscuotere il mio spirito; anzi ogni momento più si sopiva, di maniera tale che fui obbligata a lasciare le faccende domestiche.
Mi ritirai nella mia camera, mi misi in ginocchioni, posta che fui in orazioni, il mio spirito fu trasportato sul monte Calvario, dove vidi la spietata crocifissione del nostro Signore Gesù Cristo. A questa vista così compassionevole fui sopraffatta da compassione tanto viva che l’amore mi rendeva partecipe della pena che soffriva l’amato Signore. Un torrente di dolorose lacrime inondarono il mio povero e afflitto cuore; dalla pena, dal dolore venne meno il mio corpo e cadde sul suolo. Stetti in questa situazione dalle ore 18 fino alle ore 24.
Il dì 20 gennaio, giorno di venerdì, mi accadde lo stesso fatto, come il giorno 13 surriferito.

Beata Elisabetta Canori Mora

I SEGNI DI DIO



ALTRI MIRACOLI DI ELISEO 

***
[1]Nàaman, capo dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo Signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso.  
[2]Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman.  
[3]Essa disse alla padrona: «Se il mio Signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra».  
[4]Nàaman andò a riferire al suo Signore: «La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così».  
[5]Il re di Aram gli disse: «Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele». Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci vestiti.  
[6]Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: «Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra».  
[7]Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me». 
[8]Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciate le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele».  
[9]Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo.  
[10]Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Và, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito».  
[11]Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: «Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra.  
[12]Forse l'Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?». Si voltò e se ne partì adirato.  
[13]Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito».(Non possiamo, dopo queste parole, non collegarci alle apparizioni di Caravaggio e di Lourdes che con le acque miracolose fatte scaturire dalla Madonna, hanno guarito migliaia di persone, NDA xliii ).  
[14]Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. 
[15]Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: «Ebbene, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele». Ora accetta un dono dal tuo servo».  
[16]Quegli disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò» (Gesù dice:"Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" xliv Tutto il contrario di quanto fanno i maghi che "accettano" cospicue offerte) xlv . Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.  
[17]Allora Nàaman disse: «Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore.  
[18]Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio Signore entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione».  
[19]Quegli disse: «Và in pace». Partì da lui e fece un bel tratto di strada. (2 Re 5,1 seg.) 

***
di Arrigo Muscio

8 giugno 2020 – Lasciate che sia il Paradiso il tesoro che cercate



Nessuna altra meta è soddisfacente o appagante.  Se seguirete queste linee guida, tutto finirà al posto giusto e sarete in pace


Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
Dio Padre
“Figli, Lasciate che sia il Paradiso il tesoro che cercate. Nessuna altra meta è soddisfacente o appagante.  Se seguirete queste linee guida, tutto finirà al posto giusto e sarete in pace. Tantissimi cercano motivi per cui lottare.  Anche se questo può essere giustificato, non può riempire il vuoto lasciato dal fatto di non fare del Cielo il vostro tutto, la meta di tutto.  Spesso questi motivi sono ingigantiti oltre ogni proporzione rispetto al motivo di amare Me sopra ogni cosa.
“In mezzo ad alcuni di questi motivi c’è la necessità di perdonare.  Quando Mio Figlio era appeso alla croce, Mi pregò di perdonare i Suoi persecutori.  Naturalmente, ho perdonato i cuori pentiti. Se cercate il Cielo prima di tutto, non permetterete ai vostri cuori di essere portati via dall’ira nelle questioni. Invece cercherete di risolvere questi problemi attraverso il perdono.
Leggi Luca 17:3-4
State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: ‘Mi pento’, tu gli perdonerai.

Holy Love

SEDOTTO MA NON ABBANDONATO



Cosa fare con questi diavoli

«Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. 

Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me. 

Mi dicevo: "Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!". 

Ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. 

"Ma il Signore è al mio f ianco come prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere; saranno molto confusi perché non riusciranno, la loro vergogna sarà eterna e incancellabile» (Ger 20, 7.9.11). 

DOMANDA: È vero, come si vede nei film, che l’esorcista è duramente attaccato dai demoni, in qualche caso fino alla morte? 

R. - Lasciamo perdere la morte; è certo che nelle intenzioni di ogni buon diavolo c'è anche quella di far sparire fisicamente l'esorcista. Se però l'esorcista non è volontariamente imprudente, ma lavora in unione con la Chiesa, questo non può accadere. 

La sofferenza invece è indispensabile per questo ministero. Per capirci bene bisogna ricorrere al principio della fisica, che dice: «Ad ogni azione corrisponde una reazione di pari entità». Più è forte, più è radicata nel tempo la presenza di satana in una persona, più intensa è la reazione con cui satana attacca l'esorcista. Io ho avuto lo strano carisma, che donerei volentieri a qualche altro, di una grande sensibilità e recettività delle presenze negative. Già dalla telefonata o dalla suonata del campanello della porta, molto spesso avverto la qualità di dinamite malefica che mi scaricherà addosso chi viene da me per essere liberato. 

L'attacco, come regola generale, viene sferrato sui punti più deboli: chi, come me, ha un fisico e una psicologia fragili, lo riceve soprattutto nel corpo. Non è facile descrivere cosa avviene. Ci sono delle ore in cui il mio corpo, internamente, dalla testa ai piedi, sembra essere un laboratorio di forze invisibili. 

Poi viene rivolto anche su tutti i fronti: sugli affetti, sugli affari, nel lavoro, nei rapporti coi superiori, nella guida della macchina, negli oggetti che non funzionano mai, e chi ne ha più ne metta. Riesce a muovere insieme un'infinità inimmaginabile di concause, cioè di cause che concorrono insieme, fino a darti il senso della distruzione totale e di una potenza che non puoi superare. 

Il giornalista Renzo Allegri, nel libro Cronista all'inferno, riporta un'intervista col noto esorcista romano Padre Germano Ventura. 

«L'esorcista deve essere un uomo di grande fede perché solo con l'aiuto di Dio sconfigge il demonio. Durante il rito, a volte, il maligno si rivolta contro l'esorcista rinfacciandogli peccati nascosti, colpe segrete commesse anche molti anni prima, che solo l'interessato può conoscere. Dopo essere stato cacciato da qualche persona, il demonio si vendica sempre. Tutti noi che facciamo questa professione siamo allenati ai dispetti del diavolo. Dopo aver liberato un ossesso, mi aspetto di tutto: febbri, dolori, incidenti, notti insonni popolate da incubi, da rumori. Guai spaventarsi. Bisogna tener testa al maligno, altrimenti prende il sopravvento e non obbedisce più» (R. Allegri, Cronista all'inferno, A. Mondadori, Milano 1990, p. 95). 

DOMANDA: Quando ti senti così fortemente attaccato, in che modo cerchi di difenderti? 

R. - Col tempo si imparano delle tecniche di difesa che riparano solo parzialmente. 

La vera difesa si trova solo nella preghiera. Bisogna pregare tante ore al giorno e con tanta metodicità; dico a volte che sono come una persona in dialisi: se non si è precisi negli orari della cura, si rischia il coma. Non posso neppure per mezza giornata venir meno al tempo da dedicare alla preghiera: mi assale un qualcosa che sembra mi distrugga; se è necessario salto un pasto, ma non la preghiera; se viaggio in macchina da solo, mi debbo fermare per pregare. 

Ogni giornata, anche se vado all'estero, debbo programmarla secondo questa esigenza. Una volta, in un convegno di medici cattolici che mi ponevano domande su queste cose, dissi: «C'era una volta un dentifricio che veniva reclamizzato come il "dentifricio del dentista". Ora vi rivelo l'esorcismo che usa un esorcista per se stesso. Quando mi sento fortemente attaccato da satana, mi metto immobile in adorazione dinanzi a Gesù Eucaristia, finché non se ne va via». Nell'arco dell'anno mi prendo un lungo periodo fuori dal mio ambiente, che chiamo "ferie", anche se in realtà sono momenti di intensa preghiera e meditazione. 

Se i Vescovi potessero immaginare questa realtà, invece di tante difficoltà, nominerebbero una decina di esorcisti per diocesi: così, almeno avrebbero un gruppetto di preti di intensissima vita spirituale.

Sacerdote Esorcista Raul Salvucci 

SOTTO LA GUIDA DELLO SPIRITO



Risulta subito chiaro che la paternità spirituale raggiunge una notevole profondità di quelle che si è soliti chiamare relazioni umane e ne costituisce un caso privilegiato. Si tratta infatti di due esseri che si trovano di fronte, che sono chiamati a fare un pezzo di strada insieme e tra i quali deve accadere un evento importante. Una scintilla di vita sprizzerà dall'uno verso l'altro: non una vita qualsiasi, ma la vita stessa di Dio, la luce e la forza del suo Spirito. Evento spirituale, senza dubbio, ma che in nessun momento potrà essere separato dall'intensità della relazione che unisce questi due individui. 

Questa stessa intensità si trova al servizio del mistero della Parola di Dio che ancora una volta è destinata a compiersi ma, come sempre, incarnandosi negli uomini che siamo noi. Ne consegue l'importanza capitale, in materia di paternità spirituale, della qualità stessa di questa relazione: è proprio la qualità dell'esperienza vissuta in comune e non la quantità - cioè la frequenza dei contatti, il numero o la lunghezza delle lettere o dei colloqui - a permettere all'evento di sbocciare; anzi, la quantità in alcuni casi rischierebbe di impedire che qualcosa avvenga e manterrebbe i due protagonisti in una stasi che presto si rivelerebbe futile e in ogni caso inefficace. Si può arrivare a dire che l'accompagnamento spirituale è una delle forme più alte della relazione umana? Secondo il filosofo danese Kierkegaard, il padre spirituale è più di un amico, mentre Dante, parlando di Virgilio, sua guida spirituale, confessa che per lui è più di un padre. L'antico termine celtico ananchara significa "padre della mia anima", e il linguaggio buddista usa l'espressione lama, "madre incomparabile"; possiamo ricordare anche il termine greco-ortodosso che indica il monaco come kalégeros, "bel vecchio", immagine che suggerisce sapienza e calore al contempo. Qual è questa qualità dell'essere al cui contatto la vita scaturisce? Ha un nome solo: agépe, amore, perché è interamente a immagine di Dio e del Figlio suo tra di noi, di cui chi accompagna un fratello tende a diventare l'icona. 

Sul volto di un uomo e attraverso il suo modo di agire finiamo per percepire l'amore di Dio e tutte le sue sfaccettature di tenerezza e di fermezza. Ne veniamo sconvolti, trasformati: è come se una profondità sconosciuta venisse scavata in noi. A volte abbiamo l'impressione di sapere finalmente chi siamo e perché esistiamo, ci viene svelato un nuovo nome, il nostro, quello vero: è come una rinascita, un essere generati alla vera vita. La forza di un simile sconvolgimento spiega come mai, fin dalle prime generazioni cristiane, si utilizzano per descriverlo i termini di paternità e maternità. Eppure Gesù sembra aver chiesto il contrario: "Non fatevi chiamare padre, né maestro... uno solo è il vostro Padre, uno solo il vostro Maestro". Ma già Paolo, in diversi passi delle sue lettere, descrive la propria attività di apostolo come quella di un padre o addirittura come quella di una madre. E’ padre, come sostiene, perché attraverso l'evangelo ha generato dei figli in Cristo Gesù (cf. iCor 4,14-15). Ma è anche madre, dato che altrove confessa di soffrire nel proprio corpo i dolori del parto finché Cristo non sia formato nei suoi discepoli (cf. Gal 4,19). Padre e madre nel contempo, a immagine di Dio che è Padre al di là di ogni paternità e anche Madre al di là di ogni maternità terrena. D'altronde Gesù ha chiesto solo di non farsi chiamare padre: questa ingiunzione corrisponde a una delle condizioni essenziali per un accompagnamento spirituale fruttuoso. 

Nessuno si arroga da sé una paternità, non ci si può erigere a guida di un altro. Anzi, avviene il contrario: non è il padre che sceglie il discepolo, è invece il discepolo che discerne il proprio padre, a volte dopo averlo cercato a lungo. In un certo senso possiamo addirittura dire che spetta al figlio far sbocciare una paternità, spetta al discepolo consentire al maestro di rivelarsi. Ci sarà quindi un atteggiamento del discepolo assolutamente indispensabile affinché l'avvenimento possa prodursi: sarà un atteggiamento di completa disponibilità, di apertura, di attesa che riuscirà a ridestare in un altro la guida e il maestro che ancora sonnecchia. 

Un detto dei monaci del deserto lo diceva un po' bruscamente: "Perché i monaci di oggi non hanno più parole da offrire? - chiedeva un anziano - Perché i figli non sanno più ascoltare". Detto cristiano che ricorda un proverbio indù: "Quando il discepolo è pronto, appare il maestro". Esiste infatti una certa correlazione, una sottilissima reciprocità precedente tra il discepolo e il maestro.


O Cuore di Cristo, desiderio del nostro cuore,



Quanto abbiamo fame del tuo amore! Sento questo bisogno nel più profondo di me stesso, bisogno di essere amato, di essere amato da te, perché tutti gli altri amori sono caduchi se non sono fondati sul tuo.
Il tuo amore è il sostegno della mia esistenza. In esso si trova il rimedio alla mia solitudine, il rifugio nelle ore di smarrimento, la fiamma di un entusiasmo che ha bisogno di essere rinnovato incessantemente.
Proprio perché tu mi ami l'universo si cambia e ogni cosa è trasfigurata. Vista nella prospettiva del tuo amore la mia vita acquista tutto il suo significato, e io posso guardare all'avvenire con fiducia. Non posso da me dirigere né dominare il corso del mio destino, ma se tutto è nelle mani di colui che mi ama, non devo fare altro che abbandonarmi e gettarmi perdutamente nella via stabilita da lui.
Questo bisogno del tuo amore non è un bisogno leggero né passeggero; è così fondamentale che in esso si riassume tutta la mia esistenza. Sono fatto per te e ho bisogno che il tuo amore mi prenda totalmente.
Certo so che mi ami, ci credo, ma aiuta una fede ancora troppo debole, una convinzione troppo timida. Fa' che io creda al tuo amore con tutte le forze vive del mio essere; fa' che il mio pensiero e la mia attività divengano un grande atto di fiducia in questo ineffabile amore; sollevami verso il tuo amore con tutto lo slancio delle mie aspirazioni ! Tu mi ami: che questa verità mi basti e rianimi incessantemente il mio slancio.
O Cuore di Cristo, scava più vivamente in me questo bisogno di te, e dammi la certezza che puoi colmarlo !

Oggi, Io ripeto la stessa cosa: Hanno fatto della Mia Casa di Culto una Casa di prostitute. Questa Chiesa, Devo demolirla come hanno distrutto il Mio Corpo. »



Domenica 7 giugno 2020 


Caro figlio, questa parola che hai appena letto nel Libro della Vita, è quella che ho detto ai Farisei (Matteo 21-12)

Oggi, Io ripeto la stessa cosa: Hanno fatto della Mia Casa di Culto una Casa di prostitute. Questa Chiesa, Devo demolirla come hanno distrutto il Mio Corpo. »

Non permetterò che si usi ciò che è sacro non degni di un pentimento, possano venire a cospirare il male.

Molti dei Miei consacrati non si rendono conto che il male si è introdotto nei loro cuori fino a renderli ciechi, al punto di liberarsi del Sacro per fare spazio ai piaceri di questo mondo.

Oggi, il male si è amplificato fino a distruggere il cuore di molti! Così, Devo ricostruire il Corpo Mistico, come per il Mio Corpo durante la Mia Risurrezione.

Ma prima dovranno compiersi questi tre giorni di tenebre per purificare i Miei figli delle loro colpe. Così si compiranno le Sacre Scritture.

Sarò un Padre molto conciliante e pieno d'Amore per tutti coloro che crederanno nella Mia Divinità.
Ma per coloro che rifiuteranno questo amore, sarò intransigente.

Quanto ai Miei consacrati che cercheranno la Verità, Mostrerò loro il Vero Cammino che dovranno seguire. Devo svegliare coloro che dormono, perché molti hanno perso il vero significato del Sacro.

Caro figlio, grazie per l'ascolto. La tua presenza è un conforto e un balsamo sulle Mie Piaghe.
Apprezzo ogni ora che passi con Me.

Ti amo e Ti benedico. »

Tuo Gesù, nell'Amore del Padre

Robert Brasseur

Dovreste sempre dare « un po' di Gesù » ad ogni anima che vi avvicina - e prendere anche « un po' di Gesù » da quest'anima.



SUPREMO APPELLO

Vogliono la felicità ... Io sono la Felicità. Dove Io vo, porto il Paradiso con Me. Vogliono tutto per sé, Io mi do tutto a ciascuno. Vogliono l'uguaglianza ... La Casa del Padre mio è un giardino dove tutte le piante vive godono la stessa carezza vivificante dell'aria, dello Spirito Santo, dalle forti querce allo stelo d'erba. Ma come in un giardino tutto è armonioso perché vario, così ciascuno avrà la sua felicità speciale, sorgente di nuova felicità per gli altri. I fili d'erba non godono quaggiù dell'ombra refrigerante delle querce, e queste non diventano più amabili per il tappeto di muschio che si stende ai loro piedi? E i fiori ... se avessero tutti lo stesso profumo sarebbero più tanto graditi? La fusione dei vari profumi, delle varie tinte non è causa forse di nuovi godimenti e di nuove meraviglie?


Saturatevi di Me, respirate Me, in modo che non possiate dare che Me intorno a voi. Dovreste sempre dare « un po' di Gesù » ad ogni anima che vi avvicina - e prendere anche « un po' di Gesù » da quest'anima. Non dovete scambiarvi altro che Me, come persone sature di Me, e di Me solo.

ILDEGARDA DI BINGEN



L’aspirazione alla trascendenza ha pure un altro effetto: una nuova valutazione della Vergine Maria. Se prima ella era una manifestazione della potenza di Dio, è ora inserita a questa possibilità di comunicare con Dio trascendente e diventa un importante passo intermedio sulla via che porta l’uomo a Dio. Nell’uso del metodo tipologico, secondo il quale Cristo è il prototipo di Adamo, Maria è posta di fronte a Eva; Cristo è il nuovo Adamo e Maria, la nuova Eva. C’è un nuovo principio per giungere a Dio. Maria ha una parte attiva nell’opera d’espiazione e quindi di redenzione; secondo quest’interpretazione, non è soltanto partecipe dell’opera della redenzione, ma si trova anche a poter essere invocata come interceditrice.

Nell’opera di Bernardo di Chiaravalle, di Ruperto di Deutz, d’Onorio di Autun e di altri grandi autori del XII secolo, Maria appare come la sposa di Dio. Questo rapporto di sposa-sposo costituisce l‘immagine prima dell’amore tra l’anima umana e Dio. Da qui consegue la nascita spirituale del Figlio di Dio nell’uomo. Ed in quanto questo modello è riferito all’uomo, Maria rappresenta la mediatrice più alta tra Dio e l’uomo. Per mezzo della sua mediazione, viene dato all’uomo un aiuto essenziale per uscire fuori dalla sua immanenza e per giungere all’unione con Dio, al suo destino, qual era nel primo paradiso.

L’interesse del tempo per il sapere è anche aumentato dai nuovi rapporti con il vicino Oriente, della conoscenza della civiltà araba e della cultura di cui essa è mediatrice. Che cosa pensa della scienza Ildegarda, “semplice, indotta”, “povera donna senza studi e quel poco che sa, un po’ di latino che servirebbe a recitare i salmi in coro l’aveva imparato dalla sua maestra, Jutta, che pure non ha studiato”? Ildegarda mostra grande stima per i dotti, ne ammira il sapere, le qualità per cui si distinguono, le opere, che ne sono il frutto e ricorda, senza però farne i nomi, gli antichi filosofi, che erano in amicizia con Dio. I suoi apprezzamenti valgono soprattutto per quelli che fecero oggetto dei loro studi e le loro ricerche la Parola di Dio nella Scrittura e la resero accessibile ai fedeli in senso profondo e spesso oscuro dei testi sacri. Grande è il suo rispetto per la sapienza di questi uomini grandi, mentre per quanto riguarda lei, poveretta, dice solo che la sua scienza si limita a comprendere il significato dei testi. E questo, per illuminazione concessa da Dio.

Sr. ANGELA CARLEVARIS osb

Quel drammatico appello del Veggente Renato Baron




Questo paradiso attuale



Riflessioni su Santa Elisabetta della Trinità
Santa Elisabetta della Trinità, una suora carmelitana di Digione, in Francia, scrisse un luminoso rifugio - una serie di riflessioni da leggere in dieci giorni - per sua sorella sposata, Guite, come una specie di ultimo testamento pochi mesi prima della sua morte in 1906 all'età di 26 anni.
A quel tempo, sua sorella minore era una madre a casa con due bambini piccoli, e tutti erano avvolti, come tanti di noi, nelle preoccupazioni della vita.   Non poteva contare sui confini di un Carmelo per assicurare le sue ore di preghiera silenziosa e lettura spirituale. Non importa , insegna Elisabetta. Puoi avere un cuore di clausura.  
Decenni prima del Concilio Vaticano II chiedevano la santificazione dei laici, Elisabetta ha profeticamente illustrato che la santità è tanto per i laici - sì, persino per la madre in casa - quanto per i Carmelitani.   Ogni donna può scoprire il santuario nella sua anima.   Può adorare giorno e notte nel sacro silenzio del suo tempio interiore con il suo Dio che la aspetta lì.   In una delle sue ultime lettere a Guite, Elisabetta si offre affettuosamente di pregare per le sue nipotine, affinché "possano sempre camminare nel luminoso splendore di Dio ed essere contemplative come la loro piccola mamma". (enfasi nell'originale.) 
Aveva imparato questa lezione lei stessa mentre aspettava ardentemente di entrare nel convento, desiderando una vita dedicata a Dio, ma trattenuta dall'esitazione di sua madre.   E poi, in quel luogo di attesa, Dio le aveva ricordato che non era confinato nel convento   In una poesia per Pentecoste due anni prima di entrare nel Carmelo, scrive che la sua vocazione non è in realtà "Carmelo" ma "unione".   questa vocazione può essere vissuta ovunque.   Nel ritardo, Dio le aveva permesso - senza dubbio, in parte per il nostro bene un secolo dopo - di vedere che la sua speranza era “fondata in Gesù solo // E mentre viveva in mezzo al mondo // Posso respirarlo da solo , vederlo solo // Lui amore mio, mio ​​divino Amico! ”
Ricordo esattamente dove mi trovavo nel cortile sul retro, con in mano un libro dei suoi scritti quando mi resi conto che avevo trovato un santo che colmava perfettamente il divario tra il Carmelo e la cucina, l'abisso che separava il chiostro e il carpool.  
Ma ora, io - non avevo - niente.
Non sapevo come rendere giustizia a questa gemma del paradiso.   Circondato dalle parole e dalla saggezza di altre persone, ho sentito la mia inadeguatezza come non l'avevo mai sentita prima.   E poi, proprio così, mi ha dato la risposta esatta. 
I miei occhi caddero su una delle sue prime lettere a Guite dopo essere uscita di casa per il convento.   Scrisse delicatamente: “Ti consiglierei di semplificare tutte le tue letture, di riempirti un po 'meno, vedrai che è molto meglio.   Prendi il tuo Crocifisso, guarda, ascolta. " 
Oh Elizabeth.   Mi stavi dicendo che il punto di partenza non era in un commento, non importa quanto geniale. Non era in una biografia, non importa quanto fosse completo.   Non era in una raccolta di lettere o pagine di poesie.   Non era affatto nelle tue parole, nella tua vita o nella tua eredità. 
 Era in lui.  
Se la fine è stata l'unione con Dio, allora anche io devo iniziare.   Per capirla, dovevo essere reintrodotto a Colui che amava così bene.   Qui troverei il punto iniziale, il punto finale, il punto centrale. 
Opportunamente, fu nel mezzo della novena per Pentecoste che mi ero ritrovato curvo su libri e documenti.   Misi da parte tutto e rimasi seduto per un momento, finalmente immobile.   Con gli occhi sul crocifisso sospeso sul muro accanto a me, sorrisi.
Sì Elizabeth.   Hai ragione. Io ho tutto. 
Claire Dwyer

Dio chiederà molto ai Ministri di Dio, per ogni anima in rovina e senza fede, a causa degli errori e dei peccati che hanno commesso.



Messaggio della Regina del Rosario e della Pace di Itapiranga |
Manaus (AM), Sabato 6 Giugno 2020


La Santa Vergine mi è apparsa oggi accompagnata da tre persone, due uomini e una donna: i due uomini erano Renato BaronBruno Cornacchiola e la donna era Adelaide Roncalli. Mi ha dato il seguente messaggio:

Pace al tuo cuore!

Figlio mio, prega per la Santa Chiesa, prega per tutti coloro che si sentono abbandonati e non amati da lei, affinché non perdano la loro fede.  Il diavolo è riuscito a convincere molte anime a perdere il loro amore per la Santa Chiesa, a causa dei molti ministri di Dio che le hanno ferite e scandalizzate con le loro parole aspre, con le loro azioni cattive e senza amore e, con i loro comportamenti contraddittori, che vanno contro ciò che molti di loro vi dovrebbero insegnare.

Intercedo per la salvezza delle anime. 


Dio chiederà molto ai Ministri di Dio, per ogni anima in rovina e senza fede, a causa degli errori e dei peccati che hanno commesso.
L’ecumenismo, e non solo, insieme ai molti errori ed eresie, di svariate religioni pagane, considerati come se fossero verità, e ai vari modi di pregare di ciascuno di essi, come se fossero tutti indirizzati allo stesso Vero Dio, Colui che ha creato il Cielo e la terra. 
Ci sono così tante religioni nel mondo, ma la vera dottrina della salvezza, insegnata dal Mio Divin Figlio, è solo una, ed è quella presente nella vostra Chiesa, che è quella Cattolica.  Chi non crede in questa Verità e non accetta questa Fede non sarà salvato.
I peccati dei ministri di Mio Figlio e la loro mancanza di fede, che si sono lasciati convincere dalle idee e dagli insegnamenti pagani del mondo, stanno attirando grandi calamità e dolori per molti di loro.
Ho visto, in questo momento, molto sangue, inondare la piazza della Basilica di San Pietro in tutte le direzioni. Il Vaticano è diventato rosso di sangue, niente è stato risparmiato. Mentre il sangue si diffondeva, ho udito spari, urla e ho visto coltelli e spade affilati immersi in questo sangue e molte, molte teste mozzate, distese sul pavimento.
Ho sentito una voce che mi ha detto, gridando: 
“SANGUE IN VATICANO!”
Poi, ho visto il sangue e la persecuzione in atto in molte parti del mondo e la stessa voce ha gridato ad alta voce: 
SANGUE E PERSECUZIONI ALLA SPOSA DELL’AGNELLO, IN MOLTE PARTI DEL MONDO!
Gesù si è mostrato crocifisso, come al Calvario, e la Beata Vergine si p inginocchiata davanti a Suo Figlio sulla Croce e ha pianto, intercedendo per la Santa Chiesa e per tutti i suoi figli e figlie che dovevano subire tali sofferenze, dolori e persecuzioni, affinché potessero essere forti e conservassero fedelmente la testimonianza del Suo Divin Figlio. 
Ho sentito la voce di Gesù, sulla croce, che ha detto: 
TUTTO SARÀ SODDISFATTO, SECONDO LA SCRITTURA!
La Madonna mi ha parlato di nuovo:
Amore, figli miei, l’amore può cambiare le situazioni più difficili del mondo.  L’amore verso Mio Figlio può salvare le vostre famiglie dalle grandi tempeste che sono già arrivate e che influenzeranno la Chiesa e il mondo in un modo mai visto prima. 
Io sono la Regina della Famiglia, sono la Regina dell’Amore, sono la Vergine della Rivelazione! …. Io, allo stesso momento e con il Mio Cuore Immacolato pieno di amore e preoccupazione per la tua felicità e salvezza eterna, Vi imploro di ascoltare e vivere i Miei supplichevoli Appelli comunicati a tutti voi, nelle mie molte apparizioni in passato e ancora adesso, in molte regioni del mondo.

Io vi Benedico
nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!