giovedì 19 agosto 2021
Commento all‟Apocalisse
I giorni della mia Giustizia stanno per cominciare e non si tornerà più indietro
16 agosto 2021 - Appello di Dio Padre al suo Popolo fedele. Messaggio a Enoc.
“La mia pace sia con voi, Popolo mio, mia Eredità.
Figli miei, la furia della natura ha cominciato a risvegliarsi, molti luoghi della terra scompariranno a causa della trasformazione della creazione. Quando i vulcani entreranno in eruzione a catena, non ci sarà nessun luogo sulla terra che non smetterà di muoversi; le regioni costiere saranno le più colpite dal risveglio di vulcani e dai terremoti. Il dragone del grande Paese del Nord sta per eruttare e, al risveglio, gli altri dragoni di fuoco lo seguiranno a catena. Guai a te, Babilonia di questi ultimi tempi, perché se non ti converti e ritorni a Me pentita, il fuoco che sgorgherà dalle viscere del tuo dragone giallo ti vestirà a lutto! Molto presto fuoco dal cielo e fuoco dalle viscere della terra purificheranno la mia creazione e le mie creature, e le nazioni empie scompariranno.
I giorni della mia Giustizia stanno per cominciare e non si tornerà più indietro; In mezzo ai dolori e alla tribolazione, verrà il mio Avvertimento, che vi risveglierà e vi renderà consapevoli che l'unica strada che dovete seguire è quella della salvezza della vostra anima. Nuovamente vi dico, Popolo mio, conservate la calma nei giorni della purificazione; pregate e lodate la Gloria di Dio, affinché tutti gli eventi che verranno a voi siano più sopportabili e la vostra purificazione possa essere sopportata senza perdere la testa.
Nazioni empie, se non vi convertirete prima dell'Avvertimento, conoscerete il rigore della mia Giustizia! Alle Nazioni, dove i miei precetti vengono infranti ogni giorno, dove sono state approvate leggi contro natura, dove è stato sparso il sangue dei miei innocenti, dove la malvagità, l'ingiustizia e il peccato hanno messo radici, dico: i vostri giorni sono contati, pesati e misurati; se non vi pentirete delle vostre detestabili azioni, vi farò sparire col fuoco della mia Giustizia e non resterà di voi ricordo alcuno, nazioni peccatrici! Il tempo della vostra esistenza è al conto alla rovescia.
Uscite, uscite, Popolo mio dalle nazioni malvagie, perché ho già decretato la loro punizione! Rovina e polvere, è ciò che rimarrà di esse; la loro terra sarà sterile, nessuno più tornerà ad occuparle, né l'erba crescerà. È il tempo, popolo mio, in cui dovete lasciare queste nazioni e quelli di voi che sono stranieri devono tornare ai propri luoghi di origine. Vi avviso in anticipo affinché, come fece Lot con la sua famiglia, anche voi abbandoniate queste nazioni empie, perché l'Angelo della mia Divina Giustizia sta per scaricare la sua Spada di Fuoco su di esse.
Il tempo della mia Misericordia è ai suoi ultimi millesimi; correte, correte, peccatori a mettere in ordine i vostri conti prima che siano esauriti i miei giorni di Misericordia; perché vengono i giorni della mia Giustizia e già non vi ascolterò più!
Rimanete nella mia Pace, Popolo mio, Eredità mia.
Vostro Padre, Yahweh, Signore delle Nazioni.
Fate conoscere i miei messaggi di salvezza fino a tutti i confini della terra, Popolo mio.”
E Gesù gli disse: Prendi la croce che più ti accomoda e mettila sulle spalle
Per un accidentato cammino che rendeva più penoso il caldo travolgente del sole d'estate, camminava un pellegrino, portando con pena la croce della sua vita.
Venuta la notte, si fermò ansimando e nei suoi pensieri diceva: È ben pesante la croce che Nostro Signore mi ha dato. Ah! So che tutti abbiamo bisogno di una croce per somigliare in qualche modo a Cristo, ma questa, quella che porto, mi travolge.
Signore! Signore! solleva la mia croce. Ti supplico. Era tale la stanchezza dell'uomo che si riposa vicino alla strada e un sonno profondo s'impadronisce di lui, e all'improvviso è circondato da una grande chiarezza, Gesù Cristo gli appare e con dolcezza gli dice:
Vorresti una croce diversa dalla tua?
Oh sì, Signore, io sono povero, invecchiato e non posso più con questa croce. Cammino da sessant'anni portando questa croce che amo, perché viene da Te, ma Signore...
Vieni con me, figlio mio.
E si è visto davanti a un'immensa grotta. Il Signore gli disse: Qui sono riunite tutte le croci che nella mia misericordia devono aprire agli uomini le porte del cielo. Lascia la tua croce sulla soglia, entra e scegli quella che ti fa più comodo.
Il pellegrino entra e rimane abbagliato e spaventato nel vedere una tale moltitudine di croci portate dall'inizio del mondo e che dovranno essere portate fino alla fine dei secoli.
Le ha esaminate a lungo; le pesava, le faceva girare, se le provava, le lasciava. Era la croce del rimorso, la croce dell'invidia, la croce dell'ingratitudine, la croce della famiglia disunita, la croce della malattia, che paralizza i membri, che priva dell'uso dei sensi, la croce dei disprezzi, della calunnia, dell'ignoranza, la croce del tradimento degli amici, la croce delle sofferenze di coloro che si amano, dei cari defunti, la croce del figlio malato, la croce della vecchiaia abbandonata, la croce della povertà, dell'indigente, della fame. E ognuna di loro diceva:
- No, no, non quella.
- È necessario, mio Dio, che ne scelga una?
Senza croce sulla terra, non c'è corona nel cielo
E l'uomo tornò indietro, studiò di nuovo le croci e riavviò tutto il processo, le guardò, le girava, le provava, e come Gesù lo vede scoraggiato con dolcezza, muove la mano e gli indica la soglia della grotta. Il pellegrino, voltandosi, vede immediatamente una croce che lo attrae, la solleva e un sospiro di pace fugge dalle sue labbra.
Sembra pesante, ma rispetto alle altre che sono così spaventose.... Posso prenderla Signore?
Prendi l'uomo, dice Gesù Cristo.
E il pellegrino tende le braccia per prenderla..... e grida: era la sua! , la stessa croce che Dio gli aveva dato nella sua misericordia. La croce che aveva lasciato per pesante.
Sotto il velo della leggenda, tu che la sofferenza così lunga, così penosa, così umiliante, strappa un lamento amaro, un mormorio forse, Guarda Gesù Cristo, non solo con la sua mano benedetta indicandoti la croce che devi portare, ma permettendo che Lui paternamente la metta sulle tue spalle e che amorevolmente la sostenga perché tu non senta ancora tutto il suo peso. Questa croce non la chiami semplicemente croce, ma "la mia croce". Questa è stata creata per te, e se tu sapessi con quali precauzioni, con quale tenerezza, con quante cure, le mani divine di Gesù Cristo ne hanno riuniti tutti gli elementi.
Se tu sapessi anche come la Santissima Vergine che ti ama, povera afflitta, interviene sempre in ciò che è utile alla tua salvezza, se sapessi come lei ha ottenuto da Gesù che guardasse le tue debolezze con comprensione e che questa croce, senza la quale non potresti forse salvarti, fosse meno dura, meno lunga, meno pesante di quello che dovresti portare.
(Leggenda antica, XIX o precedente)
mercoledì 18 agosto 2021
NON LASCIATE TUTTO IL PESO DELLA VOSTRA SALVEZZA ALLE VOSTRE LUCI IN FAMIGLIA, CHE LE STATE ESAURENDO: Date loro una mano!
DIO PADRE
5
LETTERA QUINTA
IL PADRE VI RICONOSCERÀ E VI APRIRANNO LE PORTE DEL CIELO PERCHÉ MI PORTATE IN VOI?
E Maria Del Getsemani
È la Parola del Signore per proteggervi!
Perché l’uomo sia strumento a totale servizio della gloria di Dio, lui deve essere sempre della verità, della Legge, del Vangelo, dell’obbedienza, della grazia.
Notiamo che con Giuseppe, lo Sposo della Vergine, il sogno serve per rivelare una volontà immediata che deve compiersi e il Signore aggiunge il Comando.
Giuseppe sogna, al sogno segue la spiegazione, alla spiegazione segue il comando, l’ordine che è imperativo e deve essere eseguito all’istante.
Con Nabucodònosor non è il futuro remoto che interessa a Dio. La rivelazione in questo caso è veramente ininfluente. Gli interessi di Dio sono ben altri.
Dio deve rivelare attraverso Daniele la sua verità e la falsità di tutti gli idoli al re e per questo gli manda un sogno di inquietudine e di tormento.
Ogni sogno mandato da Dio nella Scrittura ha una sua specifica, propria finalità. Secondo questa finalità esso va letto e compreso.
Senza la finalità precisa, esatta, non vi sono sogni che vengono da Dio. Manca il fine dell’intervento di Dio e il fine va sempre compreso.
O si comprende il fine per ispirazione o per rivelazione. Senza comprensione del fine, nessun sogno potrà venire da Dio. Dio sempre agisce per un suo fine.
Il fine del sogno di Nabucodònosor è di purissima rivelazione della trascendenza e dell’infinita sua superiorità dinanzi ogni altro essere.
Dinanzi ad ogni essere esistente, visibile o invisibile, Lui è il Creatore e il Signore. Dinanzi agli altri dèi, Lui è l’Esistente Eterno, gli altri la non esistenza.
29 O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto farti conoscere ciò che dovrà avvenire.
Quanto sta tormentando il re non riguarda per l’immediato presente la persona del re. Il Dio del cielo ha voluto manifestargli ciò che dovrà avvenire.
O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto farti conoscere ciò che dovrà avvenire.
Chi svela i misteri è il Dio del cielo. Qual è il fine per cui ciò che riguarda il futuro viene manifestato al re? Perché deve conoscere che solo Lui è vero Dio.
Lo attesta il fatto che nessuno della terra è stato capace di svelarglielo. Il re deve saperla questa verità: solo il Dio del cielo è il vero Dio.
Se Lui vuole conoscere le cose che avvengono, solo al vero Dio dovrà rivolgersi. Maghi e indovini non sanno neanche il futuro del prossimo secondo.
30 Se a me è stato svelato questo mistero, non è perché io possieda una sapienza superiore a tutti i viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al re e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore.
Daniele non è uomo sopra gli altri uomini. Ogni uomo è uguale ad ogni altro uomo. Cosa crea la differenza tra lui e gli altri? La fede nell’unico Dio vero.
Se a me è stato svelato questo mistero, non è perché io possieda una sapienza superiore a tutti i viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al re e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore. Daniele sa perché deve fare conoscere.
Non è per sapienza umana che Daniele conosce. Lui conosce per rivelazione, manifestazione. La sua scienza è purissimo dono di Dio.
Qual è il fine per cui Daniele possiede questa scienza? Non per gloria personale, ma perché strumento del Signore per servire il re.
Tutto l’uomo, con ogni suo dono naturale, soprannaturale, fisico, spirituale, materiale, deve vivere solo come strumento per manifestare il suo Signore.
Tutto deve essere in lui strumento di servizio: ministero, carisma, scienza, sapienza, intelligenza, anche la santità più eccelsa ed elevata.
Perché l’uomo sia strumento a totale servizio della gloria di Dio, lui deve essere sempre della verità, della Legge, del Vangelo, dell’obbedienza, della grazia.
Deve essere delle virtù, perché solo dalla verità e dalla grazia si può essere strumenti a servizio della verità e della santità del Signore nostro Dio.
Se si è del peccato, della disobbedienza, della disonestà, dell’ingiustizia, del vizio, della trasgressione della Parola, si è nella falsità.
Dalla falsità nessuno potrà mai essere strumento a servizio della gloria del suo Signore, Creatore, Padre, Salvatore, Redentore. Non è della verità.
SOTTO LA GUIDA DELLO SPIRITO IN STATO DI CONVERSIONE
Raccoglimento e silenzio
Il silenzio, sempre in rapporto con l'interiorità e il raccoglimento, è anch'esso un terreno eminente di incontro con la grazia. Solo la grazia infatti può attirarci all'interno di noi stessi e placarci accanto alla Parola di Dio, per esprimere così davanti a Dio, senza parole, il nostro essere e quello del mondo. D'altronde il silenzio ha sempre a che fare con la parola: o si accorda a una parola che siamo chiamati ad accogliere, oppure è lo spazio in cui prendiamo noi stessi la parola. Ma prima che questo avvenga, il silenzio non è privo di ambiguità: può essere espressione di impotenza e di peccato, ma anche di pienezza e di fecondità. Nel libro della Genesi, Adamo prima del peccato è per eccellenza un uomo che parla: prendendo la parola, svolge un ruolo attivo nella creazione; Dio lo invita addirittura a dare un nome a tutte le creature e viene di persona a dialogare con l'uomo al calar del sole, alla brezza della sera. Questo dialogo fu interrotto dal peccato. Quando Dio si manifestò nuovamente nella sua passeggiata serale, Adamo ed Eva si nascosero per la vergogna, non osando più accogliere Dio. Anche tra di loro il dialogo è interrotto: Eva tenta Adamo e Adamo accusa sua moglie davanti a Dio. La loro parola non esprime più l'amore bensì l'impotenza e l'odio, non sarà più parola di benedizione: ora è capace di maledire. La confusione delle lingue alla torre di Babele è un'immagine evidente della divisione che ormai regna tra gli uomini perfino nel linguaggio, la cui diversità ostacola notevolmente l'intesa reciproca. Anche all'interno dell'uomo adesso regna la divisione e la confusione: non è più capace di essere leale nei confronti della sua stessa parola. L'uomo è diventato mentitore e con la sua lingua può far torto alla verità: la bocca infatti parla dalla pienezza del cuore (cf. Mt 12,34). Il cuore dell'uomo è diventato cattivo, perciò la sua parola è ambigua, può fare il bene come il male: è uno strumento con il quale possiamo sia lodare Dio che fare del torto ai fratelli, scrive Giacomo in un brano significativo della sua lettera in cui insiste sui pericoli che può provocare la lingua (cf. Gc 3,1-12). Ecco una prima ragione per essere attenti a maneggiare con serietà la parola, e anche, eventualmente, per tacere: la nostra impotenza e la nostra povertà. Spesso è meglio osservare il silenzio perché, parlando, si corre un rischio: Gesù stesso ci ha detto che verremo giudicati per ogni parola inutile (Mt 12,36), ammonimento che sottolinea sia il valore che l'ambiguità della parola. Questa prima forma di silenzio non sembra decisamente positiva, però ci aiuta più spesso di quanto crediamo. E’ bene vivere come esseri feriti, che conoscono le loro ferite e che, con tutti i loro atteggiamenti, dimostrano di cercare la guarigione. Questo stesso silenzio, che nasce dalla nostra impotenza, regna a volte tra Dio e noi, specialmente al momento della preghiera. Non è ancora il silenzio che ci afferra dall'interno, quando una parola di Dio sorge improvvisa come una luce nel nostro cuore. Al contrario, è un silenzio che nasce dall'eccessiva distanza tra Dio e noi, però un silenzio che è pieno di speranza e di attesa e che può veramente purificarci in profondità. Noi crediamo che Dio un giorno scavalcherà tutti i nostri peccati e sarà il primo a riprendere la parola per darci un segno di pura grazia. Il nostro mutismo esprime questa speranza e il desiderio di dire la nostra attuale insoddisfazione: è il silenzio del mendicante che non cessa di tendere la mano, il che include il rifiuto di tutto ciò che potrebbe distrarre da Dio. Il povero autentico è colui che è persuaso che solo Dio può salvarlo e che solo la sua Parola può compiere meraviglie. Una meraviglia simile è già apparsa nella vita di Gesù: questi è venuto sulla terra non tanto per tacere quanto piuttosto per ristabilire il dialogo spezzato tra Dio e Adamo. E’ lui che toglie la dissonanza che impedisce al nostro cuore di entrare veramente in dialogo con Dio. Gesù lo fa con facilità ancora maggiore per il fatto che è nel contempo Dio e uomo. Come Dio, è la Parola vivente e perfetta del Padre che ci è concesso di ascoltare molto chiaramente; come Dio, Gesù è nello stesso tempo la risposta del Padre al punto che, in quanto uomo, era il solo in grado di restaurare il dialogo tra l'umanità e Dio. Gesù è innanzitutto la Parola del Padre rivolta a noi. È quanto appare chiaramente in ciò che dice il Padre nella Trasfigurazione: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" (Lc 9,35). Gesù stesso ha sovente ricordato di essere soltanto la Parola del Padre: è l'inviato del Padre e non può far altro che trasmettere ciò che ha ricevuto dal Padre. Ai giudei, che si meravigliavano di vederlo presentarsi come Maestro, dice esplicitamente: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato" (Gv 7,16). Il fatto che Gesù si esprima in questi termini suppone in lui un'intensa apertura e un abbandono totale al Padre, il che è anche una forma di silenzio e di interiorità. Per essere soltanto Parola del Padre, Gesù deve essere, fin nella sua umanità, unicamente silenzio, attenzione e ascolto del Padre. Per essere risonanza di quanto il Padre vuole comunicare, bisogna che Gesù sia impregnato di riservatezza, che assuma un atteggiamento essenzialmente di ascolto, in sintonia completa con il Padre. Gesù è in grado di essere Parola di Dio fin nella sua umanità perché al fondo del suo essere regna un silenzio infinito. Tuttavia Gesù è nel contempo risposta dell'uomo a Dio. Grazie al suo silenzio e alla sua Parola, il dialogo, interrotto da Adamo, è ristabilito. Paolo, nella seconda lettera ai Corinti, ha espresso in modo sintetico questi due aspetti di Gesù-Parola: "Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi (...) non fu si e no, ma in lui c'è stato il si. E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute sì. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro amen per la sua gloria" (2Cor 1,19-20). E’ proprio perché Gesù è così disinteressato e così trasparente alla Parola del Padre che è stato anche la risposta migliore e più positiva dell'uomo. E’ stato il primo Amen, al quale acconsentiamo e ribadiamo il nostro accordo a ogni liturgia: Amen, Alleluja. Il silenzio essenziale e infinito dell'umanità di Gesù era così riempito fino al colmo dal sì dell'umanità, dall'amen del cielo come da quello della liturgia terrena. Amen non è forse il nome che Giovanni ha dato a Gesù nell'Apocalisse: "Così parla l'Amen" (Ap 3,14)? Per dire ed essere sempre l'Amen, Gesù ha dovuto abbandonarsi alla Parola, alla volontà e all'amore del Padre. "Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu!" (Mc 14,36). In quel momento decisivo la volontà umana di Gesù si è per così dire zittita e ha raggiunto la pace assoluta. Oggi, il silenzio di un credente si riallaccia a quelle parole di Gesù, perché abbiamo bisogno di tempo e di pace per essere in grado di pronunciare consapevolmente quelle stesse parole di fronte al Padre. E perché, a un dato momento, quelle parole basteranno per sempre: Amen! Alleluja!
Preghiera di Liberazione
O Signore tu sei grande, tu sei Dio, tu sei Padre, noi ti preghiamo per
l'intercessione e con l'aiuto degli arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele,
affinchè i nostri fratelli e sorelle siano liberati dal maligno che li ha resi schiavi.
O Santi tutti venite in nostro aiuto.
Dall'angoscia, dalla tristezza, dalle ossessioni.
Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore!
Dall'odio, dalla fornicazione, dall'invidia.
Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore!
Dai pensieri di gelosia, di rabbia, di morte.
Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore!
Da ogni pensiero di suicidio e aborto.
Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore!
Da ogni forma di sessualità cattiva.
Liberaci o Signore!
Noi ti preghiamo.
Dalla divisione di famiglia, da ogni amicizia cattiva.
Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore!
Da ogni forma di malefizio, di fattura, di stregoneria e da
Liberaci o Signore!
qualsiasi male occulto. Noi ti preghiamo.
O Signore che hai detto:"Vi lascio la pace, vi do la mia pace",
per l'intercessione della Vergine Maria,
concedici di essere liberati da ogni maledizione
e di godere sempre della tua pace.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Voi, amministratori della Vigna del Signore, lavorate per produrre molti frutti. Se non sarete fedeli, Egli toglierà a voi l'amministrazione e Lui stesso curerà la Sua Vigna.
Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace, trasmesso il 17/08/2021
Cari figli, siate fedeli a Mio Figlio Gesù. Egli aspetta il vostro Sì sincero e coraggioso. La Chiesa è la Vigna del Mio Gesù. Egli ha consegnato la Sua Vigna agli amministratori e questi devono essere fedeli alla missione affidata. Se gli amministratori gettano via il seme affidato dal loro Signore, Egli un giorno tornerà e ne chiederà conto. Voi, amministratori della Vigna del Signore, lavorate per produrre molti frutti. Se non sarete fedeli, Egli toglierà a voi l'amministrazione e Lui stesso curerà la Sua Vigna. Piegate le vostre ginocchia in preghiera. A chi molto è stato dato, molto sarà chiesto. I cattivi amministratori gettano la zizzania per soffocare il buon seme. State attenti. Amate la verità e difendetela. Il Mio Gesù si aspetta molto da voi. Non tiratevi indietro. Chi è con il Signore mai sarà sconfitto. Io sono la vostra Madre Addolorata e soffro a causa delle vostre sofferenze. Avanti per il cammino che vi ho indicato! Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.
Le Profezie di Teresa Neumann
L 'ANNUNCIAZIONE
Teresa Neumann vede una giovane donna, quasi ancora una ragazzina, in una piccola casa, immersa nella preghiera. All'improvviso davanti a lei c'è un uomo luminoso, non è entrato, semplicemente è lì. Steiner, che era presente alla visione, chiese a questo punto alla Resl: «Aveva grandi ali?». E lei: «Che cosa ti viene in mente, gli uomini luminosi non hanno bisogno di ali». L'uomo luminoso si inchina davanti alla fanciulla spaventata e parla: «Schelam lich, Mirjam, gaseta...», poi alcune altre parole. Steiner chiede: «Lentamente, che cosa viene dopo gaseta?». Teresa riflette, poi dice: «Avresti dovuto scrivere più in fretta, ora non lo so più». Si tratta dell'annuncio dell'angelo Gabriele: «Ti saluto Maria, piena di grazia». Maria, sempre spaventata, però con l'espressione più fiduciosa, guarda la figura luminosa. L'angelo dice altre cose solenni. Lei chiede qualcosa e l'angelo le risponde. Quando l'angelo finisce di parlare, la fanciulla china la testa e dice un paio di parole. In quello stesso momento Teresa Neumann vede una gran luce provenire dall'alto ed entrare nella fanciulla, mentre l'angelo si inchina di nuovo e scompare. Questa fu la descrizione di Teresa nello stato di quiete che seguiva immediatamente le visioni. Quando fu tornata allo stato normale, Steiner le chiese di cercare di completare la descrizione con qualche altro particolare, per esempio relativo alla casa. Nello stato normale Teresa conservava infatti qualche impressione di ciò che aveva visto. La descrizione della casa di Maria è la seguente: La casetta si trova a ridosso di una collina, davanti c'è una fonte. Il muro posteriore della casa è costituito da una roccia, ha il tetto piatto sul quale si può camminare. Al muro anteriore si arrampica una vite. Attraverso una porta, chiusa soltanto da una tenda, si entra in una piccola stanza. Lì pregava Maria e in seguito la sacra famiglia. C'è un'unica finestra, piuttosto alta, che non ha vetri come le nostre, ma è aperta e ha inferriate fatte di legno. Da questa stanza una porta a destra conduce in un altro ambiente, dove Maria lavora; lì mangiano anche. C'è un focolare aperto, con un camino in alto per il fumo. Qui Maria, e in seguito il piccolo Salvatore, dorme su una stuoia, che di giorno sta arrotolata in un angolo. Si dorme avvolti in coperte. Qui si trovano anche sedili allungati, con un appoggio obliquo di lato, per sostenere la parte superiore del corpo durante il pasto. Da questa stanza un'altra porta immette in un terzo locale: la stanza dove San Giuseppe lavora e dorme. Una porta conduce da questa stanza all'esterno, accanto a questa porta c'è una scala per salire sul tetto. Proprio di fronte c'è una piccola stalla per l'asino che la sacra famiglia possiede.
Il Terzo Segreto è composto da due testi distinti
La Battaglia Finale del Diavolo
Fatto n.1:
Documentazione a sostegno del Fatto n.1 –
Il Testo n.1 contiene le parole della Madonna.
Nel quarto capitolo abbiamo riportato il comunicato stampa del Vaticano, rilasciato a Roma l’8 febbraio 1960 dall’agenzia di stampa portoghese A.N.I., col quale il Vaticano ammise che il Terzo Segreto (ossia il Testo n.1 a cui si fa riferimento nella tabella) conteneva delle parole pronunciate dalla Madonna:
In alti ambienti del Vaticano, assai attendibili, è stato appena
Padre Paul Kramer