RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE
HELFTA E SANTA GELTRUDE
La vita personale di S. Geltrude fu per lungo tempo poco conosciuta, quantunque la meritata fama de' suoi scritti fosse ampiamente diffusa in tutto il mondo cattolico: purtroppo
parecchi errori considerevoli trovarono facile credito, appunto perché autorizzati da testimonianze antiche. Non sarà dunque inutile riassumere quello che i Benedettini di Solesmes, nell'edizione latina del
1875, hanno affermato come certo, secondo il libro stesso di S. Geltrude; quello di S. Matilde, e i documenti che sono rimasti nel Monastero di Helfta.
Le opere delle due Sante furono pubblicate, per la prima volta a Leipsig, dai Frati Predicatori, dietro la richiesta della duchessa di Sassonia. Il « Liber specialis gratiae
» di S. Matilde, vide la luce nel 1503, redatto con grande accuratezza. Due anni dopo apparvero le rivelazioni di S. Geltrude sotto il titolo « Liber legationis divinis pietatis » (Araldo del divino Amore)
titolo che venne dato dallo stesso Salvatore. Questa
pubblicazione era però assai imperfetta, giacchè molte cose vi erano alterate, confuse, o troncate.
La prima pubblicazione solida ed accurata fu quella stampata a Colonia nel 1536, dai Certosini Lanspergio e Loher: ebbe successo enorme, e venne rapidamente tradotta in molte
lingue. Il nome di S. Geltrude era sulle labbra di tutti e, per distinguerla dalle numerose Sante dello stesso nome, si pensò di chiamarla. « Geltrude la grande ». Ben presto le si diede erroneamente il
titolo di Abbadessa, confondendola con Geltrude di Hackeborn, che governò il Monastero di Helfta, durante gran parte della vita della nostra Santa. Quest'errore è dovuto ad Arnold de Wion. Nel suo «
Lignum vitae » (Albero di vita), pubblicato nel 1595, egli dopo di aver esposto la genealogia dell'Abbadessa Geltrude di Hackeborn, dice: « Ella compose parecchi libri latini che furono poi tradotti dal Padre
Giovanni Lanspergio », La fama del Wion, fece credere l'errore, ma è bene rilevare che, nè Lanspergio, nè Luigi di Blois, nè Tilmann Budenbach, nelle loro raccomandazioni delle opere di
S. Geltrude, giammai le diedero il titolo di Abbadessa. Essi parlano della Santa come d'una semplice monaca, libera da qualsiasi carica importante, mentre danno espressamente il titolo di Abbadessa a Geltrude di Hackeborn,
e quello di Donna Cantrix, (Donna Cantora), a S. Matilde.
E' facile provare che Geltrude non fu mai, Abbadessa. Geltrude di Hackeborn, sotto il cui superiorato la ostra Santa entrò ad Helfta, morì nel 1291. Nel 1292
S. Geltrude rivela alla « Madre del Monastero » cioè all'Abbadessa, la morte di Rodolfo e l'elezione di Adolfo di Nassau: (libro 1, cap. II). E' dunque chiaro che non può essere confusa
nè con Geltrude di Hackeborn, morta l'anno precedente, nè con l'Abbadessa successiva, alla quale confida la sua rivelazione: tale Abbadessa, secondo la lista delle priore di Helfta; era Sofia di Mansfeld,
terza Abbadessa del Monastero: ella governò fino ai 1298, e S. Geltrude morì verso il 1301, o il 1302, durante la vacanza che separò l'abdicazione di Sofia, dall'elezione di Jutta, quarta Abbadessa.
Tali prove sono decisive: ci sia permesso di aggiungerne un'altra, di genere diverso; prova che sarà meglio compresa da coloro che sanno cosa sia una carica abbaziale, secondo lo spirito di S. Benedetto.
Non è possibile che nei suoi rapporti intimi e familiari con Nostro Signore, Geltrude non faccia mai cenno d'una carica, ch'essendo la forma della sua vita, avrebbe
dovuto essere il soggetto abituale delle sue confidenze, delle sue preghiere e delle istruzioni dell'amabile Maestro. Talora, è vero, Geltrude accenna a persone che consola, per le quali ottiene da Gesù risposta
ed avvisi, ma il quadro è sempre molto ristretto e limitato: se, com'è probabilissimo, la cara Santa fu la confidente e la guida di qualche anima, non si può mai cogliere in essa il tono di un'Abbadessa.
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