giovedì 12 dicembre 2019

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Un piccolo pastore sotto il Terrore (1793-1794).  

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I fanciulli dimenticano o si consolano presto e con, poco; e nei terribili mesi in cui la rivoluzione metteva a sangue la Francia, continuavano a cantare e saltellare come i greggi. Giovanni Maria allora viveva lunghe ore in pace, in mezzo alla natura sempre calma, dalla quale l'uomo nemico non aveva cancellato completamente ogni traccia di Dio.  
L'orizzonte di Dardilly è ampio e bello: il paese si eleva all'estremità di un altipiano un po' montuoso, che ha il suo pendio dalla parte di Lione, e di là si distendono il Montd'Or, i colli della Fourvière già abbastanza vicini. È certo però che di tutte queste alture non si interessava molto lo sguardo ed il pensiero di Giovanni Maria; preferiva le sue praterie dilette, già tanto famigliari, che rivestivano del loro verde le valli al Pré-Cusin, al Chène-Rond, o al Chante-Merle, cioè le pasture del suo gregge.  
L'8 maggio 1793 entrava nei suoi sette anni, ed essendo abbastanza grande per potere incominciare ad essere utile, gli fu affidata la guardia del gregge. Da allora, due volte al giorno, conduce al pascolo l'asino, le vacche, le pecore della sua stalla, tenendo per mano Gothon, sua sorella minore, perché i sentieri che guidano alla valle sono tortuosi e difficili. La partenza era stata preceduta da parte di entrambi dalla promessa di essere buoni, promessa che sarà anche facile mantenere, perché, venendo da casa, hanno portato un po' di lana, e, pure restando alla custodia del gregge, lavoreranno la propria calza.  
La profonda valle di Chante-Merle ha perso qualche cosa del suo incanto, delle sue ombre suggestive che disponevano al raccoglimento della solitudine; ma possiede ancora delle attrattive, colle sue aiuole circondate da fiori, quale la rosa canina, da ontani e da tremule. Vi hanno la loro dimora gli uccelli canori e di qui viene precisamente il nome stesso. Dire che Giovanni Maria abbia amato questo incanto di natura è poco: ne conservò sempre un caro ricordo, e, tra le sollecitudini e le acclamazioni della folla, lo si sentirà gettare dei sospiri, ricordando questi campi paterni, perché là era sempre stato felice, avendo avuto il tempo di pregare e di pensare all'anima sua 14.  
La madre dava certo un buon indirizzo in proposito. Appena giunti al prato, il fratello e la sorella si inginocchiavano per offrire a Dio la loro fatica di piccoli pastori, e si mettevano poi alla guardia, sempre solleciti che gli armenti non portassero danno al raccolto dei vicini 15.  
Non vi ha dubbio che Gothon avrebbe passato volentieri il suo tempo a chiacchierare con Giovanni Maria, perché egli conosceva belle storie, le raccontava i fatti dell'antico e nuovo Testamento, le insegnava le sue preghiere e le dava anche dei consigli circa la pietà. «Vedi, Gothon, quando vai alla Messa devi essere molto modesta», e colla pratica le insegnava come avrebbe dovuto comportarsi 16. - Ma il fanciullo, che un giorno era stato sorpreso in contemplazione in una stalla, non cessava di provare questa fame di Dio che è il supremo sospiro delle anime sante. «Fa tu la mia calza - diceva a Margherita _ io devo andare a pregare là, vicino al ruscello» 17. Vi era da quella parte un salice in cattivo stato e Giovanni Maria collocava la statua in un buco del vecchio albero, la circondava di muschio, di fronda e di fiori; poi si poneva in ginocchio e cominciava a sgranare il suo Rosario, sostituendo le sponde del ruscello alla chiesa deserta, ove più nessuno pregava.  
Qualche volta l'angelico giovinetto preparava per la sua statuetta un altare provvisorio e, servendosi della terra del pascolo, costruiva piccole cappelle per collocarvi santi o preti da lui modellati 18. Aveva in questo una certa abilità che l'istruzione avrebbe potuto sviluppare: si sa che costruì colle sue mani una statua della Vergine, «che era discreta»; suo padre stesso si era interessato a farla cuocere nel forno, e fu lungamente conservata nella casa 19. Quando l'altare provvisorio era terminato, Giovanni Maria e Gothon, risvegliando vaghi ricordi di processioni, di Corpus Domini ormai aboliti, ripetevano squarci di sacri canti.  
Vi erano intorno anche altri pastori che non erano sempre ben educati e Giovanni Maria non poteva impedire che venissero a cercare la sua compagnia. In certi giorni specialmente, molti passavano nei campi dei Vianney, contemplando con meraviglia l'altare provvisorio, circondato di verde, e facevano all'artista mille domande, alle quali rispondeva né imbarazzato, né infastidito. Ma questi fanciulli, che avevano pure pressappoco la sua età, che cosa potevano sapere della sua statuetta? Avevano bensì assistito anch'essi alle funzioni che si tenevano nella chiesa, ma che cosa sapevano comprendere delle funzioni domenicali o festive? Fra costoro Giovanni Maria, senza saperlo, diventa un apostolo ed un catechista. In piedi presso il rustico altare, egli ripete quello che ha udito nel silenzio inquieto delle notti. ed insegna le preghiere che aveva imparato da sua madre.  
«Un fanciullo - ammonisce - non deve disubbidire ai suoi genitori, non deve dire bestemmie o parole volgari», e conclude con gravità: «Siamo buoni, amiamo di cuore il Signore». Nelle grandi ombre di Chante-Merle sta per sbocciare una vocazione sacerdotale.  
Siccome l'uditorio poco si adattava a queste prediche, i sermoni dovevano essere necessariamente molto brevi. dava anche delle processioni, e, mentre in tutta la Francia erano state proibite le cerimonie religiose, in questa valle oscura ed ignota al mondo, vi erano dei pastori che seguivano in fila una croce fabbricata con due bastoni, e recitavano il Rosario, accompagnandolo con ingenui cantici. «Ero quasi sempre io che facevo il curato» 20 dirà poi un giorno Vianney, non senza una dolce fierezza, quando ormai altri suoi sogni si saranno avverati.  
Ma quando non erano questi pii divertimenti che radunavano i pastori, Vianney non aveva gusto a trovarsi con loro 21; non amava i loro giuochi rumorosi e turbolenti, e soprattutto non gli garbavano certe proposte che a lui si facevano. Solo alcune volte, col pio intento di fare loro piacere, accettava di giuocare con essi alle piastrelle. Andrea Provin, che fu compagno di infanzia di Giovanni Maria, e che era più giovane di lui solo di due anni, 70 anni più tardi, parlando di questi giuochi, ha potuto dire: «Era molto più destro di noi e ci vinceva facilmente. Quando perdevamo, di solito, eravamo tristi, ed egli, vedendo la nostra pena, diceva: allora non si doveva giocare. Ma infine per consolarci ci restituiva ancora il nostro denaro e ci metteva sempre un soldo di più».  
Spesso portava a Chante-Merle un grosso pezzo di pane ricevuto dalla mamma, e lo divideva con i compagni più poveri, acquistandosi, con questo gesto caritatevole, l'autorità di rimproverare liberamente anche quei compagni più grandi di lui che, in un eccesso di collera, si permettessero di percuotere i loro compagni o le bestie. «Questo non si deve fare - diceva con dolcezza - è peccato». Di solito veniva ascoltato: ma talvolta l'osservazione non garbava al ragazzo vizioso, più vecchio) che allora si permetteva di colpire Giovanni Maria alle gambe, ben sicuro che quei colpi non gli sarebbero stati resi 22.  
Fortuna volle che fra quei ragazzi ve ne fossero alcuni veramente educati e buoni come Francesco Duclos, Andrea Provin, Giovanni Dumond 23; e, quando Gothon non poteva accompagnare suo fratello, il padre permetteva a Giovanni Maria di prendere con sé uno di questi ragazzi. «Vieni - disse un giorno al piccolo Duclos - ho con me un buon desinare e lo divideremo».  
Un giorno, a Chante-Merle, Giovanni Maria si era nascosto li pregare in mezzo ai salici argentati, che fiancheggiavano il ruscello dei Planches. «Dov’è?» domandarono i pastori dei campi vicini. E Francesco Duclos, tradendo col suo piccolo dito il pio eremita, lo indicò, e condusse gli altri verso il salice: lo trovarono inginocchiato in preghiera.  
In un pomeriggio d'estate il fanciullo partiva dalla casa paterna con un carico di grano, che doveva portare fino al mulino dei Saint-Didier, e la figlia dei vicini, Maria Vincent, che era della stessa età di lui, volle accompagnarlo; non avendo trovato difficoltà da parte dei parenti, si misero dunque in cammino in una giornata afosa, e si fermarono in un luogo molto ben ombreggiato per riposare: era questa l'ora delle confidenze. Maria guardava il piccolo fanciullo, così tranquillo, così obbediente, e così dolce nei suoi occhi azzurri.  
- Giovanni Maria, - disse candidamente - se i nostri genitori fossero d'accordo, ci potremmo sposare!  
- Oh no, mai - riprese con vivacità l'altro, mal celando la sua sorpresa - non parliamo più di queste cose, Maria.  
Si alzò, prese la briglia dell'asino, e continuarono la strada verso il mulino.  
Sessant'anni più tardi Maria Vincent, seduta sulla porta della sua casa, colla conocchia in mano, raccontava, senza amarezza e con voce intenerita, questo grazioso idillio, il più bello e forse l'unico della sua vita 24.  
In Giovanni Maria si sviluppava già questa modestia, questa delicatezza innata, che gli fece disprezzare le tenerezze più care e più legittime. «Sapevo che era lecito, - dirà più tardi - tuttavia, qualche volta, ho rifiutato di abbracciare anche la mia povera madre» 25  
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Canonico FRANCESCO TROCHU 

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