sabato 7 dicembre 2019

Il grande divorzio tra sacerdote e vittima



1 Lo studio che pubblichiamo è del celebre Mons. J. Sheen Fulton, i cui libri sono ben conosciuti anche in Italia. Dopo che si è ritirato come arcivescovo coadiutore di New York, Fulton si è dedicato alla predicazione di esercizi per il clero ed è il consigliere ricercato di molti sacerdoti. Proprio in questo autunno pubblica un libro dal titolo "The Mysterious Priest" a del quale noi presentiamo un estratto. 

2 L’unione fra sacerdozio e sacrificio è talmente inscindibile che uno dice riferimento all’altro. Sappiamo che sono una dottrina e realtà molto care a P. Dehon e, secondo il carisma ricevuto dallo Spirito come Fondatore, un valore d’identità della vocazione SCJ: "Vittime d’amore, vittime di riparazione, ecco la più bella delle vocazioni. Le vittime sono gli intimi amici, i consolatori di Gesù, i redentori, salvatori del popolo... La Chiesa ha bisogno di anime che s’immolano come della S. Messa".1 

3 "I Sacerdoti per la loro vocazione e i Religiosi per i santi voti sono in modo speciale vittime col Cuore di Gesù”.2 

4 Occorrono delle vittime! Certo ve ne sono di molte generose...; ma non ve ne sono abbastanza, come lo provano i nostri mali".3 

5 Questa dottrina, siamo convinti, è autenticamente biblica: basta leggere le lettere di Paolo, la lettera agli Ebrei, gli scritti giovannei; ma suona forse dura, urtante per la nostra psicologia moderna e difficilmente si trova uno scrittore famoso che osi affrontare apertamente il tema: non si può essere veramente sacerdoti senza essere in qualche modo vittima. 

6 Questo coraggio J. Sheen Fulton l’ha avuto e senz’altro la sostanza di quello che egli afferma è profondamente vera e ogni sacerdote, soprattutto ogni SCJ, che è consapevole del dono dello Spirito, ricevuto nella chiamata di Dio, deve prenderne coscienza, riflettervi e realizzarlo nella vita, secondo l’aiuto della grazia e la buona volontà. 

7 Sono opportune alcune osservazioni allo studio di J. Sheen Fulton. 
Teologi e biblisti arricceranno un po’ il naso, costatando l'insistenza dell’Autore sulla sostituzione vicaria di Cristo. 

8 Gli studiosi sanno bene che varie teorie sono state proposte per spiegare come Cristo ha espiato i nostri peccati: la teoria del riscatto; quella della sostituzione penale; quella della soddisfazione (o di S. Anselmo) e quella della solidarietà. 

9 Nelle prime tre teorie, osserva P. F. Prat (La Théologie de Saint Paul, II, pp. 278-315) vi sono dei punti di vista veri, mentre altri, se esagerati, sono falsi. Nessuna delle tre teorie soddisfa completamente. E allora, qualsiasi strada si imbocchi, se non si vuol rimanere a metà, occorre concluda al principio della solidarietà. 

10 Già i Padri l’avevano formulato, affermando che Cristo è diventato ciò che noi siamo, perché noi divenissimo ciò che Lui è. Si è incarnato perché la redenzione avvenisse, come la caduta, da parte di un vero uomo, che, nel caso di Cristo, è anche vero Dio. Cristo, come redentore, ricapitola in sé tutta l’umanità. P. Prat porta le prove esegetiche per dimostrare che il principio di solidarietà interpreta correttamente il pensiero di Paolo (cf. o.c. II, p. 290-307). Tutto si spiega in termini di partecipazione e di comunione. Paolo afferma sempre che Cristo è morto "per noi” ( ) ossia partecipe, solidale con l'umanità peccatrice (cf. o.c. II, p. 287, nota 1). 

11 Ora, Fulton, afferma implicitamente la solidarietà, ma poteva farlo espressamente, discorrendo in termini di solidarietà tutte le volte che parla di sostituzione vicaria. 

12 Anche l’uguaglianza dei sacerdoti ebrei ai sacerdoti pagani nell’offrire in adorazione a Dio solo qualcosa di estraneo a se stessi, e contraria a una realtà religiosa di Israele, che si fa sempre più estesa e intensa, avvicinandosi ai tempi di Cristo. Nella recensione P (o sacerdotale) non è mai Jahvé il soggetto dell’espiazione, ma il sacerdote quale rappresentante di Jahvé (cf. W. Eichrodt, Theologie des alten Testaments, 2/3, pp. 308-336). 
Non bisogna dimenticare che Mosè ed Aronne si offrono in espiazione per il popolo sviato; così i Profeti, in modo speciale Geremia ed Ezechiele, come pure i Giusti del tardo Giudaismo. È una mentalità troppo diffusa in Israele per non coinvolgere anche il comportamento del sacerdozio ebraico (cf. A. FEUILLET, Le Sacerdoce du Christ et de ses ministres, Ed. de Paris, 1972, p. 68). 

13 Inoltre il principio di solidarietà avrebbe messo meglio in rilievo che l’immolazione personale del sacerdote cristiano ha valore solo se unita al sacrificio dell’unico Salvatore e Redentore, Cristo. Forse un accenno all’esigenza, non solo dei sacerdoti, ma di tutti i cristiani, come partecipi del sacerdozio di Cristo, al suo sacrificio, avrebbe tolto quel tono di esclusività che sembra impegnare il solo sacerdozio ministeriale a seguire Cristo sulla via dell’immolazione. 

14 Che cosa richieda in concreto questa partecipazione al sacrificio di Cristo, nessuno lo può dire o prevedere. Tutto dipende dal disegno d’amore del Padre concepito per ciascuno di noi e che si rivela, giorno per giorno, negli eventi della vita. 

Giuseppe Manzoni scj 

* * * * * 

15 È stata forse una semplice coincidenza che la fissione dell’atomo sia avvenuta col frazionarsi del mondo. Ad ogni modo i nostri tempi hanno assistito alla schizofrenica follia del bianco contro l’uomo di colore, di una razza contro un’altra, di popoli contro popoli, di cittadini contro governi. 
Camus, lo scrittore della coscienza dissociata afferma che “per l’uomo assurdo non è più questione di spiegare e risolvere, ma solo di esperimentare e descrivere”. 

16 Questo accenno ci spiega perché la spiritualità neurotica o di psicosi è la manifestazione religiosa di ciò che sta avvenendo nella psiche umana. 
L’età della fede aprì la via all’età della ragione, che è diventata l'età del sentimento. In questo vuoto filosofico, la sensazione domina. Il valore di un oggetto cambia col mutarsi dei sentimenti nei suoi riguardi. Questo oggetto può essere anche la chiesa, il matrimonio, il sacerdozio o i contratti dei calciatori. Le persone sono amate durante il tempo in cui sono utili. La foglia di fico è stata tolta dalle parti intime degli uomini e delle donne e la si è posta sulla faccia. Non importa chi sia la persona che fornisce il rilassamento per la tensione. Per Platone “la moralista guida la politica”, per Machiavelli “ la politica non ha nulla a che fare con la morale”, Nel nostro tempo è “la politica che decide riguardo alla morale”. 

17 Il frazionamento nel sacerdozio è solo una delle fessure della società. La rottura non è semplicemente l'usuale distacco che esiste fra preti giovani e anziani, ove il termine di confronto è l’età. La spiritualità non ha nulla a che fare con la cronologia, poiché il sacerdote è "l'uomo di tutte le stagioni". 
Piuttosto la separazione è fra coloro che hanno lo spirito di Cristo e quelli che non l’hanno. In tutto questo il fattore età è indifferente. San Paolo potrebbe ancora oggi opportunamente presentarci la sua domanda: "Cristo è forse 
diviso" fra voi? (1Cor 1,13). 

18 Cristo era diviso a Corinto. È diviso nel Mondo occidentale. Se la fissione dell’atomo è segno della minuscola divisione del mondo materiale, la divisione nell’attitudine riguardo a Cristo è lo "shock" maggiore nel regno dello spirito. Come è diviso Cristo oggigiorno, e come intacca il sacerdozio questa divisione? La disunione o fissione è la separazione del suo sacerdozio dal suo stato di vittima. In questo divorzio, è lo stato di vittima che è stato quasi completamente trascurato. Quando questo è fatto compiuto, allora una questione spuria si presenta, dal momento che il mondo è il termine di confronto: come deve essere giudicato il sacerdote? Dalla sua opposizione al secolarismo o dalla sua identificazione con esso? Quale bene rappresentano i contemplativi? Perché sprecare il tempo nella preghiera? Perché la Chiesa è così in ritardo sui tempi? Cristo, in queste domande, non è mai il termine di confronto. E quale prova migliore del triste risultato della maniera nel porre le questioni, del modo in cui è oggi usata la parola "sacerdote"? I seminaristi dicono che "studiano per il sacerdozio". Seminario è chiamato il luogo “per la formazione dei sacerdoti". Nel giorno dell’ordinazione "un seminarista diventa sacerdote". "Alcuni preti lasciano il sacerdozio". "I sinodi discutono del sacerdozio". Le madri si gloriano: "Mio figlio è sacerdote". 

19 Perché l’uso comune della parola "sacerdote" ci ha accecati in così ampie dimensioni? Stiamo cadendo nella trappola che gli scrittori del Nuovo Testamento cercarono di evitare, rifiutandosi di usare la parola greca "Iereus" per denominare il sacerdote ordinato. Questa parola era usata per denominare i sacerdoti pagani (At 14,13), i sacerdoti ebrei (Mt 8,4,12,4-5; Lc 1,5). Il termine “ierós" fu evitato nel descrivere il sacerdozio del Cristo, eccetto in un caso,4 perché il sacerdozio pagano e giudaico offriva in adorazione qualcosa di estraneo a se stesso. Ma Cristo non era un sacerdote di tal genere, come non lo sono gli ordinati come altri - Cristi. Non sono semplici offerenti di un dono distinto da loro stessi. 

20 Cristo non fu solo un "prete". Chi è Cristo? Bisogna rispondere prima a questa domanda. Fu Egli solo un Sacerdote o un Sacerdote - Vittima? A questa domanda Cristo rispose quando visitò la città mezzo-pagana e mezzo-
giudea di Cesarea di Filippo. Molte leggende degli dei della Grecia riguardavano questa città. In una caverna delle vicinanze era nato, secondo la tradizione, il grande dio Pan. Erode il Grande aveva eretto un tempio di marmo bianco alla divinità di Cesare. Ivi la storia d’Israele si mescolava con l’adorazione di Cesare. Nostro Signore mette alla prova i suoi discepoli. Se essi volevano seguirlo, dovevano conoscere Chi Egli era. 
***
Mons. J. Sheen Fulton

Nessun commento:

Posta un commento