IN CHE CONSISTE LA GRANDE PROMESSA
La promessa . - Il Redentore divino promette a chi si comunicherà nei nove primi Venerdì del mese:
1) La grazia della penitenza finale; cioè di annullare prima della morte colla penitenza i propri peccati e perciò di salvarsi l'anima, ché questo è il significato della parola «penitenza finale».
2) Che non moriranno nella sua disgrazia; dunque che moriranno nella sua grazia, e [34] chi muore nella grazia di Dio certamente si salva.
3) Che non moriranno senza: ricevere i santi Sacramenti, naturalmente quando questi fossero necessari. Non è escluso perciò che chi ha fatto i nove primi Venerdì del mese muoia di morte improvvisa. In tal caso egli era preparato alla morte ed in istato di grazia, oppure Gesù provvide che il colpito cancellasse col dolore i propri peccati.
4) Che il suo Cuore divino sarebbe stato il loro sicuro asilo negli ultimi momenti della loro vita.
Promesse meravigliose, e che Gesù motiva, perché gli uomini, trovandole troppo grandi, non si rifiutassero di prestare loro fede. E' per la sua eccessiva misericordia, che Egli si è degnato di fare questa promessa, che è dovuta al suo amore onnipotente. Si noti l'aggettivo onnipotente: l'uomo che ama non può molte volte dare ciò che vorrebbe alla persona amata; non così Gesù, il cui amore è onnipotente; Egli può dare alle anime che ama tutto ciò che vuole loro dare. Per eccesso di misericordia e di amore Egli vuole concedere loro la grazia della penitenza finale e la sua onnipotenza rende possibile l'attuazione della sua divina volontà; perché infinitamente misericordioso fa la [35] Grande Promessa e vuole mantenerla, perché onnipotente può mantenerla, e perché fedele la mantiene.
Chi ha fatto quanto Gesù chiede nella Grande Promessa ha la certezza morale di fare una buona morte e di salvare l'anima.
Le condizioni . - Il Signore le ha poste proprio Lui; non possono dunque venir mutate da nessuno, e devono venir poste come Egli le vuole. Il Signore chiede:
1) Nove Comunioni, da farsi per nove mesi consecutivi nel primo Venerdì di ogni mese. Non si chiedono anche nove confessioni; bastano, per chi è in stato di grazia, nove Comunioni; queste non si possono trasportare in altri giorni, per esempio al sabato, alla domenica, né stabilmente, né in determinato caso; i nove primi venerdì devono essere consecutivi; una interruzione dovuta magari a smemoratezza o a forza maggiore, viaggio in alto mare ecc., obbligherebbe a incominciare di nuovo. Non si ammette che una sola eccezione: quando il primo venerdì del mese è il Venerdì santo, giorno nel quale la S. Comunione è proibita da Gesù stesso, per il tramite della Chiesa, a tutti, all'infuori del sacerdote celebrante e sotto forma di viatico. In questo unico [36] caso le Comunioni volute dal Signore si fanno in dieci invece che in nove mesi. Ne sarebbe eccettuato il solo celebrante che si comunica nel Venerdì Santo, se ha incominciato la pia pratica dei primi nove Venerdì. Egli dovrebbe applicare all'uopo anche la Comunione del Venerdì santo.
Se qualcuno dunque, per un motivo qualsiasi, dimenticasse la Comunione di un primo Venerdì del mese, durante le nove Comunioni, dovrebbe incominciare da capo, perché le parole del Redentore divino sono tassative: nove sante Comunioni in nove primi venerdì del mese. Gesù non fa nessuna eccezione, non la dobbiamo fare neppur noi.
Allo stesso modo, se qualcuno venisse in chiesa coll'intenzione di fare b santa Comunione e non trovasse occasione di confessarsi, o perché non c'è nessun sacerdote al confessionale, oppure perché vi sono molti penitenti e non può confessarsi, oppure non trovasse nessun sacerdote che gli amministri la Comunione, deve incominciare di nuovo la serie interrotta. Le persone che hanno bisogno di confessarsi, sanno che al mattino vi saranno molti penitenti e non possono aspettare a lungo, badino di confessarsi possibilmente la sera innanzi o di recarsi molto per [37] tempo in chiesa, in modo da poter essere tra i primi al confessionale.
Né si dica che quella persona aveva il desiderio di confessarsi; il desiderio non è l'azione. Per lucrare l'indulgenza del giubileo dell'Anno Santo fa d'uopo recarsi a Roma e visitare colà le chiese prescritte; chi avesse da struggersi del desiderio di visitarle, ma per un motivo qualsiasi non potesse andare a Roma, non lucrerebbe l'indulgenza; allo stesso modo dicasi di chi voleva ricevere la Comunione, ma non poté per un motivo magari neppur dipendente da lui. Dicasi allo stesso modo di chi fosse ammalato il primo Venerdì del mese e non volesse ricevere la Comunione a letto o non trovasse un sacerdote volonteroso di portagliela.
2) Le nove Comunioni devono essere fatte in istato di grazia, perché soltanto così viene onorato il Cuore adorabile del Redentore, mentre la Comunione sacrilega è il maggior oltraggio che si possa recare al Cuore di Gesù e il maggior peccato. Anche una sola Comunione sacrilega tra le nove renderebbe nulla la pia pratica e il fedele non avrebbe fatto quanto chiede il Cuore di Gesù.
3) Le nove Comunioni devono essere fatte coll'intenzione di lucrare i vantaggi della [38] Grande Promessa. È buona cosa rinnovare l'intenzione esplicita ad ogni Comunione che si fa; ma basta destarla una volta, prima della prima Comunione, ed estenderla a tutte le nove Comunioni. Quest'ultima intenzione esplicita vale per tutta la seria di Comunioni, anche se non viene ripetuta, purché non venga ritirata, oppure si riceva una delle nove Comunioni con un'altra intenzione.
Obiezioni e difficoltà . - 1) Che dire di una persona la quale facesse le nove Comunioni non solo coll'intenzione di garantire la salvezza della propria anima, ma anche di poter poi usare minor attenzione nella propria vita spirituale, di poter peccare magari mortalmente, avendo la certezza morale di giungere a salvezza?
Se la persona aveva l'intenzione di fare le nove Comunioni per poter peccare poi venialmente o mortalmente, senza preoccupazioni o timori di spirito, perché certa della salvezza, ha presunto temerariamente della divina misericordia; ha fatto Comunioni sacrileghe; ha voluto approfittare della grazia di Dio per un ignobile motivo, e non ha impegnato il Signore a mantenere la sua promessa. Ma anche chi facesse le Comunioni per essere meno disturbato nella propria vita spirituale, per avere minor bisogno di [39] usare tutte quelle cautele che si richiedono per condurre una vita cristiana, non avrebbe fatto bene le nove comunioni e non parrebbe certo che Gesù abbia da mantenere la sua Grande Promessa.
2) Come possiamo esser certi che le nostre Comunioni sono ben fatte?
Una certezza assoluta là possiamo avere soltanto per rivelazione; ma non è questa certezza che si richiede: basta la certezza morale, che si ha quando si cerca di fare bene la Comunione, con purità di coscienza, ottenuta nel lavacro di penitenza, e con quella devozione del cuore che si può destare in un determinato istante della propria vita spirituale. Chi non tace nella confessione maliziosamente nessun peccato, desta il dolore e riceve meglio che può Gesù, ha fatto quanto sta nelle proprie forze per comunicarsi bene, e può starsene tranquillo. Non si richiedono delle Comunioni speciali; bastano le solite buone Comunioni che un'anima che crede e ama certo sa fare e fa.
3) Se qualcuno, dopo di aver fatto le nove Comunioni, diventasse cattivo e magari si allontanasse dalla fede e da Dio, Gesù manterrebbe la Grande Promessa?
Possiamo fare due casi. Il primo, che un tale dicesse: Ho fatto bene le mie nove [40] Comunioni e ho perciò la certezza di salvarmi; perciò voglio peccare allegramente: già so che mi salvo. Costui commetterebbe un peccato di presunzione, uno di quei peccati contro lo Spirito Santo, che non vengono rimessi né in questa né nell'altra vita, e non è a questi che il Signore ha fatto la Grande Promessa, la quale, se fosse stata fatta davvero anche a questi, piuttosto che sprone al bene sarebbe occasione e sprone a delinquere. Se invece qualcuno, senza speculare sulla divina misericordia e sulle nove Comunioni già fatte, dovesse traviare e cadere anche molto in basso, avesse magari da apostatare, egli pure sarebbe partecipe della divina promessa, dalla quale il Signore non ha escluso nessuno; per eccesso di misericordia l'amore onnipotente di Gesù non l'abbandonerebbe, la grazia farebbe dolce violenza al suo cuore, questo disgraziato riceverebbe il dono del pentimento finale, e morirebbe riconciliato con Dio.
Non dobbiamo meravigliarci di questo eccesso di amore: quel Gesù che perdonò al ladrone prossimo a morire, lo canonizzò assicurandogli l'eterna salvezza, e lo volle primo frutto della sua redenzione e suo compagno nella discesa al limbo, non userà, nell'eccesso del suo amore, misericordia a chi lo ha amato, [41] lo ha ricevuto nove volte degnamente nel proprio cuore e fu, un tempo, tanto sollecito della salvezza della propria anima da aver voluto essere partecipe della divina promessa?
4) Una causa sì esigua: nove Comunioni, può produrre un effetto così sorprendente, e garantire la vita senza fine?
Non è vero che la causa sia da poco; essa è la più grande nell'ordine della grazia: l'eccesso cioè della misericordia di Gesù e l'onnipotenza del suo amore; abbiamo poi nove Comunioni, nove intime unioni dell'anima a Gesù; e chi sa quale sia il valore di una sola Comunione non si meraviglierà che Gesù abbia chiesto nove Comunioni, cioè il maggior tributo e il più profondo omaggio che la creatura gli possa offrire. Si possono pure applicare alle anime del Purgatorio le indulgenze che si lucrano facendo la S. Comunione e specialmente la plenaria, che è concessa a chi nel primo venerdì del mese medita alquanto, prima o dopo la Comunione, l'infinita bontà del Sacro Cuore di Gesù e prega secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. (S. C. delle Indulg., 7 sett. 1897).
È consigliabile di ripetere spesso questa pia pratica; i sacerdoti devoti del S. Cuore, [42] e i fedeli che si comunicano tutti i giorni, appena finita una serie di Comunioni ne incomincino un'altra; chi fa la S. Comunione tutti i primi venerdì del mese, offra tutte queste Comunioni per assicurarsi la divina Promessa e perché, se la prima novena non fosse ben riuscita, riesca almeno la seconda od una delle seguenti. Chi poi non fa la Comunione tutti i primi venerdì del mese ripeta almeno una volta le nove Comunioni.
Ma questo non è un comando; è soltanto un consiglio.
Norme pratiche . - Chi si comunica tutti i giorni: i sacerdoti che celebrano ogni giorno ed i fedeli che vanno tutti i giorni o almeno assai di frequente alla santa Comunione, adempiono le condizioni poste dal Sacro Cuore colla solita Comunione quotidiana e frequente, e i sacerdoti colla celebrazione della Santa Messa.
Non occorre che il sacerdote applichi la Messa in onore del Cuore di Gesù; egli può prendere lo stipendio ed applicare per chi vuole, purché faccia la S. Comunione anche per assicurarsi la Grande Promessa; allo stesso modo i fedeli possono applicare la S. Comunione per chi credono, purché vi sia l'intenzione di onorare il Cuore divino di [43] Gesù, in conformità della Grande Promessa. Basta anche una sola serie di nove Comunioni, per aver diritto alla grazia della penitenza finale; diritto non per i nostri meriti, che non ne abbiamo, o perché noi possiamo costringere il Signore a concederci il premio del nostro operato; ma perché Gesù dolce si è legato a noi con questa promessa, ed è Lui stesso divinamente fedele, che vuole mantenere con fedeltà ciò che ci ha promesso con regale generosità.
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