APPARIZIONE IN CIELO DELLA CROCE
avvenuta a Migné in Francia nel 1826,
Non sarà discaro ai lettori che, dopo d'avere riferita l'apparizione miracolosa della S. Croce avvenuta a Narni in Italia, diamo lor pure un breve cenno della prodigiosa comparsa dello stesso adorabile segno, seguita in Migné nel 1826.
Il giorno 17 dicembre di quell'anno si faceva in detto villaggio la chiusura degli spirituali esercizi, dettati da due zelanti sacerdoti della vicina città di Poitiers, per l'acquisto delle indulgenze del giubileo universale. A perenne ricordo di quella sacra straordinaria ricorrenza, previa solenne e divota processione di penitenza, venne piantata una gran croce nel cimitero attiguo alla chiesa parrocchiale; erano le 4 1,2 pomeridiane. Quindi l'abate Mar sault, uno dei due sacerdoti che avevano dettati gli spirituali esercizi, salì sopra d'un palco appositamente erettosi in vicinanza della suddetta croce, e così all'aperto si fece a predicare all'affollata moltitudine. Il tema prescelto era il trionfo della Santa Croce; nel mentre parlava loro della luminosa croce apparsa a Costantino allorquando alla testa della sua armata marciava contro il tiranno Massenzio, ecco che ad un tratto si sente nell'accalcato, silenzioso ed attento uditorio un confuso mormorio, che gradatamente andava crescendo; si vede un movimento, un alzar del capo in su, guardar in alto attoniti, meravigliati. In brevi istanti il commovimento, lo stupore si fece universale. Il predicatore ignorandone il motivo, dovette interrompere il suo discorso; uno dei sacerdoti che quivi erano, fendendo a stento la moltitudine, si accostò a lui, annunziandogli il portento apparso in cielo sopra del suo capo.
Erano le cinque della sera, era notte fatta, il cielo per fettamente sereno, appena una piccola striscia di nubi leggermente ingombrava l'estremo orizzonte. Nel bel mezzo di questa immensa volta azzurra si vedeva a risplendere, in posizione orizzontale, una grande croce
di proporzioni regolari, esattissimamente tutto all'intorno profilata, e contornata. Il suo colore era del più vivido e lucente argento, con vaga e leggerissima sfumatura rosea. Si conservò intera per circa trenta minuti; quindi poco per volta si dileguò. Questa miracolosa apparizione fu veduta anche nei paesi circonvicini a Migné, e molti furono i peccatori che si convertirono. Tale prodigio fu, dietro regolare e scrupoloso processo, solennemente autenticato da monsignor vescovo di Poitiers.
Osservazioni.
A quest'apparizione crediamo egualmente applicabili le interpretazioni che abbiamo riferite a pag. 46 e seguenti riguardo alla Croce apparsa in Narni nel 1837; facciamo soltanto rimarcare che quella veduta in Migné la posizione sua era supina ossia rovesciata. La rivoluzione operatasi negli ultimi giorni di luglio del 1830 essendo il frutto della moderna filosofia anticristiana, ebbri i libertini del loro trionfo, in moltissimi luoghi della Francia sfogarono rabbiosi l'odio loro contro la religione coll'abbattere e rovesciare le croci innalzate dalla pietà dei fedeli a perenne ricordanza dei celesti favori ottenuti, ed a stimolo di divozione e gratitudine verso dell'Uomo-Dio che a sì caro prezzo ci ha redenti. I lettori potranno formarsi un'idea della furibonda rabbia che in tale occasione invase gli empi contro le persone e le cose sacre, leggendo i brani che qui riportiamo, tolti dal libro Cristo dinnanzi al secolo, di Roselly de Lorgues (vol. I, capo I, prolegomeni S Imi).
«...... E subito la casa del Signore invasa risuona d'urli sanguinarii. La morte si minaccia dalla voce pubblica contro i capi della Chiesa; l'asilo dell'indigenza e del dolore, l'ospizio di Pietà raccoglie, siccome mendico, Sua Grandezza monsignor di Parigi, cercato a morte. »
L'arcivescovo di Besanzone, quello di Rheims sono in fuga.
Il vescovo di Chartres ripara allo straniero, quello di Chàlon nascondesi nell'ospedale.
I vescovi di Perpignano e di Marsiglia scampano alla morte fuggendo a precipizio dalle loro sedi. »
A Saint-Sauvant il curato viene brutalmente strappato dall'altare mentre celebra la messa; a Villeneuve lo si getta in carcere.
A Bourbon-Vandée il vicario vien lapidato nel suo letto ; a Matha lo si bastona. »
E coteste violenze vanno moltiplicandosi in pari tempo in ogni dipartimento. . . . . »
In una sola diocesi sedici curati, quaranta in un'altra, sono in pericolo di morte e strappati dal loro presbiterio.. . . . » .
« Dalle persone l'odio passa agli edifizii. Si viola la chiesa di Blois, si fanno sgombrare colla forza le case dello Spirito Santo, di San Lazzaro, di Monte Valeriano, di Nancy, di Pont-a-Mousson, di Verdum, ed altre. »
A Strasburgo, Cahors, Nancy; Autun, Narbonne, Saintes, Chartres, Dijon, ed altrove, il simbolo di nostra redenzione vien abbattuto da bande di forsennati. »
Gli oltraggi variano secondo le località. A Blois, a Niort, il Cristo innalzato vien tratto al palazzo del comune siccome un malfattore. Alla Ferté-sous-Jouarre lo si svelle dalla chiesa in mezzo ai fischi, lo si sega e calpesta. A Sarcelles vien mutilato in croce. A Beaume, dopo molti oltraggi, vien bruciato, mentre a Montargis viene affogato nel fiume. . . . . »
In alcune città, come a Poitiers, a Tolone, a Riom, a Nimes, a Tolosa, l'autorità procede officialmente al sacrilegio, ma in altri siti pare che si paventi la luce. A Bourges, Trevoux, Rhodez, Grenoble ed altrove scegliesi la notte per siffatte imprese. A Carpentras, a Noyon rifiutandosi gli operai terrazzani, convien ricorrere agl' increduli stranieri, ovvero, siccome a Besanzone, impiegar il braccio militare. - »
Per queste medesime ostilità municipali, non fassi meno manifesta l'inclinazione all'usurpazione de' poteri ecclesiastici. Qui un maire atterra le porte della chiesa; là ei prescrive al curato in che ora debba dire la messa ; altrove fa cantare da suoi seguaci un ufficio di sua foggia, con salmi patriotici e versetti sanguinari. A Beru, il figlio del maire legge nella parocchia la raccolta degli atti amministrativi, e vieta il catechismo. A Poilly (Yonne) la guardia nazionale stanzia nella chiesa, e sopprime i vespri. Nelle grandi città sopratutto il soffio dell'empietà attizza la fiamma della rabbia popolare. »
La calunnia s'addossa ai muri della capitale, e gl'in sozza di nefandi scritti, tra cui i meno ributtanti s'intitolano infamie de preti.
Per comune sforzo contro il sacerdozio, i volteriani gli aizzano contro compagnie di gridatori di strada a vociferare di polvere e di pugnali scoperti nelle cantine del l'arcivescovado, di canonici e di seminaristi, che spararono contro il popolo dalle finestre, di armi rapite ai Padri Ignorantini, d'avvelenamento di feriti per opera delle Suore di carità, di Gesuiti travestiti, arrestati in pubbliche conventicole, ecc. »
Il culto cattolico perseguitato dagli osceni gridari nelle vie, ne' pubblici passeggi, fin sotto le finestre del re dei Francesi, condannato senz'essere udito, vien messo in berlina e fin sul palco del teatri. A lato di nemici sfacciati e schiamazzatori camminano oltraggiatori taciturni. Or parlasi d'un armeno del Gros-Caillou, che scontrasi con i scritto sul petto: Che è un prete? e distribuente un infernale spiegazione di questa parola; or vedesi qualche dervis della contrada Quincampoix vender la pretesa Cor respondance des évéques sur les événements de juillet; e mentre l' apostasia solleva la mostruosa sua testa, alcuni buffoni sulla soglia delle chiese fanno la parodia delle sante cerimonie della messa.
Durante la violenza di questa procella, sotto la grandine delle maledizioni, delle minaccie, degli strali inveleniti che l' opprimono, silenzioso e rassegnato il clero curva la sua fronte, soffre, ma non muove lamento. Nel raccoglimento e nella preghiera sopporta le barbare umiliazioni; e quando i pastori delle diocesi osano sollevar la voce, la loro parola non respira che amore e carità... »
« Nonostante, il suono d'una preghiera in memoria d'un principe assassinato, risvegliò furori non ben assopiti. ln poche ore l'antichissima e veneranda chiesa di San Germano non fu più riconoscibile. Statue, sculture, seggi furono spezzati, stritolati; denudate le pareti, e sparsa dovunque la più gran desolazione. La plebe, stranamente acconciatasi con abiti sacerdotali, armata di frantumi d'altare, eseguì nel santuario una danza confusa accompagnata da urli infernali. E quindi subito furono assalite le parocchie di San Rocco, San Lorenzo, San Gervasio e Sant'Eustachio, - - »
Per la seconda volta la feccia del popolo parigino, feccia veramente unica al mondo per la sua sfacciataggine, irreconciliabile avversaria del cielo, piombò sull'arcivescovado. »
Quando furono gli oltraggi e gli spogli consumati, essa se la prese colle pareti, co' tetti, colle fondamenta, razzolò fra i ruderi, chiedendo con imprecazioni d'essere sbramata nel sangue del suo pastore. Nè la sua rabbia fu trattenuta dall'inviolabilità delle tombe, chè fin sotto l'avello della madre essa andò in traccia dell'unto del Si gnore. I libri sacri, i pontificali arredi furono bruciati o gettati nella Senna, insieme con un crocifisso d'ammirabile lavoro. Il volterianismo, che dai ponti e lungo le vie costeggianti il fiume dilettavasi a contemplar l'opera d'abbominazione, vedendo il simbolo del nostro culto via trasportato dall'onde, die' in sorrisi di gioia, in atti di compiacenza, ed orgogliosamente rivolto alla moltitudine disse: «Osservate come l'onda via lo trascina. ... il cristianesimo è passato !
Non ci faremo a descrivere quell'ore d'affanno e di profonda tristezza, in cui gli spiriti erano abbattuti da un'orribile ansietà, la quale divideva i consigli dell'umana potenza, e la teneva incatenata, istupidita; in cui la guardia nazionale, coll'arme in braccio, assisteva alla distruzione e ne proteggeva i ministri; in cui uno speziale, cinto del nastro municipale, contro la croce guidava le turbe. Spettacolo d'afflizione e d'angustie mortali pe' cattolici! Provossi allora una noia improvvisa della vita; l'anima sfiduciata implorava allora da Dio, come già tempo, che la togliesse da questa vita. Anche taluni fra protestanti sentironsi affetti da cotesto immenso dolore. In un giornale profano il signor Guizot ebbe a deplorare tante ignominie. - »
Violata fu la libertà religiosa, insultate, spezzate le croci, tutto che i padri nostri adoravano, tutto che noiveneriamo fu dato allo scherno ed alla distruzione; una chiesa vetusta non potè essere salva se non diventando casa municipale, ed a sottrarla alla distruzione convenne spogliarla.... » Quest' istoria del passato voglia Iddio che non sia quella dell'avvenire !
Siccome l'onnipotente e misericordioso Iddio non ricorre ai mezzi straordinari senza gravissimi motivi, così siamo di parere che il Signore con quella prodigiosa comparsa della croce abbia voluto alludere non solo ai sacrileghi insulti e profanazioni commesse tre anni dopo in quel reame, che in compendio abbiam narrate, ma altresì alla . prossima generale persecuzione, ed alla passeggera vittoria dei tristi sui buoni, della quale fan cenno molte profezie contenute nella già menzionata raccolta intitolata I Futuri Destini degli Stati e delle Nazioni quinta edizione (1). Quando invece colla posteriore apparizione di Narni ci volle Iddio significare il futuro trionfo della croce ossia della cattolica religione sopra de' suoi nemici.
Alle dolorose scene che avvennero in Francia nella rivoluzione del 1830 contro il cattolicismo, col cuore pieno di dolore non possiamo trattenerci dal qui aggiungere il sacrilego misfatto avvenuto in questi giorni a Torino nella chiesa metropolitana il dì 8 settembre 1862, ed ecco un cenno dell'accaduto.
Il giorno della Natività di Maria Santissima le diverse Confraternite ed il Clero con grande folla di popolo si trovavano nella cattedrale, verso le undici antimeridiane, per la processione alla quale per lo addietro ogni anno sempre intervenivano in gran divisa i Supremi Magistrati sedenti in Torino, le Civiche Autorità ed i rettori e professori della Università degli Studi in commemorazione della grazia ottenuta da Dio per intercessione di Maria SS. nel 1706, cioè la liberazione di Torino da più mesi assediata dalle truppe francesi. Già una parte della processione era uscita dalla chiesa, quando tutto ad un tratto un uomo sui cinquant'anni si slancia sul trono dove era la statua di Maria Vergine Consolatrice che si doveva portare in processione, e là trattosi di sotto all'abito un'ascia, prese a menar colpi furiosi contro la Madonna e contro il Bambino che teneva in braccio. La statua è di rame argentato, ma ai colpi violenti del sacrilego la testa del Bambino ed un braccio spiccati caddero. E quello scellerato continuava nell'opera sacrilega, menando colpi contro la Madonna, quando un carabiniere accorso a quell'orrendo spettacolo gli vibrò un colpo di sciabola sul capo, che lo fece stramazzare.
Altri testimoni di vista affermano che cadde il delinquente sotto i colpi vigorosi menatigli addosso dai sergentini ossia guidatori della processione, e come fu sul suolo prosteso, un uomo, toltagli di mano la scure, gli diede un colpo sulla testa che lo fece grondar sangue. E fu solo allora che gli agenti di polizia s'impadronirono di quel ribaldo, ed il trasportarono fuori del tempio.
Il descrivere le grida, i pianti, la confusione, il tumulto che destossi nella vasta chiesa piena zeppa di uomini, di donne, di fanciulli, è impossibile. L'orrore di quel misfatto, il timore di ciò che in seguito a quell'inaudita scelleraggine poteva accadere, credendosi che si volesse fare strage di tutti quelli ch'erano in chiesa, riempievano ogni cosa di confusione e di spavento. Mentre però le donne piangenti ed i fanciulli stridenti si precipitavano fuori della chiesa, gli uomini s'avventavano intorno allo sciagurato autore di quello scandalo e gridavano: si uccida, si abbrucci, si squarti ! e quando i carabinieri e le guardie di polizia trascinavano via quel miserabile, il popolo si scagliava contro di lui per farlo a pezzi. E non sarebbe più uscito di chiesa se nol difendevano dal furore della gente i carabinieri, i quali però non potevano impedire che venisse fieramente malmenato a pugni ed a calci.
Tal è la sostanza del fatto. Ora poi venendo alle circostanze che l'accompagnarono, diciamo da prima che si vuole far passare per matto l'autore di questo delitto, e le autorità di polizia, invece di farlo condurre in carcere, lo mandarono immediatamente all'ospedale dei pazzi. Noi desidereremmo, e come cittadini e come cristiani, che veramente quello sciagurato fosse matto. Avremmo una vergogna ed uno scandalo di meno da deplorare. Ma sventuratamente abbiamo fondato motivo di credere che questo non sia il caso di pazzia, ma bensì effetto del furore iconoclastico d'un apostata. E d'altro lato questo ripiego di attribuire a pazzia i grandi delitti che in questi tempi di progresso e d'incivilimento funestano la società, e coprono d'infamia la rivoluzione, è vieto e non serve più a nulla. Sono pazzi i regicida, pazzi i suicida, pazzi i sacrileghi; e con ciò si è trovato il modo di togliere l'orrore che siffatti delitti naturalmente ispirano; e quel che è peggio, si dà ansa a facinorosi di moltiplicare le loro scelleraggini, sapendo che potranno scapolarsela con un paio di mesi di manicomio l Per altro si sa che lo spacciato matto confessò a più d'uno aver egli ricevuto del danaro per commettere quel delitto.
Ora diremo noi: Erano dunque anche pazzi tutti coloro che in Francia commisero le sovra notate sacrileghe nefandità ?
Da alcuni anni in qua è sempre contro a ciò che si hanno di più caro i Torinesi che si volgono gli attentati pessimi. In prima si ruba nel suo Santuario la statua di Maria SS. Consolatrice che era d'argento: poscia nel 1861 si abbrucia in modo arcano l'organo di quella chiesa notte tempo con grave pericolo d'incenerire tutto il santuario, e l'attiguo cenobio: quest'anno (1862), in mezzo alla più augusta funzione, si oltraggia ed al cospetto dell'universa città divota s'insulta a M. V. SS. tentando a colpi di scure spezzarla sugli occhi di tutti.
AVVERTENZA
Erano appena trascorsi pochi giorni dacchè erasi stampato il precedente foglio di questa Raccolta di predizioni, in cui a pag. 28 è inserta la visione profetica d'un piissimo sacerdote torinese, la quale descrive la liberazione del Vaticano da quel guerriero intitolato Il Liberatore, al lorchè il 29 agosto p. p. avvenne il fatto d'armi sulle montagne d'Aspromonte in Calabria, nel quale dopo un accanito combattimento, venne dalle regie truppe sconfitto e fatto prigioniero Giuseppe Garibaldi in un co'suoi soldati volontari in numero di oltre 2000. Costui ch'ebbe tanta parte nella così detta Repubblica Romana del 1848 e 1849, ora si vantava di voler liberare l'Italia dal cancro del Papato, dal Vampiro sacerdotale. Ed appunto per que sto veniva da suoi partigiani ed ammiratori entusiasticamente salutato ed acclamato Liberatore, Redentore, e quasi divinizzato.
Il Vaticinatore
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