martedì 2 settembre 2025

IL BACIO DI GESÙ

 


[I.64] Delle volte mi pareva d'avera d'aver come baci dal medesimo Signore, ma in modo che non so dire. Li chiamava i baci di pace, e mi dava in un attimo così intima cognizione di sé con un altro lume sopra la cognizione di me stessa. Ritornavo in me con ambedue questi lumi: uno mi dava animo, e questo era il lume che avevo di Dio; l'altro mi teneva umile, e questo era quella cognizione propria. Tutto ciò facevami buono, per quanto potevo conoscere. Sia tutto a gloria di Dio.

[I.110-11] Mi pare di ricordarmi che in tal mattina, dopo la santa Comunione, ebbi subito una visione di Gesù bambino, il quale parevami che mi baciasse. Più volte avevo avuto questo. Io lo chiamavo bacio di pace. E quello che in quel punto Ecco comunicava all'anima mia non posso colla penna narrare. Io gli dissi che non facesse tali cose con me, ma che ciò facesse con anime più umili e non superbe, come ero io. E po di cuore gli dissi: Io  non credo ch siate il Signore, ma il tentatore mio nemico, e facciate così per farvi amico mio. Via non voglio queste cose; patire, patire vi chiedo. In un subito Gesù bambino mi si accostò di nuovo, e diedomi un bacio con dirmi: Sta posata, che son io. Si' al tuo confessore tutto quanto io opero in te , e tu fa pure l'obbedienza di quanto di comanda. Mi pare che mi lasciasse certa cognizione del suo infinito amore e della sua misericordia. Di qui avevo lume della mia ingratitudine ed impotenza; ma sentivogenerosità e vedeo che tutto veniva da Dio, se vi era niente di buono. Il cattivo era mio. Di questo ne avevo una cognizione intima, che ben scorgevo che cosa avrei fatto, se Dio colla sua grazia non mi avesse assistito. E mi pareva che mi restasse il desiderio di più patire. 
Questi baci di pace li ho provati in più modi, ma tutti mi pare che facessero lo stesso effetto, e mi lasciavano queste vive cognizioni di me medesima, che non potevo niente, non ero niente. E di niente mi curavo. Solo Iddio bramavo e di fare in tutto il suo volere.

[I.234-237] Mentre io vi chiesi di nuovo a baciare la pisside, sentii un certo abbracciamento ed unione fra Dio e l’anima mia, e parevi di avere un bacio. Questo fu così intimo, che non so come fare per dichiararlo. Contuttociò voglio obbedirlo anche in questo, e gli darò qualche rozza similitudine.
Cioè a dire: quando Iddio dà di questi baci, son cose tanto penetrative, che pare metta sossopra tutto il nostro interno. Voglio dire che tutte le potenze, cuore, anima, sensi e sentimenti tutti pare che partecipino un saggio del divino amore. Questo amore non è celato, come le altre volte; ma, alla scoperta, si fa vedere e viene, in persona, ad abbracciare la medesima anima con dirle: Viva la pace! Ed, in un istante, l’abbraccia e la bacia. Per questo io lo chiamo bacio di pace.
Vedete: quando venisse un nostro amico o parente di lontano, subito gli si va incontro con festa ed allegrezza; ma, quando poi venisse un nostro proprio padre, oh! quanto contento ci apporta! Subito veduto, si abbraccia e bacia. Così pare che abbia fatto quest’anima mia, essendo venuto il suo vero padre. Ed, in quell’atto, ne ha avuto un po’ di lume soprannaturale, e, col lume e colla corrispondenza di Esso, si faceva incontro per abbracciarlo e baciarlo. Ed essa sentiva in sé il secondo bacio che gli rendeva il suo Gesù. Ma è tale questo bacio, che pare, nel medesimo punto, Iddio e anima siano una istessa cosa. Qui ci vorrebbe dichiarazione, ma grande. Io non ho tanta intelligenza. Piuttosto tacerò che dire; perché così, col silenzio, vengo a comprendere tutto, e dichiararlo l’ho per impossibile.
Pare a me però, che, quando l’anima ha quelle comunicazioni della viva presenza di Dio, bene spesso ella partecipa di questo divino dono. ma questi baci sono tutti differenti, ed io ne ho provati di più sorta; ma mai ho avuto lume che siano veramente baci. Ora che Iddio me lo ha dichiarato e me l’ha dichiarato e me l’ha fatto alla scoperta, conosco che sono veramente baci.
ma delle volte, si hanno eppure non si sente niente; solo si trova l’anima tutta contenta, e si vede tutta unita col suo Dio. Non si sa cosa sia stato il motivo di sì fatta unione, ed allora io penso che Gesù abbia dato un bacio, ma incognito.
Questi si assomigliano a quei tocchi che Gesù fa nel cuore, ed anche a quegl’inviti che fa all’anima sua sposa; ma sono tutti differenti. Così pare a me.
Il bacio, in un subito, unisce l’anima a Dio solo; ed ella resta con tal pace, che ben le è noto di aver avuto il bacio di pace. In quel mentre, Iddio le da questa bella cognizione, e le fa intendere che di già le ha fatto questo dono. Ella allora si sente del tutto essere tirata, per via di amore, nel suo Dio tutto amoroso; e, delle volte, mentre essa sta con questa bella cognizione, si sente, di nuovo, baciare. Oh! allora sì, che, se il Signore non le porgesse aiuto soprannaturale, si morrebbe di violenza d’amore.
Queste sorte di cose io le ho provate, ma chiare volte, e mai ho avuto cognizione cosa siano; solo adesso Iddio mi ha comunicato, che tali effetti nell’anima, non sono altro che un suo bacio. O bacio di pace! O bacio di amore! O bacio di vita! Così lo chiamo, perché pare che dia nuova vita, nuova forza e vigore alla medesima anima.
In quanto a quei tocchi che si sentono nel cuore, sono quasi lo stesso. Contuttociò il modo che l’anima sente della sua unione col suo Dio, è differente; perché il bacio ha possanza tale, che subito pone unione amorosa fra Dio e l’anima, e questi tocchi sono come sveglie che destano l’anima, ma essa, come appunto destata da un profondo sonno, non ha subito quella chiara visione del suo amato Bene. Ha sentito un non so che, ma non sa che cosa sia. Mentre ella sta così ansiosa, di nuovo, sente un altro tocco, ed ella di subito sorge, e vorrebbe correre, ma non sa dove. Sta come impazzita e fuor di sé. Venendo il terzo tocco, si vede avanti il suo Dio con qualche visione intellettuale, la quale finisce di destarla, e le fa conoscere chi è quello che le dà siffatti tocchi nel suo cuore.
E questi tocchi non vengono sempre avanti le visioni. Solo quando Iddio vuole e si compiace di darli. È ben vero che, avendo di questi tocchi avanti, pare che, nelle visioni, vi sia più lume soprannaturale, e in queste vi è ben spesso qualche comunicazione. Così pare a me. Non so se dico qualche sproposito. Il tutto dico di quanto io passo. Del resto, in quanto alle dichiarazioni, non ne parlo, perché non sono cose da semplici come me. Solo dico qualche cosa, acciò si veda la gran misericordia di Dio, l’infinito suo amore, che, per mezzo di queste cose, Egli viene comunicando alle anime nostre.
Orsù! dacché sono in questo discorso, vi voglio dire anche gli effetti che prova l’anima quando ella sente quegl’inviti. È vero che nemmeno di questi parlerò appieno; contuttociò vi dirò qualche cosa.
Questi inviti sono di più sorte; ma tutti uniti si fanno un solo, Sono differenti, per essere con differenti modi, ma tutti ci tirano a quel Dio solo; ed a questo solo Iddio pare che l’anima nostra aspiri, stando ella tutta assorta nella divina presenza. In questo mentre, si sente un invito, ma intimo, il quale è operativo. Dico così, perché questo, subito, opera effetti meravigliosi in detta anima, perché subito la pone alla divina presenza con più chiarezza di prima; e posta che l’ha con questa, ecco un altro invito.
Ella si sente invitare all’unione amorosa del suo Dio; ma non sa il modo, il come ella possa fare, si sente invitata, ed ella con più brama, ansia, agonizza di pena, ma ancora non può far niente. Di nuovo, si sente questi inviti, ma ella non sa cosa sia. Solo le pare di sentire, ma da lontano, la voce del suo Diletto. Ella si pone con tutta attenzione ad ascoltarlo, per potere andare di volo se potesse, da chi tanta ella brama.
Alla fine, gli ritorna quella viva presenza, e da essa le vien dichiarato chi era quello che l’andava invitando. Avuto che ella ha questa dichiarazione, subito si spoglia di tutto il momentaneo, ed in Dio solo si riposa, e accetta l’invito, e va possedendo e godendo tutto il suo Dio di amore. Dico: Dio di amore, perché lo stesso amore gli ha servito di invitarla, e poi comunicarsi in più modi, acciò ella sia tutta sua.
E pare a teche questi inviti siano mezzani all’anima, per unirla con più prestezza col suo Dio. Altre volte, non fanno questi effetti, perché si sente solo l’invito, ma non si prova niente nell’intimo del cuore. E sentendosi così spesso invitare dal Dio amore, eppure uno si ritrova tra tante miserie e colpe. Oh! che pena, oh! che dolore prova allora la povera anima!
Quelli inviti la sollevano, ma ella, come incatenata, non si può muovere. E ben vero che, sentendo più, di nuovo, essere invitata, ella si avveda di non potere, per essere tra ferri e catene di qualche cosa della terra; ma, con quell’invito che ella sente, si viene ad uscire, a poco a poco, e, per mezzo di qualche altro invito, di nuovo, le si porge lume maggiore, e si viene sciogliendo da quei legami, che ella non conosceva di averli neanche. E questi ancora li ho provati bene spesso. Ora non dico altro sopra ciò.

S. VERONICA GIULIANI


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