Conclusioni.
44. Chiunque pertanto ritiene che in questa vita siano esistiti o esistano alcuni o qualcuno, eccetto l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, che non abbiano avuto bisogno della remissione dei peccati, va contro la divina Scrittura dove l'Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e così ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 256 . Ed è inevitabile che il medesimo con empia opposizione ammetta la possibilità di uomini che senza la mediazione liberatrice e salvatrice del Cristo siano liberi e salvi dal peccato, nonostante che Gesù abbia detto: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 257 . Chiunque poi dice che dopo aver ricevuto la remissione dei peccati qualcuno è vissuto o vive in questa carne con tanta giustizia da non avere nessun peccato, contraddice l'apostolo Giovanni, il quale dichiara: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 258. Non dice: "Siamo stati", ma dice: Siamo. Qui qualcuno potrebbe porre questa distinzione: tale affermazione di Giovanni è stata fatta di quel peccato che abita nella nostra carne mortale 259 sotto forma di vizio contratto per volontà del primo uomo quando peccò, peccato ai cui desideri l'apostolo Paolo ci comanda di non sottometterci 260; ma non riguarda i peccati attuali, perché non li ha chi al medesimo peccato, benché insito nella carne, non consente minimamente per nessun male o d'azione o di parola o di pensiero - per quanto in lui si muova la stessa concupiscenza che ha preso il nome di peccato in altro senso: ossia perché è peccato consentire ad essa e perché essa si muove contro la nostra volontà -. Chi si pronunzia così fa certamente in tutto questo delle sottili distinzioni, ma veda lui che ne sia dell'orazione domenicale dove diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti 261, una petizione che, se non erro, non sarebbe più necessario fare, se noi non consentissimo mai nemmeno un poco ai desideri del medesimo peccato di concupiscenza o in una parola sbagliata o nell'accarezzare un pensiero; ma sarebbe necessario allora dire solamente: Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male 262. Né in questo caso l'apostolo Giacomo direbbe: Tutti quanti manchiamo in molte cose 263. Non manca infatti se non chi dalla cattiva concupiscenza che lo raggiri o lo trascini, desiderando od evitando contro la norma della giustizia, si lascia persuadere a fare o dire o pensare qualcosa che non avrebbe dovuto. Infine, se, eccetto quel nostro Capo, Salvatore del suo corpo, si asserisce che o sono esistiti o esistono in questa vita alcuni uomini giusti senza nessun peccato, o per mancanza di consenso in essi ai desideri della concupiscenza o perché non si deve dare nessun peso ad un peccato tanto leggero che Dio non lo imputa alla loro pietà - sebbene altra sia la felicità dell'uomo che è senza peccato e altra la felicità dell'uomo a cui il Signore non imputa il peccato 264 -, credo che a tale punto di vista non ci si debba opporre con troppa intransigenza; So infatti che tal punto di vista è parso vero ad alcuni dei quali io non oso disapprovare il modo di sentire su questo problema, per quanto non abbia nemmeno argomenti per difenderlo. Ma è pacifico: chiunque nega che noi dobbiamo pregare di non entrare in tentazione - e lo nega chi sostiene che per non peccare non è necessario all'uomo l'aiuto della grazia di Dio, ma basta la volontà umana con il solo dono della legge -, non dubito che meriti d'essere allontanato dagli orecchi di tutti e anatematizzato dalla bocca di tutti.
Sant'Agostino
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