giovedì 13 novembre 2025

“l’Uomo è tormentato a causa della melanconia da sveglio e nel sonno.

 


ILDEGARDA DI BINGEN


Ma poiché l’uomo è così legato al suo corpo, che non ne può uscire del tutto, malgrado la melanconia, teme ancora Dio ed è triste perché non è in rapporto con lui e qualche volta finisce con disperarsi, oppure non vuole più credere in Dio e non pensa che Dio continua a tenerlo sotto il suo sguardo, ma poiché anche formato ad immagine di Dio, egli non può fare a meno di essere timorato di Dio e non è sempre una facile preda per il negatore di Dio, la cui arte seduttrice si volge all’uomo, proprio nella melanconia. Quando egli è in una condizione incerta, instabile, allora essa cerca di farsi che la direzione vada opposta alla parte del bene. Per cui l’uomo viene ridotto alla disperazione, si logora la salute, si snerva completamente, mentre ci sono degli altri, che di fronte a queste situazioni, combattono da valorosi. “Così”, dice Ildegarda, “l’uomo è tormentato a causa della melanconia da sveglio e nel sonno. Se l’anima avverte che qualcosa è spiacevole o dannoso per sé o per il corpo, il cuore, il fegato e il sistema vascolare si contraggono e si forma e si innalza intorno al cuore una specie di nebbia, che oscura il cuore”.

L’uomo cade in una specie di turbamento, in una confusione e dalla tristezza s’innalza l’ira, la reazione irragionevole di fronte a cose o persone. Da questa tristezza e dalla nebbia che essa produce viene attaccata la bile e anche gli altri umori. La bile messa in movimento fa sì che dall’amarezza sua venga a formarsi l’ira, prima, silenziosamente e se l’uomo non dà all’ira la possibilità di manifestarsi, ma sopporta in silenzio, allora anche la bile cade e ritorna allo stato normale. Ildegarda insiste molto che questi movimenti che sentiamo, di ira, di malcontento, di cattivo umore, se ce ne accorgiamo e li freniamo, come lo possiamo fare, se agiamo subito e se ci abituiamo a farlo, allora non avranno nessun effetto sul corpo. Ma se noi lasciamo a questi primi movimenti libero corso, la bile nera, messa in azione, si sviluppa e intacca altri organi, e così via, sicché da un movimento puramente affettivo, ne nasce poi un turbamento fisico. Questo emette una nebbia nerissima e si comunica alla bile e preme fuori da essa un vapore estremamente amaro. Questo vapore sale fino al cervello dell’uomo ed entrambi gli rendono confuse le idee, poi scendono fino al ventre, muovono i vasi sanguini, le viscere e lasciano l’uomo colpito in tutto il suo organismo. 

Così l’uomo non è più padrone dei suoi sensi. Dà completo sfogo ai suoi affetti, all’ira, per esempio, finché egli esce fuori di senno e compie violenze; l’uomo esce dal senno più a causa dell’ira, che per ogni altro motivo. A causa di quest’ira, l’uomo può cadere in gravi malattie, perché gli umori, opposti alla bile nera per i troppi frequenti stati di agitazione, finiscono con farlo ammalare. Egli non può rimanere in piena salute. L’uomo è visto da Ildegarda come lo è in realtà, come opera di Dio, ma “destituita”, il figlio perduto, che ritorna. In quanto può agire e lavorare, se, lavorando si rivolge a Dio e lo chiama e lo prega, Dio l’aiuta. Dice Ildegarda: ”Ricordati, lavora moderatamente. Ricordati che non hai la possibilità di ‘fare’ l’uomo, di agire secondo il tuo parere sull’uomo. Devi osservare la legge interna, che regola la tua vita”. Raccomanda la moderazione nell’agire, di agire secondo le proprie forze. “Prega Dio con mitezza, con amore e dedizione, affinché egli ti dia il meglio. Questo piace a Dio di più: che tu, triste ed afflitto, non finisca di rivolgergli preghiere e di lavorare senza posa. Dio faccia di te un tempio della vita”.

Sr. ANGELA CARLEVARIS osb


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