martedì 7 gennaio 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


Quarta apparizione, martedì 16 maggio 

La vita di Adelaide si fa pesante, come accadde a tutti i veri veggenti. 
Nel pomeriggio Adelaide va all'oratorio dove suor Concetta la interroga sulle apparizioni. 
Riporto l'interrogatorio dal Cortesi (Storia dei fatti di Ghiaie, o.c., pp. 29 — 30): 
"... Suor Concetta l'intrattiene amorevolmente in conversazione  confidenziale e si fa narrare la storia ed il contenuto delle sue  visioni: Adelaide, in un ambiente amico e quieto, chiacchiera con  chiarezza... 
Dimmi un po' è proprio vero che tu vedi la Madonna? non dire  bugie, perché con esse faresti ridere il diavoletto, e poi... ricordati che stai  preparandoti alla Prima S. Comunione. 
Sì, è vero che la vedo. 
- Dimmi per bene come hai fatto a vederla la prima sera? 
Io stavo raccogliendo fiori da portare all'altarino della Madonna della  mia Nunziata e mi sono impaurita e sono diventata tutta "morèla", ma la Madonna mi ha detto: "Non temere, che io sono la Madonna e verrai qui in  questo posto per tante sere così (e, ciò dicendo, la bambina presentò alla suora nove dita), sempre a quest' ora". 
 Quante erano le ore? 
Erano sei ore. 
 Come fai a dire che eri diventata "morèla" dal momento che non puoi vederti in faccia? 
Me l'ha detto la Severa che io ero diventata "morèla". 
Com'è vestita la Madonna? 
Di bianco con manto celeste. 
- E sulla testa che cosa aveva? 
Una cosa così, rotonda (e indicò colle mani una specie di diadema). 
- Di che colore era? 
 Come i chiodellini dei miei zoccoletti; e si levò uno zoccoletto mostrando le borchiette di ottone... 
Che cosa aveva nelle mani la Madonna? 
Gesù Bambino e la corona. 
Com'era Gesù Bambino? Grande o piccolo? 
 È piccolo così; e indicò colla mano un' altezza di circa 50 cm. da terra. 
Rideva Gesù Bambino? 
No, eh! non rideva. 
- Com'era vestito? 
È vestito di rosa. 
Che cosa aveva nelle mani Gesù Bambino? 
La corona. C'è anche S. Giuseppe. 
Ma va!, Possibile S. Giuseppe? Sarà stato tuo papà. - No, eh!, non ha la barba mio papà. 
Com'era vestito S. Giuseppe? 
Di caffè. 
- E nelle mani che cosa tiene? 
Il bastone. 
 Allora tu li vedi tutti e tre? 
 Sì, io li vedo tutti e tre. 
 Come fai a dire che viene la pace? 
- Me l'ha detto la Madonna. 
 Quando? 
- Me l'ha detto ieri sera. 
 Come ha fatto la Madonna a dirtelo? 
 Io, quando l'ho vista, le ho detto così: "Tu Madonna, quando finisce la guerra? Quando viene la pace?" e la Madonna mi  ha risposto: "Di qui a due mesi, se la gente prega e fa penitenza". 
 Proprio due mesi t'ha detto la Madonna? Non avrai sbagliato a capire? Non avrà detto due anni? 
 No, eh! Mi ha detto proprio due mesi la Madonna. 
 E la domenica, nella seconda apparizione, che cosa ti ha detto la Madonna? 
 Mi ha detto che quando io sarò grande andrò suora, ma  dovrò patire tanto e tanto, ma di non piangere, perché, dopo, mi  porta in paradiso con Lei. 
 Come ti parla la Madonna: in italiano o in bergamasco? 
Parla come me, in bergamasco. 
Vuoi bene tu, alla Madonna? 
 Sì, molto. Quando io ritorno a casa dall'asilo, per la strada recito sempre il Pater e l'Ave Maria. 
Ma come fai? Sei colle compagne. 
 Esse parlano e giocano, ma io dico il Pater e l'Ave Maria. 
Come fai a capire, a sentire l'arrivo della Madonna? 
 Io vedo passare due uccellini bianchi e capisco che dopo arriva la Madonna. 
Quante volte hai visto la Madonna? 
- Tante volte così -; e mostrò tre ditini. 
E questa sera? 
È quella così -; e mostrò quattro dita. 
Quante volte la dovrai vedere ancora? - Ancora tante  volte così -; e mostrò cinque dita". 
Il documento ha un notevole valore storico. Infatti ci  mostra che il 16 maggio anche i minimi particolari delle prime apparizioni erano già fissati nella mente di Adelaide. 
Prima delle ore 18, la bambina ritorna a casa con Itala e Giulia, e deve insistere perché la lascino andare all'incontro con  la Vergine Maria. 
Arrivata sul posto, dopo poco entra in colloquio con la Vergine, ma le sue parole non sono percepibili. Maria osserva  gli occhi di Adelaide e le paiono due soli: essa ammiccava  spesso, come uno cui dolgano gli occhi. 
Adelaide così scrive: 
"In questa apparizione per essere puntuale al mio orario dovetti insistere molto presso la gente che affollava la mia casa  perché tutti insistevano a farmi credere che erano le ore cinque  mentre io in cuore sentivo che era l'orario datomi dalla Madonna. 
Alle mie insistenze di lasciarmi libera, un uomo mi prese in braccio e mi portò sul posto delle apparizioni. 
Come le altre sere il punto luminoso, preceduto dalle colombine apparve e la Madonna con Gesù Bambino e S. Giuseppe si manifestò di nuovo. I loro vestiti erano come il giorno  precedente. La Madonna mi fece un sorriso poi con volto addolorato mi disse: "Tante mamme hanno i bimbi disgraziati per i loro  peccati gravi; non facciano più peccati e i bimbi guariranno". 
Chiesi un segno esterno per soddisfare al desiderio della gente. Essa mi rispose: "Verrà anche quello a suo tempo. Prega per  i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bambini". 
Così dicendo si allontanò e disparve".

Severino Bortolan 

LETTERA APERTA AL CLERO ED AI FEDELI



In seguito ai recenti tragici avvenimenti nella Chiesa, è mio grave dovere scrivere queste righe per mettere in guardia clero e fedeli che rischiano seriamente di essere fuorviati ed ingannati.
L'Esortazione apostolica post-sinodale 'Amoris laetitia' di Papa Francesco rappresenta infatti un vero e proprio oggettivo attentato alla Fede ed alla santità dei Sacramenti del Matrimonio, della Penitenza e della SS. Eucaristia, poiché apre la porta al soggettivismo, al relativismo ed alla famigerata 'morale della situazione' e della 'gradualità' già condannate dal Magistero della Chiesa.
E questo, dopo l'entrata in vigore delle disastrose nuove norme canoniche sui processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, che a dirla in breve tra snellimenti, facilitazioni, abbreviazioni, delega di vescovi a 'giudici monocratici' e privazione delle garanzie della doppia sentenza conforme, hanno introdotto una specie di 'divorzio cattolico' , tanto da chiedersi se non abbiano trasformato la Chiesa cattolica in una specie di Las Vegas clericale.
Sia i suddetti nuovi canoni che questa Esortazione postsinodale però, non sono che le ultime delle tante picconate inferte in questi ultimi 50 anni contro il Depositum Fidei, a cominciare dall'infausto Concilio Vaticano II.
A partire dall'elezione di Papa Giovanni XXIII abbiamo assistito ad un crescendo continuo di attacchi - indiretti e, speriamo, non voluti, ma purtroppo terribilmente efficaci - contro la dottrina costante della Chiesa, spesso portati avanti dagli stessi Papi con interventi a livello di pastorale (p. es. le riunioni interreligiose ed ecumeniche di Assisi) , disciplina canonica (nuovo Codice del 1984 elaborato per introdurvi le famigerate 'novità' del Vaticano II) e sacramentale (nuovo Rito della Messa del '69 in chiave filoprotestante, profanazioni continue causate dalla Comunione sulla mano, ministri straordinari dell'Eucaristia che si sostituiscono indebitamente al Clero, ecc.).
Ho descritto tutto questo, e molto altro, nel mio libro '1962 – Rivoluzione nella Chiesa', pubblicato alcuni anni fa, ragion per cui non mi ripeterò in questa sede.

Ora però dopo aver per 50 anni ripetutamente contraddetto, seppur in modo indiretto, il costante ed universale Magistero della Chiesa anteriore al Vaticano II in ciò che è legato ai dogmi della Fede, adoperando le armi del dialogo interreligioso, del falso ecumenismo, della libertà religiosa e della collegialità episcopale, ora con il Pontificato di Papa Francesco è giunto il turno delle verità della morale rivelata e di quella naturale.
E non poteva che essere così, visto che è la dottrina dogmatica a fondare la morale, per cui alla distruzione della prima non poteva che far seguito quella della seconda: era solo questione di tempo, viste le premesse.
Oggi, dunque, ci siamo: ciò che ancora restava in piedi del Cattolicesimo viene attaccato e scardinato sotto gli occhi allibiti di coloro che non avevano compreso abbastanza la gravità dei precedenti cambiamenti 'conciliari', ed ancora speravano che la Rivoluzione del 1962 potesse essere arrestata ad un certo punto della sua avanzata, che insomma si potesse 'conservare' nello stadio raggiunto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Poveri 'conservatori' illusi...

Per l'esame dei punti più distruttivi della 'Amoris laetitia' unisco a questa mia lettera due documenti:
- il primo è la recente importantissima dichiarazione ufficiale di S.E. mons. Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan), molto noto sia in Europa che negli USA, sulla suddetta Esortazione, una dichiarazione assai articolata e di esemplare chiarezza;
- il secondo, sempre a questo riguardo, è uno studio sintetico pubblicato dal prof. Roberto de Mattei. Entrambi sono presenti in allegato, in formato PDF.

Da parte mia qui, come premessa, mi limiterò a sottolineare in particolare, a causa della sua estrema gravità, il carattere oggettivamente blasfemo del n. 303 della suddetta Esortazione, il quale così recita:
“ A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti, possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio. Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. [...]”

Dunque secondo la 'Amoris laetitia' Dio autorizzerebbe l'adulterio e la fornicazione “per il momento”, poiché “quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti” .
Una vera e propria blasfemia, messa nero su bianco senza alcuna vergogna, che spingerà, assieme agli altri punti fuorvianti di questo documento, i fedeli ad addormentarsi nel peccato mortale: perché tale rimane, e sempre rimarrà, ogni peccato contra sextum, nonostante i sofismi del clero neomodernista.

Insomma, al comando netto e chiaro di Nostro Signore Gesù Cristo all'adultera : “Va' e non peccare più” (Gv 8, 1-11), Papa Bergoglio sostituisce ora la propria esortazione postsinodale : “Va', e non preoccuparti del peccato, perché l'adulterio è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti ”…
E' di fatto (prescindendo dalle intenzioni, ma i fatti son questi) una Esortazione a delinquere, che sarebbe stato più consono chiamare “Adulterii laetitia” o “Fornicationis laetitia”.
E' la diffusione di una falsa idea di misericordia divina, una vera e propria contraffazione, poiché la vera, e per noi consolante, Misericordia di Dio esige la rinuncia al peccato, subito, senza 'se' e senza 'ma'.
E' un attentato simultaneo diretto contro tre Sacramenti: quello del Matrimonio, di cui in pratica viene negata l'indissolubilità; quello della Penitenza o Confessione, visto che saranno impartite dai sacerdoti assoluzioni sacrileghe e nulle per mancanza di pentimento sincero da parte dei penitenti che non vogliono abbandonare il loro stato di peccato mortale ; e quello della Santissima Eucaristia, poiché il Santissimo Corpo di Cristo verrà distribuito sacrilegamente a fedeli non pentiti, non validamente assolti ed in peccato mortale.
Senza contare il fatto che questi stessi falsi principi tipici della 'morale della situazione' e della 'gradualità' potranno essere applicati a qualsiasi tipologia di peccato, lasciando all'arbitrio di preti e fedeli ogni giudizio: è la distruzione atomica del concetto stesso di Chiesa Cattolica in quanto Mater et Magistra, che senza un intervento di Dio (che però ci sarà, perché è di Fede che le porte dell'Inferno non prevarranno) finirebbe così per dissolversi in una miriade di chiesuole e gruppuscoli ognuno con la sua dottrina, morale e prassi particolari, come già puntualmente avvenuto, ad esempio, nel mondo protestante.
Una cosa è sicura: questa Esortazione postsinodale con tutta la sua falsa 'misericordia' che pretende di rassicurare il peccatore facendolo permanere nel suo stato di grave ribellione a Dio, convoglia clero e fedeli attraverso quella porta e su quella via larghe e spaziose che conducono alla dannazione eterna (Mt 7, 13).
Ci creda o no il clero neomodernista.

* * *
Ma a questo punto, in primis et ante omnia, Papa Bergoglio dovrà ovviamente - mi si perdonerà l'ironia - provvedere al più presto alla de-canonizzazione, tanto per cominciare, di un San Giovanni Battista che alla luce della suddetta 'Esortazione', risulterebbe colpevole di durezza di cuore nei confronti di Erode Antipa ed Erodiade, avendone pubblicamente condannato l'adulterio.
Quello del Santo Precursore sarebbe stato infatti, secondo la suddetta 'Esortazione', un "atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche" (AL 2), dimenticando che nei confronti degli adulteri si esige " un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità." (AL 243).
Come dunque poteva, San Giovanni, "sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone" ?
Ma è evidente: è perché in lui si verificava "il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa «per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite»" (AL 305).
E soprattutto perché San Giovanni, evidentemente, non sapeva che "non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare”vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante." (AL 301).
E la finisco qui, per non passare dall'ironia all'invettiva.

* * *
Come infine comportarsi in pratica? La dottrina cattolica insegna che è doveroso opporsi ad ordini o consigli che conducono al peccato contro la fede o contro la morale, e che dunque mettono a rischio la salvezza eterna delle anime, anche se per caso venissero dal Papa (il quale potrebbe anche sbagliare, poiché l'infallibilità gli è garantita solo quando egli intende definire solennemente un dogma di fede o di morale, oppure quando ripete la dottrina di sempre).
Ad esempio, San Tommaso d'Aquino nella sua 'Summa Theologica' scrive che «essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte dei loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, a motivo di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di Sant’Agostino, “lo stesso San Pietro diede l’esempio a coloro che governano, affinché essi, se mai si allontanassero dalla retta strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dai loro soggetti” (ad Gal. 2, 14)» (II-II 33, 4, 2).
E San Roberto Bellarmino precisa: «Com’è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così pure è lecito resistere a quello che aggredisce le anime o perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tenta di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo la esecuzione della sua volontà: non è però lecito giudicarlo, punirlo e deporlo, poiché questi atti sono propri di un superiore» ('De Romano Pontifice', in 'Opera omnia' , Milano 1857, vol. I, lib. II, c. 29).

Don Andrea Mancinella (della Diocesi di Albano)

Eremo di Salisano, 26 aprile 2016


Le porte degli Inferi non prevarranno!

...PER UNA RICCHEZZA DI FRUTTI



“Frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
(Gàlati 5,22)

Grazie a te, Spirito Santo, 
siamo resi figli adottivi
e possiamo chiamare Dio con il nome di Papà.
Tu vieni in aiuto alla nostra debolezza 
e intercedi per noi,
perché non siamo più schiavi 
delle nostre passioni, ma liberi.
Vieni, Spirito Santo, e trasforma i nostri cuori, rendi feconda e ricca la nostra vita.
Soffio di vita, 
insegnaci l’amore vero e gratuito, 
che sa perdonare e ricominciare ogni giorno. Apri i nostri occhi 
e donaci stupore e gioia,
per riconoscere ciò che è bello 
nella coppia e nei figli.
Fa’ di noi uno strumento della tua pace, affinché cresca in famiglia 
la comprensione, l’armonia, l’unità.
Spirito creatore, 
donami la sapienza del cuore: 
che io non cerchi me stesso 
ma il bene degli altri.
Rafforza in me la carità e la bontà:
che io possa rispondere al male con il bene. Accresci in me una robusta pazienza:
che io sappia seminare e attendere i frutti. 
Amen.

Pregare bene



Miei piccoli figli,

accade che taluni si pongano delle domande sulla preghiera e siano persuasi che pregare bene sia cosa difficile, ma non è affatto vero. Sono infatti convinti di pregare male e per questo credono di non essere ascoltati, ma non è così.

Per prima cosa non pensiate, nel pregare, di imitare qualcuno che secondo voi prega bene.

No, tutti sono in grado di pregare bene, esprimendo semplicemente se stessi. Ognuno ha un carattere diverso e questo influisce su tutto quello che fa, anche sulla preghiera. Quello che vi dico è di essere veri, cioè come siete. Non dimenticate che, nella preghiera, vi rivolgete al Dio che chiamate Padre, a Gesù che chiamate Fratello, a me che chiamate Mamma. Quando pregate, vi rivolgete ai vostri Familiari del Cielo e questo esige spontaneità e libertà d’espressione del cuore. Questo per quanto riguarda la preghiera personale, che, anche se precostituita come il Santo Rosario, assume in ciascuno delle caratteristiche diverse.
Nella preghiera comunitaria, invece, bisogna essere attenti all’unione degli oranti, perché tante voci siano una sola voce e tanti cuori siano un cuore solo davanti a Colui che si prega.

Taluni dicono le preghiere del Rosario, ma non pregano né me né Dio: fanno una ripetizione meccanica delle formule, ma il loro cuore rimane lontano. Il Cielo è presente per ascoltarli, ma loro sono assenti all’incontro, perché il loro cuore non si innalza, ma rimane ancorato alle faccende e preoccupazioni in cui sono immersi.

Dice Gesù: “Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.” (Matteo 6,21) Lasciatevi giudicare da questa Parola. Dov’è il vostro tesoro? E’ forse legato alle cose materiali e non riesce a distaccarsene?

Se pregate me, volgete il vostro cuore verso di me e rimanete nella mia presenza fino a che non avete terminato la preghiera. Le distrazioni ci saranno e non dovete turbarvi, ma piuttosto allontanarvi pacificamente da esse per ritornare alla preghiera. La preghiera è un incontro: pensate a due persone che si amano e che si trovano insieme. Così quando venite a me, datemi il vostro cuore con tutti gli affanni che contiene. Sì, datemi il vostro cuore e fidatevi di me, perché sono vostra Mamma e so bene di cosa avete bisogno. Affidatemi le intercessioni e date disponibilità a servire il Signore. Non sono necessarie tante parole, perché io vi conosco più di quanto voi conosciate voi stessi.

Volgete il vostro cuore a me quando mi pregate, altrimenti pregherete l’aria e non riceverete, perché molti sono i buoni frutti della preghiera e sono a vostra disposizione.

Se, invece, vi accostate e rimanete uniti a me, troveranno ristoro le anime vostre, perché io vi abbraccio e vi dono il mio Cuore. Tra me e voi ci sarà scambio d’amore: un meraviglioso scambio in cui la mia grazia e i vostri bisogni si uniscono e molti sono i benefici che ricevete.

Forse potrete sentire le anime vostre che si nutrono, così come un bimbo allattato da sua mamma sente la dolcezza di essere nutrito da colei che lo ama. Forse non riuscirete a sentire questo fluire di vita che penetra in voi, ma vi assicuro che ogni preghiera in cui c’è il contatto del vostro cuore con il mio Cuore, voi siete nutriti dell’Amore del mio Cuore Immacolato.

Quando pregate cercate di correggere i vostri difetti e questa è cosa buona, ma non siate troppo severi con voi stessi. Io sono una Mamma Buona e vi amo, ciascuno come siete.

Sarà l’Amore a trasformarvi, non certo i vostri sforzi, anche se sono apprezzabili.

Ognuno mi ami come è capace e non pretenda da sè stesso di amarmi come mi ama qualcun altro. Vi accorgete, figli miei, come la tentazione dell’avversario è sempre diretta a portarvi fuori strada? Siete chiamati a perfezionare voi stessi nella vostra unicità.

Ognuno mi ami come è capace. La preghiera è amore, anzi è
scambio d’amore.

Vi amo e vi benedico. Pregate senza stancarvi. Pregate per tutti.

Maria, Mamma di Gesù e Mamma vostra.

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta...


Tradimenti 

In un'occasione specifica, il 24 febbraio 1939, un'altra lettera avverte: questa sera  mentre state a cena Padre Pio aprirà la Chiesa. É l'ora di cena. Dopo alcuni bocconi, Padre  Pio avverte il padre vicario che deve assentarsi ed esce. Racconta padre Raffaele: «Salgo su nel corridoio; mi levo i sandali e a piedi nudi - faceva freddo - vado dietro la porta del coro per assicurarmi che Padre Pio fosse ancora là; e con mia somma sorpresa e grande umiliazione sento che il povero Padre, tanto calunniato da anime vendute al diavolo, si disciplinava dicendo il Miserere a voce abbastanza chiara... Dopo osservo dal finestrino della stanzetta a fianco del coro per vedere se nel piazzale vi fosse qualche persona; ma non vi era anima vivente. Allora mi persuado essere opera puramente diabolica, all'unico scopo di diffamare il Padre». 

Ma le voci e le calunnie fecero premio sull’evidenza. Si decise di installare dei microfoni,  per controllare che cosa accadeva nella celletta di Padre Pio, e nella foresteria, la stanzetta  dove il religioso riceveva privatamente figli e figlie spirituali. Secondo la relazione stesa per  la Positio da padre Amedeo Fabrocini, Provinciale di Foggia, «furono collocati due soli microfoni, uno nella cameretta n. 5 di Padre Pio, l'altro nel parlatorio o foresteria (una stanza presso la porta d'ingresso del convento). L'idea di collocare i microfoni venne in mente al padre Giustino Gaballo (il confratello incaricato dell'assistenza a Padre Pio, compito che in realtà assolveva con fraterna dedizione), che l'effettuò segretamente con la collaborazione del fratello non chierico fra Masseo Cannilo. Il padre Giustino e il suo collaboratore, non essendo demoni" non si permisero mai, per quanto mi consta, di registrare una confessione sacramentale (ma su questo punto le opinioni, a cominciare da quella di Padre Pio, sono  molto diverse. N.d.A.): a essi interessavano solo i colloqui del Padre con le tre "pie donne" e quanto gli andava a riferire settimanalmente (precisamente ogni sabato) il comm. Battisti, delegato amministrativo di Casa Sollievo della Sofferenza. Alla domanda che cosa volessero dirmi, padre Giustino rispose che il giorno precedente aveva segretamente registrato una conversazione di Padre Pio con le “pie donne", tenuta privatamente nella foresteria, e avendovi appreso con dolorosa sorpresa cose gravi, era necessario che io l'autorizzassi di continuare a registrare tali colloqui riservati. Alle mie insistenze di volermi prima riferire che cosa precisamente avessero rilevato, non risposero. Quando, innervosito dal loro silenzio, esclamai: “Per amor di Dio, spiegatevi... ho diritto di sapere... perché allora siete venuti da me?”, intervenne padre Emilio: “Si tratta di un bacio”. “Bacio... ma di che natura?” soggiunsi. 
Un’alzata di spalle fu la risposta. Riprese la parola padre Giustino: “Ripetiamo che siamo venuti perché ci autorizzi a continuare a registrare i colloqui riservati di Padre Pio. É assolutamente necessario". 

“Non posso permetterlo”, risposi. 

“Allora” ribatté con tono serio “tenga per certo che poiché il nome di Padre Pio ha risonanza dovunque, di tutte le gravissime conseguenze che deriveranno dalla negata autorizzazione, lei ne porterà le tremende responsabilità di fronte all’Ordine, alla Chiesa, al mondo”.» 

L’iniziativa di padre Giustino «fu fatta propria da un’alta autorità romana», di cui padre  Amedeo ignora l'identità. 

Padre Amedeo ebbe l’ordine di mettersi a disposizione di padre Umberto Terenzi,  rettore del Santuario del Divino Amore, e si recò a trovarlo una sera a Roma. 

«... Disposto il nastro su un registratore, vi si sedette accanto e m’invitò a fare altrettanto, dicendo: “Ora ascoltiamo questa conversazione di Padre Pio... in silenzio... e dopo i commenti”. 
L’apparecchio mandava un sottilissimo filo di voce; per quanto io tenessi vicino l’orecchio, non riuscii a cogliere che qualche parola isolata, mai una frase di senso completo. Lui invece sembrava che capisse tutto. A un certo punto mi fece notare: “Ecco, qui c’è un bacio”. Si ascoltò più volte la registrazione; ma sempre con lo stesso risultato, per me. Staccato lo spinotto dalla presa di corrente lui esclamò sdegnato: “Cose gravi, padre mio, cose tristi... Costituiranno una spina per la Chiesa. Quale delusione e quale scandalo per innumerevoli anime... e anche per me che gli ero affezionatissimo. Ma è necessario affrontare subito la brutta faccenda, con provvedimenti severi, efficaci. Anche il confessore di Padre Pio avrà quello che si merita: verrà esiliato in Africa”.» 

Don Terenzi agiva, disse, «per mandato ricevuto dal Sant'Uffizio (allora retto dall'arcivescovo Parente, perché assente il cardinale Ottaviani). Tutto quanto dispongo, lo stabilisco di accordo con la Suprema Congregazione». Ricordiamo che fu Padre Pio a  chiedere che finisse l'esilio di padre Giustino. Riferisce padre Carmelo, durante questo episodio: «Nel 1964 ebbi un incontro con S. Eminenza: argomento del colloquio Padre Pio. A un dato punto della conversazione riguardante l'uso dei registratori, l'eminentissimo a bruciapelo mi domandò: “Padre Carmelo, poi come mai Padre Pio volle vicino a sé Padre Giustino, chiedendone tramite voi il ritorno da Malta?”. Mi sentii umiliato e mortificato, comprendendo la gravità di quell'interrogativo, e abbozzai una risposta: “Eminenza, ma prima padre Giustino voleva bene a Padre Pio, poi...” stavo per continuare quando il cardinale, riprendendosi e rispondendo da se stesso al suo interrogativo, scandì: “Già, del resto anche Gesù ebbe il suo Giuda nel collegio apostolico!... Così pure Padre Pio ha avuto il suo Giuda”». 

MARCO TOSATTI 

VOCE CHE CHIAMA



C'è una voce, o cristiano, che da anni ti starà chiamando. E’ la voce del tuo Dio, che ha qualche cosa da dirti. Essa è giunta tante volte al tuo cuore, ma non è riuscita a penetrarvi. Abituato forse alla colpa, ormai ti ci sei addormentato. Tra Dio che ti sollecita con la sua grazia, e il demonio che ti stordisce con le sue illusioni, tu accontenti più il demonio che Dio. E dormi tranquillo, da anni, nel peccato! Ma ti accorgi dove ti sei addormentato? Sull'orlo di un abisso. E finora sei rimasto sospeso su questo abisso col debole filo di vita, che Dio solo tiene nelle sue mani. Egli vede che la morte, giorno per giorno, si avvicina per troncarlo. Guai, se Dio avesse già lasciato spezzare quel filo! Sai dove ti saresti svegliato? Insieme agli altri dannati, nell'inferno. Lo vedi a che pericolo ti sei esposto? Che cosa non hai fatto per provocare il Signore ad abbandonarti? Mentre egli ti conserva la vita per vederti ritornare, tu te ne servi per offenderlo. E, dopo tutto questo, la sua voce ancora ti chiama. Egli ancora ti aspetta. Essa è la voce d'un padre, che non sa darsi pace, dacché ti sei allontanato da lui. Oggi è padre, ma domani potrà essere giudice.

GESU’ HA DETTO

Il figliol prodigo, vista la sua miserabile condizione, «rientrato in se stesso, disse: 'Quanti servitori, in casa di mio padre, abbondano di pane, ed io qui muoio di fame! Mi alzerò e andrò dal padre e gli dirò: Padre: ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'. E alzatosi, andò da suo padre. Egli era ancora lontano, quando il padre lo scorse e, tocco da compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc. 15, 17-20).

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Necessità della preghiera

Tornando alla figura di Gesù orante, nessuno sulla terra arriverà mai a penetrare il mistero insondabile della sua orazione, a comprendere ciò che accadeva nella sua anima sempre immersa in un sublime e intimo colloquio con il Padre. Possiamo tuttavia riflettere seriamente su quell’esempio divino per rendere sempre più viva in noi la convinzione che la necessità della preghiera è assoluta e inderogabile.
 Gli apostoli, quella figura di Gesù orante non la dimenticarono per tutta la vita; si convinsero talmente dell’importanza della preghiera che la misero al primo posto fra tutte le cose importanti della loro giornata, perfino prima della loro missione evangelizzatrice. Così affidarono ad altri il compito di amministrare la comunità cristiana e la stessa cura dei poveri e delle vedove, pienamente consapevoli che la prima responsabilità nel loro lavoro apostolico era quella di attendere alla preghiera e la servizio della Parola.
 La necessità della preghiera nasce, innanzitutto, dal fatto che siamo creature libere;  ciò significa che non possiamo aprirci al bene senza una nostra decisione personale. E’, la nostra, una libertà “creaturale”, quella cioè propria delle creature; siamo, appunto perché creature; esseri relativi a Dio e profondamente vincolati a Lui nell’esistenza e nel destino.  Questa creaturalità è l’altro motivo che fonda la necessità della preghiera.
 Non intendo, qui, fermarmi su questi aspetti dottrinali dell’orazione, voglio solo ricordarvi che dove non c’è preghiera non c’è libertà; anzi, proprio nell’orazione e nel nostro colloquio con Dio scopriremo il senso più autentico e gustoso della nostra libertà e insieme avvertiremo con gioiosa chiarezza il nostro legame con Dio come sue creature che portano la sua immagine e il suo sigillo.
 Fratelli miei, dove non c’è preghiera c’è il buio della schiavitù interiore, c’è lo smarrimento della coscienza che non sa più riconoscere la nostra identità di creature chiamate alla verità e al bene.
 Gesù, l’Uomo più libero e insieme più vincolato a Dio che sia mai passato sulla terra, è stato “l’Uomo-orante” che ha espresso l’orazione più sublime che mai sia stata fatta.  Guardatelo sul Calvario: che cos’è la sua morte sulla croce se non una totale e consumata orazione?  Una orazione che ha trasformato il corpo e l’anima di Gesù in un sacrificio orante e adorante.  Le sue braccia sacerdotali distese su quel legno e aperte al cielo verso il Padre raccolgono la preghiera umana di tutti i tempi e di tutte le età, la mia e la vostra orazione, che cessa di essere la povera orazione di creature deboli e perdute per diventare la preghiera dei figli di Dio, chiamati ad una ineffabile comunione con Lui.

Ferdinando  Rancan

I capi della vostra Chiesa sono giunti là, dove erano arrivati già durante la vita terrena di Mio Figlio!



I capi della Chiesa sono giunti là, dove erano giunti già durante la vita terrena di Mio Figlio: apparentemente sono onesti, ma i loro cuori sono impuri. Essi si onorano e si lodano reciprocamente nonostante che l’onore e la fama siano dovuti soltanto a Mio Figlio; ma LUI il Figlio del Padre Onnipotente viene da loro disprezzato sempre più e cacciato sempre più dalle vostre chiese, finchè non avranno abolito ciò che è veramente santo e voi vi ritroverete con pratiche pagane e sataniche.

Figli Miei. Aprite i vostri occhi e le vostre orecchie e regalate a Gesù il vostro SI! Così tante anime soffrono per voi, ma Mio Figlio porta la sofferenza più grande! Maltrattato e profanato, EGLI soffre perché molta sofferenza viene inflitta anche a LUI durante le messe sataniche, ma questo, figli Miei, non lo potete ancora conoscere. Sappiate comunque che EGLI, il Figlio dell’Onnipotente, si umilia sempre di nuovo per voi, Miei amati figli, così che ognuno di voi possa trovare la strada verso di LUI e possa salvare la propria anima.

Venite quindi, figli Miei e convertitevi a Mio Figlio! In questo modo la Sua sofferenza verrà alleviata e la Sua gioia sarà grande. Perché per ognuno di voi, è pronto un posto nel Suo Nuovo Regno ed EGLI vorrebbe portare ciascuno di voi con sé, quando verrà per la seconda volta.
Dichiaratevi per LUI! Tornate a LUI! DonateGLI il vostro SI sempre nuovamente! Il più grande di tutti i doni è la consacrazione a LUI! Sfruttatela perché ne trarrete salvezza, gioia e felicità e vi verrà donato tutto il Suo misericordioso amore.

Io vi amo,

La vostra Mamma Celeste. Amen.

Geremia



Gli idoli e il vero Dio

1Ascoltate il messaggio del Signore, popolo d'Israele. 2Egli dice:
'Non imitate il modo di vivere
delle altre nazioni:
esse sono atterrite
da fenomeni insoliti
che accadono in cielo,
ma voi non dovete averne paura.
3La religione degli altri popoli
non vale niente.
Essi tagliano un pezzo di legno nel bosco,
l'intagliatore lo lavora con lo scalpello;
4poi lo ricoprono d'oro e d'argento,
lo fissano con chiodi a colpi di martello
perché non cada.
5Questi idoli sono come spaventapasseri
in un campo di cocomeri:
non possono parlare.
Devono essere trasportati
perché non possono camminare.
Non abbiate paura: non fanno alcun male,
ma non possono nemmeno fare
alcun bene'.

6Nessuno è come te, Signore!
Tu sei grande,
grande e potente è il tuo nome!
7Chi non ti renderà onore, re delle nazioni?
Tu solo lo meriti.
Non c'è nessuno come te in tutti i regni,
tra tutti i saggi delle nazioni.
8Tutti sono stupidi e sciocchi:
vanno a lezione dagli idoli di legno!
9Li fanno ricoprire dagli orefici
con lamine d'argento importato da Tarsis
e con oro fatto venire da Ufaz.
Li fanno rivestire da abili artisti
con stoffe costose rosse e viola.
10 Ma tu, Signore, sei il vero Dio,
sei tu il Dio vivente,
tu sei re per sempre.
Quando sei sdegnato, la terra trema,
le nazioni non resistono al tuo furore.
11Voi direte alle nazioni straniere: 'I vostri dèi non hanno fatto il cielo e la terra. Perciò dovranno scomparire dalla faccia della terra, da ogni regione che è sotto il cielo'.

lunedì 6 gennaio 2020


1962 Rivoluzione nella Chiesa



Da quasi quattro decenni il mondo cattolico sta assistendo ad una serie apparentemente inarrestabile di cambiamenti nella Chiesa.  Presi in mezzo ad una sorta di strano spettacolo pirotecnico ecclesiale, i cattolici hanno visto non poche verità di fede venir dissolte una dopo l’altra, in modo più o meno indiretto, nei fuochi d’artificio escogitati da una Gerarchia e da un clero sempre più in vena di aggiornamento conciliare, aperti a tutte le correnti di pensiero e pronti, per questo, anche a barattare la Verità rivelata con il miraggio di un falso ecumenismo e di una falsa pace mondiale.

* Hanno assistito, per esempio, alla sovversione del Rito Romano della Messa, che è stato sostituito con un altro, quello attuale, talmente ambiguo ed “ecumenico” da essere stato dichiarato gradito dagli stessi protestanti: alcuni dei quali, d’altronde, avevano partecipato con i loro suggerimenti alla sua elaborazione.1
E poi, progressivamente e secondo un piano prestabilito, alle messe-kermesse con sottofondo di ballabili, all’introduzione della Comunione sulla mano con tutto il seguito di inevitabili sacrilegi, all’ascesa delle esponenti del gentil sesso sull’altare (in qualità di “chierichette”, almeno per ora). 

* Hanno visto per la prima volta nella storia un Papa, Paolo VI consegnare con gesto più che eloquente il suo anello, simbolo della suprema autorità pontificia, all’impenitente eretico e scismatico “arcivescovo” anglicano di Canterbury2 ed invitarlo a benedire la folla e i numerosi Cardinali e Vescovi presenti nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura.

* Peggio ancora, hanno visto un Giovanni Paolo II invitare i rappresentanti delle principali false religioni del mondo ad Assisi (primo raduno del 1986) per un incontro di preghiera con tanto di khalumet della pace, di animisti tributanti offerte agli spiriti degli antenati, nonchè di buddisti proni ad incensare una statua del Budda posta sull’altare maggiore di una chiesa cattolica di quella città. 

* Hanno sentito, allibiti, lo stesso Giovanni Paolo II dichiarare apertamente a protestanti e “ortodossi” la sua piena disponibilità a modificare il modo di esercizio del Primato papale secondo il loro desideri: una proposta di vero e proprio svuotamento pratico del dogma del Primato di giurisdizione, rinunciando ad esercitarlo di fatto (cfr. Enciclica “Ut unum sint”).

* Hanno visto l’allora Cardinale Ratzinger, Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, approvare e firmare un documento della Commissione Teologica internazionale (“Il Cristianesimo e le religioni”) che nega di fatto il dogma di fede per cui “fuori della Chiesa non c’è alcuna salvezza” (cfr. Concilio Ecumenico Lateranense IV, Denz. 800), riducendolo ad una semplice “frase” di “carattere parenetico”3 ossia ad una semplice esortazione, per di più rivolta ai soli cattolici... 

* Hanno sentito lo stesso Giovanni Paolo II affermare, incredibilmente, che “la dannazione rimane una reale possibilità, ma non ci è dato di conoscere… se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti”4, ossia che l’Inferno potrebbe anche essere vuoto, contraddicendo così le esplicite affermazioni della Sacra Scrittura in proposito.

* Hanno sentito, esterrefatti, il medesimo Giovanni Paolo II affermare placidamente: “…Proprio da questa apertura primordiale dell’uomo nei confronti di Dio nascono le diverse religioni. Non di rado, alla loro origine, troviamo dei fondatori, che hanno realizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più profonda esperienza religiosa. Trasmessa agli altri, tale esperienza ha preso forma nelle dottrine, nei riti e nei precetti delle varie religioni”5, per cui, secondo Giovanni Paolo II, Buddha, Lao-Tse, Zoroastro, Maometto e compagni sarebbero stati dei veri profeti ispirati da Dio nel fondare le loro false religioni. Tesi, questa, già propagata dai modernisti i quali, appunto, come aveva denunciato Papa San Pio X, “non negano, concedono anzi, alcuni velatamente, altri apertissimamente, che tutte le religioni sono vere” in quanto opera “di uomini straordinari, che noi chiamiamo profeti e dei quali Cristo è il sommo” (Enciclica “Pascendi”).

* Hanno visto, e vedono purtroppo tuttora, una Gerarchia ecclesiastica tutta intenta, a partire dal Concilio Vaticano II, a diffondere con zelo quegli stessi falsi principi che per tre secoli erano stati il vessillo di battaglia dell’illuminismo e del naturalismo massonico contro la Chiesa, vale a dire:

a) il liberalismo, che sostiene la laicizzazione degli Stati un tempo cattolici (e secondo il quale lo Stato non avrebbe più alcun dovere di aderire ufficialmente a Cristo e alla Chiesa Cattolica, intesa come unica vera Religione e quindi come Religione di Stato), nonché la promulgazione del presunto diritto degli individui a non essere impediti di diffondere pubblicamente ogni ideologia e religione, anche la più perversa, escludendo per principio che lo Stato possa intervenire per proibirle.
Liberalismo sempre condannato dalla Chiesa, ma approvato e “benedetto” dal Concilio Vaticano II, soprattutto con la Dichiarazione Dignitatis humanae;

b) l’ecumenismo, ovvero il miraggio di una fratellanza tra gli uomini di diverse religioni e ideologie, intesa in senso naturalistico (sulla base cioè della semplice appartenenza alla stessa natura umana e di un vago deismo), così da dispensarli dall’obbligo della conversione alla Chiesa Cattolica. Quest’ultima, infatti, non è più ritenuta unica Arca di salvezza, giacché, secondo la propaganda intensiva di Papi, vescovi e preti conciliari, altrettanto salvifiche sarebbero le varie comunità eretiche e scismatiche, e anzi perfino le religioni non cristiane. Ecumenismo promosso dal Vaticano II, soprattutto con i documenti “Unitatis redintegratio” e “Nostra aetate”;

c) la democrazia antropocentrica, introdotta nella Chiesa nella prospettiva di dissolvere più o meno gradualmente l’ingombrante ed antiecumenico Primato papale di giurisdizione. Democrazia accettata per ora solo in parte con la cosiddetta collegialità episcopale del documento conciliare Lumen gentium (nel quale si operò il tentativo, allora solo parzialmente riuscito, di far del Papa un “primo tra pari” annientandone l’autorità suprema), collegialità che di fatto oggi “parlamentarizza” la Chiesa, democratizzandola mediante l’istituzione del Sinodo dei vescovi, delle Conferenze episcopali nazionali, dei vari Consigli - presbiterali, pastorali, ecc. - e poi con l’enorme decentramento di poteri operato col nuovo Codice di Diritto canonico in favore dei Vescovi. E, dulcis in fundo, - si fa per dire - con la già menzionata, incredibile proposta di abdicazione pratica avanzata da Giovanni Paolo II in persona nella “Ut unum sint”.

Sac. Andrea Mancinella
***

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 


Terza apparizione, lunedì 15 maggio 

La notizia dei fatti di Ghiaie oltrepassa i confini del paese. 
I genitori, i parenti, il parroco mantengono un contegno molto riservato e non fanno mistero del loro scetticismo. 
Giulia Marcolini di anni otto, sorella di Severa, e Itala  Corna non ancora settenne, sono i testimoni più vicini della terza apparizione. 
Quella sera erano presenti, nascoste dietro la siepe, due cugine di Adelaide: Nunziata di vent'anni e Maria di ventuno.  Esse videro le bambine inginocchiarsi e incominciare la preghiera. Ad un certo punto Adelaide esclamò in dialetto: "Ecco la  Madonna viene adesso". Lo aveva capito dalla comparsa nel cielo  dei due colombi bianchi. Subito dopo entrò in estasi. L'apparizione durò alcuni minuti. 
Il racconto di Adelaide: 

"15 maggio - Poco prima delle ore sei giunsi sul posto delle apparizioni con le mie compagne: Itala Corna e Giulia Marcolini.  Impiegai molto tempo a raggiungere il posto perché la strada era  affollata. Il punto luminoso preceduto dalle due colombine  apparve e lentamente si avvicinò manifestando la Sacra Famiglia  più luminosa del solito. Gli occhi luminosi e azzurri di Gesù  Bambino in questa apparizione attirarono la mia attenzione in  modo particolare. Il vestitino che lo copriva fino ai piedi era  liscio, a forma di camicia, in color rosa cosparso di stelline d'oro.  La Madonna vestiva un abito azzurro con un velo bianco  lunghissimo che le scendeva dalla testa. Piccole stelline  formavano un'aureola attorno al volto della Madonna; sui piedi  aveva le due rose e fra le mani giunte la corona del rosario. Molte persone mi avevano raccomandato di dire alla Madonna di far  guarire i loro figli e di chiederle quando veniva la pace. Riferii  tutto alla Madonna la quale mi rispose: "Dì loro che se vogliono i  figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi  peccati. Se gli uomini faranno penitenza, la guerra finirà fra due mesi, altrimenti poco meno di due anni". Recitò una  decina del rosario con me poi lentamente si allontanarono finché  disparvero". 
Inizia un fenomeno grandioso: già al terzo giorno delle apparizioni la folla sommerge, come una marea spirituale, di preghiera e di penitenza, il piccolo paese di Ghiaie. 
Nella terza apparizione è Adelaide che parla per prima: spinta dalle richieste di molti, domanda alla Vergine la guarigione  dei bambini malati e chiede quando verrà la pace. 
Il racconto della veggente, lineare e chiaro, non presenta problemi. 
Tuttavia la storia delle apparizioni li registra e li affronterò più avanti. 

Severino Bortolan