martedì 7 gennaio 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Necessità della preghiera

Tornando alla figura di Gesù orante, nessuno sulla terra arriverà mai a penetrare il mistero insondabile della sua orazione, a comprendere ciò che accadeva nella sua anima sempre immersa in un sublime e intimo colloquio con il Padre. Possiamo tuttavia riflettere seriamente su quell’esempio divino per rendere sempre più viva in noi la convinzione che la necessità della preghiera è assoluta e inderogabile.
 Gli apostoli, quella figura di Gesù orante non la dimenticarono per tutta la vita; si convinsero talmente dell’importanza della preghiera che la misero al primo posto fra tutte le cose importanti della loro giornata, perfino prima della loro missione evangelizzatrice. Così affidarono ad altri il compito di amministrare la comunità cristiana e la stessa cura dei poveri e delle vedove, pienamente consapevoli che la prima responsabilità nel loro lavoro apostolico era quella di attendere alla preghiera e la servizio della Parola.
 La necessità della preghiera nasce, innanzitutto, dal fatto che siamo creature libere;  ciò significa che non possiamo aprirci al bene senza una nostra decisione personale. E’, la nostra, una libertà “creaturale”, quella cioè propria delle creature; siamo, appunto perché creature; esseri relativi a Dio e profondamente vincolati a Lui nell’esistenza e nel destino.  Questa creaturalità è l’altro motivo che fonda la necessità della preghiera.
 Non intendo, qui, fermarmi su questi aspetti dottrinali dell’orazione, voglio solo ricordarvi che dove non c’è preghiera non c’è libertà; anzi, proprio nell’orazione e nel nostro colloquio con Dio scopriremo il senso più autentico e gustoso della nostra libertà e insieme avvertiremo con gioiosa chiarezza il nostro legame con Dio come sue creature che portano la sua immagine e il suo sigillo.
 Fratelli miei, dove non c’è preghiera c’è il buio della schiavitù interiore, c’è lo smarrimento della coscienza che non sa più riconoscere la nostra identità di creature chiamate alla verità e al bene.
 Gesù, l’Uomo più libero e insieme più vincolato a Dio che sia mai passato sulla terra, è stato “l’Uomo-orante” che ha espresso l’orazione più sublime che mai sia stata fatta.  Guardatelo sul Calvario: che cos’è la sua morte sulla croce se non una totale e consumata orazione?  Una orazione che ha trasformato il corpo e l’anima di Gesù in un sacrificio orante e adorante.  Le sue braccia sacerdotali distese su quel legno e aperte al cielo verso il Padre raccolgono la preghiera umana di tutti i tempi e di tutte le età, la mia e la vostra orazione, che cessa di essere la povera orazione di creature deboli e perdute per diventare la preghiera dei figli di Dio, chiamati ad una ineffabile comunione con Lui.

Ferdinando  Rancan

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