mercoledì 29 gennaio 2020

La santità sacerdotale



L’ascesa al sacerdozio

Desideroso di mettere l’aspirante alla santità – e specialmente alla santità sacerdotale – nelle migliori condizioni per pervenirvi, ancor prima di considerarne gli elementi e le tappe essenziali, mi sembra indispensabile ricordare l’azione particolare della Vergine Maria in questa conquista, e ciò per volontà divina.

Se il Verbo Incarnato, che non aveva affatto bisogno di una madre per venire in mezzo a noi a compiere la sua missione di Redentore, ha voluto che la sua persona divina ricevesse il suo Corpo e la sua Anima nel seno di Maria e che per trent’anni su trentatré, restasse sottomesso a Sua Madre e fosse in qualche modo formato da Maria, come possiamo immaginare che noi, povere creature peccatrici, non abbiamo bisogno dell’aiuto efficace di Maria per formare in noi il cristiano ed il sacerdote1?


L’ingresso nel santuario


La vocazione


1. La chiamata degli apostoli e dei seminaristi.

Nostro Signore ha voluto associare a sé degli uomini che ha scelto per partecipare all’opera che è venuto a realizzare sulla terra. Ha detto loro: “Oramai, faccio di voi dei pescatori di uomini”. E, dice il Vangelo, “dopo aver abbandonato tutto, lo seguirono” ( secondo Mt 4,19-21)2.

 Più avanti, sempre in san Matteo, è scritto: “Dopo aver chiamato i suoi dodici discepoli, diede loro potere di cacciare gli spiriti immondi.(…) Ecco i nomi dei dodici apostoli (Mt 10, 1-2).

Tutte le considerazioni che seguono nel decimo capitolo di san Matteo sono bellissime, meravigliose. Sarebbe bene leggerle.

Nel Vangelo di san Marco, c’è un piccolo dettaglio che manca nel Vangelo di san Matteo: “ Salito sopra il monte, chiamò a sé quelli che Egli stesso volle, ed essi andarono a Lui” (Mc 3,13). E’ curioso, questo piccolo dettaglio fornito dal Vangelo riguardo a Nostro Signore sulla montagna. E’ molto bello. Voi sapete che, nella Scrittura, la montagna è Cristo. Si va “alla montagna che è Cristo3” nello stesso modo in cui si sale all’altare che è pure una montagna rappresentante Cristo. Noi saliamo verso Cristo. Anche Lui ha voluto andare sulla montagna per chiamare i suoi apostoli, per manifestare loro la separazione dal secolo che si aspettava da loro. Con ciò ha voluto chiedere loro di lasciare il mondo per essere maggiormente uniti a Lui4.

Che lezione per i seminaristi il Vangelo in cui Nostro Signore chiama gli apostoli! “Abbandonata ogni cosa” (Lc 5,11), anch’essi lasciano il loro focolare, i loro genitori, la loro famiglia. Abbandonano tutto per seguire Nostro Signore Gesù Cristo e vengono in seminario come gli apostoli sono stati al seminario di Nostro Signore in cui hanno trascorso tre anni, ascoltandolo, vedendolo operare, ammirando il suo insegnamento, le sue virtù.

Allo stesso modo, i seminaristi meditano sull’insegnamento di Nostro Signore trasmesso dalla santa Chiesa di sempre; meditano sulle virtù di Nostro Signore e si sforzano d’imitarLo5.

 “Amami un po’ più degli altri, donati a me completamente, per tutta la vita”. Sentendo questo richiamo, i giovani si dicono: “Perché non seguire di più Nostro Signore, più completamente, per salire all’altare ed offrire il Santo Sacrificio ed offrirmi anch’io come vittima con la Vittima che si offre sull’altare6? E’ questa, la vocazione del sacerdote7.

Un tal giovane mentre serve Messa un giorno si dice: Ah! Voglio salire all’altare ad offrire la Messa come fa il mio parroco, come quel sacerdote cui ho servito Messa; è talmente bello che ho l’impressione di vedere il divino. Voglio fare come lui, voglio donare Cristo agli altri. La sua vocazione è nata là, insensibilmente, poi, un bel giorno, ha deciso: io voglio essere sacerdote8.

E’ stato chiamato dallo Spirito Santo a realizzare la sua vocazione come chierico della santa Chiesa. Ha pensato che potrebbe anche lui, col suo piccolo contributo, partecipare all’opera della Redenzione. Mosso da quell’ideale, va ad offrirsi generosamente, coraggiosamente, abbandonando gli altri sogni fatti in gioventù. Oramai, sarà uno strumento di Dio9.

Là dove Dio è presente, suscita vocazioni. Le anime che entrano in contatto con il Cielo hanno desiderio del Cielo. Le anime che entrano in contatto con l’eternità si distaccano dal tempo. Si distaccano dalle cose create ed è ciò che suscita in loro il desiderio di darsi interamente al buon Dio, ecco la vera sorgente delle vocazioni10.

Penso che sarebbe ingrato non ricordare il ruolo della famiglia cristiana nella vocazione sacerdotale o religiosa. Noi, in effetti, dobbiamo certamente molto della nostra vocazione ai nostri cari genitori. Sono loro che, con il proprio esempio, con i consigli, le preghiere, la devozione, hanno gettato nelle nostre anime il germe della vocazione11.

Noi dobbiamo augurarci che ci siano molte famiglie cristiane che favoriscano lo sbocciare di buone, sante vocazioni12.

Questa chiamata di Dio, il ragazzo non può sentirla che per una grazia soprannaturale. E’ per questo che il mondo non può capirla.

Le persone del mondo dicono: Non so cosa gli sia venuto in mente di indossare la talare e rinchiudersi in un seminario; rifiutare i piaceri dei sensi, rifiutare la ricchezza, voler vivere in povertà, voler vivere unicamente per gli altri e non per sé, è inverosimile, inverosimile! Ha perso la testa. Le persone che hanno lo spirito del mondo non possono capire la vocazione; per loro è un grande mistero.

Eppure, con questo esempio, noi forse possiamo aprire gli occhi a quelli che vivono d’egoismo e spingerli a dire a se stessi: se ci sono persone che amano il buon Dio al punto da lasciare tutto per donarsi a Nostro Signore, bisogna credere che Egli esista13!

Mons. Marcel Lefebvre

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