domenica 26 gennaio 2020

IL VANGELO DALLA SINDONE



Dio è amore

La terza conclusione è che Dio veramente è amore, come dice l'apostolo S. Giovanni. Dio è come il sole: egli non ha bisogno degli uomini, ma gli uomini hanno bisogno assoluto di lui per poter vivere.
La sua natura è di amare e beneficare, come la natura del sole è illuminare e riscaldare.
Ciascuno di noi muore per forza superiore, non per volontà propria.
Nessun uomo va di sua spontanea volontà incontro alle torture e alla morte, ma fa di tutto per sfuggirle.
Gesú ha voluto morire ed ha voluto andare incontro alle torture.
«Per questo, egli dice, mi ama il Padre, perché io sacrifico la mia vita per nuovamente riprenderla. Nessuno me la toglie, ma la do io da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla» (Mt. 10.17).
Quando si avvia a Gerusalemme dice chiaramente: « Ecco, saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei gran Sacerdoti e degli Scribi. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno a Gentili, perché lo scherniscano, lo flagellino e crocifiggano, ma il terzo giorno risorgerà» (Mt. 20,18-19).
S. Pietro, che tanto amava Gesú, gli dice quello che probabilmente gli avremmo detto anche noi: «E allora non andare!»
Gesú gli risponde rudemente: «Va indietro, Satana, tu mi sei di impedimento» (Mt. 16,23).
Ma è mai possibile che gli uomini prendano prigioniero un Dio, lo leghino, lo spoglino, lo flagellino, lo incoronino di spine, lo sputino, lo pestino tutto, o appendano nudo con chiodi, come oggetto di ludibrio in una croce e restino a insultarlo fino a quando muore?
Gli Ebrei restarono scandalizzati di questo: conclusero che Gesú non poteva essere il figlio di Dio; e come ultima concessione per potergli credere gli fecero questa sulla croce: « Se sei il figlio di Dio scendi dalla croce » (Mt. 27,40). I Greci e i Romani, sentendo che i cristiani adoravano un Dio crocifisso, rispondevano invariabilmente: «Ma voi siete pazzi!».
Viene spontaneamente da dire e agli Ebrei e ai Greci e Romani: «Avete ragione! »
E se Gesú non avesse dimostrato la sua divinità con la prova formidabile della sua resurrezione, né noi, né nessun altro uomo avrebbe creduto che Gesú è Dio. Avremmo conservato una stima immensa per la sua bontà, per la sua saggezza e per la sua dottrina; ma avremmo cercato una qualunque altra spiegazione ai suoi miracoli.
È veramente inconcepibile che il creatore e reggitore dell'universo, il dominatore della spaventosa forza della materia, colui che gioca non solo coi fulmini, ma con le « novae » e « supernovae » coi « pulsar » e coi « quasars », colui che fa germogliare tutti i fili d'erba e tutte le piante, colui che fa nascere, vivere e morire tutti gli animali e tutti gli uomini, colui che guida i popoli e le stelle si sia lasciato far fare tutte queste torture dagli uomini.
La nostra fortuna è questa: di essere stati creati dal DioAmore. E Gesú, parlando della sua prossima passione, dice: « Ho da essere battezzato con un lavacro (di sangue) e come sono angustiato fino a quando lo compio! » (Lc. 12,50) Ma perché questa sete di un martirio cosí spaventoso come quello della croce?
La risposta è ancora la stessa: Per dare al Padre e agli uomini la massima prova d'amore. Dio è amore e non vede l'ora di salvare l'umanità dall'inferno e di dare a tutti gli uomini che a lui si rivolgono la possibilità e la certezza di raggiungere la felicità del Paradiso. Con la sua passione Gesú compie l'opera che il Padre gli aveva affidata, di redimere, salvare congregare in uno tutta l'umanità. Tale congregazione è la Grande Opera compiuta da Gesú, la Chiesa, ossia il suo Corpo Mistico, ossia il regno di Dio, formato dagli uomini che nel loro cuore fanno regnare Dio.
Il Corpo Mistico non è altro che l'unione super-organica ossia mistica e perfettissima di tutti gli eletti tra loro e con Gesú, cosí da divenire insieme una cosa sola e da venire consumati nell'unità e nella felicità (Gv. 17,23).
Quando Gesú con la sua opera avrà completato il numero degli eletti consegnerà tale regno al Padre; e allora Dio sarà tutto in tutti (I Cor. 15,28).
Ma per poter regnare Dio tutto in tutto l'uomo e in tutti gli uomini e per rendere completa la nostra felicità, era necessaria la nostra resurrezione. A tal fine Gesú, prima di morire, avendo amato gli uomini li amò sino alla fine e istituí l'Eucarestia; con essa egli diviene in noi il germe della resurrezione e il pegno della gloria futura.

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