martedì 28 gennaio 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’ANGELO CADUTO 

Per conoscere la causa dell’esistenza del male in questo mondo, bisogna uscire fuori di esso, se si vuol trovare una spiegazione adeguata. Nel mondo, così come lo voleva e come lo decise Dio, non sarebbe esistito il male. Lo scrittore sacro insiste sulla compiacenza di Dio nel creato: «E Dio vide tutto quello che aveva fatto ed ecco, era molto buono». E doveva essere così, poiché tutta la creazione era stata destina- ta al Dio umanato. 

Abbiamo detto che la causa del male va cercata fuori del mondo “creato” e voluto da Dio. Prima che questo mondo “creato” da Dio diventasse “sensibile”, Dio aveva creato degli spiriti chiamati angeli. Ce ne fu uno, il più pieno di luce - Lucifero – che, conoscendo i disegni di Dio, desiderò per sé la creazione che era stata destinata al Dio umanato; a lui si unirono altri angeli. Dio li aveva creati liberi. Egli mantiene, non distrugge questa libertà angelica, benché con essa si scelga una cosa sproporzionata alla propria natura creata, come è sproporzionato che tutta la creazione fosse per una semplice creatura. In base a questa inviolabilità della libertà creata, essendo Dio fedele nelle sue opere, Egli non si disdice. Nella sua giustizia perfettissima Dio accetta quel desiderio che procede dalla sua creatura libera: l’angelo desidera per sé la creazione che è stata destinata all’Altro. Gli pone soltanto una condizione: che l’essere libero, l’uomo che abiterà nel mondo, lo accetti. 

Il simbolo biblico di un albero proibito non ha altra finalità che farci comprendere questa idea fondamentale: quell’albero è il simbolo della presenza dell’angelo che desidera per sé la creazione. L’uomo è stato avvertito: «Quando tu ne mangias- si, certamente moriresti». Ma Dio non svela all’uomo che lì si nascondono le pretese di un usurpatore che desidera impadronirsi della creazione. Dio nasconde questo all’uomo per giustizia verso l’angelo caduto, perché diversamente l’uomo non accetterebbe mai l’angelo. La prova dell’uomo consiste nell’obbedienza a Dio che è il Bene. L’anima dell’uomo era inondata da questo Bene infinito che avrebbe dovuto diffondere in tutta la creazione, nel cui seno veniva operando come un fermento, per permissione divina, lo spirito del male . 

L’uomo, obbedendo a Dio, avrebbe redento la creazione, soggetta alla vanità per la ribellione dell’ angelo, spirito del male. Ma l’uomo invece disobbedì, restando prigioniero nella stessa “vanità” della creazione intera. E, anziché redimere, ebbe la necessità di essere redento. 

Ma la giustizia perfettissima di Dio fa un nuovo passo in questa situazione nuova cagionata dalle creature libere, il demonio e l’uomo. Il peccato del demonio è irreparabile perché è sgorgato da “dentro”, nella pienezza della luce; il peccato dell’uomo invece è riparabile perché è stato l’accettazione di un suggerimento venuto da “fuori”, senza conoscenza del male. Dio, non solo per misericordia, ma anche per giustizia, annuncia all’uomo una promessa di redenzione dalla schiavitù in cui è caduto: «Io porrò – dice Dio – inimicizia tra te – riferendosi al nemico, l’angelo caduto – e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa...». 

Fino a che non si compia questa profezia, la quale dipende dalla libertà umana, il nemico del Dio umanato e del genere umano realizzerà una azione devastatrice. Il nemico ha ora diritto ad introdurre il suo spirito quando gli uomini sono generati alla vita naturale; è una conseguenza del peccato originale commesso dal primo uomo. Il lavoro degli uomini consisterà nell’espellere quello spirito con la fede nel Messia promesso e operando con una grande rettitudine. Ambedue le cose dipendono dall’orientamento che prende la libertà dell’anima umana. Lo vediamo subito nei due primi figli dell’uomo (Adamo), Caino e Abele. Ambedue sono venuti con le conseguenze del peccato originale. Tuttavia Dio gradisce i sacrifici del minore, Abele, ma non quelli di Caino. Dio, che è la perfetta giustizia, ha visto una differenza nell’offerta dei due, a causa della diversa purezza del cuore. Questo fa camminare Caino a testa bassa: «Se tu fai bene, forse non potrai tenere alta la testa? Ma se non agisci bene il peccato ti sta alla porta». Se si tiene presente che anche Caino fa la sua offerta a Dio, c’è da supporre in essa qualcosa di non retto, di cui egli era cosciente e che lo faceva cammi- nare a testa bassa. Cioè, Caino con la sua libertà si era deciso per una accettazione “personale” di una ispirazione dello spirito del male, una sollecitazione priva di purezza e di rettitudine. A misura che quella accettazione diventava più profonda, lo spirito del male andava impadronendosi delle sue facoltà, fino ad arrivare un giorno a concepire la morte di suo fratello Abele. 

Questa idea fu ispirata dallo stesso demonio. Ce lo dice testualmente San Giovanni nella sua prima lettera, nel raccomandarci la carità fraterna, stigmatizzando la condotta di Caino: « Non come Caino che, ispirato dal maligno, uccise suo fratello». 

Questa ispirazione diabolica è più profonda di quanto sembri a prima vista; l’angelo caduto aveva desiderato per sé la creazione destinata al Dio umanato. Ciò dipendeva dalla libertà dell’uomo; è certo che il primo uomo, Adamo, accettò l’azione dello spirito del male col disobbedire a Dio. Ma la sua accettazione non fu totale, né pienamente cosciente. Non conosceva il male nel primo peccato. Dopo di esso restò con una libertà, che se è vero che fu indebolita, poteva rifarsi con la grazia del futuro Messia, aspettandolo con fede e con una vita retta. Abele agisce così e perciò la sua offerta è gradita a Dio. A misura che lo spirito del male si va impadronendo delle facoltà di Caino, perché egli accetta la sua azione, esso gli va ispirando un profondo odio contro suo fratello. Qual è l’esatta ragione di quell’odio? In un linguaggio corrente si direbbe che la condotta di Abele è un rimprovero per Caino. Ed è certo. Ma se andiamo più a fondo, tenendo presente il piano divino, si deve dare un’altra ragione; tenendo anche presente che l’ispirazione di Caino ad uccidere suo fratello viene dal demonio, nel demonio si deve trovare una ragione più profonda. All’uomo caduto è stato promesso un Redento- re, che arriverà quando la libertà dell’uomo lo accetterà pienamente. Abele comincia ad accettarlo con una condotta gradita a Dio. Il “nemico” “vede” in ciò il germe del Frutto; per questo lo affoga nel sangue e si vale per ciò di una libertà umana che si è inclinata alla sua azione. 

Bisogna tener presente che il demonio, direttamente, può soltanto ispirare o spingere verso il male ciascun uomo; ma per la sua opera distruttrice e corruttrice dell’umanità si serve degli uomini che hanno accettato e accettano le sue ispirazio- ni. Questi uomini sono coloro che formano ciò che si è venuto a chiamare “spirito del mondo”, collaboratori fedeli e inco - scienti del loro proprio nemico, lo spirito del male. Si nota, fin dall’inizio dell’umanità, in questo “spirito del mondo”, un desiderio prepotente di dominare, di scoprire e di impadronir- si della creazione con dimenticanza totale di Dio. È come una eco, o meglio, come una realizzazione del desiderio dell’angelo caduto di volere per sé la creazione destinata al Dio urnanato. In realtà il demonio non potrebbe realizzare quel desiderio se non per mezzo di quegli uomini che com- pongono lo spirito del mondo. Costoro hanno preparato e preparano l’incarnazione del demonio stesso, ispiratore di tutte le loro opere, opere che Dio permette nella sua giustizia perfettissima, per la libera scelta delle sue creature. I discen- denti di Caino formano il primo nucleo di quello “spirito del mondo”: essi sono gl’inventori di strumenti musicali, di strumenti da taglio, ecc., e più tardi questo stesso spirito sarà quello che costruirà la famosa Torre di Babele. 

Questo “spirito del mondo” è l’opposizione al primitivo piano del Creatore: l’uomo ha perduto quella semplicità che gli facilitava il contatto col suo Padre e Signore. Questi è giustissimo; perciò il suo modo di agire è diverso dal modo di agire del demonio. Caino in una giustizia umana meriterebbe la morte, ma Dio sa che è strumento cieco dello spirito del male e gli mette un segno affinché nessuno lo uccida, nono- stante si sia inclinato verso l’azione dello spirito del male. Dio continua a proteggerlo fino a che la sua giustizia glielo permetta. Dio dà un nuovo figlio alla prima coppia umana: Set. C’è tutta una gioia profonda nella espressione di Adamo: 
« Dio mi ha dato un altro discendente al posto di Abele ucciso da Caino». 

Siamo spesso molto leggeri nel giudicare il primo uomo. Dimentichiamo con una grande noncuranza tutti i suoi aneliti per il Messia promesso. Se egli udì la grave sentenza che avrebbe pesato su tutta la sua discendenza, ascoltò pure la promessa di un Salvatore. Egli che fu personalmente causa del peccato originale, dovette sentire un vivissimo desiderio di dare il massimo apporto affinché il Salvatore arrivasse. Siamo troppo superficiali per immaginarci il profondo dolore di Adamo, quando trovò morto Abele, il figlio fedele a Dio, dal quale doveva venire il Salvatore promesso. E per la stessa ragione non possiamo neppure immaginare la nuova gioia che gli procurò la nascita di Set. Parliamo facilmente del peccato del primo uomo, ma dimentichiamo che un pentimento inconcepibile per noi contribuì a che il Salvatore promesso arrivasse nella pienezza dei tempi. 
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presentato da JOSÉ BARRIUSO 

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