martedì 28 gennaio 2020

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



La Scuola, la prima Confessione e la prima Comunione  
(1794-1799).  

Giudicando da diversi fatti della fanciullezza, dobbiamo dire che nel piccolo Vianney la ragione si risvegliò molto presto; ma dobbiamo anche riconoscere che, all'età di nove anni, egli non sapeva nulla, all'infuori di alcune cognizioni di religione. Sua sorella maggiore, Caterina, gli aveva insegnato l'alfabeto ed egli sapeva leggere, sillabando, un libro di preghiere; ma era ormai tempo che frequentasse la scuola, e, disgraziatamente, a Dardilly, la scuola non vi era più.  
La legge del 19 dicembre 1793 (29 frimaio, anno II) esigeva che tutti i fanciulli di sei anni almeno o di otto anni al più tardi, frequentassero le scuole pubbliche per tre anni di seguito, e prevedeva per i parenti, nel caso contrario, una multa eguale ad un quarto delle loro imposte. L'istruzione si sarebbe impartita in comune e sarebbe stata obbligatoria per tutti; così, pensavano gli autori della Convenzione, l'istruzione si svilupperebbe anche in fondo delle più umili valli. Ma questo era un sogno irrealizzabile, perché, in Francia, la Rivoluzione aveva soppresso anche la sorgente della istruzione. La legge del 29 frimaio proclamava, nel suo primo articolo, la libertà di insegnamento, ma non concedeva a nessuno di aprire una scuola se non avesse antecedentemente prestato il giuramento ed ottenuto il certificato di civismo; di più, nessun membro di una Congregazione religiosa, nessun prete, anche se avesse consegnato le sue lettere di ordinazione, avrebbe potuto essere scelto come maestro.  
Ovunque vi fu scarsità di maestri giacobini e la piccola scuola di Dardilly, tenuta fino al 1791 da un buon cristiano, da quel momento fu chiusa, né fu più riaperta.  
Ma una felice reazione fu provocata nel dominio dell'istruzione primaria, dalla caduta di Robespierre, avvenuta il 27 luglio del 1794 (9 termidoro anno II), perché la Convenzione abolì tosto il giuramento di civismo, richiesto dai maestri e riconobbe a tutti i cittadini il diritto di insegnare (17 novembre 1794, 27 brumaio anno III). Fu in forza di questa tolleranza, che al principio del 1795, «il cittadino Dumas» aprì una scuola a Dardilly. Si era nella cattiva stagione, epoca in cui i fanciulli non sono trattenuti ai campi dai lavori agricoli, ed il nuovo maestro, un buon uomo, senza dubbio, vide giungere numerosi gli allievi. Erano materia d'insegnamento, oltre la lettura, anche la scrittura, il calcolo, la storia e la geografia. Anche qui Giovanni Maria si distinse tosto per la sua condotta e per la sua applicazione. «Il maestro Dumas - ha detto Margherita - era molto contento di lui e sovente diceva agli altri: Dovreste fare come il piccolo Vianney» 1. E veramente i suoi progressi dovettero essere ben sensibili, se lo si vedrà, nelle lunghe veglie d'inverno, ripassare il suo catechismo, spiegarlo a Gothon, sua sorella minore, od anche leggere ad alta voce la vita dei Santi, fra la religiosa attenzione dei suoi famigliari e dei poveri» 2  
* * * 
Disgraziatamente, la chiesa rimaneva sempre chiusa. Dopo la morte di Robespierre si aveva avuto un momento di speranza, poiché la persecuzione sembrava essere divenuta meno  violenta; difatti il «decreto di ventoso» (3 ventoso, anno III, 21 febbraio 1795) aboliva il culto dell'Ente Supremo, inaugurato dalla Convenzione e sopprimeva la Costituzione civile del clero. Ma appena tre mesi dopo, l'undici pratile (30 maggio), un nuovo decreto annunciava che nelle chiese che si sarebbero aperte nessuno poteva occupare posti di ministero religioso, in nessun culto, prima di avere prestato atto di sommissione alle leggi della Repubblica. Il vecchio parroco di Dardilly, abate Rey, non si vide più, né alcun prete libero dal giuramento si presentò mai per le funzioni religiose nella sua chiesa, e la famiglia Vianney, che non avrebbe gradito un pastore sottomesso al decreto dell'11 pratile, continuò ad assistere alla Messa che si celebrava nelle case private.  
Sino alla fine del 1794, i preti cattolici rimasti nella regione lionese, in numero minore di trenta, assicurarono il servizio religioso, senza ordine né continuità, passando nei diversi luoghi, perché nessuna residenza fissa era loro possibile: la Francia era diventata peggio di un paese di missione. Frattanto, sentendosi sempre più il bisogno di organizzazione, il Vicario generale, Mons. Linsolas, rimasto in Diocesi, nascosto e travestito, - mentre il Vescovo Mons. di Marbeuf aveva creduto bene salvarsi in esilio, - nella primavera del 1794 divise la Diocesi in gruppi di parrocchie, assegnando a ciascun gruppo dei missionari, aiutati da catechisti laici.  
Da quella divisione Ecully risultò un centro di missione, con annesso il villaggio di Dardilly. Ci fu tramandato il nome dei confessori della Fede, che esercitarono un così eroico ministero in questa regione, e si ricordano gli abati Royer e Chaillou, sulpiziani, già Superiori del Seminario maggiore; un religioso, scacciato dal suo convento dalla persecuzione, l'abate Carlo Balley, che avremo occasione di conoscere intimamente; e l'abate Groboz, vicario della parrocchia di Sainte-Croix, che, fuggito in Italia all'inizio della rivoluzione, aveva rivalicato le Alpi per prendere il posto di tanti suoi fratelli condannati a morte.  
Questi quattro preti dimorarono in Ecully, in posti diversi, e per precauzione assunsero un mestiere, che però non esercitarono: l'abate Balley era falegname e l'abate Groboz era cuoco.
Gli utensili del loro mestiere, che essi portavano, spiegavano al pubblico il motivo della loro presenza e le ragioni del loro andare e venire. Uscivano al crepuscolo e, per vie solitarie, si recavano al luogo stabilito per la celebrazione dei divini misteri.  
Questi uomini invecchiati prima del tempo, sul viso dei quali stavano impressi i segni di tante fatiche e privazioni, sostenute per le anime, erano contemplati all'altare dal piccolo Vianney con religioso rispetto e commozione. Ai loro occhi stessi però non sfuggì questo fanciullo dallo sguardo limpido, che dava alla sua preghiera così viva espressione di raccoglimento e di fervore. Nell'anno 1797 l'abate Groboz, passando per Dardilly, fece una visita alla casa dei Vianney, benedisse i figliuoli ad uno ad uno, e, arrivato a Giovanni Maria, gli rivolse queste parole:  
- Quanti anni hai?  
- Undici ...  
- Da quando non ti confessi più?  
- Non mi sono mai confessato, - rispose il fanciullo con meraviglia.  
- Ebbene, ti confessi ora!  
Giovanni Maria rimase solo col sacerdote e cominciò la sua prima confessione. «Mi ricordo sempre di questo fatto; - raccontava più tardi il Santo - mi confessai nella mia casa vicino all'orologio!» 3. - Che peccati avrà potuto confessare? Viene spontaneo il pensiero che il perfetto candore di quest'anima di fanciullo dovette destare viva meraviglia nel Sacerdote che i disegni della divina Provvidenza avevano colà inviato, perché ricevesse le sue intime confidenze: fu certo per lui una rivelazione. A questo fanciullo era però necessaria un'istruzione religiosa più completa e la potrebbe trovare presso le Dame-Catechiste, stabilite segretamente ad Ecully. All'abate Groboz non fu difficile renderne persuasi i genitori, che pensarono tosto alla possibilità di mandare Giovanni Maria per alcuni mesi in un villaggio vicino, in casa di Margherita Beluse, sorella di sua madre, passata a nozze con Francesco Humbert.  

* * * 
Per ragioni più gravi - forse perché Giovanni Maria potesse continuare i suoi studi alla scuola del maestro Dumas _ si differì fino all'anno seguente il progetto della sua educazione religiosa, e solo nel mese di maggio del 1798, Maria Vianney condusse ad Ecully il suo figlio prediletto. Le condizioni erano semplici: Margherita darebbe alloggio al nipote, ed i genitori provvederebbero il vitto ed i vestiti. Questa combinazione piacque a Giovanni Maria, il quale poteva recarsi sovente alla masseria Point-du-Jour (questo nome attraente stava scritto sulla casa), per trovare i suoi genitori e la famiglia intera.  
In quel frattempo, causa la distruzione del loro convento, avevano dovuto cercare asilo ad Ecully due Suore di San Carlo, Suor Combes e Suor Deville, che accettarono dai missionari il delicato incarico di preparare i fanciulli alla prima Comunione: a queste fu affidato Giovanni Maria con una quindicina di altri ragazzi.  
Il gran giorno fu preceduto da un ritiro, durante il quale il giovane Vianney sembrò completamente assorto in Dio. «A quella età - ha detto Fleury Véricel di Dardilly - noi già la consideravamo come un santo» 4. Pregava continuamente e non trovava più piacere in nessuna altra cosa. - «Guardate, dicevano i suoi compagni, dandogli un soprannome che forse era comune alla stirpe di Matteo Vianney - guardate il piccolo Gras, che gareggia col suo Angelo Custode» 5.  

 Si era al 1799, cioè all'epoca del «secondo Terrore» 6, nella stagione della raccolta del fieno. La calma, seguita alla caduta di Robespierre, era stata di breve durata, e si era ripresa la persecuzione contro i cattolici, che vedevano i loro preti morire a centinaia, deportati nella Guiana o internati nei forti di Rochefort, di Ré o di Oléron: lo stesso Pontefice Pio VI, vegliardo di 82 anni, era nelle mani dei rivoluzionari 7. Col calendario repubblicano, che rimaneva sempre in vigore, la domenica era sostituita dal decimo giorno della decade, e le belle feste religiose, tanto care al popolo, erano proscritte e sostituite con cerimonie ridicole 8.  
Per pregare si doveva quindi ancora ritirarsi nella solitudine. Dove celebrare la festa della prima Comunione? Ad Ecully la signora Pingon 9, molto conosciuta, possedeva una casa con vaste adiacenze e gli abati Caillou, Groboz e Balley decisero di celebrare ivi la festa dei bambini e festa di paradiso, radiosa e tranquilla in tempo di pace, e che doveva essere ignota alla Iolla in quei giorni di prova. Di buon mattino i sedici comunicandi di Dardilly, furono condotti a piccoli gruppi nei loro abiti ordinari in una vasta sala 10 dalle persiane ben chiuse, debolmente rischiarata da una piccola candela, che ogni fanciullo aveva seco, per evitare che la luce si vedesse all'esterno. Per maggior precauzione, davanti alle finestre si allinearono carri di fieno che vennero scaricati durante la funzione 11.  
Le madri avevano portato, ben nascosti sotto i loro lunghi mantelli, il velo per le bambine e la fascia per i fanciulli e, giunti al luogo sacro della cerimonia, disponevano i loro figli per la visita dell'Ospite divino.  
Giovanni Maria, che aveva compiuto i tredici anni, colla sua anima già ben preparata, sapeva apprezzare il grande dono che stava per ricevere. Sentiva la «fame di Dio», ancor più acuta per la lunga attesa imposta dalle circostanze, e ricevette l'Eucaristia con un cuore pieno di fede, di desiderio e di amore. «Ero presente anch'io - ha detto Margherita Vianney. - Mio fratello era così felice che non voleva più uscire dalla sala ove aveva avuto la fortuna di ricevere per la prima volta la santa Comunione» 12.  
Senza dubbio, egli già gustava allora il senso di quelle parole che un giorno usciranno infuocate dalle sue labbra sacerdotali: «Quando si riceve la Comunione si prova qualche cosa di straordinario ... una gioia, ... un balsamo, ... un benessere che passa per tutto il corpo e lo fa sussultare... Siamo costretti a ripetere come San Giovanni: È il Signore!... O mio Dio, ... che gioia per un cristiano, che, alzandosi dalla mensa eucaristica, se ne va col paradiso nel cuore! ...» 13.  
In seguito, non parlerà mai della sua prima Comunione senza che dai suoi occhi scendano lagrime di consolazione14, ed ancora cinquant'anni più tardi, mostrerà ai fanciulli d'Ars il modesto Rosario, ricordo della sua prima Comunione, esortando anch'essi a conservare il proprio 15.  

 Il giorno medesimo Giovanni Maria ritornò coi suoi genitori a Dardilly. Era ormai passata la sua fanciullezza e finito il tempo di dedicarsi allo studio. Quantunque piccolo di statura per la sua età, era robusto assai e diventava necessario per i lavori della casa e della campagna.  
Da quel giorno nella casa paterna si senti, più ancora di prima, il profumo delle sue virtù giovanili. Il suo carattere aperto, la perfetta cortesia, che lo portava a salutare tutti con somma gentilezza, servirono a guadagnargli in Dardilly, la simpatia d'ogni Cuore.  

Canonico FRANCESCO TROCHU

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