mercoledì 29 gennaio 2020

Altre chiacchiere con il demonio



Il nostro Tobia, di ritorno dalla notte trascorsa a S. Martino di Schio, lamenta di soffrire molto, quasi si sente male.  Vuole iniziare l’esorcismo con la confessione. Da subito il  demonio comincia a disturbarlo per impedire di confessarsi e  soprattutto di ascoltare i miei consigli e gli incoraggiamenti.   A Schio aveva fatto un buon incontro di preghiera, ma  era stato fortemente ostacolato dai pensieri. La sua mente era  stata fortemente martellata da ogni genere di immagini e fantasie per fargli venire la nostalgia del passato e la tentazione  di tornare alla vita poco cristiana di prima della possessione.   Iniziamo poi il S. Rosario, ma il demonio non vuole che  Tobia continui a pregare e già nei primi misteri lo porta in  trance. Tobia lotta per rimanere in preghiera, ma il demonio  occupa le sue facoltà e subito cerca di instaurare il dialogo,  una discussione con me. 
È chiaro che la presenza, possessione del demonio spinge il posseduto a fare quello che vuole lui. E questo succede anche quando si tratta del vessato. Il demonio ora lo lascia pregare, ora lo spinge a bestemmiare o a maledire, o ad offendere le persone presenti, anche se si tratta del Vescovo. Forse proprio perché il Vescovo lo vuole allontanare per dissuaderlo a fare l’esorcismo, come  avevo proposto. È successo anche al mio Vescovo durante la  Visita Pastorale.  
P.Amorth a radio Maria ricorda che anche la piccola Araba, un’anima bella, è stata  posseduta, vessata per un certo tempo dal demonio. La faceva bestemmiare, lei, che per amore al Signore si era consacrata, ne soffriva molto. È chiaro che  le bestemmie, poste sulle labbra del vessato o posseduto, sono  del demonio.    
Questo può avvenire anche se un soggetto, per la maledizione o fattura avuta, è spinto a comportamenti contrari alla  morale e perversi, che mai prima aveva pensato di compiere,  avendo sempre respinto le tentazioni. Qui si incontra il misterioso progetto di Dio che permette al demonio questa presenza per il bene delle anime, per santificarle, insieme alla terribile malizia e cattiveria del demonio che spera di rovinarle.    Il demonio all’incontro di preghiera in pochi minuti fa  tacere Tobia, occupa le sue facoltà: e lui parla, ma non prega.  Ha il solito lamento: “Soffro moltissimo, non ne posso più”.  E si dimena proprio come sia pestato dalla sofferenza. Io gli  ripeto la mia soddisfazione nel vederlo soffrire molto e la speranza che sia proprio stanco, se ne torni all’inferno e lasci liberi i due giovani Tobia e Sara.  
Il demonio chiama di nuovo ‘Eurigma’ in aiuto ed io lo derido: “L’hai chiamato tante volte, hai cominciato prima della Confessione e non ho ancora visto che venga ad aiutarti; a  soffrire sei sempre tu”. 
Conosco già le bugie che vuoi dirmi: ma sei tu che ti lamenti e chiedi aiuto. So anche che poi farai soffrire Tobia: sei  un delinquente perché ti vendichi contro un innocente”. 
“Quanto sei stupido! Credi che mi offenda perché mi chiami delinquente e faccio solo del male? Sono contento di sentirmelo dire. Non vorrai che io faccia del bene!”. 
Alla sua affermazione di essere il più forte, lo invito a guardare sull’altare: “Lui è il più Forte e non tu”. Ancora una volta il demonio si rifiuta di guardare. Fisicamente non può  vedere perché tiene gli occhi rovesciati, vede con gli occhi  dello spirito perché è puro spirito.   
Mentre recito le preghiere di liberazione avvicino a Tobia Gesù Eucaristia e dico al demonio: “Ecco il più Forte! Grida ora, se sei capace, afferma che sei tu il più forte! Il demonio  tace e finge di assopirsi. Gli è venuto a mancare il coraggio  della menzogna: sa di non poter mentire a Gesù. 
Di tanto in tanto gli pongo qualche domanda di sfida o lo aspergo con l’acqua santa per stimolarlo. Questa volta non reagisce,  non si risveglia spaventato; rimane indifferente, non  dà importanza alle abbondanti gocce d’acqua santa. 
Ma alla aspersione conclusiva, all’ultima benedizione per interrompere lo stato di trance, scatta veramente forte, rimane con gli occhi sbarrati, spaventato. Allora io chiamo Tobia per portarlo fuori dalla trance e continuare con lui il dialogo. 
A questo punto inizia il giovane a lamentarsi per i forti dolori soprattutto agli arti, tali da farlo quasi svenire. Lo incoraggio ricordandogli: “Abbiamo bastonato bene il demonio, ora si vendica facendoti soffrire, me l’ha detto durante le preghiere, ma ora sistemiamo le cose”. Lo ungo con l’Olio degli infermi soprattutto negli arti inferiori, essendo i più doloranti; la sofferenza si attutisce e diviene subito più sopportabile. Il demonio non è d’accordo, chiama Eurigma, mentre io completo le unzioni. 
Nel dialogo avevo detto al demonio: “Vedo che vai ancora  a S. Martino di Schio; in seguito anch’io ci verrò, anche se tu mi hai detto di non immischiarmi in un problema più grande  di me. Allora ci troveremo là e ti bastonerò più forte con l’aiuto di Maria, finché lascerai Tobia”, 
“No, lui è mio”! 
“No, Tobia è di Cristo perché l’ha comprato con il suo Sangue. Tu e altri demoni, presenti in altri posseduti, avete detto di essere i più forti e che non avreste abbandonato i posseduti, perché erano vostri. Ma ad un certo punto, stanchi di  soffrire per le preghiere e gli esorcismi, ve ne siete andati ed  avete lasciato la preda al Padrone, al più Forte”.  
“Ma tu non verrai a S. Martino, il Vescovo non ti lascerà”.  “Io invece credo che verrò”. “No, tu non verrai”!  
“Ma tu non dici la verità, stai mentendo. Ed allora nel nome di Gesù dimmi la verità se io verrò o no a S. Martino”.  Ha cercato di resistere anche alla seconda domanda, ma  alla terza non risponde più e alla quarta dice: “Io non so niente, io non so niente”. “Ah, vedi che sei falso! Prima sapevi che io non venivo a S. Martino perché il Vescovo non mi lasciava;  ora non sai più niente”! 
Fuori della trance Tobia mi racconta: “Ieri sono stato da P.Dino e durante l’esorcismo, ad insaputa mia e del demonio,  ha voluto registrare tutto l’esorcismo. Mentre ero in trance avevo percepito questo ed anche l’intervento del demonio che  si opponeva e diceva: “Vedrai che ti farò uno scherzo”.  
  Dopo l’esorcismo dico a P.Dino: “Provi a riascoltare la registrazione. Io conoscevo già nella mia mente che non aveva  registrato nulla. Infatti sente solo i numeri: uno-due-tre-prova  e poi tutto silenzio. Non era la prima volta che gli succedeva. 
Durante uno dei primi esorcismi le donne delle pulizie,  non sapendo della nostra presenza in chiesa, cercano di aprire la porta, ma non ci riescono perché è chiusa dal di dentro e la  chiave infilata nella toppa. Poco dopo ci riprovano. Io vado  alla porta per dire loro di attendere e la porta si è aperta. Il  demonio per due volte mi aveva detto: “Va a farti un giretto”.  Solo il demonio poteva aprire la porta. Le donne poco prima  non erano riuscite ad aprire, perché la chiave stava nella toppa per impedire a chiunque di entrare durante l’esorcismo.   Sono rimaste stupite nel vedere la porta aperta con la  chiave inserita nella toppa dal di dentro e chiusa. Al termine  delle preghiere quelle signore hanno riprovato ad aprire con  la chiave inserita nella toppa all’interno: subito si sono arrese  dicendo: “È impossibile”!  
Il demonio voleva interrompere la preghiera perché soffriva molto, o tentare di far scattare qualche protesta e denuncia. Tobia mi aveva suggerito più volte di chiudere anche i vetri delle finestre perché da fuori non odano le sue grida. 
Temeva mi succedesse qualcosa di simile a quanto è successo a P. Cristoforo: è stato denunciato e portato in prigione mentre faceva un esorcismo a Tobia al Santo di Padova! Fortuna che il Maresciallo, credeva agli esorcismi e P. Cristoforo ha potuto chiarire. Ma ha dovuto trovare un altro posto fuori della Basilica del Santo a Padova per continuare gli esorcismi.

FRATELLO ESORCISTA

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