La Prima Chiesa di Roma e notizie di S. Marziale.
Diaconia Quarta di Santa Maria in Via Lata al Corso.
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Raccogliesi agevolmente da questa Istorica narrativa l'origine della fondazione di questa Venerabil Chiesa; ma non già si raccontano i memorabili auvenimenti in questo santissimo luogo occorsi, li quali per essere le santificate primizie della Religione Cristiana in Roma, ed i primi Trofei dell'Apostolico Principato ci pare ragionevole, (Pag. 807) di qui almeno in compendio, per non uscire dal nostro Istituto, riferire; perche dalla pietà de’ Fedeli s'apprenda la santità di questo Sagrosanto Oratorio per auventura il più venerabile, e pieno di sagre, ed erudite memorie, che habbia Roma; parendoci, che nell'entrarvi e nel rimirare quel sotterraneo Albergo de’ SS Apostoli, e Paradiso de’ Santi, primizie della primitiva Chiesa, non vi debba essere alcuno, che con quel sagro, e divoto orrore, non baci quel pavimento; non adori quelle sante Immagini, non abbracci quelle colonne; non veneri quelle pareti; non genufletta a quegli Altari, e non prenda un sorso dell'acque salutari di quel pozzo, che già furono beati rigagni della Divina grazia a prò di tanti Cristiani quivi rinati; potendosi giustamente dire, che quivi furono le prime Radunanze, e Sinassi della Romana Cristianità.
Quì dunque e in questa fortunata grotta, santificata in Oratorio con i Sagrosanti Divini misteri fù dove l'Apostolo delle Genti Paolo fù trattenuto in prigione, quando la prima volta venne a Roma, quando sottraendosi all'insidie de’ Giudei in Gierosolima; fù da un Colonnello de’ Soldati mandato a Cesarea con buona Guardia, e consegnato al Governatore di quella Provincia, detto Felice, al quale succedendo Festo, ed accorgendosi il Santo, che nel giudicarlo piegava ingiustamente a favore de’ Giudei suoi auversari, si appellò dalla loro insolenza, come Cittadino Romano (com'erano per privilegio tutt'ì cittadini di Tarso sua Patria) in Roma all'Imperatore: costretto Festo di farlo condurre a questa Città, fù dato in guardia ad un Capitano, detto Giulio, accolto da’ Fedeli di Roma con sommo amore, ed incontrato lungi da Roma da una parte di essi, bramosi di essere i primi a vederlo 51 miglia al luogo detto il Foro d'Appio, e da un'altra gran parte alle trè Taverne, distante 33 miglia che hora stimasi essere Cisterna, luogo de’ Prencipi Gaetani, o poco discosto, sù l'Antica Via Appia; come distintamante narra S. Luca negli Atti Apostolici. Quì egli tosto giunto in Roma, se bene stretto nelle catene, convocò i principali Giudei, li ragguagliò della sua venuta; con istabilire il giorno per udirlo ragionare della Cristiana Religione, come fece per un giorno intero dalla mattina sino alla sera, mostrando loro le manifeste verità co’l testimonio de’ Profeti.
Ma vedendoli sempre più ostinati, disse loro il S. Apostolo quelle parole: Quia bene Spiritus Sanctus locutus est per Isaiam Prophetam ad Patres nostros, dicens:Vade ad populum istum, et dic ad eos: Aure audietis, et non intelligetis, et videntes videbitis, et non perspicietis. Incrassatum est enim cor populi hujus, etc. Notum ergo sit vobis quoniam gentibus missum est hoc salutare Dei, ipsi audient.
Profetizzando la felicità di Roma, che d'Idolatra far si doveva capo della Religione Cristiana. Quì fù il duro, ma prezioso Ospizio per due anni del Santo Difensore della fede. Qui egli nelle prime sue difese per timor di Nerone crudelissimo Prencipe, tutti l'abbandonarono, com'egli scrive a Timoteo; e qui gl’apparve il Signore confortandolo in questa sua grande afflizione: Dominus autem mibi aflitit, et confortavit me, et liberatus sum de ore Leonis. Così chiamando Nerone per la sua fierezza, non rimettendo mai il suo generoso cuore, se bene egli sotto le Guardie, della sua magnanima libertà.
Qui egli studiò le difese per la sua causa, la quale trattossi non solamente avanti Nerone; ma nel Senato, e nel Collegio de’ Pontefici, per essere cosa di Religione: e facendosi le angustie, nelle quali si trovava il Santo Apostolo, per agitar la sua causa, che era comune a tutta la Chiesa, i fedeli delle parti Orientali, e trà gli altri da’ Filippesi, gli mandarono una legazione con buon soccorso di denari per Epafrodito loro Santissimo Vescovo, e quelli d'Iconio per Onesiforo.
Soggiunse S. Giovanni Grisostomo, che il Santo visitò per quanto si diceva, il Coppiere, e la Concubina di Nerone, Poppea Sabina; per arrivare per mezzo loro a far penetrare all'Imperatore le sue ragioni e difese.
E qui fù dove verisimilmente egli convertì alcuni della famiglia di Nerone, com'ei medesimo scrisse di quà a gli stessi Filippensi.
Salutant Vos omnes sancti; maximè autem qui de Cæsaris domo sunt . Uno dè quali fù S. Torpete coronato poi di Martirio. Di quà egli con sue lettere ragguagliò i suoi più cari amici dell'Oriente delle cose auvenutegli, narrando con qualche, se ben (pag. 808) moderata doglianza, l'abbandonamento de’ suoi Discepoli in Roma per pusillanimità, e timore. Cosi egli in questo luogo scrisse al suo dilettissimo Timoteo: Demas me reliquit diligens hoc feculum o faculum, abiit Tessalonicam, Crescens in Galatiam, Titus in Dalmatiam, Lucas est mecum solus.
Quà di nuovo, rauvedutosi dell'errore della sua poca fedeltà, ritornò Dema, e qui ministrogli prima ancora, che di prigione liberato fosse. Qui abitò S. Luca Evangelista, qui servì al Santo Apostolo fedelissimo discepolo ne' suoi maggiori travagli; qui dipinse non solamente questa divotissima Immagine di Maria Vergine, ma molte altre che sono in Roma, ed in molte parti della Cristianità, come si tiene per pie tradizioni né fedeli.
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