domenica 26 gennaio 2020

Santi Martiri del I – II e III Secolo



La Prima Chiesa di Roma e notizie di S. Marziale. 


Diaconia Quarta di Santa Maria in Via Lata al Corso. 

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Raccogliesi agevolmente da  questa Istorica narrativa l'origine  della fondazione di questa  Venerabil Chiesa; ma non già si  raccontano i memorabili auvenimenti in questo santissimo luogo  occorsi, li quali per essere le  santificate primizie della Religione  Cristiana in Roma, ed i primi  Trofei dell'Apostolico Principato  ci pare ragionevole, (Pag. 807) di qui almeno in compendio, per  non uscire dal nostro Istituto, riferire; perche dalla pietà de’ Fedeli s'apprenda la santità di  questo Sagrosanto Oratorio per  auventura il più venerabile, e  pieno di sagre, ed erudite  memorie, che habbia Roma;  parendoci, che nell'entrarvi e nel rimirare quel sotterraneo Albergo de’ SS Apostoli, e Paradiso de’ Santi, primizie della primitiva  Chiesa, non vi debba essere alcuno, che con quel sagro, e  divoto orrore, non baci quel pavimento; non adori quelle sante  Immagini, non abbracci quelle  colonne; non veneri quelle pareti;  non genufletta a quegli Altari, e  non prenda un sorso dell'acque  salutari di quel pozzo, che già  furono beati rigagni della Divina  grazia a prò di tanti Cristiani quivi  rinati; potendosi giustamente dire,   che quivi furono le prime  Radunanze, e Sinassi della Romana Cristianità. 
Quì dunque e in questa  fortunata grotta, santificata in Oratorio con i Sagrosanti Divini  misteri fù dove l'Apostolo delle  Genti Paolo fù trattenuto in  prigione, quando la prima volta  venne a Roma, quando sottraendosi all'insidie de’ Giudei in  Gierosolima; fù da un Colonnello de’ Soldati mandato a Cesarea con buona Guardia, e consegnato al Governatore di quella Provincia,  detto Felice, al quale succedendo  Festo, ed accorgendosi il Santo,  che nel giudicarlo piegava ingiustamente a favore de’ Giudei suoi auversari, si appellò dalla loro insolenza, come Cittadino Romano (com'erano per privilegio  tutt'ì cittadini di Tarso sua Patria)  in Roma all'Imperatore: costretto  Festo di farlo condurre a questa  Città, fù dato in guardia ad un Capitano, detto Giulio, accolto da’ Fedeli di Roma con sommo  amore, ed incontrato lungi da  Roma da una parte di essi,  bramosi di essere i primi a vederlo  51 miglia al luogo detto il Foro d'Appio, e da un'altra gran parte  alle trè Taverne, distante 33 miglia  che hora stimasi essere Cisterna, luogo de’ Prencipi Gaetani, o poco discosto, sù l'Antica Via  Appia; come distintamante narra  S. Luca negli Atti Apostolici. Quì  egli tosto giunto in Roma, se bene  stretto nelle catene, convocò i  principali Giudei, li ragguagliò  della sua venuta; con istabilire il  giorno per udirlo ragionare della  Cristiana Religione, come fece per  un giorno intero dalla mattina sino  alla sera, mostrando loro le manifeste verità co’l testimonio de’ Profeti.  
Ma vedendoli sempre più  ostinati, disse loro il S. Apostolo quelle parole: Quia bene Spiritus Sanctus  locutus est per Isaiam Prophetam  ad Patres nostros, dicens:Vade ad populum istum, et dic ad eos:  Aure audietis, et non intelligetis, et  videntes videbitis, et non  perspicietis. Incrassatum est enim  cor populi hujus, etc. Notum ergo  sit vobis quoniam gentibus missum est hoc salutare Dei, ipsi audient. 
Profetizzando la felicità di Roma,  che d'Idolatra far si doveva capo  della Religione Cristiana. Quì fù il  duro, ma prezioso Ospizio per  due anni del Santo Difensore della fede. Qui egli nelle prime sue  difese per timor di Nerone crudelissimo Prencipe, tutti l'abbandonarono, com'egli scrive a Timoteo; e qui gl’apparve il Signore  confortandolo in questa sua  grande afflizione: Dominus autem  mibi aflitit, et confortavit me, et liberatus sum de ore Leonis. Così chiamando Nerone per la sua  fierezza, non rimettendo mai il suo  generoso cuore, se bene egli sotto le  Guardie, della sua magnanima  libertà.
Qui egli studiò le difese per la  sua causa, la quale trattossi non  solamente avanti Nerone; ma nel Senato, e nel Collegio de’ Pontefici, per essere cosa di  Religione: e facendosi le angustie,  nelle quali si trovava il Santo Apostolo, per agitar la sua causa,  che era comune a tutta la Chiesa, i  fedeli delle parti Orientali, e trà gli altri da’ Filippesi, gli mandarono una legazione con buon soccorso  di denari per Epafrodito loro  Santissimo Vescovo, e quelli d'Iconio per Onesiforo. 
Soggiunse S. Giovanni  Grisostomo, che il Santo visitò per quanto si diceva, il Coppiere, e la  Concubina di Nerone, Poppea  Sabina; per arrivare per mezzo  loro a far penetrare all'Imperatore  le sue ragioni e difese. 
E qui fù dove verisimilmente  egli convertì alcuni della famiglia  di Nerone, com'ei medesimo  scrisse di quà a gli stessi Filippensi. 
Salutant Vos omnes sancti;  maximè autem qui de Cæsaris domo sunt . Uno dè quali fù S.  Torpete coronato poi di Martirio.  Di quà egli con sue lettere  ragguagliò i suoi più cari amici  dell'Oriente delle cose auvenutegli, narrando con qualche, se ben  (pag. 808) moderata doglianza, l'abbandonamento de’ suoi Discepoli in Roma per pusillanimità, e timore. Cosi egli in  questo luogo scrisse al suo  dilettissimo Timoteo: Demas me  reliquit diligens hoc feculum o  faculum, abiit Tessalonicam,  Crescens in Galatiam, Titus in  Dalmatiam, Lucas est mecum solus.
Quà di nuovo, rauvedutosi  dell'errore della sua poca fedeltà,  ritornò Dema, e qui ministrogli  prima ancora, che di prigione  liberato fosse. Qui abitò S. Luca  Evangelista, qui servì al Santo  Apostolo fedelissimo discepolo ne' suoi maggiori travagli; qui dipinse  non solamente questa divotissima  Immagine di Maria Vergine, ma  molte altre che sono in Roma, ed in  molte parti della Cristianità, come si  tiene per pie tradizioni né fedeli.  

A cura di Mario Ignoffo

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