Le cose spirituali sopra ogni altra occupazione.
Leggiamo di quei Padri dell'eremo, che per non potere star sempre leggendo, meditando ed orando, spendevano il tempo che avanzava loro in fare sporte ed altri lavori manuali, per non stare.in ozio: e che alcuni di essi alla fine dell'anno davano fuoco a tutto quello che avevano fatto; perché non ne avevano bisogno per il loro sostentamento, ma solamente lavoravano per occuparsi e non stare in ozio (CASSIODORUS, de Abb. Paul. De coenob. inst. l. 10, c. 24). Così noi altri abbiamo da metter l'occhio principalmente nel nostro proprio profitto, e gli altri negozi ed occupazioni, benché siano coi prossimi, prenderli nel modo che quei santi Padri prendevano il fare le sporte, non per scordarci ed avere per questo meno cura di noi medesimi, né per perdere mi punto di perfezione. E così abbiamo da fabbricar sempre sopra questo fondamento e tenerlo come primo principio; che gli esercizi spirituali, toccanti il nostro proprio profitto, siano sempre posti da noi nel primo luogo, né mai siano per cosa alcuna tralasciati; perché questo è quello che ci ha da conservare e portare avanti nella virtù; e mancando noi in questo, subito si conoscerà il nostro scapito. E pur troppo l'esperienza ci fa conoscere, che quando non camminiamo come dovremmo, ciò sempre avviene per esserci allentati negli esercizi spirituali. «Il mio cuore si è inaridito, perché mi sono scordato di mangiare il mio pane» (Ps. 101, 5). Se ci manca il cibo e nutrimento dell'anima, chiara cosa è che resteremo deboli e scaduti. Onde il nostro Santo Padre c'ingiunge grandemente questa cosa, e molte volte ce ne avverte nelle sue Costituzioni. Dice in un luogo: «Lo studio che faranno quelli che stanno in probazione, e tutti gli altri, dev'essere intorno a quello che riguarda alla loro abnegazione, e per andar sempre più crescendo in virtù e perfezione». Dice in un altro luogo: «Tutti diano il tempo determinato alle cose spirituali, e procurino devozione, secondo la misura della grazia loro comunicata da Dio Nostro Signore». E in un altro luogo: «Ciascuno dia ogni giorno con ogni diligenza nel Signore ai due esami di coscienza, all'orazione, meditazione e lettura quel tempo che gli sarà ordinato» (Const. p. 3, c. 1, § 27; Summ, 21; Reg. com. 1; Epit, 207, § l; 181, § l; 182, § 1.). E notinsi quelle parole, «con ogni diligenza».
Da questo potrà vedersi che, siano quante si vogliano le occupazioni che uno abbia dall'ubbidienza e dal suo ufficio, non è mai volontà dei Superiori che tralasci i suoi ordinari esercizi spirituali per queste: perché non v'è Superiore che voglia che uno trasgredisca le sue regole, e regole tanto principali, quanto sono queste. E così non vi sia chi pretenda di colorire e coprire la sua imperfezione e negligenza negli esercizi spirituali col velo e manto dell'ubbidienza, dicendo: Non ho potuto far orazione, o esame, o lettura spirituale, perché mi ha occupato l'ubbidienza; ché non è l'ubbidienza che mette quest'impedimento, ma la negligenza e trascurataggine della persona particolare, e la poca affezione che ha alle cose spirituali. S. Basilio dice (S. BASIL. Serm. de renunc. saeculi etc. n. 8), che abbiamo da procurare d'essere molto fedeli nel dare a Dio i tempi, che abbiamo assegnati per l'orazione e per i nostri esercizi spirituali: e se alcuna volta, per qualche necessaria occupazione, non abbiamo potuto far l'orazione o l'esame a suo tempo, abbiamo da restare con una certa fame e desiderio di supplire e ristorare il mancamento quanto più presto potremo. In quella guisa che quando ci manca la porzione corporale del cibo, o il sonno necessario, per essere stati tutta la notte confessando infermi e assistendo loro per aiutarli a ben morire, subito procuriamo di supplire; e non ci manca tempo per farlo. Questa è la volontà dei Superiori, quando occupano qualcuno nel tempo assegnato agli esercizi spirituali, per essere alcune volte ciò necessario: non vogliono per questo che li tralasci, ma che li differisca, e supplisca di poi ad essi molto compiutamente, conforme a quello che dice il Savio: «Nessuna cosa ti ritenga dal sempre orare» (Sir 18, 22). Non dice, non impedire, ma non sii impedito, non vi sia impedimento né disturbo alcuno che ti tolga il far sempre la tua orazione. E pel buon religioso mai non v'è; perché sempre trova tempo in cui rimetterla e rendersi disoccupato per farla.
ALFONSO RODRIGUEZ
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