C'è una voce, o cristiano, che da anni ti starà chiamando. E’ la voce del tuo Dio, che ha qualche cosa da dirti. Essa è giunta tante volte al tuo
cuore, ma non è riuscita a penetrarvi. Abituato forse alla colpa, ormai ti ci sei addormentato. Tra Dio che ti sollecita con la sua grazia, e il demonio che ti stordisce con le sue illusioni, tu accontenti più
il demonio che Dio. E dormi tranquillo, da anni, nel peccato! Ma ti accorgi dove ti sei addormentato? Sull'orlo di un abisso. E finora sei rimasto sospeso su questo abisso col debole filo di vita, che Dio solo tiene nelle
sue mani. Egli vede che la morte, giorno per giorno, si avvicina per troncarlo. Guai, se Dio avesse già lasciato spezzare quel filo! Sai dove ti saresti svegliato? Insieme agli altri dannati, nell'inferno. Lo vedi
a che pericolo ti sei esposto? Che cosa non hai fatto per provocare il Signore ad abbandonarti? Mentre egli ti conserva la vita per vederti ritornare, tu te ne servi per offenderlo. E, dopo tutto questo, la sua voce ancora
ti chiama. Egli ancora ti aspetta. Essa è la voce d'un padre, che non sa darsi pace, dacché ti sei allontanato da lui. Oggi è padre, ma domani potrà essere giudice.
GESU’ HA DETTO
Il figliol prodigo, vista la sua miserabile condizione, «rientrato in se stesso, disse: 'Quanti servitori, in casa di mio padre, abbondano di pane, ed io qui muoio di
fame! Mi alzerò e andrò dal padre e gli dirò: Padre: ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'. E alzatosi,
andò da suo padre. Egli era ancora lontano, quando il padre lo scorse e, tocco da compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc. 15, 17-20).
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