In seguito ai recenti tragici avvenimenti nella Chiesa, è mio grave dovere scrivere queste righe per mettere in guardia clero e fedeli che rischiano seriamente di essere fuorviati
ed ingannati.
L'Esortazione apostolica post-sinodale 'Amoris laetitia' di Papa Francesco rappresenta infatti un vero e proprio oggettivo attentato alla Fede ed alla santità dei
Sacramenti del Matrimonio, della Penitenza e della SS. Eucaristia, poiché apre la porta al soggettivismo, al relativismo ed alla famigerata 'morale della situazione' e della 'gradualità' già
condannate dal Magistero della Chiesa.
E questo, dopo l'entrata in vigore delle disastrose nuove norme canoniche sui processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, che a dirla in breve tra snellimenti, facilitazioni,
abbreviazioni, delega di vescovi a 'giudici monocratici' e privazione delle garanzie della doppia sentenza conforme, hanno introdotto una specie di 'divorzio cattolico' , tanto da chiedersi se non abbiano trasformato
la Chiesa cattolica in una specie di Las Vegas clericale.
Sia i suddetti nuovi canoni che questa Esortazione postsinodale però, non sono che le ultime delle tante picconate inferte in questi ultimi 50 anni contro il Depositum Fidei,
a cominciare dall'infausto Concilio Vaticano II.
A partire dall'elezione di Papa Giovanni XXIII abbiamo assistito ad un crescendo continuo di attacchi - indiretti e, speriamo, non voluti, ma purtroppo terribilmente
efficaci - contro la dottrina costante della Chiesa, spesso portati avanti dagli stessi Papi con interventi a livello di pastorale (p. es. le riunioni interreligiose ed ecumeniche di Assisi) , disciplina canonica (nuovo Codice
del 1984 elaborato per introdurvi le famigerate 'novità' del Vaticano II) e sacramentale (nuovo Rito della Messa del '69 in chiave filoprotestante, profanazioni continue causate dalla Comunione sulla mano,
ministri straordinari dell'Eucaristia che si sostituiscono indebitamente al Clero, ecc.).
Ho descritto tutto questo, e molto altro, nel mio libro '1962 – Rivoluzione nella Chiesa', pubblicato alcuni
anni fa, ragion per cui non mi ripeterò in questa sede.
Ora però dopo aver per 50 anni ripetutamente contraddetto, seppur in modo indiretto, il costante ed universale Magistero della Chiesa anteriore al Vaticano II in ciò che
è legato ai dogmi della Fede, adoperando le armi del dialogo interreligioso, del falso ecumenismo, della libertà religiosa e della collegialità episcopale, ora con il Pontificato di Papa Francesco è
giunto il turno delle verità della morale rivelata e di quella naturale.
E non poteva che essere così, visto che è la dottrina dogmatica a fondare la morale, per cui alla distruzione della prima non poteva che far seguito quella della seconda:
era solo questione di tempo, viste le premesse.
Oggi, dunque, ci siamo: ciò che ancora restava in piedi del Cattolicesimo viene attaccato e scardinato sotto gli occhi allibiti di coloro che non avevano compreso
abbastanza la gravità dei precedenti cambiamenti 'conciliari', ed ancora speravano che la Rivoluzione del 1962 potesse essere arrestata ad un certo punto della sua avanzata, che insomma si potesse 'conservare'
nello stadio raggiunto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Poveri 'conservatori' illusi...
Per l'esame dei punti più distruttivi della 'Amoris laetitia' unisco a questa mia lettera due documenti:
- il primo è la recente importantissima dichiarazione
ufficiale di S.E. mons. Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan), molto noto sia in Europa che negli USA, sulla suddetta Esortazione, una dichiarazione assai articolata e di esemplare chiarezza;
-
il secondo, sempre a questo riguardo, è uno studio sintetico pubblicato dal prof. Roberto de Mattei. Entrambi sono presenti in allegato, in formato PDF.
Da parte mia qui, come premessa, mi limiterò a sottolineare in particolare, a causa della sua estrema gravità, il carattere oggettivamente blasfemo del n. 303 della suddetta
Esortazione, il quale così recita:
“ A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti, possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della
Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio. Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile
e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche
riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio
stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. [...]”
Dunque secondo la 'Amoris laetitia' Dio autorizzerebbe l'adulterio e la fornicazione “per il momento”, poiché “quella è la donazione che
Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti” .
Una vera e propria blasfemia, messa nero su bianco senza alcuna vergogna, che spingerà, assieme agli altri punti fuorvianti
di questo documento, i fedeli ad addormentarsi nel peccato mortale: perché tale rimane, e sempre rimarrà, ogni peccato contra sextum, nonostante i sofismi del clero neomodernista.
Insomma, al comando netto e chiaro di Nostro Signore Gesù Cristo all'adultera : “Va' e non peccare più” (Gv 8, 1-11), Papa Bergoglio sostituisce ora
la propria esortazione postsinodale : “Va', e non preoccuparti del peccato, perché l'adulterio è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti
”…
E' di fatto (prescindendo dalle intenzioni, ma i fatti son questi) una Esortazione a delinquere, che sarebbe stato più consono chiamare “Adulterii laetitia” o
“Fornicationis laetitia”.
E' la diffusione di una falsa idea di misericordia divina, una vera e propria contraffazione, poiché la vera, e per noi consolante, Misericordia di Dio esige la rinuncia
al peccato, subito, senza 'se' e senza 'ma'.
E' un attentato simultaneo diretto contro tre Sacramenti: quello del Matrimonio, di cui in pratica viene negata l'indissolubilità; quello della Penitenza o Confessione,
visto che saranno impartite dai sacerdoti assoluzioni sacrileghe e nulle per mancanza di pentimento sincero da parte dei penitenti che non vogliono abbandonare il loro stato di peccato mortale ; e quello della Santissima Eucaristia,
poiché il Santissimo Corpo di Cristo verrà distribuito sacrilegamente a fedeli non pentiti, non validamente assolti ed in peccato mortale.
Senza contare il fatto che questi stessi falsi principi tipici della 'morale della situazione' e della 'gradualità' potranno essere applicati a qualsiasi tipologia
di peccato, lasciando all'arbitrio di preti e fedeli ogni giudizio: è la distruzione atomica del concetto stesso di Chiesa Cattolica in quanto Mater et Magistra, che senza un intervento di Dio (che però ci
sarà, perché è di Fede che le porte dell'Inferno non prevarranno) finirebbe così per dissolversi in una miriade di chiesuole e gruppuscoli ognuno con la sua dottrina, morale e prassi particolari,
come già puntualmente avvenuto, ad esempio, nel mondo protestante.
Una cosa è sicura: questa Esortazione postsinodale con tutta la sua falsa 'misericordia' che pretende di rassicurare il peccatore facendolo permanere nel suo stato di
grave ribellione a Dio, convoglia clero e fedeli attraverso quella porta e su quella via larghe e spaziose che conducono alla dannazione eterna (Mt 7, 13).
Ci creda o no il clero neomodernista.
* * *
Ma a questo punto, in primis et ante omnia, Papa Bergoglio dovrà ovviamente - mi si perdonerà l'ironia - provvedere al più presto alla de-canonizzazione, tanto
per cominciare, di un San Giovanni Battista che alla luce della suddetta 'Esortazione', risulterebbe colpevole di durezza di cuore nei confronti di Erode Antipa ed Erodiade, avendone pubblicamente condannato l'adulterio.
Quello
del Santo Precursore sarebbe stato infatti, secondo la suddetta 'Esortazione', un "atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni
teologiche" (AL 2), dimenticando che nei confronti degli adulteri si esige " un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati
e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità." (AL 243).
Come dunque poteva, San Giovanni, "sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”,
come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone" ?
Ma è evidente: è perché in lui si verificava "il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli
insegnamenti della Chiesa «per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite»" (AL 305).
E soprattutto
perché San Giovanni, evidentemente, non sapeva che "non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare”vivano in stato di peccato mortale,
privi della grazia santificante." (AL 301).
E la finisco qui, per non passare dall'ironia all'invettiva.
* * *
Come infine comportarsi in pratica? La dottrina cattolica insegna che è doveroso opporsi ad ordini o consigli che conducono al peccato contro la fede o contro la morale, e che
dunque mettono a rischio la salvezza eterna delle anime, anche se per caso venissero dal Papa (il quale potrebbe anche sbagliare, poiché l'infallibilità gli è garantita solo quando egli intende definire
solennemente un dogma di fede o di morale, oppure quando ripete la dottrina di sempre).
Ad esempio, San Tommaso d'Aquino nella sua 'Summa Theologica' scrive che «essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente,
da parte dei loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, a motivo di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di Sant’Agostino,
“lo stesso San Pietro diede l’esempio a coloro che governano, affinché essi, se mai si allontanassero dalla retta strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dai loro soggetti”
(ad Gal. 2, 14)» (II-II 33, 4, 2).
E San Roberto Bellarmino precisa: «Com’è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così pure è lecito resistere a quello che aggredisce
le anime o perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tenta di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo la esecuzione della sua volontà:
non è però lecito giudicarlo, punirlo e deporlo, poiché questi atti sono propri di un superiore» ('De Romano Pontifice', in 'Opera omnia' , Milano 1857, vol. I, lib. II, c. 29).
Don Andrea Mancinella (della Diocesi di Albano)
Eremo di Salisano, 26 aprile 2016
Le porte degli Inferi non prevarranno!
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