sabato 17 agosto 2019

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



OBIEZIONI E DIFFICOLTÀ 

Ma quali sono le obiezioni che più si affacciano contro questa verità rivelata? 
Si insiste soprattutto sulla inconciliabilità di un inferno spaventoso ed eterno con la misericordia infinita di Dio. Come può Dio, infinitamente misericordioso, condannare alla dannazione eterna una povera creatura che, cattiva quanto si voglia, non può di per sé voler offendere tanto il Signore da meritare pena così spaventosa? In effetti, il peccatore, volente o nolente, è pur sempre una creatura di impensabile fragilità e miseria. 
Come è possibile poi immaginare un inferno eterno? Due obiezioni che sembrano toccare di più la sensibilità e che, sempre ripetute, si direbbero quelle che più vanno di... moda. Un accenno significativo di questa "moda", tra i tanti, lo troviamo nel romanzo "Il Cavallo Rosso" di Eugenio Corti. Manno che discute e rifiuta, ritenendola arbitraria, la placida fiducia di alcuni, di certi giovani preti. A questi egli dice, per es.: "Dunque, se di qua l'inferno c'è, perché dobbiamo escludere che possa esserci anche di là? Per quale ragione? 
Con la differenza fondamentale che di là gli esseri umani non si trovano nel tempo, ma nell'eternità, dunque anche nell'eternità dell'inferno...". (...) 'Ma Dio è amore, lo vuoi capire?', tornavano a contrastarlo quei preti fiduciosi (...). `Tu, imperfetto come sei, manderesti qualcuno all'inferno, cioè nei tormenti per l'eternità?' gli obiettava anche adesso il cappellano: `e vuoi che ce lo mandi Dio? Il quale oltretutto ci prescrive, sopra ogni altra cosa, di amarci e di evitarci le sofferenze gli uni agli altri?' Il punto però - si diceva Manno -stava qui: nel fatto che non era mica Dio a mandarceli. Proprio come non era Dio a introdurre gli uomini negli inferni di questa guerra: sono loro stessi, gli uomini, che nella loro terribile libertà ci si mettono (che partono ad es., in guerra gli uni contro gli altri, che inventano il razzismo, eccetera), e lo fanno in contrasto con Dio, andando cioè contro la sua volontà e i suoi comandamenti... "Per poi concludere magari, i più incoscienti, che Dio non esiste, visto che c'è tanto male sulla terra!". 
C'era inoltre quel particolare del fuoco, quegli accenni qua e là nei testi sacri al fuoco eterno. Per quegli accenni più d'un credente finisce con l'attribuire alla parola inferno un significato solo metaforico. "Molti non credenti poi, per quegli accenni si confermano nell'opinione che la Scrittura è una mescolanza inattendibile di miti, leggende, racconti storici e prescrizioni varie, messa insieme da un popolo di seminomadi". 
Per lui al contrario quei richiami al fuoco rendevano la sgradevole prospettiva dell'inferno -anche in questo momento lo constatava - più plausibile. "Perché se l'essere umano è davvero costruito per formare un tutt'uno con Dio, come i tralci con la vite, allora il trovarsi definitivamente separato da Dio (questo e non altro essendo l'inferno) comporterà - per l'essere umano immortale - una sorta di disintegrazione permanente... 
E cos'altro sulla terra potrebbe rendere meglio del fuoco l'idea della disintegrazione?". 
'Il fatto che quei seminomadi, solo in parte coscienti di ciò che scrivevano, e certo ignoranti del rapporto vite-tralci, avessero usata la parola fuoco, secondo lui contribuiva dunque a indicare che avevano scritto sotto un'ispirazione superiore...". 
Si fa leva sul sentimento e si fantastica addirittura di visite della Madonna ai dannati: "Nell'apocrifo russo Viaggio della Madre di Dio al luogo dei tormenti, Maria visita i poveri peccatori all'inferno, è stupita dai loro paurosi castighi e chiede a suo Figlio di concedere ad essi occasionali sospensioni dalle torture ogni anno da Pasqua a Pentecoste". Tornando alle obiezioni avanzate da tanti, è chiaro che non si può qui rispondere dettagliatamente, perché ci porterebbe lontano e non è questo lo scopo di queste pagine. Si potrebbe però rispondere semplicemente - come or ora abbiamo detto - che di inferno parla proprio Cristo, Salvatore del genere umano, che soprattutto dal Vangelo si rivela ricchissimo di pietà e di misericordia. Non si vorrà certo accusare Gesù di contraddizione. 
Ciò porta alla logica conclusione che la creduta opposizione tra misericordia e giustizia è solo frutto della debolezza e finitezza della ragione creata, incapace di sondare il mistero nella sua radice. Comunque all'obiezione suddetta il Compendio del Catechismo della Dottrina cattolica così risponde quanto alla pena dell'inferno"... è l'uomo stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste nel peccato mortale, rifiutando l'amore misericordioso di Dio". 
L'obiezione avanzata da sempre da innumerevoli persone, viene formulata spesso in questi termini: "L'inferno non può essere eterno perché Dio è Amore". Si risponde: forse che l'amore è incompatibile con un inferno eterno? Dante, grandissimo poeta, e teologo forse ancora più grande, pone sulla porta dell'inferno questa iscrizione: "Giustizia mosse il mio alto fattore: /Fecemi la divina potestate, / La somma sapienza, e il primo amore". 
Egli dice cioè che l'inferno è fatto sia dalla potenza, sia dalla sapienza e sia dall'amore! 
Come spiegare questo? Dante non ha avvertito la forza dell'obiezione? Tempo fa io stesso scrivevo: "L'amore vero è, per necessità, sapiente e giusto, legame, vincolo e splendore di tutte le virtù ". E perciò soprattutto in Dio "non c'è solamente un legame necessario tra gli infiniti (suoi) attributi, ma questi, compenetrandosi ed identificandosi come misteriosi ineffabili cerchi di oro, fanno sì che anche l'amore non possa non essere, allo stesso tempo, anche ordine, giustizia e sapienza e onnipotenza. 
Dio che restaura l'ordine e punisce il peccato soddisferà perciò non meno alle esigenze della giustizia che a quelle di un amore infinito. Certo, la povera ragione umana sente qui le vertigini della sua sconfinata debolezza. Poiché però certamente Dio è, tra l'altro giustizia e amore infinito, e poiché non è meno certa la rivelazione dell'inferno, a nessuno sarà permesso di negare una sola di queste verità sol perché non riesce a coglierne il nesso con le altre". E aggiungevo pure più tardi che "Non è Dio Amore che vuole l'inferno eterno, è l'anima che nella sua cecità misteriosa mai chiederà perdono a Dio e perciò mai Dio Amore potrà accordarlo a chi lo rifiuta ostinatamente". Poiché però il mistero comunque permane grande, non resta che chinare la testa davanti all'imperscrutabile, adoperandosi con tutte le forze a non incappare in così spaventosa realtà! 

Padre Antonio Maria Di Monda

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