lunedì 16 marzo 2020

Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!



S. Damaso I (Papa dal 366 al 384) interdisse l’abitudine di conservare presso di sé, in privato, l’Eucare stia: «oblationes sub dominio laicorum detineri vetat»23.
Il Concilio di Saragozza, nel 380, lanciò l’anatema (canone III) contro coloro che volevano trattare il SS.mo Sacramento come ai tempi di persecuzione. e non consumavano la Comunione in chiesa24.
S. Cirillo di Gerusalemme (315386) ammonisce che «nessuna particella vada perduta; che se ciò, per disgrazia dovesse succedere, devi dolertene come se ti fosse amputato un membro del corpo. Dimmi, di grazia, se qualcuno ti avesse dato dei frammenti d’oro, forse non li conserveresti con la massima cautela e diligenza, preoccupato di non smarrirne neanche uno? E non dovresti tu essere molto più cauto e diligente perché di quel “pane” (consacrato) non si perda neppure una briciola, molto più preziosa dell’oro e delle gemme?»25.
Lo storico Eusebio riporta anche la testimonianza di Dionisio d’Alessandria († 264)26.
Il Concilio di Toledo, nell’anno 400, stabilì la stessa cosa (canone XIV)27.
Sant’Innocenzo I (Papa dal 401 al 417) e, prima di lui, S. Girolamo (345-420) illustrando “l’Apologia” del filosofo martire S. Giustino (100-166)28, parlano chiaramente: che i “laici” possono eseguire le funzioni sacre «quando non vi sono, in casi di necessità, dei chierici per adempiere all’obbligo»29.
Comunque, questi fatti avvenivano in casi eccezionali30!
Anche ai tempi di S. Leone I (440461) si praticava il rito della “Comunione sulla lingua”: «hoc enim ore sumitur quod Fide tenetur»31. E quest’uso di deporre il “pane consacrato” in bocca è ricordato fin dal secolo V32.
Papa Agapito I, nel 536, compì un miracolo, con una guarigione improvvisa, durante una Santa Messa, subito dopo aver dato la «Comunione nella bocca» («Cunque ei Dominicum Corpus mitteret in os». È S. Gregorio I (Papa dal 590 al 604) a narrarlo33. E anche lui metteva l’Eucarestia solo nella bocca dei comunicandi34!
Il Concilio di Rouen (verso il 650) impose la recezione dell’Eucarestia unicamente in bocca: «Nulla au tem laico aut feminae Eucaresthiam in manibus ponat, sed tantum in os eius»35.
Pure il Concilio di Costantinopoli, “in Trullo” (692), interdirà ai fedeli di ricevere l’Eucarestia sulla mano36; e minacciò anche la scomunica, per una settimana, a chi lo faceva, qualora sul posto vi fosse stato un vescovo, un prete o un diacono37. Nel Sinodo di Rouen (875?), celebrato sotto Ludovico il Pio (†879), si ordinò che il celebrante deponesse l’Eucarestia solo sulla lingua: «… sed tantum in os eius». Lo stesso si dice nelle Regole “De Ecclesiastica disciplina”, I,199, di Reginone di Prûn (†915).
Un Sinodo di Londra, nel 1138, dichiarò che il laico poteva portare la Comunione a un moribondo solo in caso di necessità38.
Un Sinodo di York, nel 1195, lo consentiva al diacono, ma anch’esso solo in caso di necessità39.
Nel 1200, S. Tommaso d’Aquino giustificava la prassi, ormai universale, di dare la Comunione in bocca, scrivendo che «l’unico ministro ordinario dell’Eucarestia è il sacerdote»40.
Il Concilio di Trento, infine, confermò tutto dicendo che il costume di dare la “Comunione in bocca” risale alla “Tradizione Apostolica”: «mos tamquam ex traditione apostolica descendens iure ac merito retineri debet…» (cfr. D-S, 1648). E lo affermò ancora dicendo che «fu sempre costume della Chiesa di Dio che i laici ricevano la Comunione dai Sacerdoti e i Sacerdoti comunichino essi stessi»41. E poi ancora: «… Questo costume deve essere ritenuto di diritto e giusto titolo come proveniente dalla Tradizione Apostolica»42.

del sac. dott. Luigi Villa

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