L’anno di spiritualità
Nel corso dell’anno di spiritualità, l’aspirante apprende i principi della vita interiore, la vita di unione a Dio ed i fondamenti del combattimento spirituale che essa implica. Quest’anno, compiuto coscienziosamente, deve avere una ripercussione su tutti gli anni successivi e perfino su tutta la vita del futuro sacerdote.
Perché cominciare con un anno di spiritualità?
Una delle ragioni per cui i seminaristi devono prendere sul serio la propria vita spirituale, è il fatto che vogliono diventare sacerdoti. Hanno dunque la grave responsabilità di ricercare la perfezione, la santità44. Le anime che li aspettano contano su questa preparazione, su questa serietà, perché i seminaristi non hanno solo la propria anima da salvare. Dio si aspetta da loro che, con la propria santificazione e più tardi con l’apostolato, salvino forse migliaia e migliaia di anime, non fosse altro che con la loro offerta, il loro sacrificio, forse con la malattia o la persecuzione; che tutta la loro vita sacerdotale sia unita all’offerta di Nostro Signore. Quindi lì hanno ancora un motivo particolare per cercare la propria perfezione in modo profondo e attivo45.
Ci si chiede perché ci siano tante defezioni nel sacerdozio. Forse quei sacerdoti non hanno saputo cosa fosse la preghiera. Hanno pregato superficialmente, per abitudine, per un certo dovere sociale, in qualche modo. Hanno assolto quel dovere nell’esercizio delle loro funzioni, ma non hanno pregato veramente. Non hanno imparato chi è Dio, né in cosa consista la nostra unione con Nostro Signore Gesù Cristo46.
Per questo credo che l’introduzione di un anno di spiritualità nel seminario sia una cosa molto importante.
Negli ordini religiosi, c’è sempre stato il noviziato ma, nei seminari, in generale, ci si accontentava di conferenze spirituali la sera, come ne facciamo qui. Senza dubbio, il confessore ed il direttore di coscienza si sforzavano di fornire ai seminaristi dei principi di condotta spirituale, di sviluppo spirituale, ma ci è parso che non fosse sufficiente.
Da parte mia, all’epoca del mio seminario, ricordo che noi eravamo sovraccarichi di lezioni (non so le lo siate anche voi!) e che padre Guibert teneva un corso di spiritualità all’Università Gregoriana. Ci consigliavano vivamente di seguire quel corso, ma non era obbligatorio. Viste tutte le altre lezioni cui assistevamo, praticamente non ci andava nessuno. Allora non possiamo dire di aver ricevuto una formazione spirituale approfondita e, direi, un po’ scientifica. Che cos’è la vita spirituale? In che consiste? Che cos’è la vita interiore? Che significano queste parole per un cristiano, per un seminarista, per un futuro sacerdote? Sono delle cose importantissime, fondamentali. Si rischiava dunque di fare del seminario un luogo di studi puramente speculativi. Si formavano dei cervelli, ma non sempre dei cuori, dei cuori fatti per amare Dio ed il prossimo. Non dimentichiamo che i nostri cuori sono fatti per elevarsi alla santità, per vivere una vita interiore intensa ed in unione con Dio, con Nostro Signore, con tutti i santi del Cielo. Ecco perché dobbiamo cercare di acquisire le virtù necessarie che ci rendono più simili a Nostro Signore e c’identificano con Lui.
Non dico che tutto ciò ci fosse totalmente sconosciuto, ma insomma ci mancava quest’anno di preghiera, di riflessione, di studio, su cosa sia davvero la vita interiore, la vita di perfezione, la vita di santità47.
Mons. Marcel Lefebvre
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