giovedì 13 febbraio 2025

GESU’ OSTIA

 


All’incredulo perché sia meno scettico, e al sacerdote perché sia meno tiepido.

 

ESPERIENZE MISTICHE

 

Col misticismo avviene il superamento del dualismo uomo-Dio: non c'è più un «io» e un «tu». L'io del mistico scompare per identificarsi con Dio. Il misticismo, quindi, è l'annullamento dell'uomo in Dio: non c'è un incontro, ma una fusione. E una volta raggiunto questo stato, l'individuo si sentirà affine agli altri individui, perché in essi vedrà Dio: l'unico principio creativo. Il misticismo, allora, non è fuga dal creato, ma ritorno al creato in quanto rivelazione di Dio. Il misticismo è la ricerca di questa visione profonda della realtà, e non solo la presentazione di una dimensione invisibile popolata di spiriti celesti.

L'itinerario d'amore del mistico approda a Dio per ritornare all'uomo: qual è l'esperienza più alta, nella sfera della spiritualità, se non questa?


La comunione prodigiosa della Beata Imelda Lambertini

La commovente vicenda d'amore della Beata Imelda Lambertini (1320-1333) non è frutto della devota fantasia di un romanziere, ma è un fatto di cronaca realmente accaduto. Se ne trova traccia nel martirologio del monastero domenicano di S. Maria Maddalena in Valdipietra, che sorgeva a Bologna dove oggi c'è il convento dei Cappuccini.

Imelda, appartenente a una benestante famiglia bolognese, molto prima dell'episodio straordinario che la vedrà protagonista, vive in modo particolare la sua amicizia con Gesù. Non le manca l'esempio della mamma, Castora Galluzzi, una donna di grande fede. Un antico documento, infatti, c'informa di una sua donazione, consistente in un altare per il SS. Sacramento, alla chiesa dei Carmelitani di S. Martino. Così come si sa pure delle sue offerte di ceri e lampade nelle sue assidue visite al tabernacolo.

Imelda, probabilmente già in braccio alla mamma, davanti all'altare si accorge della presenza misteriosa del Signore. È un richiamo che si fa sentire sempre più forte e vivo, irresistibile.

Infatti entra in convento, tra le Domenicane, all'età di dieci-undici anni.

Secondo l'usanza di quel tempo, però, non può ricevere l'Eucaristia: è troppo giovane. E nello scorrere dei mesi, Imelda si consuma nel desiderio di comunicarsi. Ogni sua richiesta è accompagnata da un dolce ma fermo rifiuto. Gesù però, un giorno, contro le regole degli uomini, esaudisce la preghiera insistente della sua giovane innamorata.

Il fatto miracoloso si verifica il 12 maggio del 1333, alla vigilia dell'Ascensione. Terminata la solenne celebrazione eucaristica, dopo l'uscita delle monache, Imelda si trattiene ancora nella chiesa rimasta un po' buia, a pregare. Possiamo immaginare i moti della sua anima, i desideri ardenti del suo cuore!

Tutto ad un tratto, appare dall'alto, in un alone luminoso, un'Ostia. Una grande luce inonda la piccola chiesa, attirando l'attenzione dei presenti, che si precipitano a chiamare il cappellano. Costui, conoscendo i pensieri di Imelda, comprende il divino messaggio, si avvicina all'Ostia miracolosa e, con le mani tremanti, comunica la giovane novizia.

Imelda rimane alcuni minuti come rapita in estasi, immobile, con gli occhi chiusi. Ma il suo cuore non regge alla gioia immensa e si accascia a terra, morta: non avrebbe più lasciato Gesù, neanche per un attimo!

Le sue spoglie si trovano tuttora nella chiesa di S. Sigismondo a Bologna, qui trasferite dal monastero di Valdipietra dove esiste una lapide che ricorda l'avvenimento.

Di Imelda, Benedetto XIV ne parla nella sua opera: "De Servorum Dei canonizatione". Leone XII ne approva il culto il 20 dicembre 1826. Pio XI la propone come protettrice di quanti ricevono la prima Comunione.

Il 30 ottobre 1922 il card. La Fontaine, patriarca di Venezia, approva la nuova famiglia religiosa delle "Suore Domenicane della Beata Imelda", il cui fondatore è Padre Giocondo Lorgna (1870-1928).

Dalla spiritualità fortemente eucaristica, questo domenicano, alle sue 'Imeldine' - nel loro apostolato rivolto ai giovani e ai bambini - propone, come modello dell'amore all'Eucaristia, la figura della Beata Imelda, di cui ne riassume la personalità con la lapidaria espressione: «vivere e morire per amore».

Sono sue anche le parole: «La Beata Imelda, che cara fanciulla! ... La sua carriera eucaristica è stata tanto breve, ma quali vette di eroismo e di santità non ha raggiunto! Gesù quasi istantaneamente ha compiuto in lei ciò che a poco a poco compie in noi attraverso l'Eucaristia».


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