Frutto della 2° età: la pace
La pace è la tranquillità dell'ordine. L’ordine infatti conserva la vita, il disordine la distrugge.
Quando la vita del corpo è in pericolo sorge l'allarme: il dolore. Quando tutto è in regola, tutto è tranquillo: allora gli organi non si sentono neppure funzionare.
Volersi allarmare quando non esiste nessun pericolo né in noi, né fuor di noi è una stupidaggine. Conservare permanentemente tale paura ingiustificata è segno di pazzia.
Il buon cristiano non può, né deve aver paura e preoccupazione alcuna quando in lui tutto è in regola ed egli tende sinceramente a Dio.
Volersi in tale stato mantenere inquieto è indice di poca intelligenza o di squilibrio. L’allarme può venire solo dal peccato; ma il cristiano fervoroso non vuol commetterlo e se ne pente se lo ha commesso.
Deve essere senza pace solo chi vuol ancora peccare e vuol mantenersi nel peccato. Chi non ha questa volontà, di nulla deve turbarsi:
a) Non del passato. Al male fatto e al bene non fatto non c'è più rimedio. Solo si può e si deve chiedere perdono a Dio e riparare con un fervore maggiore. Piangere i morti son lagrime perse; l'unica cosa da fare è di guardare l'avvenire.
b) Né del presente. Invece di piagnucolare per i nostri peccati e difetti ripariamo subito, raccogliendoci nella preghiera e servendo più fedelmente Dio. Invece di piagnucolare per i nostri dolori e le nostre afflizioni offriamoli generosamente al Signore, pensando che essi più tardi non ci saranno più e resterà la gloria data a Dio, il bene fatto alle anime e l'aumento di gloria eterna procurate a noi.
Invece di piagnucolare per la nostra dappocaggine, decidiamo di essere più generosi nel sacrificio, più pronti alle divine ispirazioni, più fedeli al dovere, più raccolti. Gesù disse a Suor Consolata: « Invece di perder tempo pensando tutte le tue mancanze e piagnucolando sulla tua miseria, fa' un atto d'amore che tutte le ripari! ».
c) Né dell'avvenire.
1) Non per i bisogni materiali, perché Dio che pensa ai gigli dei campi o agli uccelli dell'aria, maggiormente penserà a noi, suoi figliuoli.
2) Non per le prove spirituali e per i dolori futuri, perché Dio non permetterà che siamo provati più di quanto potremo sopportare; lo ha promesso espressamente e sarà fedele alle promesse (I Cor. 10.13).
3) Non per la previsione di non poter raggiungere quella santità e quella gloria eterna sperata. Sarà per noi quello che Dio vorrà. Cerchiamo di far sempre meglio e, per il resto, « In la sua voluntade è nostra pace ».
ILDEBRANDO A. SAN-ANGELO
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