giovedì 11 settembre 2025

Preghiera continua, lavoro, mortificazione, silenzio, nascondimento assoluto: tale era la sua vita.

 

ULTIMI ANNI E MORTE DI SUOR M. MARTA 


L'anno 1887 si chiudeva per noi con un doloroso sacrificio.  

Da circa un mese la nostra O. Madre Teresa Eugenia Revel era stata colpita da una bronchite, che ci aveva dato seri timori; già pareva rimettersi, allorché l'oppressione di cui soffriva da molto tempo, improvvisamente si portò al cuore: il pericolo divenne imminente e le si amministrarono gli ultimi Sacramenti. Al mattino del 30 dicembre, prima ancora che si potesse riunire la Comunità, sua Carità ci veniva subitamente tolta. 

Alcune Sorelle soltanto circondavano singhiozzando il letto su cui giaceva; le altre accorsero a questo grido desolante: “Nostra Madre è morta!” 

Il 4 gennaio 1888 Dio concedeva come Angelo consolatore alla nostra famiglia in lacrime, la Nostra O. Madre Giovanna Maria Spinella, antica compagna di noviziato della buona Suor M. Marta. Sei anni più tardi, nel 1894, la Nostra O. Madre Giovanna Francesca 

Breton le succedeva nella carica, e d'allora fino al 1917, queste due compiante Madri si alternarono nel governo della Comunità.  

Nostro Signore non permise che le nuove Superiore di Suor M. Marta avessero una conoscenza precisa delle grazie di cui aveva colmato la sua Serva.  

Considerando come un deposito di coscienza i Manoscritti che ne contenevano la confidenza, la Nostra O. Suor  

Deposta M. Alessia Blanc, li aveva rimessi, dopo la morte della N. O. Madre Teresa-Eugenia Revel, al Sig. Abate Collonge, nostro nuovo Confessore, e tali memorie dovevano rimanere nelle sue mani fino alla morte della Privilegiata del Signore. 

Le venerata Suor Maria Alessia morì nel 1893. Era stata una consolazione per la nostra Conversa il poter circondare delle sue attenzioni delicate durante alcuni anni, colei che fu l'ultima sua confidente e la cui morte doveva suggellare per lungo tempo il segreto dei divini favori. 

Suor M. Marta, ordinariamente così sensibile in queste occasioni luttuose, sembrò molto calma, nell'intima convinzione della felicità eterna dell'antica Madre che noi rimpiangiamo. Essa affermava che “non l'avevamo perduta”; e la sicurezza era così completa che una Sorella un giorno le domandò: “Ma infine, ditemi, l'avete veduta? - Ebbene! sì - confessò essa; e designando un angolo del suo piccolo dominio: “Io l'ho veduta lì, ma non ne saprete di più”. 

La nostra cara Sorella aveva raggiunto l'età di cinquantadue anni: una fase novella si apriva nella sua esistenza. 

Dietro sua istanza, in compenso della sua adesione generosa alla morte delle nostre due Superiore, N. Signore le aveva promesso il silenzio sui favori di cui la colmava, e che un velo sempre più impenetrabile, la terrebbe nascosta. Durante questo ultimo periodo, nulla comparve all'esterno delle grazie straordinarie di cui era favorita; nulla eccetto le lunghe ore in cui la pia Conversa rimaneva presso il Santissimo Sacramento, immobile, insensibile, come in estasi.  

Preghiera continua, lavoro, mortificazione, silenzio, nascondimento assoluto: tale era la sua vita. Ma in questo tempo, come il grano di senape gettato in terra, la devozione alle Sante Piaghe germogliava nei cuori.   

Qui, noi cediamo la parola alla N. O. Madre Giovanna Francesca Breton. Quasi tutti i seguenti particolari sono ricavati dal ristretto inedito della Vita di Suor M. Marta, scritta da questa rimpianta Madre che assisté la Serva di Dio nella lotta suprema e ne ricevette l'ultimo respiro

“Poco dopo la nostra prima elezione (1894), questa buona Sorella avvicinandosi con rispetto e umiltà: “Mia Madre, ci disse, il Buon Dio dice che può fare una Superiora con un LEGNO SECCO”. Non potemmo impedirci di sorridere a questo incoraggiamento inatteso, ma così a proposito, ammirando la perfetta semplicità con cui ci era presentato”. 

La chiusura dell'Educandato avvenuta nel 1904, fu un gran sacrificio per la nostra buona anziana. Per quasi quaranta anni essa aveva speso tutte le sue forze con abnegazione al servizio delle “nostre bambine”. Le “nostre bambine” le mancarono!  

Del resto... la terra era così triste, e così offeso le sembrava il suo Buon Maestro! 

Il passaggio delle nostre Sorelle esiliate, i pericoli che minacciavano, i preparativi che si dovettero fare in previsione di una eventuale partenza spezzavano il suo cuore, tanto più che Gesù restava muto a tutte le sue domande. 

Allorché noi la sollecitavamo di dirci se sapeva qualche cosa dei disegni della Provvidenza a nostro riguardo, essa non aveva che una parola: “Egli non dice nulla!..”. Che cosa significava tale silenzio al quale il Buon Maestro l'aveva così poco abituata? 

Solo ora, conoscendo tutte le sicurezze date altra volta alle nostre Madri e altresì le minacce di non mantenere le promesse “se venisse a rallentare l'amore, noi comprendiamo l'ansietà che opprimeva il cuore della nostra cara Sorella... Essa raddoppiava allora di fedeltà al “suo compito”, cioè l'offerta delle divine Piaghe di Gesù per la Comunità e le anime. Fino alla sua morte, soprattutto gli ultimi anni, tutta la sua vita spirituale sembrava ridursi a questo: “Io ho fatto il mio compito”, diceva essa alla Superiora nei suoi trattenimenti.   

Suor M. Marta invecchiò assai a quest'epoca, ma senza rallentare il suo zelo per la preghiera e per il lavoro, malgrado le sue crescenti infermità.  

Le bisognava molto coraggio per venire a capo di tutte le sue incombenze, per quanto semplificate: spazzature, raccolta dei legumi e dei frutti, ecc. Ma Nostro Signore seguitava a benedire tutto ciò che le veniva affidato. I fragolai, fra gli altri, fruttavano meravigliosamente. Quando la chiusura dell'Educandato ci obbligò a cercare qualche risorsa nei prodotti del nostro recinto, “le fragole di Suor M. Marta” furono molto apprezzate.  

Dalle quattro del mattino, la si poteva vedere curva fino a terra, malgrado le sue gambe gonfie e reumatizzate, per cogliere le belle e buone fragole di cui essa rimetteva, avanti le sei, un'enorme quantità alla nostra Sorella Economa. Le persone amiche, a cui erano vendute, trovavano in esse un sapore squisito di fragole dei boschi... Questa fragranza eccezionale veniva forse dal contatto del suo “Divin piccolo Aiutante?... Noi non lo sappiamo. Ma è certo che la si sentiva talvolta trattenersi con un essere invisibile e la diligenza straordinaria, anzi religiosa, con cui faceva la sua raccolta, provava che in ogni frutto essa vedeva il dono di Dio. 

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SUOR MARIA-MARTA CHAMBON

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