giovedì 30 aprile 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



PIO XII  HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 


Nel radio-messaggio natalizio del 23 dic. 1950, ebbe a dire: «Eppure - summa iniuria! - da parti ben note, Ci si muove l’accusa di volere la guerra e di collaborare a tal fine con potenze imperialiste... Che altro possiamo, Noi, rispondere, a così acerbo oltraggio, se non: scrutate gli agitati anni del Nostro Pontificato; indagate ogni parola sgorgata dalle Nostre labbra, ogni periodo uscito dalla Nostra penna; voi non vi troverete che incitamenti alla pace. Rammentate, specialmente, il fatale mese di agosto del 1939, quando, mentre più assillanti si facevano i timori di un sanguinoso conflitto mondiale... elevammo la Nostra voce, scongiurando, nel nome di Dio, Governanti e popoli, a risolvere i loro dissensi con comuni e leali intese. Nulla è perduto con la pace - esclamammo - tutto può essere perduto con la guerra!.. Provatevi a considerare tutto ciò con animo sereno e onesto, e dovrete riconoscere che, se vi è ancora, in questo mondo, straziato da contrastanti interessi, un porto sicuro, ove la colomba della pace possa posare, tranquillamente, il suo piede, esso è qui, in questo territorio consacrato dal Sangue dell’Apostolo e dei Martiri, ove il Vicario di Cristo non conosce dovere più santo né più santa missione che di essere instancabile propugnatore di Pace.

Così abbiamo fatto in passato. Così faremo in futuro, finché al Divin Redentore della Chiesa piacerà di lasciare sulle Nostre deboli spalle la dignità e il peso di supremo Pastore» 15.

E, in un discorso che tenne il 1° giugno 1943, a una “imponente rappresentanza dei lavoratori d’Italia”, disse: «Noi non ignoriamo... che una propaganda di spirito anti-religioso va spargendo in mezzo al popolo, e soprattutto nel ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra, e fornisce il denaro per continuarla; che il Papa non fa nulla per la pace. Mai, forse, fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa! Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di Noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi acconsentiteci, allo scatenarsi, e, poi, al proseguire e al dilagare della guerra, che nessuno più di Noi ha continuamente invocato e ammonito: pace, pace, pace! che nessuno più di Noi ha cercato di mitigarne gli orrori? Le somme di denaro che la carità dei fedeli mette a Nostra disposizione, non sono destinate né vanno ad alimentare la guerra, ma ad asciugare le lacrime delle vedove e degli orfani; a consolare le famiglie in angosciosa ansietà, per i loro cari lontani o dispersi; a sovvenire i sofferenti, i poveri e i bisognosi. Testimoni di tutto ciò sono il Nostro cuore e il Nostro labbro che non si contraddicono fra loro, perché Noi non neghiamo coi fatti quello che diciamo, e abbiamo la coscienza della falsità di quanto i nemici di Dio vanno, insidiosamente, spacciando, per turbare gli operai e il popolo, e, dalle pene della vita che essi soffrono, trarre argomento contro la fede e contro la religione, la quale, pure, è l’unico conforto e l’unica speranza che sostiene nel dolore e nella sventura l’uomo sulla terra... Dall’aperta realtà dei fatti e dell’Opera Nostra, ne andranno confusi quanti, con l’ingannevole loro parola, si studiano di rigettare sul Papato la responsabilità di tutto il sangue delle battaglie»16.

Nel radio-messaggio natalizio del 24 dic. 1943, affermò:
«La Nostra posizione, tra i due campi opposti, è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l’uno o l’altro popolo, verso l’uno o l’altro blocco di Nazioni, come è aliena da qualsiasi considerazione di ordine temporale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione. Voi ben comprenderete, perciò, quanto Ci riesca doloroso il vedere una propaganda ostile snaturare i Nostri pensieri e le Nostre parole» 17.

sac. Luigi Villa

Il buon samaritano delle vittime del demonio



Il demonio opera libero nel mondo 

Durante un successivo esorcismo il demonio mi conferma  di essere Lucifero; spesso però chiama in aiuto il suo amico  ‘eurigma’. Gli faccio osservare: “Ma se tu sei Lucifero, come  mai sei così debole da aver bisogno di chiedere aiuto?”. Poi  chiama anche ‘nigmistica’; fa un po’ di confusione, ma sembra  che sia un secondo suo gregario.  
Il nome del demonio a volte è legato alla finalità della fattura. Ad esempio una coppia di sposi fin dall’inizio del matrimonio sono stati colpiti da sofferenze e disturbi. 
La storia nasce da una donna gelosa che mal sopporta il  loro matrimonio. Voleva avere lei la prelazione. Si vendica facendo una fattura per rendere infelice la coppia. Già da 25 anni  vivono il loro calvario. Risulta essere colpa del demonio Asmodeo: ha il ruolo di dividere e rendere infelici le coppie colpite dalla sua possessione o vessazione.  
C’è chi non riesce ad accettare questa libertà e cattiveria del  demonio nel mondo. Si domanda: “Se Dio ha mandato i demoni all’inferno, perché devono ora godere la libertà di girare per  il mondo e di fare del male agli innocenti? Se Dio li ha condannati all’inferno, stiano dove li ha confinati.  
Già portiamo il peso della cattiveria degli uomini, perché  dobbiamo soffrire anche per la perfidia extra terrestre? Ci basta  la delinquenza che abbiamo in casa, e ne avanza: perché il Signore permette ai demoni tanta libertà a danno degli uomini?  Dobbiamo portare le conseguenze anche dei loro peccati?”. Ma  non sembra che il demonio la pensi proprio così.  
Mi ha detto: “Da come va il mondo oggi io ho campo libero  di fare quello che voglio”. Siamo noi che diamo la libertà al  demonio di regnare nel mondo e allontaniamo Dio. La sua presenza passa per le mani di persone divenute, per ignoranza, o  per volontà, o per cattiveria di altri, suoi strumenti. Cristo ha  portato le conseguenze dei nostri peccati e ne ha pagato il prezzo per liberarcene: questo ci ricorda che abbiamo poco da lamentarci, ma solo pensarci! 
Un’altra persona pensa: “Già abbiamo poco amore sulla  terra, e il demonio non può certo insegnarci l’amore, ma l’odio. Agisce solo per odio e vendetta, per rabbia e invidia”!  Lui stesso ha detto:  

“All’inferno si sta molto male perché non andiamo d’accordo, ci odiamo l’un l’altro”. Nella parabola è detto che l’uomo nemico nella notte andò a seminare la zizzania in mezzo  al buon grano. Il Padrone sconsigliò agli operai di sradicare la  zizzania per non strappare anche il buon grano.  
Alla fine il buon grano verrà raccolto e ammassato nei  granai, e bruciata la pula e la zizzania. Bisogna convivere, e  sopportare la zizzania in attesa dell’intervento finale di Dio  che porterà nei suoi granai i buoni, con i meriti acquistati nelle sofferenze e prove della vita. 

Più volte dico al demonio:  

“Ti farò soffrire sempre di più con la fede e la preghiera per stancarti e farti tornare all’inferno”. 

Lui in risposta:  

“All’inferno si sta peggio, si soffre molto: qui mi diverto a far soffrire gli altri e voglio portare Tobia con me, è mio”. 

Gli rispondo: “Rimarrai fin tanto che Dio te lo permette,  anzi finché non abbiamo pagato con la sofferenza e la preghiera il prezzo del riscatto. Allora te ne andrai umiliato, con  la coda fra le gambe come già ti è successo tante volte con  anime da te possedute: Tobia non è tuo, ma di Cristo, l’ha  comprato con il suo Sangue”.  
Nei primi incontri il demonio era molto più baldanzoso: si  mostrava sicuro di rimanere per sempre nel giovane, finché lo  avrebbe portato all’inferno. Pensava di farmi paura, di scoraggiarmi. 
Visto che sono più sicuro e coraggioso di lui, ha abbassato  la sua arroganza e ora mostra una certa paura. Non sa se e  quando dovrà andarsene; lotta con tutte le forze per rimanere,  con la speranza di riuscire a portare Tobia con sé.  Sa benissimo che la Madonna, quando meno se l’aspetta, gli scippa le  anime che tiene come sue. Ci rimane molto male e si vendica  bestemmiandola.  
Signore, aumenta la nostra fede in Te e noi cercheremo di  aumentare la nostra preghiera e fiducia in Te! 

FRATELLO ESORCISTA 

La santità sacerdotale



Una fonte di grazie per tutto il seminario


Credo che l’anno di spiritualità sia molto importante per quelli che lo seguono, ma anche per tutto il seminario. In effetti, là dove l’anno di spiritualità è incorporato agli altri anni di seminario, esso non è, credo, ininfluente sugli altri anni, perché sarebbe inverosimile che si facesse un anno di spiritualità e dopo si dicesse: Dopo tutto, adesso il mio anno di spiritualità è finito, ho altro da fare che ricercare la pratica delle virtù. Ora devo studiare la filosofia, la teologia, il diritto canonico, la Sacra Scrittura, ecc. Ho abbastanza materie da studiare senza occuparmi ancora di questioni spirituali.

Eppure, è proprio quello che ho sentito. Una volta terminato il noviziato, ricevevo i membri della mia congregazione dei Padri dello Spirito Santo come superiore del seminario di filosofia a Mortain. Venivano per due anni e si sentivano abbastanza spesso queste riflessioni: “Oh! Non siamo più al noviziato. Allora adesso possiamo prendercela un po’ più comoda. Il noviziato è passato, è finito! Adesso è tempo di cose davvero serie, la filosofia e la teologia”.

Allora, sfortunatamente, si vedeva diminuire progressivamente il desiderio della perfezione, delle virtù, della pietà, cioè tutta la formazione spirituale. Così, si era meno spirituali quando si andava in seminario di teologia che quando si usciva dal noviziato53!

Veramente , l’anno di spiritualità unito agli anni di formazione più speculativa, più intellettuale, fa bene e ricorda a tutti lo scopo del seminario. Negli studi di filosofia, di teologia e di tutte le altre discipline si dovrebbe trovare di che mettere in pratica tutte le fonti della vita spirituale. La filosofia e la teologia sono scienze meravigliose, che dovrebbero portarci alla contemplazione, alla lode di Dio ed all’umiltà54.

Conclusione: un anno trascorso accanto al buon Dio


Quest’anno di spiritualità aiuta i seminaristi ad avvicinarsi al buon Dio. Come dice la famosa frase di san Tommaso, “più s’impara a conoscere Dio e più ci si accorge che Lo si conosce poco55”. In effetti, a mano che ci si avvicina, per quanto poco sia, alla grandezza di Dio, ci si accorge che Dio ci supera infinitamente, e contemplarLo faccia a faccia costituirà la gioia dell’eternità. Noi abbiamo fin da quaggiù una certa conoscenza di Dio, una visione di Dio, ma tuttavia Dio è ancora più grande di quanto pensiamo e possiamo immaginare. L’anno di spiritualità ben compiuto deve dunque contrassegnare la vita intera del futuro sacerdote56.

Mons. Marcel Lefebvre


mercoledì 29 aprile 2020

Per ottenere la grazia della perseveranza



Se ti vediamo, o Signore non morremo.
Se confessiamo il tuo nome, 
non corriamo il rischio di perderti. 
Se ti preghiamo, saremo ascoltati. 
Rendici, o Signore, il vigore della nostra
forza primitiva, degnati di mantenerci in esso
senza interruzione sino alla fine. 
Dacci la grazia di esser confermati, fortificati,
fino alla piena statura
e fino al compimento perfetto. 
  
Preghiera su papiro

Le grandezze di Gesù



Elevazione alla ss. Trinità


Allo Spirito Santo

O Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, che da loro procedete in unità di origine e li unite l’un l’altro in unità di amore e di spirito! Spirito e Amore eterno che sussistete personalmente nella Divinità e divinamente chiudete le Emanazioni eterne! Io vi adoro e vi rendo grazie per quella operazione santa e ammirabile con la quale avete compiuto il sacro mistero della Incarnazione! Voi siete nella Eternità il termine divino della divina Emanazione, e siete pure nella pienezza dei tempi il Principio di un nuovo stato, dello stato cioè della Unione ipostatica il quale è la fonte e l’origine di tutte le operazioni sante, di tutte le emanazioni di grazia che il cielo e la terra riverenti ammirano!
Voi siete nella SS. Trinità il vincolo sacro tra le divine Persone, e nella Incarnazione congiungete una Persona divina ad una natura umana! Nella Trinità, dal Verbo Eterno, nel seno del Padre, ricevete la sua propria Essenza mentre da Lui procedete: e nella Incarnazione, per la vostra operazione, allo stesso Verbo Voi date, nel seno di sua Madre, una nuova Essenza, rivestendolo della nostra umanità!
O Spirito Santo! Voi siete Spirito di Amore, e sulla terra Voi compite quella operazione di amore, quella unione divina, quella alleanza incomparabile che congiunge la terra al Cielo, l’essere creato all’Essere increato e Dio all’uomo, con una unione sì stretta che ne risulta, per sempre, un Dio uomo ed un Uomo Dio.
Siate benedetto in eterno in questa vostra santa operazione che compie l’Incarnazione del Verbo e la suprema deificazione della nostra umana natura! Mistero ammirabile! Pur restando umana entro lo stato di questa unione divina, la nostra natura riceve la grazia increata e infinita in un essere creato, limitato e simile al nostro! Così la Santa Umanità di Gesù è come un nuovo roveto ardente davanti alla faccia di Dio, per la salvezza del popolo come il roveto di Oreb davanti alla faccia di Mosè: roveto che arde senza consumarsi, sempre roveto e sempre ardente, sempre roveto nelle spine della nostra umanità e sempre ardente nella fiamma della divinità!

Card. Pietro de Bérulle

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO



Ora comprendo meglio

Ora intendo meglio il martirio della tua Crocifissione, posso dire di essere crocifissa da te, con te, per te e posso darti il sangue del dolore che esce dal cuore con patimento indicibile.
Ora comprendo meglio l'immenso dolore della tua SS. Madre nell'impossibilità di soccorrerti, di sollevare i tuoi dolori, di prestare refrigerio alle tue labbra e conforto al tuo Cuore.
Questo dolore ineffabile è la misura dell'amore che tu hai Tesso nel nostro spirito e della felicità da cui doveva essere resa Tesso la vita dell'innocenza.
Adoro, o Signore, l'opera della tua creazione nelle bellezze della sua perfezione, e accetto in ispirito di riparazione la conseguenza del peccato. Ma mi rifugio con pieno abbandono nel Mistero della tua Redenzione, chiedendo per i suoi meriti, per il tuo Sangue e per la tua morte, di poter risollevarci dalla nostra prova più puri, più forti, più generosi e santi.
Sia fatta, o Signore, la tua volontà nella nostra vita, nella nostra morte, nei nostri dolori e nei nostri sacrifici, ora e sempre sia fatto, o Signore, il tuo santo volere. q. 1 : 17 maggio

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO

PREGANDO PER I FRATELLI NELLA D. V: PER RIDARE A DIO LA GLORIA



(tratto dagli Scritti sulla Divina Volontà della Serva di Dio Luisa Piccarreta)


Volume 11 Maggio 2, 1915
Pene di Gesù per i castighi. Le anime che vivono nella Divina Volontà, rivestendosi dell’Umanità SS. di Gesù possono disarmare la Divina Giustizia.

I miei giorni sono sempre più amarissimi. Questa mattina il mio dolce Gesù è venuto in uno stato tanto sofferente, da non sapersi ridire. Nel vederlo così sofferente, io, a qualunque costo avrei voluto dargli un sollievo, ma non sapendo che fare me L’ho stretto al cuore ed avvicinandomi alla sua bocca, con la mia cercavo di succhiare parte delle sue interne amarezze. Macché…! Per quanta forza facevo nel succhiare non ci veniva nulla; ritornavo agli sforzi, ma tutto inutile. Gesù piangeva; io piangevo nel vedere che in nulla potevo alleviare le sue pene. Che strazio crudele! Gesù piangeva ché voleva versare, ma la sua Giustizia Gliel’impediva; io piangevo nel vederlo piangere e che non potevo aiutarlo…! Sono pene che mancano i vocaboli per ridirle! E Gesù, singhiozzando, mi ha detto: “Figlia mia, i peccati strappano dalle mie mani i flagelli, le guerre. Io son costretto a permetterli e, nello stesso tempo, piango e soffro con la creatura”.
Io mi sentivo morire per il dolore e Gesù, volendomi distrarre, ha soggiunto: “Figlia mia, non ti abbattere; anche questo è nella mia Volontà, perché le sole anime che vivono nella mia Volontà sono quelle che possono far fronte alla mia Giustizia. Solo quelle che vivono del mio Volere hanno libero l’accesso d’entrare a parte dei decreti divini e perorare per i loro fratelli.
Quelli che soggiornano nella mia Volontà sono quelli che posseggono tutti i frutti della mia Umanità, perché la mia Umanità aveva i suoi limiti, mentre la mia Volontà non ha limiti, ed Essa viveva nella mia Volontà, inabissata dentro e fuori. Ora, le anime che vivono nella mia Volontà sono le più immediate alla mia Umanità, e facendola loro [propria], perché a loro L’ho data, possono presentarsi investite di Essa, come un altro Me stesso, innanzi alla Divinità, e disarmare la Giustizia Divina, ed impetrare rescritti di perdono per le pervertite creature. Esse, vivendo nella mia Volontà vivono in Me, e siccome Io vivo in tutti, anche loro vivono in tutti ed a pro di tutti. Vivono librati in aria come sole, e le loro preghiere, atti, le riparazioni e tutto ciò che fanno, sono come raggi che scendono da loro a pro di tutti”.

INTERVISTE COL MALIGNO



FINE DELLA VICENDA

A conclusione di questa vicenda, avvenne un fatto inatteso. Da vari giorni mi portavo  nell'animo il peso di un grosso debito di gratitudine alla Madonna, dinanzi alla quale  avevo sentito il primo impulso a scrivere queste pagine e di averlo potuto fare con una  protezione che mi mise al sicuro da ogni possibile brutto scherzo del Maligno. 
Un pomeriggio mi recai nella chiesa in cui quella cara immagine è venerata e,  inginocchiato ai suoi piedi, cominciai a ringraziarla. Dopo pochi minuti, proveniente  dalla prima fila di banchi, dov'era stata anche lei a pregare, mi venne incontro la  donnetta dell'altra volta. Mi colpirono ancora i suoi occhi luminosissimi e dolci e il  sorriso incantevole. 
- "Beh, è contento di aver obbedito?"  
- "Ma, scusi, signora... " 
- "No, signorina." 
- "Non potrebbe dirmi, signorina, chi è lei?"  
- "Oh, non importa, non importa. " 
- "Mi importa molto, invece, sapesse che impressione mi lasciò quella sera!" 
- "Le ho fatto paura?" 
- "No! Ma mi sembrò che mi avesse letto nell'animo. Sa che cosa pensai? O è una strega  o una santa. " 
Una risata divertentissima: "Né l'una, né l'altra. Quanto al mio nome non conta. Non  serve e la prego di non cercarlo. Le dico solo che sono contenta che lei abbia obbedito".  - "Si vede che è molto interessata a questa faccenda. " 
- "Si, moltissimo! Ecco, ora le dirò". Prese una sedia che era lì accanto, mi sedette a  fianco e cominciò. 
- "Avevo diciotto anni. Gli studi andavano benino. Due miei fratellini erano morti prima  che io nascessi. Vivevo col papà e con la mamma, due cristiani che facevano la  Comunione tutte le domeniche. Io seguivo il loro esempio. Ero di carattere dolce e  sereno. Obbedire non mi costava affatto. " 
"Una sera, dopo cena, mi misi come di solito a studiare nella mia cameretta: dovevo  preparare un esame abbastanza difficile. Improvvisamente fui sorpresa dall'apparizione  di un ragno gigantesco che si muoveva sulla parete di fronte. Aveva gli occhi gialli,  mobili e incandescenti e mi fissava. Il terrore mi strappò un grido acutissimo, ma  proprio in quell'istante la bestiaccia mi fu addosso, mi avvolse e poi scomparve dentro  di me. " 
"Ciò che avvenne me lo raccontarono i miei genitori. Buttai per aria sedie, macchina  per scrivere e comodino. Rovesciai il letto, fracassai una cristalliera e calpestai  un'immagine del Sacro Cuore. Con l'aiuto di alcuni vicini mi legarono, ma solo a fatica.  Poi mi addormentai. La mattina dopo cominciò una via crucis che doveva durare tre  anni. Visite mediche, consulti di specialisti, ricovero in case di cura, medicine a non  finire. Una camicia di forza la strappai come se fosse di carta. Ma dopo le diagnosi più  strane nessuno riusciva a capirci nulla. Gli attacchi mi prendevano a intermittenza.  Quando ero tranquilla potevo anche frequantare l'università e studiare. Attendevo,  come prima, alle faccende di casa con la mamma. Soltanto non potevo più andare in  chiesa, o parlare di Messa, di Comunione, o di cose sacre. Allora gli attacchi mi  riprendevano ed erano guai". "Solo un piccolo frate che frequentava casa nostra,  presente una volta alle mie scenate, ebbe il sospetto del vero male. 'Questa figliola è  vittima di una possessione diabolica. Qui i medici non possono farci nulla. Ci vuole un  esorcista.' Venne un santo sacerdote autorizzato dal Vicariato. Ciò che avveniva  durante le sue preghiere potrebbe riempire un libro. Mi dissero che bestemmiavo da far  paura e che insultavo in latino, in greco, in ebraico il povero sacerdote; che neanche  due o tre persone riuscivano a tenermi, che mordevo come un cane arrabbiato. Urlavo e  graffiavo a sangue chiunque mi venisse a tiro. Sputavo in faccia a tutti, anche al  Crocifisso. Strappai un rosario alla mamma, buttai in faccia al papà un bicchiere di  acqua santa, perché le sue gocce mi scottavano come spruzzi di acqua bollente." 
- "Lei non si accorgeva di nulla? Non era mai cosciente di ciò che diceva e di ciò che  faceva?" 
- "Quasi mai. Quel maledetto che stava dentro di me faceva tutto e mi faceva dire quelle  orribili cose. Soffrivo molto: sembrava che mi si schiantassero le ossa, che mi  soffocassero, che un fuoco mi bruciasse dentro. Il mio ospite si calmava soltanto quando  l'esorcista, stanco, interrompeva le preghiere, metteva da parte l'acqua santa e se ne  andava. Il mio nemico non voleva, e me lo diceva ripetutamente, che ricevessi in casa il  padre che faceva l'esorcismo. Lo chiamava il porco. 'Se fai tornare quel porco ti  ammazzo, ti porto via con me!'. Una collega universitaria, che più volte si trovò  presente, mi descrisse i lineamenti sconvolti e quasi bestiali che assumeva il mio volto, i  contorcimenti atroci del corpo, gli occhi stravolti e che facevano paura, le parolacce  che mi uscivano di bocca. Vomitavo che non le dico. Vomitavo chiodi, pezzi di ferro,  frantumi di vetro senza che la bocca facesse sangue." 
"Una volta che il padre impose a quel bestione di rispondere perché si agitava  tanto al solo vederlo e sentirlo recitare le preghiere del rituale, intesi bene questa  risposta: 'Perché qui io voglio stare in casa mia; soprattutto voglio starvi nascosto. Tu  invece mi obblighi a scoprirmi ed è ciò che io non voglio. Non voglio essere scoperto.  Non voglio obbedire ai tuoi ordini. Vattene!'. 
Tre lunghi anni di sofferenze. Poi finalmente il padre riuscì a liberarmi, io non ricordai  più nulla. Solo una grande spossatezza." 
- "Che brutta esperienza dev'essere stata!" 
- "Però il Signore mi ha voluto bene e in seguito mi ha colmato di grazie. Anche la  Madonna mi è stata sempre vicina. " 
- "Fu una prova che preannunciava i doni divini." 
- "Sì... Ma io volevo dirle questo: che ha fatto molto bene a scrivere dell'angelo delle  tenebre. Capisco, quasi nessuno le crederà. Ma comunque non bisogna tacere. Quello  ricorre a tutto pur di non farsi scoprire. Vuol lavorare di nascosto e ci riesce. Voi  sacerdoti dovreste essere più coraggiosi nello smascherarlo. Il Signore vi accorda  contro il demonio un potere di cui voi non vi rendete conto. Quando arriva a  impossessarsi di una povera creatura, solo voi potete sfrattarlo. Egli ha una paura  incredibile di voi sacerdoti. Perciò vi odia con tutto se stesso e più degli altri vi  circuisce e vi tenta per farvi cadere. Sono tante le vittime che va facendo tra di voi. E  pensare che ci sono ornai troppi preti che non credono più nel diavolo e in ciò che va  facendo! Ne parlano per divertimento, per burla; non pensano più che si tratta del loro  più feroce nemico. Quanto è triste questo! Non si curi di ciò che diranno per quello che  ha scritto. Li lasci ridere. Molto di più il diavolo ride di loro. Affidi il suo scritto nelle  mani di Lei e non si preoccupi di nulla. La grazia di Dio potrà servirsi di quelle pagine  per illuminare tante anime e questo non è poco. Dio la benedica. " A questo punto, la  donnetta, col volto divenuto di nuovo sorridente, si alzò, fece una genuflessione verso  l'altare, mi salutò e andò via. 
Restai con la convinzione di aver incontrato una di quelle anime nascoste che sono  molto care a Dio. La curiosità di sapere qualcosa di lei era stata forte, ma la sua  fermezza nel voler mantenere il riserbo fu così netta che non ebbi il coraggio di  forzarla. 

P. Domenico Mondrone S. J.

Preghiera di Madre Mectilde de Bar (Atto di offerta nella Santa Messa)



Divino Gesù, mi unisco alla grazia del tuo divino Sacrificio. Tu sei la mia Ostia ed io la tua, o, per meglio dire, io sono una stessa ostia con te.
Ti offro al tuo eterno Padre per me; e mi offro e mi consacro a te per renderti infinitamente grazie di tutte le misericordie che ricevo dalla tua adorabile bontà in questo augusto mistero della santa Messa.Mio Dio, io voglio ciò che tu vuoi, io voglio amare ciò che tu ami, io voglio vivere unicamente per te, io rinuncio e disapprovo tutto ciò che ti è contrario in me.
Vivi e regna, Gesù, perché sei il mio Sovrano, e voglio con tutto il cuore dipendere da te eternamente.
Mio Dio, intendo e desidero ad ogni palpito del mio cuore, adorare, amare e compiere perfettamente la tua santissima volontà.

ANGELI IN AZIONE



l’angelo della provvidenza

Una volta il profeta Elia si trovava in pieno deserto, dopo esser fuggito da Gezabele e, affamato e assetato, voleva morire. “... Desideroso di morire ... si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: Alzati e mangia! Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: Levati e mangia, perché è troppo lungo per te il cammino. Si levò, mangiò e bevve: Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb”. (1 Re 19, 4-8)..
Così come l’angelo diede da mangiare e da bere ad Elia, anche noi, quando siamo in momenti d’angoscia, possiamo ricevere da mangiare o da bere attraverso il nostro angelo. Può accadere con un miracolo o tramite l’aiuto di altre persone che dividono il loro cibo o il loro pane con noi. Per questo Gesù nel Vangelo dice: “Date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14, 16).
Noi stessi possiamo essere come degli angeli della provvidenza per coloro che si trovano in difficoltà. 

Padre ángel Peña O.A.R.

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )


TENTAZIONE E SERENITÀ

21. In quello stesso torno di tempo, mentre Francesco dimorava nel luogo della  Porziuncola, fu assalito per il bene del suo spirito da una gravissima tentazione.  Interiormente ed esteriormente ne era duramente turbato, tanto che alle volte sfuggiva la  compagnia dei fratelli perché, sopraffatto da quella tortura, non riusciva a mostrarsi loro  nella sua abituale serenità.
Si mortificava, si asteneva dal cibo e dalla conversazione. Spesso si internava a pregare  nella selva che si stendeva vicino alla chiesa, per dare liberamente sfogo all’angoscia e  al pianto in presenza del Signore, affinché Dio, che può tutto, si degnasse d’inviargli dal  cielo la sua medicina in quella così violenta tribolazione. E per oltre due anni fu  tormentato giorno e notte dalla tentazione.
Accadde che un giorno, mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria, gli fu detta  in spirito quella parola del Vangelo: «Se tu avessi una fede grande come un granello di  senape, e dicessi a quel monte di trasportarsi da quello a un altro posto, avverrebbe  così.
Francesco domandò: “E quale è quel monte?”. Gli fu risposto: “Il monte è la tua  tentazione”. Rispose Francesco: “Allora, Signore, sia fatto a me secondo che hai detto”.  E all’istante fu liberato, così che gli parve di non avere mai sofferto quella tentazione».

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

IL SEGRETO DELLA CROCE



IL GAUDIO DELLA CROCE

Il gaudio della croce è tanto profondo, fino e gustoso, che non lo potrà comprendere se non colui che lo sperimenti; e si va assaporando soltanto nella misura in cui si cerca la gloria di Dio, facendosi vita nell’anima la frase dell’Apostolo:
«Vivo io, non più io, ma è Cristo che vive in me». (10-11-75)

Com’è dolce la croce quando si ama! Ma soltanto l’amore è capace di abbracciarla con gaudio; per questo Gesù, che è l’Amore infinito, si inchiodò sulla croce per amore al Padre e agli uomini. (21-1-75)

La Chiesa ha bisogno di noi; perciò, il nostro riposo è nella croce. (10-3-76)

Amore, quando soffro, godo; e quando godo, soffro, perché nel soffrire ti glorifico e, nel godere, il desiderio di farti conoscere mi immola. (1-3-61)

Gesù, ogni volta che soffro mi unisco di più a te, ed allora il mio dolore si converte in gioia. (25-3-61)

Sorrido perché soffro e soffro sorridendo. Quale pace d’amore inonda l’anima mia perché l’ingratitudine mi avvolge, perché la pena mi avvicina all’Amore, perché il mio essere sospira per trovarti! (10-9-63)

L’amore non sta nelle parole, ma in un morire gioioso, nella totale crocifissione dell’io, con Cristo crocifisso. Quale gaudio dà il soffrire per dare gloria a Dio e vita alle anime...! In ciò deve consistere il riposo dell’anima sacerdotale. (1-2-64) 

Il segreto della croce racchiude un gran diletto, e questo è sapere che stiamo sulla croce con Cristo, il quale per amore nostro morì crocifisso. (1-2-64)

Che mistero! Come potrà dare il soffrire un così profondo sapore di eternità? Signore, insegnami a soffrire come Tu soffri e ad amare come Tu ami, anche se debba morire come Tu muori. (7-3-67)

L’amore di Dio è, nell’anima, luce che, illuminando il cammino della fede, ci fa portare la croce di Cristo con gaudio spirituale, nella pienezza della pace che riempie il cuore dei figli di Dio. (27-5-75)

Nel patire incontrai la beatitudine d’amare l’Amore per amore del suo amore. Che gioia poter amare così! (8-8-71)

L’assaporabile gaudio di poter soffrire per Dio soltanto lo dà l’amore. (8-8-71)

Il mio gaudio è nella croce, perché questa è stata la maniera che Dio ha scelto per glorificare se stesso. (14-8-74)

Nella morte delle mie forze fisiche che si esauriscono, provo gaudio spirituale per poter dare a Dio cose tanto costose e incomprensibili. (25-4-75)

È così dolce e pacifico patire con Cristo crocifisso, che il soffri e è godere in frutti di vivificazione per gli altri! (6-1-75)

Come è dura la croce, mio Signore! Ma, com’è dolce abbracciarla per amor tuo! (10-12-74) 

Ho tanta gioia e pace, quanto pena; sovvrabbondo di gaudio nell’assaporamento pacifico dello Spirito Santo per il contatto della croce. Vale la pena soffrire con Cristo, poiché la sua croce è nettare saporoso di divinità! (6-1-75)

In questi giorni godo poiché soffro nell’assaporamento della croce. Nella croce è l’Amore; e l’Amore è sapienza assaporabile di dolcezza infinita. Io voglio abbracciare la mia croce per dare, in essa, gloria a Dio e vita ai miei figli. (9-7-75) 

Il grande segreto della croce sta nel soffrire contenti di dare amore all’Amato. Se sapessimo il mistero della croce e il grande segreto che racchiude il soffrire per amore del Crocifsso divino...! (1-2-64)

Signore, io so che nell’eternità la mia purezza d’amore starà nel godere del fatto che Tu sei la Felicità infinita fluente in tre Persone, in te, da te e per te; e che la purezza del mio amore sulla terra te la dimostrerò nella misura in cui abbraccerò Cristo, e Questi crocifisso, trovando nel soffrire per darti gloria il gaudio del grande segreto della croce. (1-2-64)

La croce è il trionfo dell’amore, e per questo ci accompagnerà sempre la pace sacra che in essa è data. (6-1-75)

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

Ma le vie malvagie del demone stanno ora controllando in molti modi gli affari della Chiesa di Mio Figlio a danno di tutti i figli di Dio qui sulla Terra.



Nostra Signora di La Salette

Avevo avvertito i bambini di La Salette della crisi all'interno della Chiesa, facendo riferimento in particolare ai sacerdoti che erano "pozzi neri dell'impurità"; una verità che è diventata nota a tutti voi degli scandali che hanno fatto a pezzi la Chiesa di mio Figlio, poiché i miei avvertimenti ai bambini di La Salette non sono stati affrontati dai Padri della Chiesa, né allora né adesso.
Così è ora che la Chiesa di Mio Figlio è in grande crisi, a causa dei peccati di molti sacerdoti, vescovi e cardinali, e il fallimento dei Pontefici a Roma di affrontare adeguatamente gli scandali. Ma questo fallimento è solo uno dei fallimenti della Chiesa in questi tempi finali che si sono verificati.
Il più grande fallimento dei leader e dei seguaci nella Chiesa di Mio Figlio oggi è l'incapacità di sconfiggere il fumo di satana che è penetrato nella Chiesa, di nascosto e in segreto da decenni ormai. L'infestazione del demone e dei suoi seguaci fu fatta intenzionalmente, pazientemente e sottilmente, così che i veri seguaci di Mio Figlio, Gesù Cristo Redentore, non avrebbero lanciato l'allarme e salvato la Chiesa dal malvagio e dai suoi servi.
Come tua Madre celeste, ora sto suonando l'allarme per tutti i figli di Dio di riconoscere che il fumo di Satana , del demone, Lucifero , non solo ha permeato la gerarchia della Chiesa di Mio Figlio, ma le vie malvagie del demone stanno ora controllando in molti modi gli affari della Chiesa di Mio Figlio a danno di tutti i figli di Dio qui sulla Terra.
Chiedo a tutti i figli di Dio in questi ultimi tempi di focalizzare la vostra attenzione sulla gerarchia della Chiesa, sia dove vivi che a Roma, e di discernere quelli tra la gerarchia della Chiesa che stanno portando la Chiesa fuori strada nella sua missione , che è la salvezza delle anime attraverso il Signore e Salvatore, Gesù Cristo, e non attraverso il suo nemico, Lucifero , che devo riferirti con grande tristezza viene adorato come l '"illuminato" anche tra molti della gerarchia della Chiesa di Mio Figlio.
Ciò è accaduto a causa delle antiche società occulte e segrete che si sono infiltrate nella Chiesa attraverso i secoli fino al punto in cui vi è una grande lotta all'interno della Chiesa ai massimi livelli tra i seguaci di Lucifero e i veri credenti nel Signore e Salvatore, il tuo Redentore, Gesù Cristo.
Come ho avvertito a La Salette ai bambini e in seguito a te nei miei Messaggi dal cielo, un momento di crisi sarebbe sceso sulla Chiesa di mio Figlio, un tempo in cui i cardinali sarebbero stati contrapposti ai cardinali, ai vescovi contro i vescovi e ai sacerdoti contro i sacerdoti. Adesso è arrivato quel momento.
C'è qualcuno tra voi ora che non è consapevole dell'influenza del diabolico sulla gerarchia della Chiesa? C'è qualcuno tra voi che non è consapevole che esiste una grande divisione che sta dividendo la Chiesa di mio Figlio? Se non sei così consapevole, devi individualmente, attraverso la preghiera e il discernimento, aprire gli occhi e rimuovere le squame e diventare vigile degli attacchi alla Chiesa di Mio Figlio. Ned Dougherty
1 ottobre 2017  Estratto

MORTE AL CLERICALISMO o RISURREZIONE DEL SACRIFICIO UMANO




Monsignor Gaume

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE



LA TERZA TESTIMONIANZA

Il terzo e più splendido testimonio è la vita stessa di Geltrude, che fu un continuo anelito alla ricerca della gloria di Dio. Non solo la ricercava, ma la promuoveva con tale ardore da sacrificarle l'onore, la vita e perfino la sua stessa anima. La verità di tale testimonianza brilla nel S. Vangelo, là dove Nostro Signore afferma: « Chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato, è veritiero, e in lui non vi ha ingiustizia» (Giov. VII, 18). Oh, fortunatissima quell'anima che può trovare approvazione nelle pagine del S. Vangelo! A lei si applicano anche le parole della Sapienza: « Il giusto ha il coraggio del leone» (Prov. XXVIII, 1). Infatti ella era così appassionata della divina gloria da disprezzare qualsiasi noia, o contrarierà, pur di sostenere i diritti della giustizia e della verità.
Per procurare onore a Dio e salvezza alle anime, non si saziava di raccogliere scritti spirituali che poi diffondeva senza mai pensare ad averne riconoscimento umano. Regalava tali scritti soprattutto alle persone che potevano trarne maggior profitto; quando poi s'accorgeva che, in certi ambienti, i libri della Sacra Scrittura facevano difetto, s'interessava per procurarne parecchie copie e guadagnare cuori a Cristo. Per questa nessun sacrificio le tornava gravoso: sonno scarso, pasti ritardati, comodi personali tenuti in non cale, le riuscivano più di gioia che di pena; bene spesso arrivava persino a troncare le dolcezze della contemplazione, pur di recare una parola di sollievo ad anime afflitte, o compiere altri doveri di carità. Come il ferro immerso nel fuoco si trasforma tanto da sembrare fuoco, così l'anima sua, infiammata dal divino amore, si era trasformata in luce di carità per la salvezza delle anime.
Quantunque, per quanto ci consta, non ci fosse sulla terra, a quei tempi un'anima che avesse comunicazioni divine pari alle sue, per elevatezza e frequenza, pure ella viveva inabis sata nell'umiltà più sincera e profonda.
Intimamente convinta che nessuno fosse di lei più indegno dei divini favori, non aveva il minimo dubbio che le venissero accordati al solo scopo di seminarli, come grana prezioso, in terre più feraci. Il lasciare nascosti tali tesori nella sentina e nell'immondezzaio del suo cuore non era che un disonorarli, mentre solo il giorno in cui venivano affidati a un altro più degno di riceverli, avrebbero incominciato a fruttificare per Nostro Signore, e diventare pietre preziose, incastonate in monili d'oro. Con ingenua fede ella credeva che gli altri, per la purezza e la santità della loro vita, davano più gloria a Dio con un solo pensiero, di quello che potesse far lei con la donazione di tutto il suo essere, per la sua vita negligente ed indegna.
Questa la vera ragione che la decise a rivelare i favori che riceveva da Dio: giudicandosene indegna, non supponeva che fossero stati offerti per lei, ma per salvezza dei fratelli. 

RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE