venerdì 19 luglio 2019

AVVISI DALL'ALTRO MONDO SULLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO



Bonaventura Meyer:

Dalla vita della possessa 
 
Gioventù 
 
Su richiesta dell'editore, la possessa ha scritto una biografia. Malgrado che la donna, visto il suo stato dì salute e la grande distanza dal suo paese campestre, lontano dal luogo con scuole superiori, poteva frequentare soltanto la scuola popolare ha, malgrado ciò, un’intelligenza di media elevata, una comprensione facile e buona memoria. Dalla sua biografia, scritta a macchina da lei stessa, riportiamo quanto segue (tralasciamo per ragioni di discrezione i nomi dei luoghi, raccorciando per ragioni di spazio, le annotazioni): 

«I miei genitori abitavano in un piccolo podere. Il luogo era molto remoto. 
Sono nata nel 1937, esattamente nella domenica scapolare, in cui si festeggiava l’ammissione dei fanciulli nella Confraternita Scapolare. Il martedì successivo venni battezzata. Secondo le dichiarazioni di mia madre, gridai incredibilmente come bambina lattante e non dormivo quasi mai o almeno considerevolmente poco. La madre si faceva per questo grandi pensieri per me. Benché dava l’impressione, come se qualche cosa negli intestini non fosse in ordine, questa presunzione non provava lo stato preoccupante o almeno non del tutto. 

In primavera 1944 mi recai per la prima volta alla scuola. Ero una bambina timida, molto calma. L'imparare mi era facile. Particolarmente leggere, scrivere e raccontare non presentavano nessun problema per me. Il mio luogo preferito era al ruscello in mezzo a fiori e erbe. Sovente sì accompagnavano anche i mici compagni di giuoco, parlavamo su cose diverse, di cui i bambini di questa età sogliono parlare, lasciando ciondolare le gambe nell’acqua. 
Parlavamo spesso anche in abbondanza di cose religiose come pure del cielo, dell’inferno e del purgatorio. Tra il secondo e il terzo anno di scuola avvenne il tempo della mia prima comunione. L'ho presa molto seriamente e mi preparai meglio che potevo, Del resto il tempo di scuola passò senza incidenti notevoli. Andai già molto spesso sui canapi e cercai di rendermi utile. Anche i miei fratellini occupavano una gran quantità di tempo e di lavoro. 

Dopo la mia prima comunione andai quasi giornalmente alla santa messa e alla santa comunione. Sentii però che la grazia era meno presente quando ero più negligente nella frequenza della messa o quando pregavo di meno. A tredici armi ebbi però una volta da sopportare un assalto, secondo la mia impressione, più o meno grave, da parte degli altri bambini. Correva voce, che io fossi una "bigotta" e che volessi andare certamente nel convento. Ero profondamente confusa, ma la mia nonna mi assicurava dicendo: "Beh, non ascoltare gli altri bambini, non lo capisco. Quel che importa è soltanto come tu stai davanti a Dio”. In seguito a ciò cercai di dimenticare le osservazioni dei compagni di scuola, ma purtroppo mi avevano colpita profondamente. Per lo più andavo volentieri in chiesa, e quando il coro della chiesa cantava alla messa solenne, gli altari erano ornati con fiori e si spandeva il profumo dell’incenso, avevo l’impressione che noi tutti, che ci trovavamo in chiesa, fossimo molto vicini al cielo». 

Irrompe la notte 
 
«Qualche tempo dopo la morte della nonna (1951) venne per me un’epoca di dure lotte e di sbigottimento. Timori e scrupoli s’impadronivano tutto d’un colpo della mia anima, che non avevo ancora mai sentito prima. Questo non era solo durante un piccolo scorcio di tempo, ma si protraeva paurosamente oltre. Non ero più me stessa, significa che i miei sentimenti per Dio e i miei principii rimanevano gli stessi, ma tutto il mondo di sentimenti cominciò a crollare, e mi trovai in mezzo a grandi tribolazioni, Sentivo soltanto vagamente e senza partecipazione intima. Le cose pesanti e le sofferenze invece le sentivo in maniera esagerata, cosicché mi trovai spesso come quasi spezzata. Le idee venivano e se ne andavano. Qualunque cosa pensavo, non trovavo in nessuna parte una luce. Quello però che era difficile, era che non potevo più troncare questi pensieri. Tutto era come ottuso e spento. Un giorno - credo fosse Tutti i Santi 1952 (dunque a 15 anni) - dissi molto triste a mia madre: "Mamma, mi sembra di essere il sentimento in un duro brando". Mi disse alcune parole di fiducia ed aggiunse che tutto si aggiusterà di nuovo. Che solo dovevo aver io stessa la volontà e cercare il piacere. Ma era appunto questo: non lo trovavo, benché lo cercassi con tutte le forze.  

Per quanto riguarda la volontà, cosa avrei dato se avessi ritrovato la libertà di una volta. Ma non era nel mio potere. La mia paura aumentava ed io non sopportavo più di restare sola nella mia camera, cosicché mio padre cambiò la camera ed io potei andare da mia madre. Benché mia mamma si trovasse vicina a me, mi si strozzava la gola per la paura e il terrore. Il cuore mi batteva fino alla gola e un orrore profondo come un abisso s’impadroniva di me, cosicché potevo parlare ancora solo con pena. La paura e il tormento trapanavano, ed un’ora mi sembrava una mezza eternità. A parte questo avevo però il sentore, come se Dio volesse, che io accettassi questa sofferenza per la salvezza delle anime. Cercai di consentire. In quella notte successe inoltre qualcosa di straordinario, che mi incitò ad accettare questa sofferenza. Se dico accettare vorrei quasi dire, che questo successe in questa notte, quando pronunciai il mio consenso. Più tardi volevo sfuggire sempre nuovamente a questa sofferenza, e supplicavo spesso e sovente il cielo, di concedermi ancora il sonno e la salute dell’anima. Ma non mi fu concesso, almeno lungamente no. 

Questo era solo l’inizio dell’insonnia totale, ed allora era ancora più facile di accettare ciò, così come lo voleva Dio, Più tardi si dimostrò, che mi dimenavo e piegavo miseramente in mezzo a queste tenebre e non trovavo una via d’uscita. Questo supplizio era da allora giorno e notte la mia parte, e non c’era nessuno che potesse aiutarmi. La mia madrina venne con me dal medico lontano più di un’ora. Questi disse, che fui colpita da infiammazione alle reni e alla vescica, e che, come si esprimeva, il mio sistema nervoso era gravemente estenuato. Mi diede medicine, ma era sempre peggio, e dopo qualche tempo il medico mi condusse all’ospedale». 

Così venne torturata la povera creatura umana dal 14° anno di vita. Come aiuto casalingo - interrotto da cure mediche senza riuscita e soggiorni brevi all’ospedale - ha trascorso gli anni seguenti. Con suo grande dispiacere dovette farsi estrarre i suoi bei denti per ordine di un medico, che lì credeva di vedere la ragione del male. Ma non cambiò niente al suo stato, salvo il fatto che la povera donna ne soffriva ancora di più. La provvidenza di Dio introdusse un giovane presso di lei, senza mezzi, ma dabbene. Sposò costui nel 1962 malgrado fosse sconsigliata da parte dei congiunti. 

La donna oggi quarantenne partorì in seguito quattro cari bambini, per la cui gravidanza e nascita non provava nessun miglioramento della sua inspiegabile sofferenza, anzi!... Indebolita ulteriormente dovette essere portata nuovamente in istituti e case di cura, ma venne dichiarata dagli specialisti - ultimamente da una clinica di fama mondiale - di mente normale, e congedata come un caso inspiegabile. 

Iniezioni, elettroterapia e trattamenti le causarono sofferenze ulteriori insopportabili, appena interrotte da alcuni sprazzi di luce. 

Verso l’anno 1972 subentrò un breve miglioramento. Lei ne scrive: «Si è trovato per caso, che soffrivo di una carenza quasi completa di fosforo. 
Ricevetti delle capsule ed infatti si constatò un miglioramento dello stato generale. In quanto effettivamente il fosforo fosse colpevole cd in quanto la permissione di Dio avesse cooperato, che io abbia finalmente trovato miglioramento, non lo so. Potevo, se non dormire - se si intende questo come dormire - almeno però cadere in torpore o tutt'al più sonnecchiare. Gli stati di angoscia diventarono sempre più rari, anzi riuscivo perfino a ridere, e potevo, anche se non perfettamente, fare i lavori casalinghi. 

Mio marito era felicissimo, ma probabilmente nessuno era più sollevato di me. 
Potevo allora riavere due figli con me, del che ero oltremodo felice. 

Glorificavo e lodavo Dio e gli ero molto riconoscente per questa liberazione finalmente avvenuta. Ma peraltro vedevo pure, o credevo di vedere, che la sofferenza era pure una grazia, per quanto pesante e schiacciante essa fosse. 
E così pensai sovente, che Egli sapeva bene, perché mi aveva condotta attraverso queste tenebre». 

Esorcismi e rivelazioni 
 
Nel 1974 avvenne una ricaduta grave. «Mia sorella mi condusse da un brav’uomo, che aveva già prestato aiuto a molti. In sua presenza venivo scossa repentinamente al mio braccio destro, senza che io stessa l’avessi mosso. D’un tratto l'uomo gridò: "Io credo, che voi siete ossessa!" Mi recai dopo da un sacerdote, che pur essendo scettico, mi fece un esorcismo. Egli constatò poi, che tutti gli indizi di una ossessione erano presenti». 

Con scongiuri penosi e lunghe preghiere un esorcista sperimentato poté finalmente realizzare una breccia decisiva. Dopo ripetuti scongiuri sono dovuti comparire ad intervalli demoni, umani e angelici, anzi riuscì un esorcismo temporaneo, ma tutti i demoni ritornarono. Era stato chiesto, che un vescovo avesse dovuto dare il permesso per un esorcismo pubblico e che se ne fosse reso garante. 

L’8 dicembre 1975 cinque esorcisti ebbero il permesso per il grande esorcismo. 
Seguirono altri scongiuri in circolo ristretto, durante i quali il più delle volte erano presenti tre sacerdoti. Che cosa dovevano dire i demoni a questi scongiuri su ordine della Madre di Dio per la salvezza delle anime e per la Chiesa decaduta in uno stato così lamentevole, è raccolto nella prima parte (identico con la prima edizione) del libro «Avviso dall’altro mondo». Viene completato nella seconda edizione da altri scongiuri. Questi vennero intrapresi il 25 aprile 1977 in presenza del prelato prof. dott. Giorgio Siegmund di Fulda, il 10, 11 e 18 giugno (Festa del Cuore di Maria) come pure il 13 luglio 1977 in presenza e sotto la direzione del Padre Arnold Renz SDS, di altri sacerdoti e dell’editore del libro. 

Situazione presente 
 
L’ossessa non è ancora liberata, perché la sua missione non è ancora conclusa. 
I suoi genitori hanno confermato in frasi concise e sobrie le date esterne della vita della loro figlia. Ugualmente come la loro figlia così angustiata essi erano ignari sull’origine della smisurata sofferenza della loro cara figlia. Avevano provato tutto ciò che avrebbe potuto procurare alleviamento e guarigione tramite l’arte medica o psichiatrica. Non rimaneva loro altro che ricorrere alla preghiera. 

Quel che è particolarmente impressionante dei genitori è la loro maniera robusta e sobria, lontana da ogni brama miracolosa e da ogni mania o tendenza allo straordinario. L’origine della grave sofferenza della loro figlia è per loro inspiegabile ed essi si sottomettono con la preghiera e la calma speranza, alla volontà misteriosa di Dio. 

I numerosi documenti - nastri magnetici, fotografie, che vennero fatte durante gli scongiuri, come pure lettere - sono a disposizione per una ulteriore revisione ecclesiastica. Ma dovrebbe essere comprensibile ad ognuno, che in questo libro non vennero pubblicati né nomi di luoghi, né stampate fotografie, affinché non si diano noie alla donna travagliata ed alla sua famiglia con una fiumana di visitatori, là dove la provvidenza di Dio ha già disposto, che né i suoi vicini di casa, né la sua amica, ne abbiano avuto conoscenza. La sua ossessione si manifesta soltanto nel suo vivere intimo, quando viene torturata per notti e notti, ma di giorno assolve ai suoi doveri casalinghi. Alle funzioni non può più assistere dal 1975, perché a certi punti della santa Messa, come pure alla benedizione del sacerdote, al contatto con reliquie ed oggetti sacri, i demoni si manifestano disturbando. Quando è possibile viene visitata una volta a settimana da un sacerdote, il quale le può amministrare i sacramenti. 

Il piano di Dio 
 
La sofferenza espiatoria accettata con tanta rassegnazione dalla donna, la grave pena interiore e l'abbandono completo, che deve rivivere soprattutto nei giorni che seguono gli esorcismi, in unione con la sofferenza di Cristo, della sua ultima dura agonia e del suo ultimo respiro, serviranno alla salvezza di anime immortali. Ecco la grande preoccupazione della nostra tormentata anima, che per propria colpa non impedisca gli avvisi ordinati dalla Regina del cielo e della terra e pronunciati attraverso i demoni, per i nostri tempi, cosicché anime, che avrebbero potuto essere salvate, possano cadere per negligenza e trascuratezza nell'eterna dannazione. Ad ogni lettore di queste righe perciò sia caldamente raccomandata la preghiera speciale per quest’anima tormentata. 

L'editore.  

IL RITORNO DELLA GNOSI



Trattato di Demonologia

«Vanità delle vanità dice il Qoélet — tutto è vanità. Una generazione va e una viene, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta. Tutti i fiumi vanno al mare e il mare non è mai pieno. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà. Non c’è niente di nuovo sotto il sole» (Qoélet 1, 1-9).

«Niente di nuovo sotto il sole», tutto si riproduce, tutto si ripete sia nel bene sia nel male. La storia umana difficilmente e raramente riesce a produrre modelli nuovi, di solito non fa che ricalcare, magari con colore e con linguaggio diversi, quelli antichi.

Giovanni Battista Vico, il filosofo napoletano del Seicento, ha parlato di corsi e ricorsi nella storia. 
Vi sono nella storia dei cicli costanti che si ripetono a rotazione con precisione quasi matematica. 
Dall’analisi dei fatti passati è facile arrivare alla descrizione e alla comprensione dei fatti presenti, edall’avvicendarsi costante degli stessi fenomeni si può con relativa certezza prevedere e preannunciare anche da lontano il loro svolgimento futuro.

I cicli vichiani sono fondamentalmente tre, che egli chiama il ciclo degli dèi, il ciclo degli eroi e il ciclo degli uomini.

Il ciclo degli dèi, proprio delle popolazioni primitive all’inizio della loro storia, caratterizzato dalla religione o più spesso dalla mitologia, in cui la presenza e l’opera della divinità, o comunque di esseri superiori, è costantemente in atto e spiega tutte le vicende liete e tristi della vita quotidiana per l’individuo e per la comunità.

Il ciclo degli eroi, è la seconda fase della storia di un popolo già in parte evoluto, che è stato capace,o crede di essere stato capace di emanciparsi dagli dèi o esseri superiori che determinavano il suo destino, per costruire da sè il mondo attraverso quegli individui assurti all’onore di «eroi». E l’epoca della poesia lirica, epica e in gran parte leggendaria, che subentra alla religione e canta le glorie degli eroi e, attraverso loro, le glorie del popolo da cui derivavano e al quale hanno portato i loro benefici.

Il ciclo degli uomini è caratterizzato dalla tecnica intesa come il dominio dell’uomo sulla natura chelo circonda e come sfruttamento di tutte le energie che contiene. Protagonista e autore di questa conquista è lui stesso, l’uomo che a un certo momento, per il successo raggiunto e ottenuto, si crede superiore agli dèi e agli eroi di ieri, addirittura l’arbitro di tutto, della legge, della morale, dei bene e del male, capace di arrivare al cielo con la costruzione della torre di Babele per insediarsi al posto di Dio e sostituirsi a lui nel corso della storia e nel governo del mondo.

Poi, passata l’ubriacatura della tecnica e dei progresso illimitato, a poco a poco fa ritorno il ciclo degli dèi, seguito da quello degli eroi per finire nuovamente in quello degli uomini: «Ciò che è stato sarà e ciò che è stato fatto si rifarà. Non c’è niente di nuovo sotto il sole». Il vecchio Qoèlet ha detto una grande verità.

A quale stadio è oggi l’umanità?

Molti dati fanno pensare al declino, o alla fine, di una età degli uomini e a un inizio di ritorno all’età degli dèi, cioè al fallimento dell’età della tecnologia e dell’industrializzazione spinta fino ai limiti estremi — basta pensare ai disastri detti ecologici senza accennare al cumulo di ricchezze in mano di pochi e alla povertà al livello di miseria e di fame della maggior parte dell’umanità — a cui tien dietro un ritorno alla religione e la ricerca di una forma di religiosità, vera o falsa non importa, che soddisfi in qualche modo il bisogno di interiorità che l’uomo ha sempre sentito.

«Religiosità vera o falsa». Il fenomeno religioso interessa ormai diverse categorie di persone, lo storico, lo psicologo, il sociologo. Si nota ovunque, in tutti i settori, una corsa in massa verso valori fino a ieri obliterati o considerati di second’ordine, adatti a soddisfare le esigenze interiori di una certa categoria di persone rimaste allo stato primordiale e non arrivate ancora alla completa luce della verità. Oggi però la ricerca di qualche cosa superiore si è fatta più generale. Prova ne sia la proliferazione incontro!lata e sempre in aumento di movimenti e gruppi a sfondo mistico o misticoide, alcuni autentici, ma altri di dubbia e falsa provenienza - e sono i più numerosi — che riempiono la cronaca quotidiana. Tra questi movimenti anche quelli orientati verso il satanismo — come si è visto — tanto da poter parlare di un vero ritorno alla gnosi antica in veste moderna. 
Qualcuno ha voluto parlare di «tradizione diabolica». Che cos’è la tradizione?

E il ponte che unisce i! presente al passato e prepara le necessarie basi al futuro: tràdere, in latino, vuoi dire consegnare, trasmettere. E il terreno spirituale sul quale l’uomo vive, prende coscienza di se stesso, riconosce gli altri, i passati e i presenti, e si trova ancorato per affrontare e superare l’incertezza del domani.

Come c’è una tradizione positiva e buona quella della verità nata dal buono e dal vero: ricordiamo che le fonti della rivelazione divina sono due: la Sacra Scrittura, fonte scritta, e la tradizione, fonte orale, ambedue valide a sostegno e a conferma della verità rivelata — esiste anche una tradizione del male e del falso, la tradizione deIl’anti-tradizione, antica quanto l’uomo, cioè, per chiamarla col suo vero nome, «la tradizione diabolica».

Alla tradizione buona, che Elémire Zolla chiama «tradizione di eccellenza», si oppone dunque la tradizione diabolica. Lo stesso autore riassume i quattro aspetti di questa tradizione diabolica che di tempo in tempo, in coerenza coi corsi e ricorsi della storia, si ripresentano con rigurgiti e nomi nuovi, ma con moventi e direttive sempre identici:

— l’esaltazione delle novità come valori supremi, con rifiuto della tradizione qualificata a priori come un male, causa di tutti i mali del presente;

— l’invito ad un’aspettazione vaga del futuro come assicurazione e garanzia di una palingenesi che tutto trasformerà e migliorerà. Proiettando l’uomo in un futuro ipotetico che forse non si avvererà mai, il demonio ottiene un primo importante risultato: staccato l’uomo dalla realtà concreta, isolato e indifeso, sarà più facilmente sua preda e sua conquista. Tutte le volte che il demonio si accosta all’uomo per tentarlo coniuga sempre il verbo al futuro: «Sarete come Dio, tutto io ti darò se mi adorerai»;

— avversione radicale a qualunque norma preesistente, esaltazione della violenza e dell’anarchia fine a se stessa. In altre parole: odio all’autorità comunque si presenti; e siccome ogni autorità vieneda Dio, odio a Dio. Ma siccome dipendere da qualcuno o da qualche cosa fa parte della natura umana, e l’uomo da solo, senza gli altri, non si realizza, la violenza e l’anarchia, oltre che utopia irrealizzabile — perché eliminato un avversario se ne presenterà un altro — sono anche una forma di suicidio. Parlare di «santità della violenza» — come è stato fatto in un passato recente — è un’aberrazione pericolosissima, gravida di tristissime conseguenze;

— esaltazione e insieme rifiuto della natura e della persona umana come tale. Esaltazione della natura per permettersi tutto quello che la sana morale vieta, l’immoralità, la pornografia, il libero amore, il nudismo, la sessualità in tutte le sue espressioni più deformanti, la criminalità... Rifiuto della natura umana col disprezzo della vita diventata giocattolo in mano di pochi, nei campi di concentramento e nei lager della morte, diventata cavia col controllo delle nascite e dell’inseminazione artificiale, con l’aborto e l’uso dei contraccettivi, diventata oggetto di sfruttamento nei milioni di schiavi che ancora gemono in catene sulla terra.

Parlare di gnosi, o di ritorno alla gnosi, ai nostri tempi potrà sembrare a prima vista anacronistico o una «caccia alle streghe» o un combattere come nuovi Donchisciotte contro i mulini a vento scambiati per giganti scesi in campo di battaglia. Ma non è così:

«Noi sappiamo che ora le forze organizzate dei demoni nell’umanità sono al massimo del loro potere — scrive Jean Vaquié —. La malizia del secolo è praticamente universale e irreversibile. 
Lucifero vi lavora dentro in tutti i continenti. Ritardato per un certo tempo dal contrattacco vittorioso della chiesa, si è ripreso e nel momento attuale ha rinnovato le sue energie di simbiosi umano-demoniaca più potenti di quanto lo fossero nell’antico paganesimo. Il secondo stadio della storia del mondo è diventato peggiore del primo. L’apparizione dell’anticristo non è lontana»58.

Il satanismo, finora poco menzionato conosciuto, tende, come la massoneria, a «disoccultarsi» pensando che può ora agire più apertamente in un mondo sempre più tentato dall’evoluzione dei tempi nuovi: un satanismo in genere presentato come un fatto di cronaca occasionale, anche se spesso criminale, o come la semplice attività di pochi tipi originali dei quali si ride.

Il satanismo che era stato «criminale» nella gnosi antica, prima del cristianesimo e nel cristianesimoprimitivo, si dimostrava non inferiore all’antico nelle diverse manifestazioni del nuove che risalgono alla fine del secolo scorso e agli inizi di questo. Vediamoli brevemente al dettaglio.

Nel 1912 abbiamo la fondazione in Germania del Germanen Orden, Ordine germanico, emanazione delle logge tedesche, in contrapposizione con la loggia massonica ebraica B’nai B’rith, riserbata ai soli membri di razza ebraica. Già nel1918 contava 200 logge con 1500 membri. Nel 1917 l’ordine è affidato a Rudolf von Sebottendorf (1875-1945), indicato come uno dei migliori astrologhi e maghi del tempo, che aveva soggiornato per anni in Turchia diventando cittadino turco, frequentando centri esoterici e occultisti e acquistando una larga conoscenza di tutte le scienze occulte.

Nel 1918 il Seottendorf trasformava la Gran Loggia del Germanen Ordsen a Monaco di Baviera in Thule Gesellschaft, società della Thule. Sede iniziale della Thule era l’Hotel delle Quattro Stagioni (Vier Jahreszeiten), il cui nome aveva un significato esoterico in quanto «l’intera religione degli Iprborei — gli abitanti nordici della mitica Thule – poggia v. sui ritmi delle stagioni»59. La Thule si ricollegava a una vera famiglia iniziatica, ad una branca fra le più chiuse della tradizione rosicruciana. Il nazismo hitleriano trovò nella Thule un efficacissimo appoggio fin dalla fondazione in seguito. Nel 1924 la Thule pubblicava un opuscolo dal titolo: La pratica operativa dell’antica massoneria turca, la chiave di comprensione dell'alchimia, in cui veniva sviluppata l’idea di costituire un ordine militare religioso e razzista sui modello di quello degli Ismaeliti del Vecchio della Montagna60. La massoneria turca era particolarmente dedita alle arti magiche evocatorie di forze occulte che poi passarono in blocco alla Thule. Hitler stesso come si è saputo più tardi — era dedito a queste pratiche e ciò dovrebbe dire molto a chi vuole comprendere il complesso fenomeno del nazismo.

La Thule, costituitasi in loggia massonica, stabilì dite- nere le sue sedute rituali nel giorno di sabato, giorno sacro, nella dottrina esoterica, a Saturno, sotto i cui aspici essa si metteva. Un ritorno al paganesimo, dunque, anzi al satanismo in forma esplicita. Saturno infatti, secondo la mitologia antica, era il dio della nuova età dell’oro, del potere sotterraneo, del mondo infernale e occulto. La Blavatski — la incontreremo fra poco in questo stesso capitolo — va oltre:

«Saturno è satana, è il settimo pianeta nell’ordine macrocosmico che vede il sole — simbolo della sapienza — al centro. Gli gnostici avevano ragione — continua la Biavatski quando chiamavano il Dio degli ebrei «Agnello di materia» il cui pianeta è Saturno. E Dio ha cinto i suoi lombi di una cintura — gli anelli di Saturno — e il nome della cintura è la morte61».

Simbolo della Thule era la croce uncinata — antichissimo simbolo sanscrito dell’induismo fatto proprio poi dal partito nazista — dentro un sole raggiante. Tutto questo aveva un significato occultista derivato dalle antiche tradizioni pagane del nord Europa. Infatti secondo le antiche saghe dell’Edda il sole, impersonato in Baldur, dopo le lunghe notti invernali esplodeva trionfante in un nuovo natale detto Karma, prefigurazione dell’uscita dalle tenebre dell’ignoranza e della superstizione e dell’ingresso nella luce degli iniziati: la massoneria, si sa, è stata definita un rito religioso di tipo solare62.

Nella Thule erano ammesse anche speciali forme rituali con sacrifici umani63.

Negli anni Venti e Trenta assistiamo in Europa a una nuova recrudescenza della società teosofica fondata a New York nel 1875 da Helena Petrovan Blavatski. Abbiamo gi accennato al carattere fondamentale, fortemente illuministico ed occultistico anzi esplicitamente satanico, della teosofia, definita da un suo più importante teorico, René Guénon, «un miscuglio confuso di neoplatonismo, gnosticismo, cabala ebraica, ermetismo e occultismo»64.

Ora dobbiamo aggiungere le molto profonde e frequenti collusioni della teosofia con la Thule e con l’hitlerismo iniziale. La teosofia, con le sue pretese totalizzanti nel campo della vita comune, della politica e della religione, svolse alla vigilia del nazismo una funzione propedeutica. Base filosofica generale della nuova corrente era l’identificazione di Dio con lo stato mondiale abbracciante tutti gliuomini: panteismo integrale in cui Dio, mondo e uomo sono una cosa sola65.

Thule e teosofia si confondono ormai insieme e si distinguono soltanto nel nome. Tutti e due i movimenti sono impregnati di idee tipicamente gnostiche anche se espresse con terminologia moderna. Per l’antica gnosi dei riti egiziani, pitici, eleusini, druidici, cabalistici germanici, l’universo è succube di un piano cosmico — indipendente da Dio — il cui svolgimento rimane occulto a tutti, eccetto a un ristretto numero di «eletti» (cioè gli gnostici). Lo svolgimento del piano cosmico avviene per cicli disposti a spirale, alternativamente ascendenti — e allora chiamati ordo — o discendenti — detti chaos. L’ordo indicherebbe la perfezione, la meta da raggiungere, mentre ilchaos indica la distruzione, o piuttosto la premessa necessaria per arrivare all’ordo. La concezione ordo a chao si pone quindi quale sintesi della dottrina massonica per la quale «non si può giungere all’ordine nuovo — cioè al dominio del mondo intero

— se non attraverso un disordine sapientemente organizzato:

«Il male è una necessità per il progresso e l’evoluzione — scrive la Blavatski — come la notte è necessaria per produrre il giorno e la morte per avere la vita»66.

L’urnanitì è un cammino attraverso il caos del mondo verso il Cristo cosmico»67.

In questo senso si comprende lo scoppio della seconda guerra mondiale, lo sterminio degli zingari e degli ebrei in Germania, la bomba atomica su Hiroschima, i genocidi, le deportazioni di popoli interi, i campi di concentramento, i manicomi di concentramento, senza insistere per il momento su tutte le deviazioni morali che hanno preparato, accompagnato e seguito questi fenomeni nei quali il profumo di satana, per chi lo vuoi sentire, non è stato certamente assente.

Simbolo dell’iniziazione teosofica e nazista è, oltre la croce uncinata, il serpente che si morde la coda — ecco tornato l’antico efitismo gnostico! — che inquadra la stella di Davide — ecco l’ombradell’ebraismo che si riaffaccia! — tutti e due derivati dalla simbologia cabalistica. Il serpente Ouròboros (= che si morde la coda) indica — secondo la Blavatski — l’eternità della teosofia, senza principio e senza fine, e il simbolo della «sophia», dell’immortalità e della conoscenza segreta, ossia è satana che si libera dalla vecchia pelle e fa nascere un corpo nuovo68.

Il serpente che si morde la coda è immagine della coincidentia oppositorum, coincidenza dei contrari, cioè della possibilità di conciliare in una simbiosi unica l’inconciliabile, il Bene-Male, il vero-falso, Dio-satana. L’armonia finale sarà il risultato di questa conciliazione:

«E grazie a tale legge — scrive la Blavatski — che l’umanità verrà liberata dagli dèi falsi e bugiardi e otterrà alla fine la sua autoredenzione»69.

La redenzione operata da Cristo evidentemente non serve più, o meglio non è servita mai!

La stella di Davide a sei punte, formata da due triangoli intersecati tra loro — che vorrebbe significare l’unione sessuale dell’uomo con la donna — è un talismano di origine cabalistica. La compenetrazione dei due triangoli vorrebbe significare anche la discesa dello spirito sulla materia e la rinascita in senso opposto verso la deificazione dell’uomo in pieno accordo con l’antica promessa del serpente nella Genesi.

Domandiamo scusa al lettore per aver dovuto elencare un cumulo simile di scempiaggini e di assurdità blasfeme che probabilmente egli non aveva mai, nella stessa quantità ed enormità, trovato altrove. Ma era necessario farlo per mettere in mostra una delle maniere meno visibili e meno pubbliche, ma non per questo meno frequenti e meno vere, nelle quali il demonio si presenta e opera nel mondo. Questo è il vero regno di satana, un cumulo di enormità, di stupidaggini e di assurdità a non finire. L’occultismo è oggi una delle sue armi più efficaci, dove egli cerca e trova i suoi più fedeli e validi collaboratori e dove, in certo senso, egli detta legge sicuro di non trovare resistenza ma obbedienza perfetta. Nelle assemblee occultistiche è presente il demonio e fa sentire ilsuo influsso e la sua autorità.

Quando noi parliamo di influsso demoniaco nelle assemblee iniziatiche e nelle società di pensiero — è necessario dire anche questo per evitare equivoci — non vogliamo però intendere che il demonio sia sempre presente visibilmente e venga a dettare i suoi ordini e le sue consegne. Diciamo solamente che sotto l’effetto della mistica iniziatica si crea un rapporto di collaborazione tra l’uomo e il demonio. La connivenza dell’uomo è sempre necessaria perché l’influsso demoniaco si esteriorizzi. L’influsso infernale si unisce al pensiero umano e diventa uno degli elementi costitutivi di una sinergia umano-diabolica70.

Paolo Calliari

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE



Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta 

Dio vuole partecipare alla sua creatura tutte le particelle della sua Divinità, per quante ne può contenere.
Nel creare l’uomo, Dio infuse l’anima col suo alito, volendogli infondere la parte più intima del suo interno qual è la sua Volontà;  ora, volendo disporlo di nuovo a ricevere questa sua Volontà, è necessario che ritorni di nuovo ad alitarlo. 

. (Volume 17 - Luglio 16, 1924)
 […]  (Gesù:)  “Il Creatore va in cerca della creatura per deporre nel suo grembo i beni che Lui ha messo fuori nella Creazione, e perciò dispone sempre, in tutti i secoli, che ci siano anime che vadano solo in cerca di Lui, affinché deponga i suoi beni in chi lo cerca e vuole ricevere i suoi doni.  Sicché il Creatore si muove dal Cielo e la creatura si muove dalla terra per incontrarsi:  l’Uno per dare, l’altra per ricevere.  Sento tutta la necessità di dare;  preparare i beni per darli e non avendo a chi poterli dare, e tenerli inoperosi per incorrispondenza di chi non se ne cura di volerli ricevere, è sempre una gran pena.  Ma […] in chi posso Io deporre i beni da Me messi fuori nella Creazione?  In chi fa sua la mia Volontà, perché Essa sola le dà la capacità, l’apprezzamento e le vere disposizioni per ricevere i doni del suo Creatore, e le somministra il ricambio, la gratitudine, il ringraziamento, l’amore che è dovuto di dare per i doni che con tanta bontà ha ricevuto.  […]
Nel creare l’uomo gli infusi l’anima col mio alito, volendogli infondere la parte più intima del nostro interno, qual è la nostra Volontà, la quale gli portava insieme tutte le particelle che poteva contenere, come creatura, della nostra Divinità, tanto da renderlo una nostra immagine;  ma l’uomo ingrato volle romperla con la nostra Volontà, e sebbene gli rimase l’anima, la volontà umana che prese posto invece della Divina lo offuscò, lo infettò, e rese tutte le particelle divine inoperose, tanto da disordinarlo tutto e contraffarlo.  Ora, volendo Io disporlo di nuovo a ricevere questa mia Volontà, è necessario che Io ritorni di nuovo ad alitarlo, affinché il mio alito gli metta in fuga le tenebre, le infezioni, e renda operose le particelle della nostra Divinità, infuse in lui nel crearlo.  Oh, come vorrei vederlo bello, ripristinato come lo creai!  E solo la mia Volontà può operare questo grande prodigio”.  […] 

L'amore e la misericordia di Gesù per tutti i Suoi figli



"Dire come vedo Gesù, che cosa mi trasmette e come mi sento quando lo vedo, è come squarciarmi dentro, tale è la sensazione che provo, ma è il dolore di un amore traboccante. Lo vedo come l’Essere Supremo che Egli è, del Cielo e della terra, pieno di Amore, di dolcezza e di forza, una forza dirompente, una forza imponente. Lasciarsi portare da Lui è avere l’assoluta sicurezza di raggiungere la perfezione e con essa la salvezza, che è ciò che Egli realmente desidera da noi.
E’ esigente, ma non esige nulla di impossibile e lo fa soltanto per il nostro bene, poiché siamo i suoi figli. Mi trasmette Amore, un grande Amore per il prossimo, sicurezza e la convinzione che Egli è l'unica Via...".

 (19 novembre 1984, testimonianza della veggente Gladys Quiroga de Motta, San Nicolàs)

CONTEMPORANEI DELLA SS TRINITA’



Lucie Christine (1844-1908)


[30° Anno di grazie. Età: 58 anni]

25 maggio 1902. - Quale che sia delle tre Persone della santa TRINITA che si comunica all'anima, è lo stesso e solo Dio che si rivela, in una differente personalità, ma con la stessa e unica natura. Sarebbe così impossibile all'anima, già prima educata dalla fede, di non credere a un solo Dio in tre Persone. Che egli sia benedetto!

3 settembre. - L'anima riconosce, al punto da non potersi ingannare, l'unità della natura divina. Essa la riconosce anche nelle tre Persone divine, ma sentendo con una forza non meno grande, con un'evidenza non meno palpabile, la distinzione delle Persone. Altro è il Padre, altro è il Figlio, altro è lo Spirito Santo. Se voi domandate all'anima da che cosa essa li riconosce, essa non potrà dirvelo, pur tuttavia essa sa chi dei Tre l'ha toccata. Nessuno le si comunica allo stesso modo; uno non è l'altro, non ha le sembianze dell'altro (se così si potesse dire); non agisce come l'altro; ma tutti sono Dio, che non ha affatto aspetto, che è l'uno, l'immutabile, l'infinito...

Preziosissimo Sangue



Gesù versa Sangue nell'orto degli ulivi

O Figlio di Dio, il tuo sudore di Sangue nel Getsemani, susciti in noi l'odio al peccato, l'unico vero male che ci ruba il tuo amore e rende triste la nostra vita.

Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli, che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

La piccola anima è posta tra il Sangue e la colpa



IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO

Da ogni anima, come da una sorgente attiva e continua, partono rivi di peccati e questi crescono e diminuiscono in proporzione dello studio dell'anima nel santificarsi, o dell'abbandono totale di ogni energia atta a resistere alla colpa. E questi rivi di iniquità formano un immenso oceano che nessuno può misurare, un oceano spaventoso dove si accozzano tutte le passioni e il cui mugghio sale fino al cospetto di Dio.

Ma, da tutti gli altari del mondo scorrono, con maggiore attività rivi di Sangue; scorrono, per vie misteriose, sopra quelli della colpa e formano oceani ancor più immensi, profondi, capaci di coprire, sommergere, distruggere l'oceano dell'iniquità.
La mia piccola anima è posta, da Gesù, tra queste forze poderose, tra l'iniquità e la grazia, tra il Sangue e la colpa, tra il cielo e la terra, tra il suo Cuore santissimo e l'umanità peccatrice. lo sono un atomo, o Signore, la stella uscita, per la tua misericordia, dall'oceano delle colpe; porto in me - come tutti - le stimmate delle mie infedeltà; non fidarti, o Signore: piuttosto sommergimi nel tuo Sangue, e fa che mi distrugga in esso e per esso. q. 11: s. d.

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


Quando vi sarà mostrata la vostra anima, inginocchiatevi.



Maria Madre di Dio

Quando vi sarà mostrata la vostra anima, ciò vuol dire : tutto ciò che avete fatto nella vostra vita di buono e di cattivo, allora inginocchiatevi. Rallegratevi per l’intimità spirituale che avrete con Mio Figlio e stendete le braccia verso di Lui.

Egli terrà le mani solo a coloro che si allungheranno (protenderanno) verso di Lui. Voi vivrete tutti la stessa cosa, però ognuno di voi, la percepirà in modo diverso. Sarà sconvolgente per quelli il cui cuore è aperto a Gesù e che lo amano dal più profondo del cuore. Piangerete per la gioia e la felicità e non vorrete lasciar andare via Gesù mai più, voi che avete un cuore puro percepirete un tale amore, che lo vorrete tenere stretto.

Preparatevi per questo meraviglioso avvenimento. Siate benedetti. Mio Figlio vi ama moltissimo, tanto da regalare a ognuno di voi quest’ora .

Preparatevi in modo tale che questo “stare insieme  a Gesù” sia per tutti così bello come il vostro amato Gesù, l’ha voluto per voi.

 Solo chi si prepara, potrà percepire Mio Figlio, così come Egli è.

Gesù: "A coloro che ancora adesso si rifiutano, siano dette le seguenti parole: il Mio amore non conosce limiti, la Mia misericordia abbraccia ognuno di voi. Colui però che non si rivolge a Me, proverà dolore.

 Preparatevi perché quest’ora sarà un regalo per tutti i Miei fratelli e sorelle

Solo chi Mi ama, vivrà quest’avvenimento come tale, cioè come un regalo.

Visione: ho potuto vedere e sentire come è questo “stare insieme a Gesù “. E’ così bello, che dovetti piangere, per la gioia, la beatitudine e per la gratitudine. L’amore di Gesù non è per me descrivibile con parole umane e non è un amore percepibile fra due persone umane. Io vidi e sentii soltanto l’intimità spirituale con Gesù, non ho visto lo svolgimento della mia vita. M’inginocchiai e Gesù prese le mie mani nelle sue. È sconvolgente. Il Suo viso, il Suo sorriso, ciò che Egli emana, è puro, luminoso e irradiante Amore. Non lo posso descrivere a parole. Auguro a ognuno di voi di poter provare quest’incontro, anche così bello e intimo.

Beata Elisabetta della Trinità



Dopo la Comunione, possediamo tutto il cielo nella nostra anima, eccetto la visione.

PADRE PIO DA PIETRELCINA



L'EPISTOLARIO 

 Origine 
 
Padre Pio non fu spinto a manifestare per iscritto la sua vita intima e i suoi rapporti con la divinità né dal capriccio né dalla vana compiacenza, né da qualunque altro motivo umano. Anzi se fosse dipeso da lui, nessuno, al di fuori dei confessori e direttori, si sarebbe mai accorto del suo mondo interiore e dei segreti della sua anima. Se ne parlò e ne scrisse fu solo per compiere la volontà di Dio e per soddisfare alle impellenti necessità dello spirito, assetato di luce e di conforto, sempre bramoso di corrispondere fedelmente alla sua misteriosa vocazione, ben consapevole che il Signore voleva servirsi dei suoi rappresentanti per svelargli i suoi divini disegni e il modo concreto di attuarli ed anche per confermarlo sia sulla realtà dei fenomeni che sul modo di comportarsi nei momenti cruciali dell'ascesa verso la cima della perfezione.  
Ha un valore programmatico ciò che egli scriveva già il 1° ottobre 1910 a padre Benedetto: "Mi scriva poiché mi fanno bene i suoi consigli, e mi dica ancora ciò che Dio vuole da questa ingrata creatura". E pochi giorni più tardi: "Se non le dispiace mi scriva, poiché mi fanno tanto bene le sue lettere" (22 10 1910). 
Il desiderio di consigli e l'espressione di gratitudine si riscontrano spesso nelle sue lettere. Ed appunto perché è grande il bisogno che ne sente e notevole il frutto che ne ricava, chiede una corrispondenza frequente e lettere lunghe, soprattutto nei momenti di desolazione e di prove particolarmente intense e sconcertanti:  
"Sarei poi per pregarvi - scrive a padre Benedetto - che nell'usarmi la carità di scrivermi, aggiungiate ancora l'altra carità di scrivermi assai a lungo" (21 4 1915).  
Lo stesso pensiero e nello stesso giorno esprime anche a padre Agostino:  "Scrivetemi, quando Gesù il vuole, e sempre a lungo; le vostre risposte sui tanti problemi, dubbi e difficoltà io le aspetto come luce di paradiso, come rugiada benefica su pianta assetata" (21 4 1915).  
Si rendeva ben conto delle difficoltà che i suoi problemi procuravano ai direttori, ma non poteva fare a meno di ricorrere ad essi per superare taluni momenti assai complicati:  "Rispondetemi, o padre, oso pregarvi, e subito. Non mi abbandonate, per carità; la mia lampada oscilla, sta per spegnersi. Se è necessario l'alimento, la vostra santa parola e le vostre ardenti preghiere lo facciano per carità. Mi permetto ancora pregarvi di scrivermi e di scrivermi a lungo e non fare come avete fatto ultimamente. In contrario, preferisco l'assoluto silenzio, che voi non lo farete giammai. Mi accorgo che metto a dura prova la vostra pazienza; ma sopportatemi ancora, Gesù ve ne darà eterna ricompensa" (4 8 1915).  
E, quasi con un amabile rimprovero, ritorna sullo stesso argomento il 18 settembre dello stesso anno: "Perdonatemi, o mio carissimo padre, volevo imitare la brevità dolorosa di parecchie vostre lettere; me l'avevo proposto,  ma non vi adirate con me, non vi riesco proprio".  
Mentre, però, desiderava lettere lunghe dai suoi direttori, egli era piuttosto breve nei suoi resoconti di coscienza, a meno che non fosse stato espressamente richiesto il contrario. Perciò padre Benedetto per stimolarlo, e come reazione al desiderio di ricevere lettere lunghe, quasi come una minaccia, gli dice "di non esser breve solo quando tu sarai lungo" (18 3 1921).  
Dal canto loro anche i direttori desideravano che padre Pio scrivesse loro più spesso e più a lungo e il motivo di tale esigenza era duplice: da una parte, volevano essere informati tempestivamente dello stato dell'anima, per rendere più efficace la direzione; e dall'altra, anch'essi avevano bisogno dei suoi consigli e orientamenti, come si vedrà chiaramente quando ci occuperemo, in questa introduzione, dell'aspetto passivo e attivo della direzione. 
Dalle lettere di padre Benedetto stralciamo alcune testimonianze soltanto. 
Anzitutto, da esperto direttore di spirito, egli ci tiene ad essere regolarmente informato dei bisogni e dei progressi dell'anima, come pure delle esigenze di Dio a suo riguardo. Già dall'inizio della direzione raccomanda al suo diretto: "Scrivimi spesso, anche a costo di non ricevere da me risposta" (1 12 1910). E la stessa raccomandazione ritorna verso la fine del terzo periodo: "Continuo a regolarmi con le supposizioni sullo stato generale del tuo spirito, perché nulla, da mesi, so dei fenomeni interiori: siano pene siano gioie. E poiché le insistenze riescono vane, continuo a rassegnarmi argomentando e arzigogolando con la testa. Usquequo? Desideri che io guidi con particolari direttive, ma dove le briglie?" (16 11 1921; cf. anche la lettera del 18-3 1921).  
Ma la richiesta diventa più accorata e più urgente allorché padre Benedetto sente il bisogno di luce e di conforto nelle lotte del suo spirito. In questi casi non si rassegna facilmente al silenzio e malamente sopporta che padre Pio non sia sollecito nelle risposte: "Ricorda anche tu che mai ti ho lasciato senza risposta anche quando la folla delle occupazioni non mi permetteva di soffiarmi il naso. Poche parole, ma devi rispondere" (29 6 1919). Né gli sembrava ragione sufficiente lo straordinario lavoro di ministero: "Scrivimi a lungo; oso dirlo anche sapendo il tuo grande lavoro. Il giorno per gli altri, la notte per noi" 
(19 11 1919). E nemmeno lo stato cagionevole di salute: "Dal 18 dicembre al 4 gennaio vi sono 17 giorni! Quanto altro debbo attendere? Comprendo e compatisco le infermità, ma il silenzio non deve prendere l'aspetto di abbandono" (4 1 1921); "Attendo ansiosissimamente - insiste - . Voglio soccorso di preghiere, di parole, e informazioni sul tuo io invisibile" (4 6 1921).  
E il 1° giugno 1921, non senza un pizzico di invidia spirituale, scriveva:  "Le figlie di santa Anna mi dissero ieri che il tuo tempo è inferiore alle esigenze, e ne ero persuaso; ma non so se la relazione dell'anima tua e della mia abbiano ad aversi tra le ultime, giacché il tuo primo prossimo siamo tu ed io. Ora specialmente che il silenzio sui tuoi fatti interni si è molto prolungato e la mia necessità urgente risorta".  
Erano giustificate queste esigenze dei direttori ed i loro lamenti avevano un qualche fondamento? Il lettore troverà la risposta nell'epistolario. Qui vogliamo ricordare alcuni fattori soltanto, che spiegano e giustificano la condotta di padre Pio circa la frequenza e la lunghezza delle sue lettere ai direttori.  
a ) Spesso il suo abituale stato cagionevole di salute non gli permetteva di sbrigare la corrispondenza tempestivamente e comodamente ed il primo a soffrirne era proprio lui. Frasi come questa ritornano più d'una volta: "Sento in cuor mio un grande desiderio di dirvi tante cose, tutte di Gesù; ma [...] la vista non mi accompagna" (21 3 1912).  
"Sono stato sempre nemico della doppiezza, ed ora mi si accusa che per iscusarmi ho ricorso alla menzogna, solo perché dico la verità di essere quasi impossibilitato a scrivere. Non fu mia intenzione, padre mio, il disubbidirvi nell'aver fatto trascorrere tanto tempo senza scrivervi. A me mi si ordina il riposo completo della vista" (21 10 1912).  
"Immagino che lei non è contento della narrazione in generale del mio stato interno, ma, padre mio, la vista mi vuol privare anche di quest'ultimo, cioè di narrarle minutamente il mio stato interno. Iddio sa quanto sconquasso mi porta dopo aver scritto un po'" (31 3 1912).  
Non di rado gli sgorbi di penna rivelano l'agitazione del polso e la mano malferma, specialmente quando scrive tormentato da altissime febbri o da emicranie lancinanti. Tuttavia soltanto una volta si servì d'uno scrivano (26 8 1913).  
b) Si aggiungano le suggestioni e l'intervento di satana, il quale in certi periodi si accaniva contro di lui, anche in modo violento, per ostacolare la regolare corrispondenza con i direttori:  "Era già da assai tempo che avrei desiderato scrivervi; ma barbablù me l'ha impedito. Ho detto che me l'ha impedito, perché ogni volta che mi determinavo a scrivervi, ecco che un fortissimo dolore di testa mi assaliva, che sembrava che lì per lì si fosse per spezzare, accompagnato da un acutissimo dolore nel braccio destro, impossibilitandomi a tener la penna in mano" (9 8 1912). 
"Sapete dove si è appigliato il diavolo? Egli non voleva che nell'ultima mia lettera inviatavi vi fossi tenuto informato della guerra che lui mi muove. E siccome io, secondo il mio solito, non volli dargli ascolto [...], essi (dico essi, perché era più di uno, sebbene uno solo parlasse) mi si buttarono addosso maledicendomi e picchiandomi fortemente, minacciandomi di distruggermi, se non mi decidevo a mutare idea riguardo alle nostre relazioni" (14 10 1912; cfr. lett. del 13 12 1912).  
A questo diabolico intervento si collega la curiosa trovata di padre Agostino, della quale ci occuperemo in appresso, di servirsi cioè nella sua corrispondenza del latino, greco e francese. 
c) La frequenza e la lunghezza delle lettere era condizionata anche dalle assillanti occupazioni di ministero, soprattutto a partire dal 1919, quando le folle cominciarono a riversarsi al convento di San Giovanni Rotondo. Padre Pio si scusa presso i direttori, anche se questi - particolarmente padre Benedetto - non credono facilmente a tale impedimento.  
Il 25 agosto 1920 scriveva a padre Agostino: "Cosa dirvi del mio spirito? Troppo lungo sarebbe il dirvelo ed il tempo mi manca. Solo vi prego di pregare e far pregare per me il buon Gesù, affinché si compia su di me sempre e tutta la sua santissima volontà".  
La stessa giustificazione e motivo ritorna in parecchie lettere indirizzate al padre Benedetto, come in questa:  "Il lavoro che mi preme e mi opprime continuamente senza interruzione, sia di giorno che di notte, ed i miei mali fisici, che da più giorni si vanno accentuando [...]. Lavoro sempre sopra dolore ed il lavoro è tanto che non mi dà mai tempo di piegarmi sopra me stesso, ed è un vero miracolo se non perdo la testa" (14 3 1921);  
"Non risposi - spiega allo stesso padre Benedetto - innanzitutto perché non ho avuto un momento libero, sebbene voi, come sempre, non ci credete" (24 12 1921).  
Tali sono alcuni dei motivi principali che spiegano e giustificano il numero e la forma delle lettere della presente raccolta. 
La loro autenticità è fuori dubbio. Sia quelle di padre Pio che quelle dei suoi direttori sono state trascritte dagli autografi, quindi ogni sospetto a riguardo sarebbe infondato. A questo criterio di valore incontrovertibile si aggiunge il criterio interno del contenuto e della dottrina: dalla prima pagina sino all'ultima si riscontra sempre la stessa linea continua, sempre lo stesso personaggio, la medesima ricerca dello stesso ideale, battendo la stessa strada. 
 
 

Per quelli che hanno bisogno di aiuto per onorare il vero Dio



Gesù aiutami perché sono smarrito e confuso, 
non so la verità della vita dopo la morte. 
Perdonami se ti offendo onorando falsi dii che non sono il vero Dio. 
Salvami e aiutami a vedere la verità con chiarezza  
e salva dalle tenebre la mia anima. 
Aiutami a venire nella luce della tua misericordia. 
Amen. 

Le vostre opere in favore degli altri non significheranno niente per Me, poiché voi sarete giudicati per la vostra lealtà alla Verità



Mia amatissima figlia, il Mio popolo ricevette da Me un grande Dono mediante la Mia Morte sulla Croce. Questo Sacrificio, offerto per redimere il mondo da morte certa, fa parte del Patto Finale di Mio Padre, prima del Grande Giorno in cui Egli metterà in salvo i sopravvissuti sulla terra. 

Una generazione dopo l‟altra parlò della Verità, contenuta nel Libro di Mio Padre, ed i Suoi servitori consacrati approvarono la Parola di Dio. Quanto avete dimenticato e quanto poco sapete! Molti di coloro che furono unti allo scopo di dirigervi, hanno sviato e per tale motivo, la loro testa, ammantata d‟orgoglio, tenuta alta poiché si occupano della Parola di Dio, si chinerà dalla vergogna e per la paura quando saranno di fronte all‟Avvertimento del Cielo. A questi servitori consacrati Io ho da dire questo: le vostre opere in favore degli altri non significheranno niente per Me, poiché voi sarete giudicati per la vostra lealtà alla Verità. Io vi punirò e la Mia Giustizia sarà implacabile fino a quando voi non strapperete le vostre leggi pagane e non proclamerete la Parola che vi fu data tanto tempo fa. Il vostro disprezzo verso le Leggi di Dio, Mi reca una grande vergogna, ma il vostro inganno, che Mi costerà la perdita delle anime, vi condurrà alla rovina. 
Coloro i quali fanno parte del Mio popolo, e che vivono per la Parola di Dio, anche se non sono nulla ai vostri occhi, siederanno sui Troni del Giudizio, quando verrete chiamati per rispondere, di fronte a Me, delle ragioni per cui avete fatto sviare il Mio Popolo. Potete credere che il vostro potere e la vostra influenza vadano oltre la disapprovazione, ma sappiate che la vostra gloria sta svanendo e pure presto; l‟oro e i mantelli bianchi che indossate diventeranno stracci e le vostre corone scintillanti sostituite con dell‟erbacce. 

Di tutti i peccati nel mondo, non c‟è niente di peggio ai Miei Occhi, di quegli ipocriti che si presentano in qualità di Miei servitori, ma che invece non Mi servono. Quando arriverà il momento in cui voi bestemmierete contro di Me, e “nutrirete” i figli di Dio attraverso le menzogne circa il senso del peccato, Io manderò su di voi una punizione così grande che avrete difficoltà a riprendere fiato. Chicchi di grandine di notevole dimensione verranno scagliati giù dai Cieli ed ogni Chiesa, che è stata consegnata ai Miei nemici, nella quale essi profaneranno i Miei Altari, sarà distrutta da grandi inondazioni. Ogni genere di crimine che voi commetterete contro di Me, lo commetterete contro un figlio di Dio, e per tale motivo, Io vi manderò un avviso dopo l‟altro, fino a quando voi non rigetterete la nuova falsa dottrina: finché non testimonierete la Verità – la Santa Parola di Dio – e sosterrete i Sacramenti come vi fu insegnato dal principio. 

Attraverso questi Messaggi, Io vi rammenterò la Verità e continuerò a mettervi in guardia fino al giorno in cui voi deciderete chi scegliere: Me o coloro che professano di essere Miei, ma che sono schiavi della bestia. 

Il vostro Gesù 

14 Dicembre 2014

giovedì 18 luglio 2019

Signore, accresci la nostra fede.



Signore Gesù, tu sei con noi,
vivo e vero, nell’Eucaristia.
Signore, accresci la nostra fede.
Signore, donaci una fede che ama.
Tu che ci vedi, tu che ci ascolti, tu che ci parli:
illumina la nostra mente perché crediamo di più;
riscalda il nostro cuore perché ti amiamo di più!
La tua presenza, mirabile e sublime
ci attragga, ci afferri, ci conquisti.
Signore, donaci una fede più grande.
Signore, donaci una fede più viva.

(Beato gIoVannI Paolo II)

Esistono piccole e grandi prove sulla via verso Dio, ma chi la percorre nell’amore sarà premiato riccamente.



Maria Madre di Dio

I cuori di molti uomini si sono raffreddati.

Essere cattivo non è bello per nessuno. Non dimenticate, che il diavolo e i suoi demoni pongono delle trappole a tutti i Nostri figli.

Nelle situazioni più semplici gli è presente e vi attacca. Se rimanete nell’amore, l’avversario non ha alcuna possibilità, ma è proprio questo, restare nell’amore che è così difficile per voi. Provateci lo stesso e sempre nuovamente e portate tutte le azioni, in cui l’amore è mancato, davanti a Dio Padre e in confessionale, in modo che i vostri cuori siano liberi e la vostra anima sia di nuovo pura.

Esistono piccole e grandi prove sulla via verso Dio, ma chi la percorre nell’amore sarà premiato riccamente. 

Seguire Gesù Cristo è fonte di gioia!



Se qualcuno di voi, cari ragazzi e ragazze, avverte in sé la chiamata del Signore a donarsi totalmente a Lui per amarlo “con cuore indiviso”, non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio il proprio “sì” senza riserve, fidandosi di Lui che è fedele in ogni sua promessa. Non ha Egli forse assicurato, a chi ha lasciato tutto per Lui, il centuplo quaggiù e poi la vita eterna?

CARMELITANI DELLA SS TRINITA



Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1604)

Vede le tre Persone divine «influirsi l'una l'altra li sua divini influssi con modo indicibile. Il Padre influiva al Figliuolo el Figliuolo rinfluiva nel Padre. Influiva ancora esso Padre et Figliuolo allo Spirito Santo; et esso Spirito Santo rinfluiva nel Padre e nel Figliuolo, e continuamente vedeva mandarsi essi divini influssi».
«Al Padre s'appartiene la potentia con la gubernatione; al Verbo la sapentia con la comunicazione; allo Spirito Santo la bontà co' sua influssi e tranquillità» 

Apparizioni Mariane



Tinos

Nell’isola di Tinos in Grecia apparve ad un vecchio giardiniere per dirgli di scavare nel terreno di Antonio Doxaras e trovare una sua icona. Un anno dopo apparve ad una religiosa, suor Pelagia e per tre volte le chiese la stessa cosa. Lei lo comunica alla sua superiora ed al vescovo. 
Iniziarono gli scavi ed il 30 gennaio 1823 trovarono un’antica icona della Vergine dell’Annunciazione. Quello stesso anno iniziò a sgorgare una sorgente di acqua miracolosa in un pozzo secco da lungo tempo. Nel 1831 si costruì un grande santuario, centro di pellegrinaggi, dove avvengono molte guarigioni e conversioni. Nel 1972 l’isola di Tinos fu dichiarata “Isola sacra”. Tutti gli anni, nel giorno dell’Annunciazione, migliaia di pellegrini portano in processione l’immagine miracolosa. 

Padre Angel Peña

Regnerà l’amore puro, e ognuno di voi proverà e sarà quest’amore.



Maria Madre di Dio

Mia amata figlia. Di al mondo, che Noi amiamo i Nostri, figli e che faremo tutto il possibile per portare ognuno di loro nel Nuovo Mondo. La dove cielo e terra s’incontrano, ci sarà posto per tutti voi. Lì non esiste più la fame, che tiene in scacco il vostro attuale mondo, non esiste alcuna macchinazione malvagia. 

Regnerà l’amore puro, e ognuno di voi proverà e sarà quest’amore.

Ciò che avete oggi è l’inizio della fine, per questo, Miei amatissimi figli e ora il tempo di svegliarsi e di prepararsi per i tempi futuri.

Chi permane nella sua” rigidità” non conoscerà il Nuovo Mondo, il Regno di Mio Figlio.