venerdì 19 luglio 2019

AVVISI DALL'ALTRO MONDO SULLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO



Bonaventura Meyer:

Dalla vita della possessa 
 
Gioventù 
 
Su richiesta dell'editore, la possessa ha scritto una biografia. Malgrado che la donna, visto il suo stato dì salute e la grande distanza dal suo paese campestre, lontano dal luogo con scuole superiori, poteva frequentare soltanto la scuola popolare ha, malgrado ciò, un’intelligenza di media elevata, una comprensione facile e buona memoria. Dalla sua biografia, scritta a macchina da lei stessa, riportiamo quanto segue (tralasciamo per ragioni di discrezione i nomi dei luoghi, raccorciando per ragioni di spazio, le annotazioni): 

«I miei genitori abitavano in un piccolo podere. Il luogo era molto remoto. 
Sono nata nel 1937, esattamente nella domenica scapolare, in cui si festeggiava l’ammissione dei fanciulli nella Confraternita Scapolare. Il martedì successivo venni battezzata. Secondo le dichiarazioni di mia madre, gridai incredibilmente come bambina lattante e non dormivo quasi mai o almeno considerevolmente poco. La madre si faceva per questo grandi pensieri per me. Benché dava l’impressione, come se qualche cosa negli intestini non fosse in ordine, questa presunzione non provava lo stato preoccupante o almeno non del tutto. 

In primavera 1944 mi recai per la prima volta alla scuola. Ero una bambina timida, molto calma. L'imparare mi era facile. Particolarmente leggere, scrivere e raccontare non presentavano nessun problema per me. Il mio luogo preferito era al ruscello in mezzo a fiori e erbe. Sovente sì accompagnavano anche i mici compagni di giuoco, parlavamo su cose diverse, di cui i bambini di questa età sogliono parlare, lasciando ciondolare le gambe nell’acqua. 
Parlavamo spesso anche in abbondanza di cose religiose come pure del cielo, dell’inferno e del purgatorio. Tra il secondo e il terzo anno di scuola avvenne il tempo della mia prima comunione. L'ho presa molto seriamente e mi preparai meglio che potevo, Del resto il tempo di scuola passò senza incidenti notevoli. Andai già molto spesso sui canapi e cercai di rendermi utile. Anche i miei fratellini occupavano una gran quantità di tempo e di lavoro. 

Dopo la mia prima comunione andai quasi giornalmente alla santa messa e alla santa comunione. Sentii però che la grazia era meno presente quando ero più negligente nella frequenza della messa o quando pregavo di meno. A tredici armi ebbi però una volta da sopportare un assalto, secondo la mia impressione, più o meno grave, da parte degli altri bambini. Correva voce, che io fossi una "bigotta" e che volessi andare certamente nel convento. Ero profondamente confusa, ma la mia nonna mi assicurava dicendo: "Beh, non ascoltare gli altri bambini, non lo capisco. Quel che importa è soltanto come tu stai davanti a Dio”. In seguito a ciò cercai di dimenticare le osservazioni dei compagni di scuola, ma purtroppo mi avevano colpita profondamente. Per lo più andavo volentieri in chiesa, e quando il coro della chiesa cantava alla messa solenne, gli altari erano ornati con fiori e si spandeva il profumo dell’incenso, avevo l’impressione che noi tutti, che ci trovavamo in chiesa, fossimo molto vicini al cielo». 

Irrompe la notte 
 
«Qualche tempo dopo la morte della nonna (1951) venne per me un’epoca di dure lotte e di sbigottimento. Timori e scrupoli s’impadronivano tutto d’un colpo della mia anima, che non avevo ancora mai sentito prima. Questo non era solo durante un piccolo scorcio di tempo, ma si protraeva paurosamente oltre. Non ero più me stessa, significa che i miei sentimenti per Dio e i miei principii rimanevano gli stessi, ma tutto il mondo di sentimenti cominciò a crollare, e mi trovai in mezzo a grandi tribolazioni, Sentivo soltanto vagamente e senza partecipazione intima. Le cose pesanti e le sofferenze invece le sentivo in maniera esagerata, cosicché mi trovai spesso come quasi spezzata. Le idee venivano e se ne andavano. Qualunque cosa pensavo, non trovavo in nessuna parte una luce. Quello però che era difficile, era che non potevo più troncare questi pensieri. Tutto era come ottuso e spento. Un giorno - credo fosse Tutti i Santi 1952 (dunque a 15 anni) - dissi molto triste a mia madre: "Mamma, mi sembra di essere il sentimento in un duro brando". Mi disse alcune parole di fiducia ed aggiunse che tutto si aggiusterà di nuovo. Che solo dovevo aver io stessa la volontà e cercare il piacere. Ma era appunto questo: non lo trovavo, benché lo cercassi con tutte le forze.  

Per quanto riguarda la volontà, cosa avrei dato se avessi ritrovato la libertà di una volta. Ma non era nel mio potere. La mia paura aumentava ed io non sopportavo più di restare sola nella mia camera, cosicché mio padre cambiò la camera ed io potei andare da mia madre. Benché mia mamma si trovasse vicina a me, mi si strozzava la gola per la paura e il terrore. Il cuore mi batteva fino alla gola e un orrore profondo come un abisso s’impadroniva di me, cosicché potevo parlare ancora solo con pena. La paura e il tormento trapanavano, ed un’ora mi sembrava una mezza eternità. A parte questo avevo però il sentore, come se Dio volesse, che io accettassi questa sofferenza per la salvezza delle anime. Cercai di consentire. In quella notte successe inoltre qualcosa di straordinario, che mi incitò ad accettare questa sofferenza. Se dico accettare vorrei quasi dire, che questo successe in questa notte, quando pronunciai il mio consenso. Più tardi volevo sfuggire sempre nuovamente a questa sofferenza, e supplicavo spesso e sovente il cielo, di concedermi ancora il sonno e la salute dell’anima. Ma non mi fu concesso, almeno lungamente no. 

Questo era solo l’inizio dell’insonnia totale, ed allora era ancora più facile di accettare ciò, così come lo voleva Dio, Più tardi si dimostrò, che mi dimenavo e piegavo miseramente in mezzo a queste tenebre e non trovavo una via d’uscita. Questo supplizio era da allora giorno e notte la mia parte, e non c’era nessuno che potesse aiutarmi. La mia madrina venne con me dal medico lontano più di un’ora. Questi disse, che fui colpita da infiammazione alle reni e alla vescica, e che, come si esprimeva, il mio sistema nervoso era gravemente estenuato. Mi diede medicine, ma era sempre peggio, e dopo qualche tempo il medico mi condusse all’ospedale». 

Così venne torturata la povera creatura umana dal 14° anno di vita. Come aiuto casalingo - interrotto da cure mediche senza riuscita e soggiorni brevi all’ospedale - ha trascorso gli anni seguenti. Con suo grande dispiacere dovette farsi estrarre i suoi bei denti per ordine di un medico, che lì credeva di vedere la ragione del male. Ma non cambiò niente al suo stato, salvo il fatto che la povera donna ne soffriva ancora di più. La provvidenza di Dio introdusse un giovane presso di lei, senza mezzi, ma dabbene. Sposò costui nel 1962 malgrado fosse sconsigliata da parte dei congiunti. 

La donna oggi quarantenne partorì in seguito quattro cari bambini, per la cui gravidanza e nascita non provava nessun miglioramento della sua inspiegabile sofferenza, anzi!... Indebolita ulteriormente dovette essere portata nuovamente in istituti e case di cura, ma venne dichiarata dagli specialisti - ultimamente da una clinica di fama mondiale - di mente normale, e congedata come un caso inspiegabile. 

Iniezioni, elettroterapia e trattamenti le causarono sofferenze ulteriori insopportabili, appena interrotte da alcuni sprazzi di luce. 

Verso l’anno 1972 subentrò un breve miglioramento. Lei ne scrive: «Si è trovato per caso, che soffrivo di una carenza quasi completa di fosforo. 
Ricevetti delle capsule ed infatti si constatò un miglioramento dello stato generale. In quanto effettivamente il fosforo fosse colpevole cd in quanto la permissione di Dio avesse cooperato, che io abbia finalmente trovato miglioramento, non lo so. Potevo, se non dormire - se si intende questo come dormire - almeno però cadere in torpore o tutt'al più sonnecchiare. Gli stati di angoscia diventarono sempre più rari, anzi riuscivo perfino a ridere, e potevo, anche se non perfettamente, fare i lavori casalinghi. 

Mio marito era felicissimo, ma probabilmente nessuno era più sollevato di me. 
Potevo allora riavere due figli con me, del che ero oltremodo felice. 

Glorificavo e lodavo Dio e gli ero molto riconoscente per questa liberazione finalmente avvenuta. Ma peraltro vedevo pure, o credevo di vedere, che la sofferenza era pure una grazia, per quanto pesante e schiacciante essa fosse. 
E così pensai sovente, che Egli sapeva bene, perché mi aveva condotta attraverso queste tenebre». 

Esorcismi e rivelazioni 
 
Nel 1974 avvenne una ricaduta grave. «Mia sorella mi condusse da un brav’uomo, che aveva già prestato aiuto a molti. In sua presenza venivo scossa repentinamente al mio braccio destro, senza che io stessa l’avessi mosso. D’un tratto l'uomo gridò: "Io credo, che voi siete ossessa!" Mi recai dopo da un sacerdote, che pur essendo scettico, mi fece un esorcismo. Egli constatò poi, che tutti gli indizi di una ossessione erano presenti». 

Con scongiuri penosi e lunghe preghiere un esorcista sperimentato poté finalmente realizzare una breccia decisiva. Dopo ripetuti scongiuri sono dovuti comparire ad intervalli demoni, umani e angelici, anzi riuscì un esorcismo temporaneo, ma tutti i demoni ritornarono. Era stato chiesto, che un vescovo avesse dovuto dare il permesso per un esorcismo pubblico e che se ne fosse reso garante. 

L’8 dicembre 1975 cinque esorcisti ebbero il permesso per il grande esorcismo. 
Seguirono altri scongiuri in circolo ristretto, durante i quali il più delle volte erano presenti tre sacerdoti. Che cosa dovevano dire i demoni a questi scongiuri su ordine della Madre di Dio per la salvezza delle anime e per la Chiesa decaduta in uno stato così lamentevole, è raccolto nella prima parte (identico con la prima edizione) del libro «Avviso dall’altro mondo». Viene completato nella seconda edizione da altri scongiuri. Questi vennero intrapresi il 25 aprile 1977 in presenza del prelato prof. dott. Giorgio Siegmund di Fulda, il 10, 11 e 18 giugno (Festa del Cuore di Maria) come pure il 13 luglio 1977 in presenza e sotto la direzione del Padre Arnold Renz SDS, di altri sacerdoti e dell’editore del libro. 

Situazione presente 
 
L’ossessa non è ancora liberata, perché la sua missione non è ancora conclusa. 
I suoi genitori hanno confermato in frasi concise e sobrie le date esterne della vita della loro figlia. Ugualmente come la loro figlia così angustiata essi erano ignari sull’origine della smisurata sofferenza della loro cara figlia. Avevano provato tutto ciò che avrebbe potuto procurare alleviamento e guarigione tramite l’arte medica o psichiatrica. Non rimaneva loro altro che ricorrere alla preghiera. 

Quel che è particolarmente impressionante dei genitori è la loro maniera robusta e sobria, lontana da ogni brama miracolosa e da ogni mania o tendenza allo straordinario. L’origine della grave sofferenza della loro figlia è per loro inspiegabile ed essi si sottomettono con la preghiera e la calma speranza, alla volontà misteriosa di Dio. 

I numerosi documenti - nastri magnetici, fotografie, che vennero fatte durante gli scongiuri, come pure lettere - sono a disposizione per una ulteriore revisione ecclesiastica. Ma dovrebbe essere comprensibile ad ognuno, che in questo libro non vennero pubblicati né nomi di luoghi, né stampate fotografie, affinché non si diano noie alla donna travagliata ed alla sua famiglia con una fiumana di visitatori, là dove la provvidenza di Dio ha già disposto, che né i suoi vicini di casa, né la sua amica, ne abbiano avuto conoscenza. La sua ossessione si manifesta soltanto nel suo vivere intimo, quando viene torturata per notti e notti, ma di giorno assolve ai suoi doveri casalinghi. Alle funzioni non può più assistere dal 1975, perché a certi punti della santa Messa, come pure alla benedizione del sacerdote, al contatto con reliquie ed oggetti sacri, i demoni si manifestano disturbando. Quando è possibile viene visitata una volta a settimana da un sacerdote, il quale le può amministrare i sacramenti. 

Il piano di Dio 
 
La sofferenza espiatoria accettata con tanta rassegnazione dalla donna, la grave pena interiore e l'abbandono completo, che deve rivivere soprattutto nei giorni che seguono gli esorcismi, in unione con la sofferenza di Cristo, della sua ultima dura agonia e del suo ultimo respiro, serviranno alla salvezza di anime immortali. Ecco la grande preoccupazione della nostra tormentata anima, che per propria colpa non impedisca gli avvisi ordinati dalla Regina del cielo e della terra e pronunciati attraverso i demoni, per i nostri tempi, cosicché anime, che avrebbero potuto essere salvate, possano cadere per negligenza e trascuratezza nell'eterna dannazione. Ad ogni lettore di queste righe perciò sia caldamente raccomandata la preghiera speciale per quest’anima tormentata. 

L'editore.  

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