lunedì 23 marzo 2020

IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI



Il numero degli eletti

A questo punto è necessario trattare brevemente in merito alla  questione del numero degli eletti, qquestione grave e  interessante, che tanto da vicino ci tocca, che fu sempre  discussa e sempre rimase insoluta. « E' una questione, scrive il  Faber (Il Creatore e la creatura, Parte III, cap. II), ché è un  segreto di Dio, un segreto del supremo Giudice, un segreto che  l'Altissimo ha riservato tutto a se stesso, ma nella quale egli  permette che ci addentriamo solo nella speranza di trovare  qualche nuova traccia dello sconfinato amore di Dio ». Dopo  tutte le nostre supposizioni, le nostre congetture, le nostre  induzioni, la verità sarà sempre, come prima, nascosta in Dio.  Numerosi teologi di grande autorità sono del parere che il  numero dei reprobi superi quello degli eletti; altri teologi, pure  di indiscussa autorità, ritengono il contrario. Cornelio a Lapide  riferisce che la maggior parte dei teologi che vivevano a Roma  ai suoi tempi, riguardando al rilassamento generale dei costumi  nella loro epoca, sostenevano l'opinione più severa. Mentre i  teologi più recenti pare che propendano per l'interpretazione  più benigna. Gli argomenti addotti sono solidi da ambo le parti,  afferma il Billuard (De Cert. praed., disp. IX, art.7). Le prove  della Sacra Scrittura assicurano il trionfo completo e nella  forma più esplicita della opinione più benigna. E i rigoristi, a  dire il vero, par che sudino abbastanza nel tentare di ritorcere  queste prove in loro favore (Faber, Op. cit.). A proposito delle  parabole evangeliche addotte come prova da ambo le parti, il  Bergier si esprime in questo modo: «Se le parabole del Vangelo  si possono addurre come prove, noi dovremmo concludere che  è la maggioranza e non la minoranza che si salva. Gesù Cristo  paragona la separazione dei buoni dai cattivi; nel giudizio  finale, alla separazione del buon grano dalla zizzania; ora in un  campo ben coltivato la zizzania non è mai più abbondante del  grano. La paragona ancora alla scelta tra i pesci buoni e i pesci cattivi; ora qual mai pescatore fu mai tanto disgraziato da  pescare più pesci cattivi che pesci buoni? Delle dieci vergini  invitate alle nozze, cinque sono ammesse alla festa insieme allo  Sposo. Nella parabola dei talenti, due servi sono premiati, uno  solo è punito; in quella del festino, di tutti gli invitati uno solo è  scacciato » (Bergier, Traíté de la vraie Religion; t. x, pag. 356). 

Coloro che sostengono l'opinione più severa sembra che si  lascino sopraffare dalla considerazione del male nel mondo e  della giustizia divina nei suoi confronti, senza riflettere  abbastanza;

a) che gli uomini furono creati per un piano di sconfinata  misericordia e di sapienza divina, il quale sembrerebbe  destinato a fallire, qualora il numero degli eletti non superasse  quello dei reprobi;

b) che per dare nuovo assetto ai disegni di Dio, sconvolti dal  peccato, Iddio stesso non solo si è fatto uomo, ma ha lavato il  mondo col suo Sangue prezioso, ed è morto aprendo le braccia  sulla croce e implorando il perdono del Padre perfino sui suoi  crocifissori;

c) che fiumi di grazie si riversano continuamente sugli uomini,  dopo il sacrificio del Calvario, in tutte le epoche della loro vita,  in tutti i luoghi;

d) che insieme a tanto male, che del resto colpisce la nostra  fantasia assai più del bene, c'è tra gli uomini molto bene; ci si  fermi a considerare anche soltanto il bene fatto in seno alla  Chiesa, ove per la comunione dei Santi le opere buone tornano  a vantaggio di tutti;

e) che gli uomini, se hanno un inferno che li attende nella vita  futura, qualora se ne rendano meritevoli, hanno altresì la loro  fornace di fuoco in questa vita, ove, volenti o nolenti, pagano  un tributo di espiazione alla inesorabile giustizia divina. Che  tanto fuoco e tanto sangue abbiano uno scopo ristretto nel  tempo, nessuno riuscirebbe mai a farcelo comprendere. Non è  raro il caso in cui gli uomini fanno insieme il male e la  penitenza;

f) che la responsabilità morale degli uomini più spesso che non  si creda è assai limitata. Le azioni degli uomini sono spesso  assai più perverse del cuore che le commette (Faber). Fu scritto  che nessuno è tanto santo e tanto perverso come la dottrina che  professa. Gesú, che meglio di tutti conosceva il cuore degli  uomini, dopo aver implorato il perdono di Dio sui suoi  crocifissori, aggiungeva: Non enim sciunt quid faciunt (Luc.,  23, 34). Non è raro il caso di rimanere sorpresi per l'ignoranza  di persone che frequentano la chiesa e i sacramenti,  immaginiamo ciò che deve essere di quelli che sono sempre  stati lontani dalla chiesa o non hanno avvicinato i sacerdoti che  in circostanze rarissime; e ciò senza loro colpa. Specialmente ai  giorni nostri, questi ultimi sono moltissimi. E ammirabile lo  zelo del Clero per penetrare nelle officine, nelle miniere, nei  cantieri, nelle industrie, nonostante le gravi difficoltà. Un  numero enorme di creature umane, senza colpa o quasi, vive  completamente lontano dalla vita e dai problemi dello spirito.  Noi rimaniamo impressionati, ed a ragione, ma Iddio che tutto  conosce, giudica molto diversamente da noi;

g) che oltre all'Inferno c'è un Purgatorio, acceso per gli uomini  dalla divina giustizia. Confortiamoci perciò con la visione  dell'Apostolo, che, trasportato dalla potenza divina nel regno  degli eletti, racconta di aver veduto una infinita moltitudine di  beati, di tutte le genti e tribù e popoli e lingue, stanti dinanzi al trono e all'Agnello, vestiti di bianche stole, con palme nelle  loro mani, cantanti: Salute al nostro Dio che siede sul trono, e  all'Agnello (Apoc, 7, 9, 10). Tuttavia la grande maggioranza di  quelli che si salvano, si ferma in Purgatorio. Ciò è ammesso da  tutti, dottori e mistici. Nella vita di S. Teresa leggiamo  “Osserverò solo - è la Santa che parla - che di tante anime  elette da me conosciute in vita, ne ho viste tre sole volare  direttamente al cielo senza passare pel Purgatorio: quella del  religioso di cui ho parlato nel discorso di questo libro, quella  del venerabile Pietro d'Alcantara e quella del padre  Domenicano rammentato più sopra (si tratta del P. Pietro  Ybanez, uno dei suoi confessori). Quando si pensi al gran  numero di visioni che la Santa ebbe sul Purgatorio durante la  sua vita, e alla quantità di anime sante che fiorivano allora nella  Chiesa di Dio, questa testimonianza della Santa ci dispensa da  ogni ulteriore ricerca. Ma c'è di più: noi vediamo che gli stessi  Santi canonizzati dalla Chiesa non vanno sempre esenti dalle  pene del Purgatorio. Si legge nelle opere di S. Pier Damiani che  San Severino, Arcivescovo di Colonia, quantunque fosse stato  in vita pieno di zelo apostolico e adorno di straordinarie virtù,  dovette tuttavia rimanere per qualche tempo in quel luogo di  pene. La storia riferita da S. Gregorio Magno nei suoi Dialoghi  (Libro IV, cap. 40) circa il santo Diacono Pascasio è davvero,  stranissima, poichè dopo la morte di costui, la sua dalmatica  distesa sul feretro avendo operato molti miracoli, non c'era  dubbio che egli si dovesse trovare tra i beati comprensori del  cielo; eppure come rivelò egli stesso a S. Germano di Capua,  gli rimaneva da fare una lunga espiazione in Purgatorio. Dopo  tutto questo chi potrebbe mai lusingarsi di sfuggire a quella  pena? Approfittiamo almeno delle sofferenze della vita  presente offrendole a Dio in espiazione delle nostre colpe, onde  voglia il Signore misericordioso abbreviare il nostro soggiorno  nel carcere tremendo del Purgatorio.

Sac. Luigi Carnino,

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