LA CHIESA DI SEMPRE
È un fatto storico che la Chiesa di Cristo sia sempre stata oggetto di condanna e di persecuzioni, sì da far emettere il grido degli Apostoli: «Salvaci, o Signore, ché siamo perduti!». Questo grido lo udiamo anche oggigiorno su tutto il territorio che la Chiesa ricopre. Tuttavia, la Chiesa continua il suo terreno pellegrinaggio, come scrive Sant’Agostino, tra le persecuzioni degli uomini e le consolazioni di Dio, per far comprendere ai suoi fedeli che la Chiesa ha il pieno diritto di esigere da loro una assoluta coerenza tra la Fede e la vita. La Chiesa, perciò, è ovile che raduna, ripara e difende le pecore; è il campo dove si semina il frumento e il granaio dove lo si raccoglie dopo la mietitura. La Chiesa, inoltre, è il Corpo Mistico di Cristo, Lui ne è l’anima, noi, le membra. Quindi, chi non vuole far parte della Chiesa, non può avere la vita eterna. Essi fan parte del corpo della Chiesa, ma non dell’anima della Chiesa. Allora, che giova aver ricevuto il carattere di cristiano nel Battesimo, se poi non è cristiana la vita? Che giova esser soldati di Gesù Cristo con la Cresima, se poi si è abbandonato il Capo e disertato la sua bandiera? Che giova il Matrimonio se poi si trascurano i doveri e si violano le leggi?.. E che cristiani sono quelli che non accettano i doveri della Fede? È un’acqua che non scorre più, ma finisce in una palude, a causa dell’ignoranza religiosa, della passione impura, delle preoccupazioni eccessive delle cose umane. Tutti costoro devono ricordare il comandamento: «Adorerai il Signore tuo Dio e a Lui solo servirai» (Mt. 11). Di essi ha scritto il Profeta che rinunciando la vera sapienza, Cristo, «periscono per la loro insipienza» (Bar. 111). Ricordiamo, allora, il grave e sapiente monito di San Giovanni: «Chiunque recede e non sta fermo nella dottrina di Cristo, non ha Dio; se alcuno viene a voi e non porta questa dottrina, non lo riceverete in casa e non lo salutate» (11. Giov.1). Invece, «ha il Padre ed il Figliolo chi si attiene alla dottrina di Cristo» (1 Giov. 10). Quindi, si deve acquistare la conoscenza di quelle verità che formano il patrimonio della Fede. Ed ecco Gesù Cristo che ci ha insegnato tutte le verità e tutte le virtù e, quando abbandonava la terra per salire al cielo, ci lasciò la sua scuola gli Apostoli e tutta la Gerarchia che formano la Chiesa docente. «Come il padre ha mandato Me, Io mando voi; chi ascolta voi, ascolta Me». Ora, questo insegnamento la Chiesa lo impartisce a tutti i popoli: «Andate e ammaestrate tutte le genti; predicate il Vangelo ad ogni creatura». Difatti, il suo Vangelo e la sua dottrina sono per tutte le nazioni, per tutti continenti, per tutti i popoli. E la Chiesa entra nelle officine, nelle scuole, catechizza i bambini, siede accanto ai bambini, ai vecchi, agli ammalati, ai morenti, nei ricoveri, negli ospedali. “Dio si rivela agli umili”, ha detto Gesù, ed ecco che i Dottori e i Padri hanno condensato in libri immortali tutta la scienza cristiana; Sant’Agostino ha scritto come catechizzare gli ignoranti, San Carlo Borromeo ritiene che il Catechismo sia l’opera migliore; il Bellarmino, che combatteva le eresie di Lutero, compose un catechismo di dottrina cristiana. Questa è la storia della Chiesa. Ecco perché i Vescovi e i sacerdoti si consa crano alla istruzione del popolo, predicando la divina parola. Ecco perché i missionari lasciano la loro Patria, affrontano disagi, pericoli, difficoltà d’ogni genere per insegnare la dottrina di Cristo, e mentre gli infedeli, fuori della chiesa senza colpa, possono salvarsi, i cristiani, invece, nati da famiglia cristiana, battezzati, cresimati, consacrati da Cristo e dalle grazie dello Spirito Santo, se rimangono nell’ignoranza religiosa, non si salveranno, perché si verificherà la parola di Cristo: «Verrà gente dall’oriente e dall’occidente, dal settentrione e dal mezzodì, e la vedrete assisa a mensa nel regno di Dio, e voi ne sarete scacciati fuori, perché vi sono dei primi che saranno gli ultimi e degli ultimi che saranno i primi» (Lc. 13). Ma la Chiesa non porta solo la fiaccola della verità, ma anche la fiamma della carità, che Gesù l’ha chiamata “comandamento suo”, nuovo: «Io vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate come Io stesso vi ho amato; tutti conosceranno che siete miei discepoli se vi amerete scambievolmente» (Giov. XXIII). E Gesù volle lui stesso darne esempio: sfamò i famelici, guarì gli ammalati, mondò i lebbrosi, liberò gli ossessi, resuscitò i morti, perdonò ai nemici, diede la sua vita per noi, per aprirci le porte del cielo, e continuò, poi, l’opera della nostra salvezza per mezzo della sua Chiesa, dei suoi Sacramenti, specie per mezzo del’Eucarestia, per cui, ogni giorno, Gesù si immola e si dona a noi. E la Chiesa ha imitato il suo Fondatore divino predicando la carità, ma soprattutto praticandola con le opere. Appena iniziata la sua opera evangelica esercitò la carità verso gli infelici che avevano nessun diritto ma solo doveri; predicò il diritto ad una patria, ad una famiglia, alla vita, perché, davanti alla Croce di Cristo non vi sono né padroni né servi, né schiavi né liberi; combatté la schiavitù; e come ha noverato tra i suoi Santi i grandi maestri della verità, così ha consacrato i suoi altari e i suoi templi agli eroi della Carità, come, ad esempio, i Fatebenefratelli, medici e infermieri negli ospedali; come i seguaci di S. Camillo, per l’assistenza spirituale degli infermi, come i Somaschi, per gli orfanelli; come le Figlie della Carità di San Vincenzo, per tutte le miserie dell’umanità; come i Salesiani, per l’educazione cristiana dei figli del popolo; e cento e cento altre Congregazioni maschili e femminili, per beneficare ovunque ci sia bisogno; come i Pontefici con le loro encicliche immortali sulla questione sociale e in difesa dei lavoratori. Tutta la storia della Chiesa sta a testimoniare quanto Essa fece in venti secoli a sollievo dei poveri, a conforto dei sofferenti. Eppure, ancora oggi i suoi avversari, figli degeneri, che rinnegano non solo la sua dottrina, ma anche la sua Storia di Carità in favore delle classi umili, per i diseredati, per gli operai, per il popolo nelle strette della miseria, memore del suo dovere di esercitare gli insegnamenti di Gesù anche riguardo alla mercede dovuta all’operaio: «Quando qualcuno ha lavorato per te, pagalo tosto e la mercede dell’operaio non rimanga mai presso di te (Tob. 111)». «Ecco che la mercede degli operai che hanno mietuto i vostri campi e che voi avete loro fraudata, grida e il suo clamore è penetrato nelle orecchie del Dio degli eserciti» (Giac. V). Ora, la “giusta mercede” è quella che permette al lavoratore di provvedere ai propri bisogni individuali e a quelli della propria famiglia. Una concezione di salario diversa non è cristiana ed è riprovata dalla Chiesa. Leggete ora quello che ha scritto Sant’Agostino: «la sola carità distingue i figli di Dio dai figli di Satana. Fatevi pure innumerevoli volte il segno della Croce, affollate le chiese quanto volete e a tutte le preghiere del sacerdote rispondete entusiasticamente amen; anzi, costruite altari, cappelle e basiliche, non da questo si distinguono i figli di Dio; quanti hanno la carità, sono nati da Dio; non lo sono quanti ne vanno privi».
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sac. dott. Luigi Villa
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