domenica 23 maggio 2021

TESORI DI RACCONTI

 


Un peccato non confessato. 

Una giovane persona, racconta S. Antonio, commise giorno una colpa contro la santa purità. Appena la ebbe commessa si trovò coperta di confusione. Come avrò io il coraggio, diceva, di dichiarare questa nefandezza al mio confessore? Che penserà di me? Che dirà egli? Intanto si confessa senza dire tal colpa; si comunica e i rimorsi aumentano le sue pene; essa si trova come in un inferno. Agitata giorno e notte dai rimproveri della coscienza e dal timore di dannarsi, per liberarsi si diede alle lagrime, ai digiuni, alla preghiera, ma invano: la memoria dei suoi sacrilegi la tormentava senza posa: l'anima sua era come in un abisso di amarezza. Le viene in pensiero di entrare in convento, e ivi fare una confessione generale, e infatti vi entra e comincia la confessione progettata: ma tiranneggiata dalla vergogna, confessa il peccato in una maniera sì imbrogliata, che non lo fa punto intendere al suo confessore; e continua a comunicarsi con questo peccato nell'anima. Le sue pene divennero estreme. Per sollevarsi raddoppia i digiuni, le preghiere, per modo che le religiose del convento la presero per una santa, e la elessero per superiora. Divenuta superiora continuò codesta ipocrita la sua vita penitente ed esemplare, ma sempre amareggiata dall'estremo dei rimorsi. Per temperare l'insoffribile dolore stabilì di confessare il brutto peccato taciuto; ma la vergogna la rattenne più fortemente di prima, e perciò non se ne accusò. Risolse quindi di confessarlo un istante prima di morire, ma non ebbe il potere di farlo! Un assalto straordinario di febbre la fece cadere nel delirio, ed essa morì senza accorgersene. Qualche giorno dopo la sua morte, stando le religiose in orazione per lei, apparve loro in sembianze orribili, e disse: Mie sorelle, non pregate per me; io sono dannata! Per avere taciuto un peccato commesso nell'età di 18 anni: e per essermi tante volte accostata sacrilegamente alla Santissima Comunione.

DON ANTONIO ZACCARIA 

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