venerdì 28 maggio 2021

GESU' EUCARISTIA l’amico che ti aspetta sempre

 


Testimonianze e Miracoli


TESTIMONIANZE

Molte religiose contemplative, con cui sono in corrispondenza, mi hanno raccontato le loro esperienze con Gesù Eucaristia. Una di loro mi diceva: «Le grazie più grandi che ho ricevuto nella mia vita, le ho ricevute direttamente dalla santa Eucaristia e specialmente il matrimonio spirituale». Un’altra mi scriveva: «La mia cella è vicinissima al tabernacolo e posso andarlo a visitare frequentemente. Una volta ero appena stata con lui quando mi avvolse un silenzio impressionante e mi lasciai portare da lui. Fu qualche cosa di molto bello... Gesù Eucaristia mi faceva sentire le dolcezze del suo amore nel sacramento. E mi parve di udire la sua voce dolce, ma fortemente persuasiva e soavemente incisiva: “Io sono Gesù e ti amo molto”».

Una gioiosa e felice religiosa anziana, mi manifestava: «Sono molto felice. Ho fatto del tabernacolo la mia dimora e ho chiesto a Gesù di venire e di fare del mio cuore il suo tabernacolo. Così siamo sempre uniti. Com’è bello vivere sempre con Gesù, formando un cuore solo!». Come sono felici i religiosi che possono vivere sotto lo stesso tetto di Gesù! Mi raccontava una religiosa: «Un giorno andai nella cappella e, dopo essermi inginocchiata, mi colse un raccoglimento tanto grande come non mi era mai capitato prima e per quanto prima avessi fatto per raccogliermi non lo avevo mai potuto acquisire così. Mi sembrava che l’anima mi venisse rapita. Gesù mi fece comprendere in un modo ineffabile il mistero del sacerdozio e perfino la gloria e la ricompensa che i sacerdoti avranno nell’aldilà. Mi fece vedere come si trova e ci attende nell’Eucaristia e, soprattutto, l’infinito amore che ha per noi... Ancora un poco e sarei morta d’amore, mi sentivo tutta infiammata e quasi non potevo resistere a tanto amore».

Il beato Raffaele, monaco trappista morto a 27 anni, nel 1938, diceva: «Nella pace e nel silenzio del tempio la mia anima si abbandona a Dio... Se questo Dio, che si nasconde in un poco di pane, non fosse tanto abbandonato, gli uomini sarebbero più felici, ma non vogliono esserlo. Tutti i conflitti sociali, tutte le differenze si appianerebbero, se guardassimo un poco di più verso questo Dio tanto abbandonato, che si trova nelle nostre chiese». Comportiamoci come quei cattolici delle isole Kiribati in Oceania, che si riunivano tutte le domeniche in piazza per adorare Gesù Eucaristia, presente nelle chiese di Tahiti a 5.000 km di distanza! O come quel catechista di un piccolo villaggio delle Ande peruviane che riuniva la sua gente nelle domeniche e diceva loro, dispiegando un corporale davanti all’altare della cappella: «Adoriamo Cristo che fu qui con noi 22 anni fa».

Quando andai al ritiro mondiale per sacerdoti a Roma dal 5 al 9 ottobre 1984, tenemmo un’ora di adorazione ogni giorno nella basilica vaticana. Eravamo in 7000 sacerdoti da tutti i paesi, uniti in una sola preghiera, adorando il nostro Dio. Che giorni di gloria passai in quella circostanza! Molti sacerdoti, durante la seconda guerra mondiale, portavano sempre sul petto la santa Eucaristia per darla come comunione ai soldati e anche per avere forza e coraggio per sopportare le prove della guerra. Con Gesù al nostro fianco tutto è più facile.

Quand’ero cappellano militare a Ceuta, nel Nord Africa, le religiose adoratrici mi parlarono di come alcune bimbe mussulmane, malgrado il loro non credere, sentivano che nel tabernacolo c’era Dio. Qualche cosa di analogo accadde a quella giovane ebrea, quand’era alunna di un collegio di religiose. Mi scriveva così: «Un giorno quando avevo 11 anni, un’amica del collegio mi invitò a entrare in cappella, dove si trovava il Santissimo Sacramento e, entrando, istantaneamente, senza pensarlo, sentii con forte chiarezza che là nel tabernacolo, che io chiamavo “scatola”, là si trovava Dio. Non saprei spiegarlo, ma la stessa cosa mi capitò nelle due successive chiese cattoliche che visitai successivamente». Questa fu la prova del nove per convertirsi. Ora suor Maria del Carmelo è religiosa contemplativa in un convento dell’Inghilterra.

Padre Antonio Luli, gesuita albanese, comunicava nel primo Incontro Mondiale di Sacerdoti, celebrato a Fatima nel 1996, la sua testimonianza personale: «Conclusa da poco la mia formazione, mi arrestarono nel 1947 con un processo falso e ingiusto. Ho vissuto 17 anni prigioniero e altrettanti anni costretto ai lavori forzati. In concreto, ho conosciuto la libertà a 80 anni, quando nel 1989 potei celebrare per la prima volta la Messa con la gente. La mia vita è stata un miracolo della grazia di Dio e mi sorprende di aver potuto soffrire tanto con una forza che non era la mia, ma di Dio. Mi hanno oppresso con ogni tipo di torture per undici anni... Ma, quando potevo, celebravo la Messa clandestinamente. Non potevo fidarmi di nessuno perché se mi avessero scoperto mi avrebbero fucilato. In una circostanza, ebbi un’esperienza straordinaria, che mi ricordava la trasfigurazione di Gesù. La desolazione fece posto a una meravigliosa esperienza di Gesù. Era come se fosse presente là, di fronte a me, e io gli potessi parlare. Quel momento fu determinante per me, infatti, cominciarono di nuovo le torture. Senza quell’amore di Gesù, sarei morto, forse disperato».

Così il gesuita racconta la sua esperienza e come la celebrazione della Messa e la comunione, quando gli erano possibili in clandestinità, fossero la sua forza in mezzo a tanta sofferenza e solitudine. E tu, cosa aspetti per andare da Gesù? Ti auguro di amarlo come quel contadino che tutti i giorni andava in chiesa presto e diceva alla sua famiglia: “Vado a dare il buon giorno a Dio, vado a visitare il mio amico Gesù”. O come quell’uomo che diceva: “Vado a scaldare il mio cuore al sole”, poiché sentiva un amore talmente grande verso Gesù che a volte avvertiva nel cuore il calore della sua presenza. Siamo come quel contadino del quale parla il santo curato d’Ars, che andava tutti i giorni in chiesa e vi restava a lungo a guardare il tabernacolo; alla richiesta di spiegazioni, rispose: “Lui mi guarda e io lo guardo”. Questo è ciò che dobbiamo fare anche noi: guardare e lasciarci guardare. Amare e lasciarci amare. Non c’è bisogno di parlare molto poiché la preghiera migliore è quella della contemplazione, che è un silenzio amoroso o un amore silenzioso dinnanzi alla grandezza e all’amore di un Dio che è rimasto per amore in questo meraviglioso sacramento.

Ora, ripetendo le parole di Carlo Carretto, vorrei dire a tutti quelli che lasciano solo il tabernacolo: «Immaginate che sia vero ciò che dice la Chiesa, che sotto il segno sacramentale del pane si trovi la presenza viva di Gesù... Non sentirete la necessità di andare vicino a lui e di fargli compagnia? Io credo che Gesù sia presente nell’Eucaristia. Quanto mi ha aiutato questa fede. Quanto devo a questa presenza. È qui davanti che ho imparato a pregare. Quando nel deserto africano passavo otto giorni senza vedere nessuno tra le dune, quando in un’occasione trascorsi quaranta giorni da solo tra la terra e il cielo stellato del Sahara... sarei impazzito senza questa presenza di Gesù al mio fianco, senza questo amore sempre attento alle mie manifestazioni d’amore. È nel deserto con Gesù Eucaristia che ho sentito più intensamente la presenza di Dio».

Qualcosa di simile accadde ad un sacerdote gesuita italiano prigioniero dei russi durante la seconda guerra mondiale, che rimase per diversi anni in isolamento rinchiuso nella nota prigione “Lubianka” a Mosca. Diceva: “Se non fosse stato per la presenza di Gesù Eucaristia accanto a me, sarei diventato pazzo”. Egli, ogni volta che poteva, celebrava la Messa con un po’ di pane e di vino e custodiva l’Eucaristia per sentire la presenza e la compagnia di Gesù al suo fianco e non sentirsi solo. Che meraviglia! Gesù viene in una piccola cella carceraria a celebrare il grande mistero della Redenzione per la chiamata di un umile sacerdote rinchiuso nel luogo più infernale del mondo.

Ed Egli continua a manifestarsi come a quel semplice contadino di Pimpincos (provincia di Cutervos, in Perù), che i primi venerdì del mese accorreva in parrocchia camminando per diverse ore, a volte nel fango, con la pioggia, il freddo... ma felice di ricevere Gesù e di sentire il suo amore nel cuore. O come si manifestò a quegli universitari cattolici nella cappella di una casa di esercizi, nel 1967, effondendo su di loro il suo Spirito e dando inizio così al Rinnovamento Carismatico Cattolico nel mondo. Essi raccontavano d’aver sentito sensibilmente l’amore e la presenza di Gesù, scoprendo per la prima volta nella loro vita ciò che significava amarlo ed adorarlo. E tu, hai mai sentito pace nell’adorare Gesù Eucaristia? Fai la prova, vai a visitarlo. Gesù ti ama in ogni momento e ti aspetta.

Angel Peña


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