domenica 30 maggio 2021

MORTE AL CLERICALISMO o RISURREZIONE DEL SACRIFICIO UMANO

 


CAPITOLO XIV. 

EUROPA. — I ROMANI 

I. 

Dopo la nostra rapida escursione nell' antica  Asia, dirigiamo il nostro viaggio verso l'Europa.  Senza dubbio questa parte del mondo privile­giata fra tutte, non ci offrirà lo spaventevole  spettacolo dei sacrifici umani. I Romani almeno,  oggetto d'ammirazione pe' collegi, pe' licei ed  anche per certi piccoli seminarii, ebbero costan­temente in orrore una simigliante barbarie. La  educazione classica non li accusa mai d'avervi  preso parte, è vero; ma l'educazione classica  non è la storia. Questa ci aprirà i sanguinosi  annali, e ci mostrerà che cosa fossero, non solo  sotto il rapporto de' costumi, ma anche della  crudeltà, que' Romani cosi vantati, che un cri­stiano non teme di scrivere, doversene adorar  le reliquie. 

IL 

È noto che i Romani avean ricevuto dai  Greci una parte delle loro istituzioni, tra le quali quella del sacrifìcio umano. I Romani  dunque avevano, come i Greci, i loro pubblici  espiatori, vittime, cioè, scelte e consacrate an­ticipatamente agli dèi. Nelle pubbliche calamità  andavano a prenderle, affin di sgozzarle, nel  luogo doveran nutrite, come il beccaio a pren­ dere nel pascolo il bue per condurlo al macello1 

III. 

Ecco, secondo Dionisio d'Alicarnasso , in  qual modo andavan le cose : « Gli antichi Ro­mani offrivano a Saturno delle vittime conforme  a quelle che i Cartaginesi non cessarono di  offrire per tutto il tempo che stette in piedi la  loro repubblica, e conforme a quelle ancora of­ferte ai nostri giorni presso i Galli ed altri popoli  dell'occidente, cioè a dire immolavano vittime  umane, fanciulli. 

« Non so per qual ragione, questa specie di sacrificio fu surrogata dalla seguente: invece  degli uomini, che legati piedi e mani, eran  precipitati nel Tevere per placare la collera  degli dèi, fecero delle immagini simili a'me­desimi uomini, rivestite nella stessa maniera. 

Poco dopo l'equinozio della primavera, agl'idi  di maggio, i pontefici, le vestali, i pretori e  quelli che hanno il diritto d' assistere ai sacrificii religiosi, gettano nel Tevere dall' alto del  ponte sacro trenta immagini o fantocci rappre­sentanti uomini che essi chiamano Argivi o  Greci. Quest' uso i Romani han conservato sino  a' tempi miei. »  

IV. 

I Romani non si contentaron mai di questi  simboli di vittime umane, nè di alcune vittime  isolate. Primieramente, ogni volta che davansi  nell' anfiteatro i giuochi in onore di Giove La­ziale 2 o Laziare, la festa cominciava col sacri­ficio d'una vittima umana. La festa si rinnovava  ogni anno, e durava quattro giorni. 

« Anche adesso, dice Lattanzio, Giove La­ziale è onorato col sangue umano. » 

Prudenzio, Dione Cassio e Tertulliano testi­ficano il medesimo fatto. Il grande apologista  cosi si esprime : « Ecco che in quella religio­sissima città dei pietosi figli d'Enea, havvi un certo Giove, cui ne' loro giuochi essi bagnano  di sangue umano. » 1 

S. Cipriano conferma il fatto, e descrive la  maniera con cui si fa l' immolazione. Il sacer­dote scannava la vittima, ne raccoglieva ancor  caldo il sangue in una coppa, e lo gettava in  faccia all'idolo sitibondo.2 

V. 

Secondariamente, i combattimenti de' gla­diatori nell' anfiteatro non erano altro che eca­tombe umane offerte agli dèi, in rendimento  di grazie per qualche vittoria, o per qualche  grande avvenimento favorevole alla Repubblica.  Era l'adempimento della promessa fatta dai  generali romani, allorquando assediavano una  città. Loro prima cura era di pronunciar la  formola d'evocazione, colla quale pregavano le  divinità protettrici della città, d'abbandonarla  e di venire nel loro campo. A questa condizione  lor promettevano dei templi e dei giuochi, vale a dire, combattimenti d'uomini, ovvero immo­ lazioni di vittime umane. 

Per render grazie agli dèi della presa di  Gerusalemme, Tito diede cinquemila coppie di  gladiatori ; tuoi dire che fec' egli immolare,  nello spazio di venti giorni, dieci mila vittime  umane. 

VI. 

Ottavio, che fu poi l'imperatore Augusto,  gliene avea dato l' esempio. Dopo la presa di  Perugia, offri egli in sacrificio a'mani di Cesare  trecento cavalieri o senatori romani.1 

E con ciò non faceva che seguir l'esempio  dello stesso Cesare, « Dopo i giuochi che fec'egli  celebrare pel suo trionfo riportato sopra Vercingetorige (che fu scannato), i suoi soldati s'am­mutinarono. 11 disordine non cessò che allor­ quando Cesare presentatosi nel mezzo di loro,  afferrò di sua mano uno degli ammutinati per  darlo al supplizio. Questi fu punito per tal moti­vo; ma due altri uomini furono inoltre scannati a mo 9di sacrificio. E furono immolati nel campo di Marte dai pontefici e dal flamine di Marte. Del  resto, continua Tito Livio, era permesso al con­ sole, al dittatore ed al pretore, quando maledivan le legioni de' nemici, consacrare alla morte non  solo sè stessi, ma anche uno de' cittadini scelto in  mezzo ad una legione romana.1 » 

VII. 

Quel medesimo Spirilo che ordinava un di  nel mondo pagano i sacrificii umani, gli ordina  anche oggidì in tutti i paesi, ov' esso continua  a regnare senza controllo: là sotto il nome di  Marte, di Giove e d'Apollo: qui sotto il nome  di Fetisci, o di Manitu. Cosi l'antropofagia sotto  una o sotto un' altra forma continua il sacrifi­cio. Gli abitatori dell'Oceania mangiano le loro  vittime co' denti, mentre chè i Romani le divo­ravano cogli occhi, e le assaporavano con gu­sto. Quelli sono selvaggi incolti, questi erano  inciviliti. Presso gli uni e presso gli altri tu  trovi la sete, naturalmente inesplicabile, di umano  sangue. 

VIlI. 

Guardata attraverso la Roma cristiana, dice  il Sig. L. Veuillot,* la Roma antica ispira subito  ribrezzo. Que' grandi Romani, que' padroni del  mondo non appaion che letterati selvaggi. V'ha forse tra' cannibali cosa di più atroce, di più  abominevole, o di più abietto che la più parte  de' costumi religiosi, politici, o civili dei Ro­mani? V'ha forse una lussuria più sfrenata, una  crudeltà più infame, un culto più stupido? Qual  differenza, fosse pur di semplice forma, può  farsi tra i Fetisci e gli dèi Lari? Qual differenza  tra il capo dell'orda antropofaga, che mangia  il vinto suo nemico, ed il patrizio che compra  de' vinti, perchè combattan sotto i suoi occhi,  o si uccidan ne' banchetti? » 

Questo accadeva presso i Romani avanti la  predicazione del clericalismo! Ed oggi vogliono  esterminarlo ! E dicono che tutte le religioni sono  egualmente buone! 

Monsignor Gaume

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