martedì 11 marzo 2025

LE CONSEGUENZE

 


LIBERAZIONE

Sulla Confessione


«Ogni peccato è un atto di guerra », diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes.

Il peccato turba l'ordine naturale. Quando l'uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all'uomo e lotta per Dio. (Sap. 5,20). Ogni peccato semina nella terra dolere e morte: è come un missile lanciato in aria, che in qualche puntò della terra cadrà e porterà rovina e morte. «Io ho peccato, e che cosa mi è accaduto?» dice lo stolto. (QI. 5,4).

Sul momento niente, perché un innocente sta pagando per te, per farti vivere ancora e darti tempo di convertirti e salvarti; ma un giomo, forse non lontano, pagherai per tutte le sofferenze che hai provocato nel primo Innocente e in molti altri con i tuoi peccati; e pagherai spaventosamente.

Quanti i peccati dell'umanità ogni giorno? Miliardi di bestemmie, di oscenità, di fornicazioni, di turpiloqui, di violenze, ecc. A questo mare infinito di peccati fa riscontro il mare infinito di dolori: tumori, lebbra, fame, violenze, guerre, terremoti ... Basta dare uno sguardo, anche solo al giornale del mattino.

Un giorno lontano vado a visitare gli ammalati in un ospedale a Messina.

Entro in una stanza, attirato da grida ritmiche e incupite. Vi è un ricoverato senza gambe e senza braccia, che con voce simile ai guaiti di un cane ferito, grida:

- Ammazzatemi! Ammazzatemi! Ammazzatemi!

- Cosa ha?, chiedo a bassa voce ad un infermiere.

- Fa cosí instancabilmente giorno e notte, egli mi risponde. Ha il morbo di Leo Burgher. Prima gli tagliarono un dito, poi il piede, poi la gamba; pochi mesi dopo gli tagliarono l'altro dito, poi il piede, poi l'altra gamba. Qualche anno dopo gli tagliarono una mano, poi il braccio; poco dopo l'altra mano, e poi l'altro braccio.

Cerco di dire a quel povero sventurato parole di conforto e di rassegnazione che egli ascolta con sguardo smarrito, mentre va ripetendo in sordina: «Ammazzatemi! Ammazzatemi!» ...

Esco col cuore spezzato, pensando:

- Per chi sta pagando questo povero sventurato? Forse per sé... ; piú probabilmente per tanti gaudenti che allegramente stanno guazzando nel peccato!

Un missionario d'Africa racconta:

« Mi trovavo in una missione sperduta dell'Uganda. Un mattino vedo un grosso gruppo di uomini e donne che, camminando come formiche, si trascinano verso la missione. Mi avvicino. Sembrano spettri: la fame li ha ridotti a pelle e ossa. Scoppio a piangere, perché non ho assolutamente nulla da dar loro da mangiare. Uno di essi mi dice: "Padre, lo sapevamo che non avevi nulla per noi, e che anche tu sei alla fame. Siamo venuti perché ci faccia la comunione e poi moriremo contenti" ».

Un amico mi racconta quanto recentemente gli è capitato in India a Bombay:

«Esco di primo mattino da casa con un missionario della città. Su un marciapiedi vedo tre cadaveri. Manifesto il mio stupore all'amico missionario. Egli mi dice: "Ne vedrai tanti altri lungo il cammino, e non ti stupirai piú. Sono i cadaveri di quelli morti di fame nelle ultime 24 ore. Fra poco passerà il camion della spazzatura; li raccoglierà, raccoglierà gli altri per le strade e li andrà a bruciare. Cosí ogni anno muoiono circa 6.000.000 di persone; mentre altri 30.000.000 muoiono per malattie causate dalla fame. Noi in missione ne sfamiamo da 4 a 5.000 al giorno; mentre Madre Teresa in tutta l'India ne sfama circa un milione. Ma per innumerevoli altri ci è impossibile arrivare per mancanza di fondi".

Piú in là incontriamo un bambino che, incosciente, giocherella sul cadavere della madre. Lo prendiamo in braccio e lo portiamo nell'orfanotrofio della missione, lasciando, naturalmente, il cadavere della povera donna».

Quattro fatti capitatimi nella prima settimana del novembre 1983:

a) Leggo in un giornale del mattino: in Italia ogni 3 bambini che nascono, uno viene ucciso.

b) Un gestore di cinema mi confida: questa settimana ho noleggiato un bellissimo e costoso film. Sono venuti a vederlo solo 16 persone perché era pulito! Gli italiani non vedono piú che films porno.

c) Passo dal reparto neurologico dell'Ospedale Garibaldi di Catania. Vedo un via vai continuo di giovani. Chiedo a un infermiere: - Che fa questa folla di giovani?

- Sono tutti drogati, egli mi risponde. Sono quel piccolissimo numero di giovani che vogliono guarire e vengono qui per curarsi ambulatorialmente.

d) Mi diceva un amico: - Nel mio quartiere, a Marsiglia, sopra 42 famiglie, 40 sono di divorziati o di conviventi; solo due famiglie siamo regolari e andiamo ogni domenica in Chiesa.

Le conseguenze peggiori di questo mare infinito di peccati le porta Gesú.

Guardo una foto eseguita con la lampada di sir William Wood a gas di tungsteno sulla Sindone di Torino. È raccapricciante. Fa vedere 121 rigagnoli di sangue, sul corpo di Cristo, sgorgati dalle altrettante ferite causategli dai 121 tremendi colpi inflittigli dai flagellatori. Sono parte del prezzo pagato da Cristo per gli infiniti peccati di lussuria degli uomini, e forse anche tuoi.

Per i nostri peccati Cristo fu cosí flagellato, coronato di spine, sputacchiato, bastonato, crocifisso; per essi morì in un mare di sofferenze fisiche e morali al punto da dire sulla croce: - Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Un giomo, parlando in chiesa con un uomo di questa divina economia della supplenza, egli mi disse:

- Io mi ribello contro questa ingiustizia! Perché Dio deve far pagare a tanti poveri innocenti?

- Lei ha ragione, gli risposi additandogli il Crocifisso; rimproveri Lui perché ha voluto morire per salvarla dall'inferno e donarle il Paradiso!

- Questo no!, egli riprese.

- E allora accetti questo mistero anche per gli altri e, insieme, ringraziamo Dio e chi insieme a Gesú ha pagato per noi. Senza questa divina economia saremmo di già tutti all'inferno. Come ogni vita è frutto di due amori, cosí ogni conversione è frutto di due sofferenze: di quella di Gesù e di quella di un innocente. Per questo la Madonna a Fatima disse ai tre bambini: « Se voi pregherete e farete sacrifici, molti di quelli che hanno da andare all'inferno saranno salvati»; ma aggiunse: « Molti vanno all'inferno perché non c'è chi preghi e chi si sacrifichi per loro».

Se vogliamo essere grati al Signore e a quanti hanno sofferto per noi non ci resta che disporci a pagare, a nostra volta, per altri peccatori per salvarli. D'altro lato, quanto piú uno partecipa a quest'opera redentrice di Cristo tanto piú sarà grande e felice in Paradiso. Dice s. Paolo: « Se patiamo con Cristo saremo glorificati con Cristo ». (Rom. 8, 17).

Il mare infinito dei dolori di Gesú continua oggi. Egli non soffre piú nel suo corpo ormai risuscitato; soffre, come abbiamo visto, nelle sue membra, nell'umanità sofferente; e soffre nella sua anima, invasa da un misterioso mare di amarezza che gli fa piangere lacrime di sangue.

Queste lacrime sono reali e non sono per fare commedia. Vai a vedere in Adrano com'è ridotto il volto di Gesù per le lacrime versate nel prodigio del gennaio-febbraio 1981, di cui abbiamo parlato. (Leggi il documentato libro: Dalla Polonia a Adrano).

Tutto questo mare infinito di sofferenze di Gesú e dell'umanità sofferente, particolarmente dei buoni e dei santi, vanno ottenendo la proroga dei castighi di Dio a innumerevoli peccatori, (e forse anche a te se ne sei nel numero), il tempo per ravvedersi, convertirsi e salvarsi.

Non dispiacersi, non amareggiarsi per tutto questo, continuare a sprecare le centinaia di migliaia di lire e forse i milioni in banchetti, in lusso, in divertimenti, non cercare di riparare mettendo fine ai nostri peccati e diminuendo tutte queste sofferenze di Gesú e degli uomini con opere di carità, con elemosine, con l'apostolato, significa non avere cuore. E non avere cuore significa essere incapace di entrare nel regno dell'amore, che è il Paradiso.

Per questo nel giorno del giudizio Gesú dirà ai gaudenti e a tutti gli insensibili: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.

E i cattivi diranno: "Quando mai non ti abbiamo soccorso?". E Gesú riprenderà: "Tutto quello che non avete fatto ai poveri, non l'avete fatto a me"». (Mt. 25,41-46).

Quando vai a confessarti pensa a tutto questo, guarda, amareggiato per i tuoi peccati, Gesú Crocifisso e piangi, confessandogli, i tuoi peccati.

È da stupidi e da irresponsabili andare a recitare allegramente al confessore i propri peccati.

Diceva Padre Pio:

- Quando si arriverà al divorzio e all'aborto non ci sarà piú scampo per la terra.

Ma oggi c'è ancora immensamente di piú. Cosa accadrà alla terra?

«Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: "Alzati, va' a Ninive, la grande città, e annunzia a loro quanto ti dirò". Giona si alzò e andò a Ninive, secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: "Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta".

I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono di sacco, dal piú grande al piú piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprí di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: "Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno, sicché noi non moriamo?" Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosí riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece». (Giova 3,1-10).

Se noi cristiani coscienti ci unissimo per fare aprire gli occhi a questa umanità, forse condannata a essere distrutta da una terza guerra mondiale, forse Dio la perdonerebbe come Ninive. In ogni caso la salverà dal fuoco ben piú tremendo dell'inferno.

L'ultima conseguenza per i peccatori che non si convertono, e la peggiore, è l'inferno. Innumerevoli cristiani, e fra essi, purtroppo, anche dei preti, oggi lo negano. Non riflettono che cosí rinnegano il Vangelo che tanto espressamente e tanto ripetutamente ne parla e afferma che sono molti quelli che vi vanno.

Dio, nella sua infinita misericordia ha mandato la sua Madre a ricordarcelo a Fatima, facendolo vedere ai tre fanciulli. Lucia cosí lo descrive:

«La Madonna ci disse: - Sacrificatevi per i peccatori. E dite sovente, specie facendo qualche sacrificio: "O Gesú, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria". Dicendo queste parole, continua Lucia nelle sue memorie, aprí nuovamente le mani come nei due mesi precedenti. Il riflesso che esse irradiavano parve penetrare la terra e vedemmo come in un mare di fuoco immersi i demoni e le anime, quasi fossero braci trasparenti e nere, abbronzate, in forma umana, fluttuanti nell'incendio sollevato dalle fiamme che si sprigionavano da esse stesse, come nuvole di fumo, e cadenti, poi, da ogni lato, come lo sfavillare dei grandi incendi, senza peso né equilibrio, fra urla e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano rabbrividire dalla paura. I demoni si distinguevano per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni fra la bracia ».

Fu allora che sfuggí un gemito, quasi un grido dalle labbra di Lucia:

- Ahi! Vergine santa! ...

E il volto, con espressione stravolta, le si fece quasi cadaverico. I poveri piccoli, spaventati, quasi a domandare aiuto, alzarono lo sguardo verso la Madonna che aggiunse con bontà e tristezza: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori».

L'unica vera, grande, irrimediabile sventura verso la quale corrono allegramente i peccatori è l'inferno.

Le divine apparizioni, i divini prodigi, i dolori e le sventure pubbliche, le guerre sono da Dio voluti o permessi unicamente per misericordia, cioè per far aprire gli occhi ai peccatori e salvarli da tanta sventura.

Padre Ildebrando A. Santangelo


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